martedì 28 gennaio 2014

Z

La Saar è una regione che sforna grandi Riesling da tempo e che, oltre al mito Egon Müller, vanta diversi produttori di livello assoluto.
Uno di questi è Forstmeister Geltz-Zilliken (ormai tra i produttori di riferimento per la Saar e la Mosella tutta), a Saarburg, azienda nata nel 1742 che deve parte del suo nome (Forstmeister) al fatto che il fondatore, Ferdinand Geltz, fosse un ispettore forestale prussiano e l'altra parte, come spesso capita, all'unione di due cognomi, Geltz e Zilliken, avvenuta dopo un matrimonio.

 
Dopo varie vicissitudini e dopo i bombardamenti subiti durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947 viene ricostruita la cantina e rinnovato il parco botti tuttora parzialmente in auge.
Hans-Joakim Zilliken, detto Hanno, nel 1977 eredita dal padre l'attività che ora gestisce insieme alla figlia Dorothee, prossima responsabile aziendale.
Undici ettari interamente coltivati a riesling per una produzione media annua di circa 85.000 bottiglie. Due i Lage in produzione:
Rausch, che gode del rango di Grosses Gewachs (Grand Cru) e si trova a Saarburg, venti ettari totali di cui l'azienda ne possiede dieci su suoli di ardesia devoniana rossa e grigia e “diabas”, una roccia basaltica verdastra di origine vulcanica, con pendenze tra quaranta e sessanta gradi;
 
I confini del Rausch
Bockstein, a Ockfen, dove l'azienda possiede un solo ettaro, con terreno ricco di quarzo, minerali vulcanici e ardesia Devoniana.
Vinificazioni in botti da 1.000 litri usate (non tostate, da legno di provenienza locale), tanto che attualmente le più giovani hanno circa 10 anni, mentre le più vecchie, quasi settantenni, risalgono all'epoca della ricostruzione post-bellica e sono state portate in cantina dal padre di Hanno.

 
Il vino fermenta generalmente con lieviti indigeni (ma in caso di “emergenza” si ricorre ai lieviti selezionati) e affina nelle botti, toccando acciaio solo per travasi e decantazioni.
Il tutto avviene in cantine con umidità altissime (le pareti sono ricoperte da una variegata popolazione fungina) che, tra l'altro, riducono al minimo il lavoro di colmatura delle botti.
 

Nello stile aziendale la proverbiale leggerezza dei vini di queste parti acquisisce lunghezza, polpa e profondità da fuoriclasse. Vini precisi e cristallini capaci di unire forza propulsiva, eleganza e profondità.
Una potenza perfettamente bilanciata dove la pure proverbiale acidità dei vini della Saar (a volte, in passato, fuori scala) trova qui perfetta integrazione con gli altri elementi.
Tutti vini assaggiati provengono dal Rausch, parola che in tedesco ha due significati: dopo-sbronza (l'hangover inglese), oppure collina o montagna scavata nella pietra.
I dati analitici, purtroppo non disponibili per tutti i vini, ci sono stati forniti dall'azienda.

 
Zilliken trocken 2012
9 gr zucchero, 7,8 gr acidità, 12% alcol
Preciso e sottile, semplice e snello. Buona sapidità per un vino “base” che profuma di mela verde e agrumi.
 
Saarburger Alte Reben trocken 2011
9 gr zucchero, 7 gr acidità, 11,5% alcol
Da viti di oltre quarant'anni, in parte ultracentenarie e non innestate.
Più pieno e rotondo, ha struttura, slancio e profondità, combina buona complessità olfattiva (note floreali e lievemente affumicate) e gustativa. Sviluppo di buona articolazione e in souplesse con finale nitido.
 
Rausch GG 2011
12,5% alcol
Più ricco, alcolico e concentrato dei precedenti. Deve ancora trovare pieno slancio e distensione, anche se l'annata più calda ed espressiva gli permette di comunicare già parte del suo vigore agrumato e speziato, supportato da una bella e decisa progressione gustativa.

