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mercoledì 23 dicembre 2020

KANZLERBERG

Prima volta su queste pagine per Sylvie Spielmann, vignaiola alsaziana molto stimata nell’ambito dei vini “naturali”, ormai alla guida dell’azienda dal 1988. Sede a Bergheim, in una ex cava di gesso della sua famiglia, con otto ettari vitati a disposizione compresa una porzione del Kanzlerberg, che con soli 3.23 ettari è il più piccolo Grand Cru alsaziano. Suoli argilloso-marnosi (marne grigie e nere) con presenza di gesso e di affioramenti calcarei siliceii con inclusioni di barite bianca e fluorite viola (vedi foto etichetta).

Il Kanzlerberg. Credit: www.vinsalsace.com




Alsace Grand Cru Kanzlerberg Riesling 2014 – Sylvie Spielmann 
Da viti di 35-65 anni. 
Toni “dolci” (miele, pasta di mandorle), fumè, pera, idrocarburi. Naso di buona complessità che si mantiene vivo ed evolve con sicurezza anche qualche giorno dopo la stappatura. Lato morbido amplificato dall’attacco di bocca ampio e rotondo, con toni di agrumi canditi, ravvivato comunque da una vivace energia fruttata, sapida e compatta.

martedì 1 dicembre 2020

KIENTZLER

Oggi si torna in Alsazia, più precisamente a Ribeauvillé, dove da cinque generazioni la famiglia Kientzler conduce una realtà vitivinicola estesa su quasi 14 ettari, di cui 4.24 coltivati a Riesling e 4.4 classificati Grand Cru, attorno ai villaggi di Ribeauvillé (soprattutto), Bergheim, Hunawihr e Riquewihr.
Mentre Eric segue la parte commerciale, suo fratello Thierry dirige la parte tecnica avendo a disposizione il 90% dei vigneti in posizione collinare, l’85% con un’età superiore ai 35 anni e il 10% superiore agli 80 anni. 

Da www.vinskientzler.com

Il Geisberg (esteso in tutto per soli 8.5 ettari, 1.5 dei quali di proprietà della famiglia Kientzler, che qui vanta un'alta percentuale di vigne cinquantenni) è uno dei Grand Cru alsaziani più importanti per il Riesling e non a caso è piantato quasi esclusivamente con il vitigno renano. Caratterizzato da suoli marno-calcarei ricchi di arenaria, è posizionato su una collina ripida esposta a sud.



Geisberg Grand Cru 2014 – Kientzler 
Vino dal frutto agrumato nitido, specchio efficace dell'annata e del Grand Cru di provenienza, completato da scie idrocarburiche e di pietra focaia. 
L’acidità si è integrata rispetto al primo assaggio di tre anni fa, ma il carattere verticale (quasi citrino) è sempre presente e supporta una struttura piena e compatta, energica e senza fronzoli, chiusa da un finale preciso e sicuro.

martedì 5 febbraio 2019

SONNENFEUER: IL RIESLING RENANO

Inizio febbraio scoppiettante all’insegna del Riesling Renano. Siamo tornati a Villa Barattieri (Albarola, Pc) per una carrellata emozionante dedicata ad uno dei grandi vitigni mondiali tradotto in dodici versioni provenienti da diversi territori europei.
Ottimo l'accompagnamento gastronomico preparato dalla famiglia Barattieri per i vini, tutti secchi, o trocken, ad esclusione dell’ultimo, che ha fatto storia a sé ed è stato servito a bottiglia scoperta a differenza dei primi undici, serviti alla cieca. 
Semplificando, per livello di maturità delle uve e di residuo zuccherino quasi tutti i vini equivalevano più o meno alla tipologia spätlese trocken, tranne una sorta di auslese trocken ed un kabinett trocken (quest’ultimo appartenente in senso letterale alla categoria).
Perché questi vini e queste tipologie? Perché questi Riesling in particolare vanno bevuti come fossero dei Barolo, vanno degustati con calma ed alcuni di loro danno il meglio scaldandosi nel bicchiere, come i migliori bianchi di Borgogna. Vini sempre cangianti e multiformi, talvolta imprevedibili e selvatici che rifuggono le definizioni di comodo, perché non esiste IL Riesling, esistono I Riesling, ciascuno con il proprio carico di luci, respiri, fiammate e chiaroscuri caratteriali.
"Sonnenfeuer, Sternengold, kuehlen Mondlichtschein", cioè "il fuoco del sole, l'oro delle stelle, il freddo del chiaro di luna", come sintetizzato tanto tempo fa da un oscuro poeta della Mosella.
Nota a margine: eccezionalmente il post verrà pubblicato in contemporanea qui e sul blog Viniconleali, da me gestito insieme all'amico Luca Bersani.
Un ringraziamento a Dr. Buerklin-Wolf e a Nicola Libelli - attuale kellermeister dell'azienda di Wachenheim - per la foto del grappolo di riesling.
Tre batterie da quattro. Si parte.





