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sabato 10 febbraio 2018

ENOLAB MONZA/4

Si è chiusa la bella esperienza dell'Enolaboratorio Riesling, fatto e pensato insieme ad Onav Monza. Prima di tutto un grande grazie a Daniela Guiducci, a tutta la delegazione ed ai partecipanti, che hanno reso possibile questo variopinto (e, spero, per alcuni sorprendente) viaggio virtuale nei meandri del Riesling.
Nell'ultima tappa siamo andati a spasso nel tempo - dal 2004 al 1985 - e nello spazio, girovagando tra Rheingau, Alsazia e soprattutto Mosella. Tre vini secchi per iniziare, cinque con residuo zuccherino per terminare: il Riesling alle prese con le sue proverbiali longevità ed evoluzioni.




Wintricher spatlese trocken 2001 – Molitor Rosenkreuz
Dalla Mosella Centrale un vino elegante e sottile, fresco.
Naso fine e complesso, in bocca più agilità che muscoli, fila via che è un piacere senza riverberarsi con grande persistenza, ma dove perde in lunghezza guadagna in bevibilità. A livello aromatico regala uno sviluppo cangiante tra lievi idrocarburi, polvere da sparo, selce, erbe aromatiche secche, pesca, cedro e toni fumè. Beverino e complesso.

Winkeler Jesuitengarten trocken 1997 – Wegeler
Ci si sposta in Rheingau, in una vigna “bassa” e precoce attaccata al Reno, con un vino caldo e generoso, già nel colore dorato, poi negli aromi di frutti gialli (tropicali e non, ananas e albicocca) e pasta di mandorla; dopo lunga ossigenazione escono leggere note di solvente; la bocca attacca grassa, ma si sviluppa salda e compatta finendo con buono slancio.

Moenchberg G.C. Vielles Vignes 1986 – Gresser
Alsazia, Basso Reno, uno dei due vini più datati della serata. Partenza con toni fortemente affumicati che evolvono in note di fiori secchi, croccante alla nocciola, chewing gum e asfalto; palato che scalcia e sgomita con acidità viva e non ancora perfettamente integrata (e forse mai lo sarà). Secco, molto secco, ha un carattere di profonda ed ispida eleganza terziaria.

Wehlener Sonnenuhr spatlese 1998 – Baumler Becker
Da un'azienda che ha chiuso i battenti anni fa, il primo vino con residuo zuccherino di stasera. Torniamo nella Mosella Centrale (gli ultimi cinque vini, a parte il successivo, provengono da qui) con una bottiglia gradevole e quasi didascalica al palato, nel suo dolce-non dolce molto ben risolto: un peso medio beverino e armonico. Il naso è un po' semplice, tra frutta in confettura e fiori che con il tempo non trovano grande evoluzione, ma la bocca, vicina al priorio apice, incede con scioltezza invidiabile.

Saarburger Rausch spatlese 1999 (9-00, vino d'asta) – Geltz Zilliken
Un mito della Saar, Zilliken, ed un vino che fu presentato all'asta della V.D.P. nel 2000.
Una selezione di spatlese che spinge sul lato polposo e dolce (quasi un'auslese), sia al naso, un tripudio di agrumi canditi (cedro su tutti), sia in bocca, dove il vino si mostra ampio, ricco e potente, ancora spostato sul lato dolce, seppure molto preciso ed equilibrato dalla grande sapidità.


Urziger Wurzgarten spatlese 1994 – Markus Molitor
Spatlese di eccellente riuscita, complesso e in equilibrio, molto ben fatto. Finezza d'idrocarburi, frutto, confettura di rabarbaro, camomilla; il palato è ricco, il residuo zuccherino si è fuso alla perfezione con la struttura, articolata e multidimensionale. Eleganza e potenza racchiuse in un unico calice.

Wehlener Sonnenuhr auslese 2004 – J.J. Prum
La quintessenza della Mosella Centrale, sintesi di eleganza aerea ed austera. Impatto chiaroscurale e inizialmente un po' ombroso (lievi note sulfuree); esce alla chetichella nelle sue note di confetture, infuso di camomilla e idrocarburi per svelarsi in tutta la sua eleganza. Palato di grandissima finezza, molto “classico”.