Rausch “Diabas” 2012
18 gr zucchero, 8,5 gr acidità, 12% alcol
Mostra un naso fruttato di pesca bianca e susina gialla, anche floreale (camomilla), esibendo un impatto aperto ed espressivo; setosità all'attacco di bocca, una morbida eleganza che lo percorre fino al finale fresco.

Rausch kabinett 2011
64,7 gr zucchero, 7,5 gr acidità, 8% alcol
Questo è il primo picco della degustazione. Da qui in avanti si sussegue una serie di grandi vini dove gli equilibri gustativi iniziano a farsi più sottili e delicati, più intriganti e difficili (da realizzarsi).
Minerale sassoso al naso con delicate sfumature fruttate di albicocca, erbe aromatiche e lime che lo rendono di immediata leggibilità. Attacco dolce e rotondo seguito da una progressione dove si incontrano tensioni sapide e arrotondamenti zuccherini, per arrivare a un finale nitido e vivo.
Immediato e complesso al tempo stesso, da riprovare tra qualche anno.

Rausch spatlese 1995
7,5% alcol.
Grande complessità olfattiva dove si integrano tra loro note speziate di cardamomo, poi balsamiche, anche leggermente torbate, infine di confettura di susina e di rabarbaro. Grasso, ricco e suadente, ha un finale ben sostenuto dall'acidità dove tornano, predominando, le note torbate affumicate.
 
 
Rausch auslese Goldkapsel 2010
150 gr zuccheri, 12,7 gr acidità, 7,5% alcol
È una storia, questo vino, percorsa da tanti capitoli. Multidimensionale, potente e di grande respiro: inizia mieloso e marmellatoso (marmellata di limone) al naso e poi, al palato soprattutto, rivela il suo status di fuoriclasse: avvolgente e rotondo, carezzevole, grazie al contrasto acido-sapido si sviluppa vivo e fresco, stratificato, fino ad arrivare al lunghissimo finale agrumato. Esperienza degustativa da ripetere.

 
Rausch auslese 2012
100 gr zuccheri, 10,2 gr acidità, 7,5% alcol
Frutti gialli (dall'albicocca all'ananas) e bianchi (pera e mela), fico, note di limone e buccia d'arancia, zafferano, camomilla. Palato cremoso, potente e ancora compresso, certo, ma molto polposo e persistente, rinfrescante, con continui rimandi agrumati e speziati. Molto buono già ora ma con un grande potenziale che saprà esprimersi nel tempo. Da provare subito e riprovare negli anni e nei decenni.

 
Rausch auslese lange Goldkapsel 2005
Ananas e mango all'olfatto per un vino dal carattere mieloso e felpato, pieno e di grande volume, inizialmente quasi saturante. Molto concentrato, trova anche dinamismo e ritmo, progressione sfumata, contrastata e non monolitica, fino al lunghissimo finale rinfrescante che ripulisce il palato dagli zuccheri.

 
 
Vittorio Barbieri

venerdì 17 gennaio 2014

TOUR


Il RieslinGarten si trasferisce in Germania fino a fine gennaio. Ci rivediamo tra un paio di settimane, nel frattempo fate buone bevute.

lunedì 6 gennaio 2014

CLOS WINDSBUHL

Ok, Zind-Humbrecht è Zind-Humbrecht e forse non avrebbe bisogno di presentazioni, ma noi non resistiamo alle presentazioni, quindi vi facciamo un brevissimo racconto dell'azienda e soprattutto del vigneto protagonista oggi: il Clos Windsbuhl di Hunawihr.

Nel Clos Windsbuhl
L'AZIENDA
40 ettari tra Thann, Hunahwir, Gueberschwir, Wintznenheim (dove fino a venti anni fa c'era la cantina aziendale) e Turckheim, dove nel sito “Herrenweg”, oltre alla struttura che ospita cantina, uffici e sala d'accoglienza progettata da Yves Pircher lungo la strada che collega Colmar e Turckheim, si trova il maggior nucleo vitato, di 18 ettari.