Batteria N°1 

Loibenberg Smaragd 2017 – ALZINGER (Wachau, Austria) 
Nel tempo Alzinger ha imposto uno stile meno opulento rispetto a quello dei suoi vicini, grazie a vini più fini e gentili, raramente espliciti in gioventù.Vibranti e decisi, più che ricchi, decisi ma senza bisogno di alzare la voce. 
La maggior parte delle uve utilizzate per questa etichetta, affinata in grandi botti di legno, proviene da una parcella chiamata “Rauenheck” (cioè “luogo difficile”), dal microclima fresco. 
Vino dai tratti ancora compressi e giovanili, con toni agrumati e di mela verde balsamica, sviluppo gustativo sottile, fresco e lineare. Probabilmente il vino più semplice della serata per articolazione, una bottiglia gustosa e quasi “beverina” in questo contesto, in pieno stile Alzinger.


Alto Adige Val Venosta Untertortl 2016 – CASTEL JUVAL (Val Venosta, Italia) 
L’azienda è nota, oltre che per essere uno dei punti di riferimento del Riesling in Italia, anche per essere di proprietà dell’alpinista Reinhold Messner che, insieme a Gisela e Martin Aurich (che gestiscono l’azienda) l’ha fondata nel 1992. Le uve per l’etichetta denominata “Unterortl” crescono in una zona ventosa e soleggiata a 650 metri s.l.m., prevalentemente da una parcella di 0.5 ettari piantata nel 1992 e parzialmente dal Cru Windbichel. In cantina tutte le lavorazioni vengono svolte in acciaio inox con controllo della temperatura in fase fermentativa ed il vino affina sui lieviti fino all’imbottigliamento. 
Bottiglia che esprime al meglio la capacità di unire polpa ed eleganza tipica dei migliori vini della Val Venosta. Naso relativamente già aperto su toni nitidi di pesca gialla, pompelmo e sasso bagnato, con rimandi idrocarburici e tropicali. Palato di medio corpo, compatto e saporito, animato da una piacevole spina acido-sapida.

Hermannshohle 2016 – DÖNNHOFF (Nahe, Germania) 
L’azienda di punta della Nahe, piccola regione viticola portata alla notorietà internazionale proprio da Helmut Dönnhoff, che, seppur ancora presente in azienda, ha ormai ceduto la gestione al figlio Cornelius. 
Da sempre considerata tra le migliori vigne di tutta Germania, l’Hermannshohle (esteso in tutto per quasi nove ettari) si trova a Niederhäuser. La vigna poggia su un ripido pendio posto proprio in corrispondenza di una curva secca del fiume Nahe, che le dà una esposizione sud/sud ovest. L’impianto dei Dönnhoff - proprietari di 3.5 ettari nel Cru, oltre un terzo del totale - è degli anni '50 e si trova ad una altitudine di 130-175 metri slm con pendenza media del 50%; suolo di ardesia grigio-nera con tessitura a prevalenza argillosa e presenza di rocce ignee estrusive, porfido e calcare. 
Il vino, dopo fermentazione e affinamento in acciaio e grandi botti di legno (1.200 e 2.400 litri di capacità), si mostra arioso e di grande respiro, soprattutto al palato, oggi il lato migliore di questo giovane fuoriclasse. Il naso, pur non esprimendo ancora appieno la sua enorme potenzialità, regala toni di zagara e pesca, mentre la parte gustativa è tonica, potente e sfodera una dinamica complessa che chiude con una lunghissima sensazione quasi di burro salato.