Urziger Wurzgarten auslese 1985 – Benedict Loosen Erben
Chiusura della serata e del corso con un'auslese di armonia esemplare. Naso di frutti gialli in confettura, fumo, zenzero, molto “Wurzgarten”. Struttura gustativa piena, elegante con nervosa chiusura agrumata. Vino completo, piacevolmente pronto (nel proprio apice espressivo) ma che darà ancora soddisfazioni negli anni.


venerdì 2 febbraio 2018

ENOLAB MONZA/3

Terza tappa del viaggio nei territori del Riesling (qui e qui le prime due tappe) in svolgimento a Monza grazie alla locale delegazione di ONAV. Si va in Alsazia, che ancora si porta sul groppone lo stereotipo duro, durissimo a morire di terra di vini morbidi e piacioni, ma che in realtà sa esprimere valori assoluti attraverso vini profondi e molto complessi, con o senza residuo zuccherino, aldilà di ogni tentativo di catalogazione.
A seguire il racconto dell'itinerario emotivo e didattico dei 7 vini che ho scelto per raccontare l'Alsazia.



SCHLOSSBERG G.C. 2016 – Albert Mann
Apertura della serata con un vino in bottiglia da pochi mesi che inevitabilmente esprime gioventù da tutti i pori. All'olfatto per ora si limita – per modo di dire – a toni, nitidi e precisi, di glicine, mela ed agrumi (limone, bergamotto); palato fresco e ancora compresso (l'annata si fa sentire) deciso e teso, con finale lungo. Elegante, di medio peso, molto piacevole, da riprovare tra un paio di anni.


SCHOENENBOURG G.C. 2013 – Meyer Fonné
Cambio di Cru, si inizia anche ad andare indietro nel tempo. Profilo olfattivo che alterna cenni di frutta polposa a toni freschi: arancia (succo e buccia), pesca bianca, poi selce, lievi idrocarburi e accenni speziati. La bocca attacca abbastanza grassa, ha struttura e peso, ma progredisce e finisce con deciso slancio salino e acido. Un vino di razza.


SCHOENENBOURG G.C. 2012 – Bott Geyl
Ancora Schoenenbourg, ma annata più calda e interpretazione in stile ossidativo. Vino che esce dai canoni dell'ortodossia enologica, ma senza cadere in ciò che la stessa definisce “difetto” ed in cui la fermentazione spontanea unita al basso dosaggio di solforosa “apre” il vino su note di fieno, paglia, erbe e fiori secchi, cotognata. Un'espressione rustica e potente del Cru, con tanta sapidità a sostenere una bocca piena e ampia.



CUVÈE FREDERIC-EMILE 2009 – Trimbach
A seguire una mini-verticale del “secondo” Riesling di Trimbach, dai GC Geisberg e Osterberg di Ribeauvillé. Si inizia con il 2009, annata calda, che rimanda a sensazioni evolutive leggermente fumé, di croccante alle mandorle e di caramella mu con cenni di zabaione; la bocca è ricca e potente, accogliente, parte larga ma finisce con slancio e vigore in un finale molto saldo.

CUVÈE FREDERIC-EMILE 2008 – Trimbach
Un fuoriclasse assoluto che si conferma in grandissima forma. Agrumato e pepato, è vino di grande complessità ancora incredibilmente giovane. Così come il 2009 è (apparentemente) pronto e senz'altro più aperto, così questo è roccioso, diritto ed essenziale, ancora in un punto iniziale del proprio sviluppo. Struttura importante snellita da una acidità decisa e sferzante che lo rinfresca e ne amplifica la persistenza. Luminoso e guizzante.


CLOS WINDBUHL 2009 – Zind Humbrecht
La chiusura della serata è dedicata a due diversi Cru di Zind-Humbrecht.
Annata calda, il 2009, per il Cru più tardivo di ZH. Naso con toni di croccante, ma pure frutti bianchi, agrumi, ciottoli di fiume e qualche sfumatura balsamica. Mix di tonalità chiaroscurali, tra maturità e freschezza: complesso e cangiante. Attacco di bocca ampio, sviluppo preciso e sciolto, elegante e salato, con residuo zuccherino molto ben integrato. Mix di potenza ed eleganza.