La sede aziendale in una foto di Stefano Pizzamiglio
Le famiglie Zind e Humbrecht producono vino da secoli, ma l'unione via matrimonio tra Léonard Humbrecht e Geneviéve Zind nel 1959 porta alla nascita dell'azienda nella forma che oggi conosciamo. Léonard Humbrecht ha ormai ceduto le redini al figlio Olivier (aiutato dalla moglie Margaret), comunque all'opera in azienda già dal 1989.
L'azienda ha iniziato le prime sperimentazioni biodinamiche in vigna nel 1997 per inaugurare formalmente il periodo di conversione in toto all'Agricoltura Biodinamica l'anno successivo.
 
LA VIGNA
Windsbuhl è un lieu dit situato appena fuori l'abitato di Hunahwir.
 
Il Clos Windsbuhl delimitato dal perimetro rosso, a sud ovest di Hunahwir
 
Poco meno di 5,5 ettari con vista sulla chiesa del villaggio, a 330-360 metri, altitudine elevata per l'Alsazia. Per questo e per il microclima fresco e “tardivo”, spesso è l'ultima parcella ad essere vendemmiata in azienda. Ufficialmente non è un Grand Cru, anche se potenzialmente (e spesso pure nella pratica) vale questo rango. Esposto a sud, sud est, con pendenza dal 15% al 40%, è collocato tra i Grand Cru Rosacker e Schoenenbourg e geologicamente è più simile al primo. Suoli del giurassico di calcare conchilifero, ricchi d'argilla e rocce calcaree in parte affioranti.
 
La teca dedicata al suolo del Clos, nella sala degustazione aziendale
 
Citato per la prima volta nel XIII secolo, ha assunto l'attuale configurazione nel 1760, epoca in cui i vini di Windsbuhl erano tra i più cari e ricercati d'Alsazia.
Oltre al riesling (0,9 ettari con età media di 35 anni) ci sono anche parcelle di pinot gris, in realtà il vitigno più rappresentato, gewurtraminer e chardonnay.
Zind-Humbrecht ha acquisito l'intero Clos Windsbuhl (che dunque è un monopole) nel 1987, effettuando la prima vinificazione l'anno successivo.
 
 
L'ANNATA - 2009
Inverno secco e dal clima mite, con temperature a tratti primaverili che hanno portato al pianto delle gemme anticipato (intorno al 10 aprile). Caldo anche in primavera, alla fine di maggio si è fatto notare il giorno più caldo mai registrato nel corso di questo mese in Alsazia, con 37,5°.
Fioritura anticipata a fine maggio nei siti più precoci (Herrenweg, accanto alla cantina), ma a fine giugno un brusco cambio del clima ha rallentato la fioritura nei siti più tardivi (Clos Windsbuhl compreso, in ritardo di oltre due settimane rispetto a Herrenweg).
Giugno e luglio nella norma, caldo con qualche pioggia ma senza eventi estremi, agosto molto secco e caldo, settembre e ottobre (i due mesi in cui si è vendemmiato) con bel tempo. Annata complessivamente calda, con uve sane, buone maturità di frutto e acidità in media non molto alte.
Il microclima più fresco del clos ha preservato l'eleganza del vino permettendo di raccogliere uva pienamente matura e ricca di zuccheri, ma con pH basso (non scontato in un'annata calda come questa).
 
