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mercoledì 6 giugno 2018

ENOLAB TRAPANI/3

Enolab Riesling con ONAV Trapani, ultima tappa. 
Presso SOOD – Sicilian Bistrot stavolta il tema principale è l'Alsazia, zona che uno stereotipo duro a morire dipinge come terra di vini morbidi e piacioni, ma che – soprattutto sul fronte Riesling - sa regalare espressioni ricche, sì, ma rigorose e tavolta quasi austere. Vini di razza e di livello assoluto. 
Prima di iniziare un grazie a Domenico “Mimmo” Basciano per le foto ed un grande ringraziamento a tutta la delegazione trapanese (Riccardo Cassisa in primis), a SOOD, a Winehouse ed ai partecipanti che hanno animato il corso.


Ad inaugurare la serie dei vini degustati in realtà è un intruso dal Rheingau, il Rauenthal Nonnenberg 2015 di Georg Breuer, non arrivato in tempo la volta scorsa e recuperato stasera. Agrumato e lievemente idorcarburico, ha un corpo sferzante di medio peso con finale di lunga persistenza acida. Guadagnerà complessità e articolazione negli anni.


Si parte con l'Alsazia e con i due non-Grand Cru della serata, entrambi prodotti da Agricoltura Biodinamica (stasera cinque vini su sette sono figli di questa filosofia), il primo proveniente da un Cru caldo, precoce e pianeggiante, il secondo da un Clos alto e ripido, più “nordico” e oltretutto da un'annata fresca. 
L'Herrenweg de Turckheim 2015 di Zind-Humbrecht si apre su note di fieno, poi selce e gesso; l'apertura olfattiva è lenta, ma continua e con l'aria emerge il lato fruttato (frutti gialli, melone). Il palato offre buon dinamismo con trama acido-sapida compatta, lunga e intrigante.


Il Clos Sand 2014 di Barmès-Buecher è più aperto e mostra un lato idrocarburico più spinto, con fondo erbaceo e fruttato maturo. La bocca attacca succosa, si articola con deciso slancio acido che persiste a lungo e innerva un finale di bocca affilato.


Si passa ai Grand Cru con lo Schlossberg 2016 di Albert Mann, gran vino di deciso impatto agrumato (cedro, olio di bergamotto), completato da cenni floreali e di frutti bianchi (pesca). Ha polpa e ampiezza di frutto anche al palato, dove il finale è lungo, compresso e molto giovane, scalpitante. Vino teso e voluminoso al tempo stesso, complesso, colto in una fase estremamente giovanile.


A seguire lo Schlossberg 2013 di Weinbach, che esibisce un frutto piacevolmente maturo, con tratti leggermemte tardivi e più caldi: confettura di albicocca e di susina gialla, poi idrocarburi. La bocca è ricca e grassa in apertura, potente e di grande energia salina. Denso e vigoroso, unisce grassezza e slancio.


Si resta nell'ambito della potenza, anche se più scapigliata, con l'Hengst 2013 di Barmès-Buecher, minerale e fruttato (agrumi canditi), speziato; ampio e di buona concentrazione, ha un finale asciutto e leggermente tannico.


La chiusura è affidata a un disarmante confronto tra due annate dello stesso (grande) vino, la Cuvèe Frederic Emile di Trimbach 2009 - annata calda - e 2008 - annata fresca d'altri tempi -, da grappoli dei Grand Cru Geisberg e Osterberg; la prima più generosa, avvolgente, grassa, giocata su toni tostati, fumè e di croccante alle mandorle, ma al tempo stesso salda e compatta con finale armonico; la seconda, pepata e agrumata, mostra una eleganza austera e meno accomodante soprattutto al palato, dove il volume è nascosto da un slancio acido viperino accentuato dal residuo zuccherino pari quasi a zero.


venerdì 2 febbraio 2018

ENOLAB MONZA/3

Terza tappa del viaggio nei territori del Riesling (qui e qui le prime due tappe) in svolgimento a Monza grazie alla locale delegazione di ONAV. Si va in Alsazia, che ancora si porta sul groppone lo stereotipo duro, durissimo a morire di terra di vini morbidi e piacioni, ma che in realtà sa esprimere valori assoluti attraverso vini profondi e molto complessi, con o senza residuo zuccherino, aldilà di ogni tentativo di catalogazione.
A seguire il racconto dell'itinerario emotivo e didattico dei 7 vini che ho scelto per raccontare l'Alsazia.