BRAND G.C. VIELLES VIGNES 2011 – Zind Humbrecht
Dalla sezione del GC Brand nota come Schneckelbourg, un vino giocato su grassezza, possanza ed accenni surmaturi; 18 gr/l di zuccheri ben fusi nella struttura, ma anche il dubbio che il vino sia in una fase di inquietudine e chiusura o che forse, semplicemente, le bottiglie di stasera non siano particolarmente felici. Il naso apre su toni leggermente caseosi e di solvente, senza raggiungere lo slancio generoso e solare trovato in precedenti assaggi. Resta un palato dallo sviluppo ampio, saldo e molto lungo, per niente pesante e reso dinamico dalla salinità che emerge nel finale.


lunedì 29 gennaio 2018

ENOLAB MONZA/2

Con la seconda tappa del viaggio all'interno del Riesling (Enolaboratorio organizzato da ONAV Monza presso il Teatro Binario 7, qui il racconto della prima) si va in Mosella, la patria di alcuni tra i vini più freschi ed eleganti in assoluto, capaci – nei casi migliori – di ribaltare i canoni della degustazione del vino (meglio ancora Il canone e Il concetto di Vino) ai quali molti di noi, per cultura e tradizioni, sono abituati.
In degustazione due vini trocken e cinque con residuo zuccherino, di annate che hanno spaziato dal 2016 al 1999. Un po' come sulle montagne russe, perché si è passati dalla forza citrina del primo, giovanissimo, kabinett trocken all'equilibrio complesso del più maturo secondo, per poi affrontare vari praedikats e vari residui zuccherini, il tutto declinato in annate giovani e meno giovani. Dal frutto spesso esuberante degli esemplari recenti, al classicismo più rarefatto di quelli più datati.
Appunto, un viaggio, anzi due: nei sensi e nel tempo.
Grazie ad ONAV Monza per le foto.




Niedermenniger Herrenberg kabinett trocken 2016 – Hofgut Falkenstein
Si parte con un vino della Saar, di un'azienda (più che) emergente ancora poco nota in Italia.
Il N. Herrenberg è vigna piuttosto estesa, ma qui vengono utilizzati solo grappoli della rinomata parcella “Zuckerberg” (ai vertici della mappa prussiana del 1868). Annata tendenzialmente fresca e si sente. Il vino è una sferzata di energia: diritto e affilato (citrino), decisamente rinfrescante. Il quadro aromatico è giocato su toni di mela verde molto fresca, quasi balsamica, pesca bianca, anice, lime e bergamotto.

Maximiner Grunhaus Abstberg kabinett trocken 2008 – Maximin Grunhaus
Dalla Ruwer altra annata fresca, classica, ma con otto anni in più sulle spalle.
Dopo i vari assaggi degli ultimi dodici mesi, si conferma ancora all'apice del proprio apogeo: naso multiforme che alterna idrocarburi, confettura di susina gialla, poi scie agrumate e di erbe aromatiche. Bocca articolata e armonica, salata e fresca. Un vino che vive su di un'eleganza d'altri tempi: sulle sottigliezze, più che sull'impatto.

Graacher Domprobst spatlese fuder 5 2016 – Willi Schaefer
Primo vino con residuo zuccherino e primo dei cinque vini della Mosella Centrale.
Il fuder 5 viene solitamente destinato ad una selezione di Domprobst spatlese che spesso (come il caso in questione) tende quasi ad un'auslese. Frutto nitido rinfrescato da toni di zenzero; c'è volume ma anche slancio e grande sprint nel finale molto lungo, dove si riverberano note di frutti gialli (pesca) e fiori. Una grande spatlese.

Graacher Himmelreich spatlese 2007 – Kerpen
Un'altra chicca ad un ottimo rapporto qualità/prezzo per questa piccola azienda di Wehlen.
Gli oltre 10 anni di affinamento hanno permesso alla dolcezza di fondersi alla perfezione con gli altri elementi gustativi, ma anche il naso è entrato in una fase affascinante in cui la confettura di susina gialla si fonde con quella di rabarbaro e con sfumature idrocarburiche. Complessità e piacevolezza.