La cantina, con le botti di legno termoregolate
 
IL VINO
ALSACE RIESLING CLOS WINDSBUHL 2009
Per orientare il consumatore, dal 2001 l'azienda ha introdotto un indice di dolcezza riportato in etichetta. Un numero da 1 a 5 dove 1 indica vini secchi e 5 vini molto dolci, più o meno.
Questo è un Indice 2, ovvero vino all'incirca (semi)secco, cioè con residuo zuccherino ben presente (16 gr./l), ma non così avvertibile da considerarlo “vino dolce”.
Affinamento sulle fecce fino all'imbottigliamento, avvenuto nel mese di febbraio 2011.
Il naso sembra possa ancora esprimersi e distendersi, ma già ora sprigiona sensazioni eleganti, quasi delicate, che spaziano tra note marine, di gesso e ghiaia, leggermente fumè ed altre che insistono su un frutto agrumato (limone) quasi candito, poi uno sfondo mandorlato.
 
 
Il palato è oggi più rivelatore e comunicativo: attacca avvolgente, grasso e pieno, si sviluppa saldo e compatto per finire con buona lunghezza e slancio. Unione riuscita tra frutto dolce accattivante e tensione gustativa, con finale dove la rotondità del frutto e del residuo zuccherino si incontra con un'acidità saporita e salata.
Vino stratificato, leggibile su più livelli: facile e godibile per chi vuole coglierne solo la superficie, affascinante e complesso per chi vuole andare più in profondità godendone dei chiaroscuri (e in questo caso consiglio l'attesa di un altro paio di anni prima di stappare).
 
Vittorio Barbieri

domenica 29 dicembre 2013

BÜRKLIN+WOLF

A volte ritornano, si dice.
Non fa eccezione Nicola Libelli, giovanissimo kellermeister piacentino di Dr. Bürklin-Wolf, a Wachenheim, che dopo averci raccontato il Pfalz lo scorso luglio, poco dopo Natale ci ha fatto fare un piccolo viaggio virtuale tra i Cru della “sua” azienda presso l'accogliente e abituale seconda casa del Giardino, la Taverna del Gusto, eno-tavola di Piacenza guidata da Andrea Libè.
 
 
Dr. Bürklin-Wolf, dunque. 83 ettari di vigneti sparsi tra quattro Comuni: Wachenheim, Forst, Deidesheim e Ruppertsberg, coltivati per l'80% a riesling, da cui si ottengono circa mezzo milione di bottiglie all'anno.
La famiglia Bürklin è attiva in campo vitivinicolo dal 1597, ma il nome e la forma attuale dell'azienda provengono dall'unione in matrimonio di una Wolf con un Bürklin nel 1875.
All'inizio degli anni '90 del secolo scorso, Bettina Bürklin, figlia di Albert Bürklin, prende in gestione l'impresa insieme al marito Christian Von Guradze col quale, tra le varie cose, converte l'azienda all'Agricoltura Biodinamica (certificazione ottenuta nel 2005).
Altra importante innovazione è quella di aver adottato dal 1994 una classificazione interna dei vigneti di ispirazione borgognona e basata sulla classificazione del Regno di Baviera del 1828, con le vigne che vengono sostanzialmente classificate come Grand Cru (G.C. in etichetta) e Premier Cru (P.C.). I “G.C.” riportano in etichetta solo il nome del Cru (es. Kirchenstück), i “P.C.” anche quello del Comune (es. Wachenheimer Böhlig).
 
 
Questo significa che è sparita da tempo l'indicazione del predicato (es. spatlese) in etichetta, ritenuta indicazione non così importante, obsoleta e a volte quasi fuorviante, non sufficientemente indicativa della qualità del vino, tendenza, questa, che si sta generalizzando in Germania.
Quindi, ragazzi, forse tra poco sarà ora di riscrivere i libri alla voce: “le etichette dei vini tedeschi” e a re-imparare a leggere le etichette in questione. Un evento epocale anche per chi era riuscito, dopo anni di studi e frustrazioni, a prendere confidenza con la (apparentemente misteriosa) classificazione dei vini tedeschi e tra qualche anno dovrà forse cancellare tutto e re-imparare da zero.
 