Unendlich Smaragd 2017 – F.X. PICHLER (Wachau, Austria) 
Il produttore simbolo della Wachau, grazie a vini che combinano grande concentrazione, dinamismo ed eleganza. Con l'annata 1998 F.X. Pichler fa uscire la summa della propria filosofia vitivinicola: il Riesling Unendlich (“infinito” in tedesco). L’Unendlich – equivalente ad una auslese trocken - non proviene da un’unica vigna, ma dall’assemblaggio di diversi appezzamenti (di solito la scelta è tra Loibenberg, Steinertal, Kellerberg ed Hohereck) in % diverse in base all’annata, talvolta scegliendo solo due o tre tra questi vigneti, selezionando di volta in volta i grappoli più maturi e concentrati. Il 2017 è stato prodotto solo dai Cru Loibenberg e Kellerberg. Vendemmia a metà novembre e vinificazioni parcellari. Dopo la fermentazione alcolica, le vasche sono state assemblate in botti grandi per un affinamento di sette-otto mesi a contatto con le fecce fini. 
Vino che rischierebbe l’opulenza e l’esagerazione in mano altrui, ma che nelle mani dei Pichler riesce a mantenere vigore e solidità. Colto a pochi mesi dall’imbottigliamento, subito si esprime con sbuffi tropicali (frutto della passione e maracuja) che dominano il quadro aromatico, poi lavanda, salvia e pesca: al naso quasi un incrocio tra un Riesling, un Moscato/Malvasia di Candia aromatica ed un Gewürztraminer. Il palato attacca grasso e denso, l’alcol si fa sentire, ma il finale è sostenuto da una notevole sapidità (più che acidità) che allunga il vino riverberandone le sensazioni aromatiche.


Batteria N°2 


Abstberg kabinett trocken 2008 – MAXIMIN GRUNHAUSER (Ruwer, Germania) 
Tra i Cru monopole che compongono questa storica azienda della Ruwer (valle laterale della Mosella), quello da sempre più importante è l’Abstberg (14 ettari). Vitata da circa un millennio, questa porzione di collina presenta un sottosuolo con ardesia grigio-blu del Devoniano, esposizione sud est-sud ovest e una pendenza che a tratti arriva a toccare il 70%. 
Il 2008 è stata vendemmia fresca e abbastanza tardiva con concentrazioni zuccherine senza eccessi ed acidità ottimali per le categorie kabinett e spatlese. L’Abstberg kabinett trocken 2008 ha fermentato con lieviti indigeni in fuder prodotti da foreste di proprietà, con successivo affinamento sulle fecce fino all’imbottigliamento. 
Un piccolo-grande classico, questa bottiglia, molto Ruwer e specchio fedele dell’annata. Il naso - entrato in fase terziaria – è ispido e complesso: alterna toni fungini e da polvere da sparo, di miele di castagno e confettura di rabarbaro e susine gialle, di camomilla ed idrocarburi, con un sottofondo gassoso-sulfureo. Il palato è ossuto e verticale in confronto agli altri. Attacca con discreta morbidezza, poi si articola affilato e sottile, giocando più sull’acidità che sulla sapidità e chiudendo con freschezza.