SCHLOSSBERG G.C. 2016 – Albert Mann
Apertura della serata con un vino in bottiglia da pochi mesi che inevitabilmente esprime gioventù da tutti i pori. All'olfatto per ora si limita – per modo di dire – a toni, nitidi e precisi, di glicine, mela ed agrumi (limone, bergamotto); palato fresco e ancora compresso (l'annata si fa sentire) deciso e teso, con finale lungo. Elegante, di medio peso, molto piacevole, da riprovare tra un paio di anni.


SCHOENENBOURG G.C. 2013 – Meyer Fonné
Cambio di Cru, si inizia anche ad andare indietro nel tempo. Profilo olfattivo che alterna cenni di frutta polposa a toni freschi: arancia (succo e buccia), pesca bianca, poi selce, lievi idrocarburi e accenni speziati. La bocca attacca abbastanza grassa, ha struttura e peso, ma progredisce e finisce con deciso slancio salino e acido. Un vino di razza.


SCHOENENBOURG G.C. 2012 – Bott Geyl
Ancora Schoenenbourg, ma annata più calda e interpretazione in stile ossidativo. Vino che esce dai canoni dell'ortodossia enologica, ma senza cadere in ciò che la stessa definisce “difetto” ed in cui la fermentazione spontanea unita al basso dosaggio di solforosa “apre” il vino su note di fieno, paglia, erbe e fiori secchi, cotognata. Un'espressione rustica e potente del Cru, con tanta sapidità a sostenere una bocca piena e ampia.



CUVÈE FREDERIC-EMILE 2009 – Trimbach
A seguire una mini-verticale del “secondo” Riesling di Trimbach, dai GC Geisberg e Osterberg di Ribeauvillé. Si inizia con il 2009, annata calda, che rimanda a sensazioni evolutive leggermente fumé, di croccante alle mandorle e di caramella mu con cenni di zabaione; la bocca è ricca e potente, accogliente, parte larga ma finisce con slancio e vigore in un finale molto saldo.

CUVÈE FREDERIC-EMILE 2008 – Trimbach
Un fuoriclasse assoluto che si conferma in grandissima forma. Agrumato e pepato, è vino di grande complessità ancora incredibilmente giovane. Così come il 2009 è (apparentemente) pronto e senz'altro più aperto, così questo è roccioso, diritto ed essenziale, ancora in un punto iniziale del proprio sviluppo. Struttura importante snellita da una acidità decisa e sferzante che lo rinfresca e ne amplifica la persistenza. Luminoso e guizzante.


CLOS WINDBUHL 2009 – Zind Humbrecht
La chiusura della serata è dedicata a due diversi Cru di Zind-Humbrecht.
Annata calda, il 2009, per il Cru più tardivo di ZH. Naso con toni di croccante, ma pure frutti bianchi, agrumi, ciottoli di fiume e qualche sfumatura balsamica. Mix di tonalità chiaroscurali, tra maturità e freschezza: complesso e cangiante. Attacco di bocca ampio, sviluppo preciso e sciolto, elegante e salato, con residuo zuccherino molto ben integrato. Mix di potenza ed eleganza.


BRAND G.C. VIELLES VIGNES 2011 – Zind Humbrecht
Dalla sezione del GC Brand nota come Schneckelbourg, un vino giocato su grassezza, possanza ed accenni surmaturi; 18 gr/l di zuccheri ben fusi nella struttura, ma anche il dubbio che il vino sia in una fase di inquietudine e chiusura o che forse, semplicemente, le bottiglie di stasera non siano particolarmente felici. Il naso apre su toni leggermente caseosi e di solvente, senza raggiungere lo slancio generoso e solare trovato in precedenti assaggi. Resta un palato dallo sviluppo ampio, saldo e molto lungo, per niente pesante e reso dinamico dalla salinità che emerge nel finale.