I VINI
Tutti i vini degustati sono più o meno equivalenti della categoria spatlese trocken, nella quale l'azienda eccelle da tempo, con percentuali alcoliche tra 12,5 e 13.
Attualmente vinificazioni in botti grandi, o acciaio, con lieviti indigeni a temperatura controllata.
Viaggio tra alcuni dei principali Cru aziendali (un P.C. e tre G.C.) di diversi Comuni e annate sparse dal 1999 al 2012, senza veri e propri fili conduttori.
Ecco i vini, nell'ordine in cui sono stati assaggiati:
 
Wachenheimer Böhlig 2012
Da un “premier cru” di suoli calcarei, gestito in toto per la prima volta da Nicola Libelli (il 2012 è stata la sua prima vendemmia da kellermeister in sostituzione di Fritz Knorr).
Uva raccolta il 26 ottobre e mosto fermentato con lieviti spontanei in botti di legno quarantenni da 2400 litri di capacità.
Naturalmente ancora giovane e chiuso, o meglio, contratto, comunque caratterialmente preciso, secco e deciso. Note agrumate al naso, acidità sapida ravvivata da una lieve carbonica che accentua la sensazione di vino scalpitante e regala un'idea di leggerezza semplice ed implacabile, potente, lunga e salata.

 
Kalkofen 1999
Il Cru “forno da calce” di Deidesheim si trova in un microclima caldo, come il nome lascia intendere, e nella versione '99 si esprime su un registro ricco e grasso, con frutto (esotico) pieno e un residuo zuccherino più in vista rispetto agli altri vini.
Tratti opulenti, quindi, ma viva freschezza al palato, che fa da contrappeso alla rotondità olfattiva e al volume avvolgente dell'attacco di bocca, con mineralità che emerge con l'ossigenazione insieme a sensazioni balsamiche mature, di erbe aromatiche.
 
 
Reiterpfad 2002
Ultima annata prodotta al momento per questo Cru di Ruppertsberg (vigna espiantata, ripiantata nel frattempo ma ancora troppo giovane per produrre vini) che significa più o meno “il sentiero del cavaliere” e che gode di un microclima caldo, in grado di esaltare caratteri di potenza e apertura olfattiva. Sugli oltre 80 ettari complessivi del Cru, l'azienda vanta ora una proprietà di 0,80 ettari.
Raccolta ai primi di ottobre, pressatura a bassa pressione, fermentazione nella tradizionali botti di legno aziendali e imbottigliamento nel mese di giugno 2003.
Naso di crosta di pane, leggermente ossidativo, speziato. Palato ricco ben bilanciato dall'acidità, in una bella combinazione tra frutto polposo/speziato, rotondità e austerità.
 
 

Kirchenstück 2007
Tra i Grand Cru a disposizione dell'azienda, il Kirchenstück di Forst è considerato il Montrachet del Pfalz, 3,6 ettari che nella classificazione del 1828 avevano il massimo punteggio e che storicamente sono tra quelli con il massimo valore fondiario in Germania insieme al mitico Doctor di Bernkastel.
Nell'immagine qui sotto i confini della vigna sono delimitati dalla linea rossa.
 
 
Qui Bürklin-Wolf ha una parcella di circa mezzo ettaro (il perimetro nero nella mappa sovrastante), su suoli di arenaria, basalto e quarzo, da cui produce solo 2.000 bottiglie ogni anno.
Il vino più complesso e completo tra i quattro, godibilissimo già ora, ma che dà l'impressione di dovere ancora trovare pieno respiro ed articolazione.
 
 
Frutto dolce e roccia, toni leggermente balsamici e piccanti (zenzero), poi agrumi; palato diritto e ricco, molto succoso e dinamico. Carattere fine ed elegante, ma pieno e potente, talmente ricco, ampio e sfaccettato da riuscire a comunicare già ora con souplesse, pur in una fase di estrema gioventù, parte della sua multidimensionalità.
 
Vittorio Barbieri