Alto Adige Valle Isarco Kaiton 2013 – KUENHOF (Valle Isarco, Italia) 
La prima azienda a valorizzare il Riesling in Valle Isarco, con il primo impianto di due ettari nel 1993 ed i primi imbottigliamenti nel 1996. Il Kaiton è uno dei Riesling italiani più longevi ed essenziali; le vigne si trovano principalmente sul colle Lahner, con tre diversi anni di impianto: 1993, 2003 e 2006. Le due parcelle del 1993 si trovano una a 500 metri dall’azienda con esposizione sud est, mentre l’altra è sulla riva opposta del fiume (esposizione sud ovest). La parte del 2003 è collocata a poche decine di metri dall’azienda, mentre la vigna più recente, del 2006, terrazzata, si trova ad altitudine più elevata – 700 metri – in una zona boscosa che storicamente non fa parte del maso. Suoli: sabbia argillosa e rocce scistose con substrato di ardesia. Vinificazione: fermentazione con lieviti indigeni 80% in acciaio e 20% in acacia, affinamento sui lieviti per 7 mesi. 
Il naso mostra i primi cenni evolutivi sottoforma di maggior apertura e note idrocarburiche e di croccante alle nocciole, completate da toni iodati e sulfurei, di selce, erbe aromatiche e scorze di arancia. Dai tratti austeri e quasi severi, il palato esprime potenza ben controllata da un'adeguata, vigorosa spinta salata.

Doctor 2013 – WWE. DR. THANISCH/ERBEN THANISCH (Mosella, Germania) 
Storica azienda fondata nel 1636 che ha legato i suoi destini al Doctor, di cui è la realtà di riferimento. Il Doctor è uno dei sei-sette vigneti mitici (e storicamente il più caro per valore fondiario) della Mosella. Uno dei pochi, veri Grand Cru rimasti. Esteso per soli 3.2 ettari dietro il campanile di Berncastel, a 150-200 metri slm, gode di una calda esposizione a sud-sud ovest con pendenze estreme (65%) su suoli ricchi di ardesia blu scuro (quasi nerastra, in certi punti) con buona presenza di argilla che conferisce potenza ai vini. Parte delle vigne sono centenarie e non innestate. 
Dr. Thanisch è uno dei pochissimi fortunati a possedere una o più parcelle nella vigna.
Il Doctor 2013 è stato prodotto in quantità limitatissime (650 bottiglie) e deriva da fermentazione spontanea in fuder (botti di legno da 1.000 litri) di circa 40 anni. Al naso – centrato su un carattere “dolce” a cui sembra mancare un tocco di complessità - emergono netti toni di miele d'acacia e fiori gialli, confettura di albicocca e marzapane. In bocca dà il meglio di sé e lascia presagire un luminoso futuro; essenziale e lungo, si sviluppa compatto fino a un finale in cui trovano spazio eleganti scie minerali.

Marcobrunn 2012 – SCHLOSS SCHÖNBORN (Rheingau, Germania) 
Il Castello di Schönborn, a pochi km da Geisenheim, è un pezzo di storia della regione e della Germania tutta: esiste dal 1349, anno in cui appaiono le prime testimonianze di acquisizioni di vigneti da parte dell’omonima famiglia. Nel corso dei secoli la proprietà si è ingrandita fino ai 50 ettari odierni quasi interamente piantati a riesling. 
Il Marcobrunn è tra i più importanti vigneti di tutto il Rheingau: sette ettari esposti a sud a bassa altitudine e a breve distanza dal Reno (tra 90 e 100 metri slm), su marne terziarie e loess argilloso con presenza di miche. A fine '800 i vini del Rheingau erano tra i più cari al mondo e nei ristoranti londinesi i Marcobrunn venivano venduti al doppio degli Champagne di Cliquot, a poco più di Lafite e al pari del solo Yquem, unico in grado di raggiungere gli stessi prezzi. 
Quasi un tocco di zafferano a circondare un frutto polposo che si spinge verso territori maturi/canditi; palato glicerinoso, accogliente e rassicurante, ma ravvivato da scie sapide. Piacevole anche se un po' carente in termini di tensione.