Urziger Wurzgarten auslese fuder 10 2016 – Merkelbach
L'auslese fuder 10 ha impatto terpenico e floreale al naso, ma dà spazio a caratteri tropicaleggianti e di pera; in bocca sembra quasi placido all'attacco, ma presto si rivela supportato da una sapidità che ne rinfresca il peso e la dolcezza. Setoso, avanza inesorabile in souplesse.

Riolite dell'Urziger Wurzgarten

Erdener Pralat auslese Gold Kapsel 2016 (0,375 lt) – Dr. Hermann
Grande vino dolce, ricco, concentrato ma molto elegante. Esplosivo, esuberante (in questo molto “Pralat”) al naso (pesca, albicocca disidratata); attacca grasso e denso in bocca tirando un colpo di coda finale da fuoriclasse. Chiude infatti preciso e scattante, unendo purezza e grande nitidezza.

L'ardesia dell'Erdener Pralat

Wehlener Sonnenuhr 1999 (0,5 lt) – Meulenhof
Un anticipo dell'ultima serata del corso, che sarà dedicata alle vecchie annate.
Il 1999 è stata un'annata calda e a tratti nel bicchiere si sente, ma tutto in un contesto armonico e pluri-dimensionale che trova sensazioni olfattive rarefatte e intriganti (l'idrocarburo accennato, le spezie essiccate). Dolcezza presente, ma molto ben integrata, e sapidità che supporta l'acidità nel vivacizzare un bicchiere molto appagante.


sabato 20 gennaio 2018

ENOLAB MONZA/1

Il 18 gennaio è scattato l'Enolaboratorio Riesling di Monza (a cura di ONAV Monza presso il Teatro Binario 7), un viaggio in quattro tappe per sondare da vicino un mondo complesso (e a volte – vedi leggi e classificazioni tedesche, ufficiali e non – complicato), difficilmente catagolabile e di grande fascino.
Prima tappa in Pfalz e Rheingau, zone di vini trocken in prevalenza, dai profili parzialmente mediterranei i primi, in genere più verticali i secondi, entrambi uniti da un filo comune che accomuna potenza ed eleganza sapida.


In degustazione annate recenti e molto diverse tra loro (la “piccola” 2014, la calda 2015, la fresca ed equilibrata 2016) che esaltano talvolta l'irruenza fruttata (2015), altre volte le florealità speziate o gli slanci minerali (2016) in un continuo cambio di registro che mostra le sfaccettate forme d'espressione del Riesling.
Ecco un breve racconto dei vini - tutti trocken - presentati nell'ordine in cui sono stati serviti. I primi quattro provenivano dal Pfalz (Mittel Haardt), i successivi tre dal Rheingau.
Le foto sono di Daniela Guiducci.


RUPPERTSBERGER HOHEBURG 2015 – Dr. Buerklin Wolf
Unico, tra i sette vini degustati, ad essere classificato come ERSTE LAGE, equivalente ai Premier Cru borgognoni. Naso “aperto”, espansivo, focalizzato su toni di frutti giallo/arancioni (albicocca). La bocca attacca larga, è cremosa, salda e succosa, sapida. Armonica, anche se dall'articolazione un po' semplice.

FORSTER UNGEHEUER 2016 – Georg Mosbacher
Primo tra i sei GROSSE LAGE/G.G. degustati. Naso di agrumi e zenzero, poi camomilla: fresco e complesso. Al palato è un finto magro. Lì per lì pare quasi agile e snello, ma in realtà la struttura è importante ed emerge presto nel bicchiere anche se ben contrastata dalla tensione acida. Nitida precisione espressiva, vino elegante.

RUPPERTSBERGER REITERPFAD 2015 - Fusser
Al naso unisce frutto giallo tropicale (mango), tè e note di pietra focaia con sfumature lievemente affumicate; sintesi intrigante di frutto e mineralità. La bocca è potente e salda, ampia e profonda, con un finale dove si combinano fine acidità e spinta salina. 