Batteria N° 3


Clos Sainte Hune 2009 – TRIMBACH (Alsazia, Francia) 
I vini dei Trimabch sono noti per il loro stile secco, elegante e diritto, “gastronomico”, sui Riesling così come sui Gewürztraminer e le etichette prodotte dagli altri vitigni. 
Il Clos St-Hune è un Clos Monopole di 1.67 ettari incastonato nel Grand Cru Rosacker, ad Hunawihr. Di proprietà della famiglia da oltre due secoli, è stata vinificato ed etichettato a parte per la prima volta nel 1919. 
L’esposizione è a sud/sud est con suoli argillo-calcarei pietrosi del Muschelkalk, una sequenza di strati di roccia sedimentaria risalenti a 240-230 milioni di anni fa, sostanzialmente calcare conchilifero e rocce dolomitiche ad alto contenuto di calcio. La vigna – 60 anni l’età media – è stata piantata con densità di 5.500 piante/ettaro ed è potata con il sistema del Guyot doppio. 
Fermentazione alcolica in acciaio inox a temperatura controllata e niente fermentazione malolattica. Tutto l’affinamento viene svolto in acciaio inox. Il vino viene imbottigliato l’anno successivo alla vendemmia, ma affina cinque-sei anni in bottiglia prima dell’immissione al consumo (attualmente è appena uscita l’annata 2013). 
Come spesso capita con il S.te-Hune, il naso non è esattamente la prima cosa che colpisce i sensi. Inizialmente lievi note di solvente, poi agrumi maturi e torroncino, gesso con l’ossigenazione che fa uscire le componenti minerali. Ciò che colpisce da subito, invece, è il palato: misurato ma implacabile, sfodera un'eleganza borgognona (anzi, no, da Clos Ste-Hune) chiusa da un finale interminabile e profondo.

Kirchenstück 2009 – Dr. Bürklin Wolf (Pfalz, Germania) 
Dr. Bürklin-Wolf possiede 84 ettari di vigneti – lavorati in Biodinamica certificata dal 2005 - sparsi tra quattro comuni del Mittel Haardt: Wachenheim, Forst, Deidesheim e Ruppertsberg, coltivati per l'80% a riesling, da cui si ottengono circa mezzo milione di bottiglie all'anno. 
Tra i "Grand Cru" a disposizione, il Kirchenstück di Forst è considerato il Montrachet del Pfalz. 3.67 ettari al top nella classificazione del 1828 e ai vertici della classifica dei valore fondiari in Germania. Qui Buerklin-Wolf possiede una preziosissima parcella di circa mezzo ettaro su suoli di argille sabbiose calcaree con inclusioni di basalto, da cui provengono circa 2.000 bottiglie ogni anno. La vigna, collocata dietro la chiesa di Forst, giace quasi in piano con esposizione a sud est. 
Fermentazione con lieviti indigeni a temperatura controllata e successivo affinamento in botti ovoidali (doppelstuck da 2.400 litri). Colore carico che anticipa aromi fumé e di idrocarburo, seguiti da note di arancio e limone candito. Intenso, il naso, ma non un campione di finezza. In apertura il palato si allarga potente, trova scie saline che lo sostengono, ma chiude senza lo sprint e l'incisività che ci si aspetterebbe. Il tappo non era in gran forma, il che ci fa pensare ad una evoluzione non del tutto corretta per questa bottiglia.

Rangen de Thann Clos St. Urbain Grand Cru 2011 – ZIND HUMBRECHT (Alsazia, Francia) 
Una delle aziende mitiche in Alsazia, nota a livello internazionale anche per essere stata tra le prime, alla fine degli anni ’90, a passare integralmente all’Agricoltura Biodinamica. 
Il Grand Cru Rangen (22 ettari in tutto tra i comuni di Thann e Vieux Thann) ha suoli di rocce vulcaniche con importante presenza di tufo, esposti a sud con pendenze estreme. Collocato all'inizio di una vallata fresca che ritarda le maturazioni, ha piovosità superiore alla media della zona, ma senza che ciò costituisca un problema perché il suolo è molto arido e le elevate pendenze impediscono l'insorgere di ristagni idrici. 
Il Rangen è il Grand Cru più meridionale di tutta la regione, quello che raggiunge le maggiori altitudini (450 metri) ed il più scosceso (oltre 55° di pendenza); origina vini potenti e concentrati, complessi e longevi. Ricchi, ma non pesanti. Qui l’azienda possiede, in monopole, 5.5 ettari del mitico Clos St. Urbain. L’annata 2011 è stata segnata da una grandinata che, ad inizio agosto, ha falcidiato parte dei ceppi 50enni, con conseguenti rese finali (totali e per pianta) molto basse.
Dopo un anno di fermentazione svolta con i lieviti indigeni il vino si offre con un naso ricco che esprime note di lime candito e pietra focaia e subito dopo di croccante alle nocciole. Con l’ossigenazione si apre ad un frutto quasi tropicaleggiante e a ritorni di cenere: aromi intensi, ma eleganti e complessi con sfumature al tempo stesso calde e minerali. La bocca colpisce per l'attacco grasso e ampio, si sviluppa molto viva e slanciata chiudendo con grande verve sapida. Dinamico e multiforme, è completo come solo i grandi vini sanno essere.

Wachenheimer Luginsland auslese 1988 – MARGARETENHOF (Pfalz, Germania) 
Il Margaretenhof è nato nel 1950, con i giovani Yvonne e Martin che dal 2011 rappresentano la nuova (quarta) generazione familiare impegnata in azienda. Il nome rappresenta un omaggio del fondatore, Gunther - nonno di Yvonne e Martin – alla moglie Margaretha. 
Diciassette ettari a disposizione, tra cui Cru molto importanti come Ungeheuer, Pechstein e Jesuitengarten, ed una clientela costruita in buona parte su una solida base di privati che apprezzano l'ottimo rapporto qualità/prezzo dei vini.
Luginsland è un cru secondario di quasi 30 ettari situato a Wachenheim, ai confini con Forst. Il suo nome deriva dal bel panorama visibile dai vigneti, sebbene in buon parte piani. Il suolo è a tessitura prevalentemente sabbiosa con presenza di ghiaia spessa ed appartiene al Bundsandstein (arenaria). 
Ottima annata in zona, l’88. Da aprile a fine settembre meteo perfetto, un po’ di pioggia in ottobre ma poi ancora bel tempo asciutto in novembre che ha creato un mix adatto alla produzione delle categorie dei vini botritizzati, da auslese in su. 
Bottiglia di oltre trent'anni che regala un naso con nette sensazioni di zafferano, erbe aromatiche essiccate e frutti gialli in confettura (susina su tutti). La bocca è viva e snella, di medio peso e residuo zuccherino contenuto; manca un po’ di lunghezza nel finale, ma si distende armoniosa con scioltezza ed eccellente tenuta.

mercoledì 20 dicembre 2017

Meyer-Fonnè

Prima di tutto auguri di buon anno! Con questo post il rieslinGarten chiude il suo quinto anno di vita e riprenderà direttamente nel 2018. A presto, dunque.
Vi lascio con un breve racconto alsaziano.

Meyer Fonnè è gestita da tre generazioni dalla famiglia Meyer, di origine svizzera.
Félix Meyer, il fondatore, nel 1960 ha iniziato ad imbottigliare. Dal 1992 il nipote Felix ha preso le redini del Domaine, oggi esteso su dodici ettari suddivisi in sette comuni: Katzenthal (dove ha sede la cantina), Ammerschwihr, Ingersheim, Riqueuwhir, Kientzheim, Colmar e Bennwihr, con ben 5 Grand Cru a disposizione.
Per ovvie ragioni i terreni variano parecchio, dai depositi alluvionali (Colmar) ai suoli profondi di arenaria argillosa (Riqueuwhir), al granito (Katzenthal). Così come assai variano le pendenze: dal quasi piatto di Colmar ai pendii scoscesi di Katzenthal.
L'azienda, pur non essendo certificata, lavora seguendo i precetti dell'Agricoltura Biologica in vigna e con fermentazioni spontanee in cantina. Generalmente i vini affinano poi sulle fecce in botti grandi. Produzione media annua di 75-80.000 bottiglie.
Lo Schoenenbourg (dove Meyer-Fonné coltiva solo riesling) è un Grand cru di Riquewihr poggiante su suoli marno-calcareo-gessosi che vedono la presenza di arenaria rosa e sabbie glaciali. Particolare la presenza di marne verdognole del Keuper, una unità litostratigrafica dell'AltoTriassico, 230-200 milioni di anni fa.