KALLSTADTER SAUMAGEN auslese trocken 2014 – Koehler Ruprecht
L'apertura olfattiva offre toni floreali, di caramella al limone, pompelmo e cera d'api; l'attacco di bocca, rotondo e ampio, maschera una buona freschezza di fondo. Il palato si articola con sicurezza ed esprime rimandi di ananas e pasta di mandorle. Forse gli manca un po' di propulsione nell'incedere finale, ma è un peccato veniale. Il carattere dell'annata smorza l'irruenza dei vini di Koehler-Ruprecht, qui in versione docilmente elegante.

HOCHEIMER KIRCHENSTUCK 2016 - Kunstler
Primo tra i tre vini del Rheingau, qui in particolare siamo sul lato est a due passi dal Meno (affluente del Reno). Floreale e terpenico nei suoi toni di pesca, all'olfatto regala poi cenni speziati, di anice e frutti bianchi (pera). La prima sorsata denota una lieve presenza di carbonica che ravviva l'attacco di bocca cremoso e avvolgente. Centro e fine bocca innervati e allungati dalla sapidità. Chiusura in equilibrio.

JOHANNISBERGER HOLLE 2015 - Johannishof
Il naso si ripulisce presto da una lieve, iniziale, chiusura riduttiva, per poi aprirsi su cenni floreali e fruttati; l'articolazione gustativa è giocata soprattutto sulla finezza. Struttura elegante e di medio peso che si sviluppa con regolarità. Finale preciso.

OESTRICHER DOOSBERG 2015 – Peter Jakob Kuhn
Chiusura con un vino selvatico di grande fascino. Colore carico, naso aperto, potente ed espressivo dove, sotto ad una speziatura da legno non invadente, emergono toni di frutti maturi (mela cotogna), quasi canditi (ananas), erbe secche e scie affumicato/minerali. Bocca di grandissimo vigore salato e acido, ancora compressa. Sgomita e scalcia con grande energia quasi oggi fosse ancora allo stadio di abbozzo, di schizzo, in vista di un futuro molto promettente da scoprire negli anni a venire.


giovedì 19 ottobre 2017

ITALIANO, NON ITALICO

Mercoledì 17 ottobre sono tornato allo Sporting Club di Monza per ITALIANO, NON ITALICO: viaggio tra i Riesling Renani prodotti in territorio italiano. Otto vini degustati alla cieca per provare a comprendere le peculiarità di alcuni tra i migliori Riesling nostrani.
L'Italia è tra le ultime arrivate al mondo in fatto di valorizzazione del riesling renano e fino a pochi anni fa il significato stesso della parola “riesling” era – in parte lo è tuttora - addirittura misterioso e fonte di equivoci (il riesling italico non c'entra nulla con il riesling renano).
In Italia ne sono presenti solo circa 330 ettari, che mettono il nostro paese in una posizione marginale nella mappa mondiale del vitigno. Negli ultimi venti anni l'interesse è aumentato notevolmente, ma dal punto di vista produttivo parliamo di una nicchia di pochi ettari confinata in un ristretto numero di territori.


Numeri a parte, i riesling italiani riescono, nei diversi territori di produzione, ad esprimere caratteri chiari, forti e riconoscibili che li possano rendere unici e affascinanti? La risposta è sì, con profili – rigorosamente secchi, trocken - che si muovono tra lampi di freschezza minerale acido-sapida (in genere più sapida, che acida) e soprattutto strutture calde e ariose, a volte balsamiche, di generosità quasi mediterranea e persino...tropicale.
Grazie all'ospitalità ed all'organizzazione, come sempre impeccabile, dei bravi e preparatissimi degustatori di ONAV Monza, guidati dal vulcano Daniela Guiducci, è stato intrigante scoprire nei vari bicchieri tratti caratteriali unici. Talvolta più legati al territorio, altre volte all'annata, in altri casi ancora alle scelte vendemmiali e di cantina, ma sempre sotto il segno inconfondibile del Riesling, re delle sfumature, mutevole e sensibile agli input pedo-climatici come nessun altro.


Più in dettaglio, partenza con il Langhe Riesling 2014 di Poderi Colla, figlio di un'annata “piccola” e sottile che marca a fondo il vino. Il naso si esprime su un versante freddo-minerale, poi agumato e con toni “verdi” di erbe aromatiche, ma con l'ossigenazione perde squillantezza; bocca dal profilo molto sottile e semplice, con finale corto. Bevuta fresca a tavola può dare soddisfazioni, buon rapporto qualità/prezzo (12-14 € in enoteca).



A seguire l'intruso della serata, ovvero l'unico non italiano, il Riesling trocken 2013 di Bassermann-Jordan, il vino-base di questa storica azienda del Pfalz. Iniziale lieve chiusura sulfureo-gassosa, sfondo d'arancia e floreale che con i minuti vira verso il frutto tropicale (ananas); bocca che attacca morbida e trova slancio anche grazie alla lieve carbonica, ma senza trovare una quadratura gustativa armonica.



Con il terzo vino, Riesling 2015 di Befelhof, andiamo agli albori contemporanei della rinascita del Riesling Valvenostano, perché Oswald Schuster è stato il primo in zona a ripiantare riesling nei primissimi anni '90. Sbuffi lievitosi, di paglia, anche qui un tocco agrumato; dinamica gustativa che attacca polposa, si allarga, finisce appena troppo presto mancando un po' di allungo acido, ma chiudendo con buona sapidità.



Con il quarto vino ci spostiamo in Valle Isarco e raggiungiamo il primo picco della serata: Valle Isarco Kaiton 2015 di Kuenhof. Una riuscita particolarmente felice di una tra le etichette di riferimento del Riesling italiano. Rispetto ai tre vini precedenti pare quasi sommesso al naso: grande finezza di tocco tra erbe, roccia bagnata e frutto, ma al momento è soprattutto in bocca dove riesce ad esprimersi al meglio: attacca deciso e si sviluppa inesorabilmente elegante con grande lunghezza; teso, essenziale e salato, ha un finale da fuoriclasse. Anche qui da sottolineare il prezzo, perché difficilmente supera i 18-19 € in enoteca, e li vale veramente tutti.



Ancora Piemonte con il quinto vino, e torniamo nelle Langhe, ma stavolta in quelle Monregalesi e soprattutto in un'annata più calda rispetto a quella di Poderi Colla. Il Langhe Riesling Herzu 2015 di Germano esprime esuberanza fruttata (una mela verde quasi balsamica su tutto) con cenni speziati e floreali (lavanda), senza che con il passare dei minuti il profilo cambi sensibilmente. Bocca vouminosa e calda, grassa ma salata, ancora un po' compressa.



Si prosegue con un altro picco tornando in Val Venosta, con una grande versione del Val Venosta Windbichel 2015 di Unterortl. Così come Kaiton 2015 è essenziale e diritto, questo è apparentemente barocco nei tratti fruttati avvolgenti di pesca e albicocca che sfociano quasi nel mango, molto espansivi e suadenti. Il palato mantiene peso e volume, ma con uno sviluppo deciso e molto saldo che non fa una piega grazie a una sapidità che ravviva il sorso dall'inizio alla fine.



Alla cieca in pochi riconoscono che il vino n. 7 è ancora Valle Isarco Kaiton, ma in versione 2013. Il naso mostra i primi cenni evolutivi sottoforma di maggior apertura e note idrocarburiche, completate da toni affumicati, di selce, pesca bianca e scorze di arancia. Con il passare dei minuti escono anche note leggermente balsamiche. In bocca mostra appena più struttura del 2015 in un contesto che, come il precedente, esprime grande forza e vigore salato.



Chiusura con l'unico vino dell'Oltrepò Pavese, territorio dove il Riesling, grazie ad alcuni felici interpreti, sta pian piano ritrovando slancio. L'Oltrepò Pavese Riesling 2010 di Calatroni (che produce anche una bella versione “base” chiamata Campo Dottore, assaggiare il 2016 per credere) è una selezione di uve parzialmente vendemmiate in surmaturazione, scelta che accentua le sfumature mature e calde tipiche dei Riesling oltrepadani. Subito al naso emergono note di mela matura, ma presto si apre un mondo olfattivo più variegato, anche se sempre giocato su sensazioni dolci-mature: croccantino, miele, idrocarburi. Il palato è grintoso, ricco e salato, di buona articolazione.
(Photo Credit: Onav Monza)