Un dettaglio del G.C. Schoenenbourg

Schoenenbourg G.C. 2013 - Meyer Fonnè
Colore paglierino carico; profilo olfattivo che alterna cenni di frutta polposa a toni freschi: arancia (succo e buccia), pesca bianca, poi selce, lievi idrocarburi e accenni speziati.
La bocca attacca abbastanza grassa, ha struttura, ma progredisce e finisce con deciso slancio sapido e acido. Qua e là si intravedono quasi accenni di opulenza, però subito rinfrescati da scie saline e bella acidità che sostengono il vino fino alla fine. Un carattere intrigante per un vino di razza.
Felix Meyer, da www.meyer-fonne.com


giovedì 30 marzo 2017

ENOLABORATORIO RIESLING/3

Terza tappa del viaggio nei territori del Riesling (qui e qui le prime due tappe) e delle sue differenti possibilità espressive.
Alsazia, dunque, che secondo uno stereotipo duro a morire è terra di vini morbidi e piacioni, ma che in realtà sa esprimere valori assoluti attraverso vini profondi di rara complessità, con e senza residuo zuccherino.
A seguire il piccolo itinerario emotivo e didattico degli 8 vini che ho scelto per raccontare l'Alsazia.

Geisberg Grand Cru 2014 – Kientzler
Per aprire la serata un vino dal frutto agrumato nitido e giovanile, specchio efficace dell'annata e del Grand Cru di provenienza: bocca citrina ma strutturata, anche se oggi predomina ancora il lato “verticale”. Vino di verve cristallina, da riprovare tra 4-5 anni.


Kitterlé Grand Cru 2012 – Dirler Cadé
Degustati in contemporanea i due GC di Dirler Cadé della stessa annata.
Si parte con il Kitterlé, più discreto e sottile, più semplice, con toni di frutti a polpa bianca (mela), ed uno sviluppo gustativo regolare, sapido, sì, ma senza slanci particolari.
Kessler Grand Cru 2012 -Dirler Cadé
Il Kessler esibisce un frutto più carico e maturo, ma senza eccessi, ingentilito da note floreali. Polpa concentrata, più ricca e grassa del precedente (il carattere del Cru si fa sentire) percorsa da una vena acido-sapida ben cesellata che bilancia il residuo zuccherino.


Kastelberg Grand Cru 2008 – Remy Gresser
Prima delle due accoppiate finali un'escursione nell'ardesia alsaziana e nell'unico Grand Cru 100% rieslng.
Naso dal carattere già parzialmente terziario: frutto maturo con accenni di idrocarburi e pietra focaia. Attacco di bocca tondo e di buon peso con piacevole finale salato, più che acido. Probabilmente entrato nel suo apice espressivo, tra due-tre anni potrebbe iniziare a trovare una affascinante dimensione di più austera rarefazione.


Cuvée Frederic Emile 2009 – Trimbach
Si prosegue con una mini-verticale del Frederic-Emile, proveniente da due Grand Cru (e per questo non etichettato come tale) di Ribeauvillé: Geisberg e Osterberg.
Il 2009, uscito sul mercato prima del 2008, rimanda sensazioni evolutive fumé e di croccante alle mandorle, con una bocca ricca che parte quasi larga ma finisce con buon slancio e vigore. In generale vino dal carattere caldo e accogliente.
Cuvée Frederic Emile 2008 – Trimbach
Eccolo, il grande vino. Quello sorprendente che ti fa saltare dalla sedia e che rischia di far passare in secondo piano i vini precedenti e quelli seguenti.
Agrumato e pepato, è vino di grande complessità ancora incredibilmente giovane. Così come il 2009 è (apparentemente) pronto e comunque già entrato in una fase espressiva terziaria, così questo è roccioso, diritto ed essenziale, ancora in un punto iniziale del proprio sviluppo.
Struttura importante snellita da una acidità decisa e matura che lo rinfresca e ne amplifica la persistenza. Luminoso e guizzante. Da riprovare tra 10 anni (ma se lo trovate, bevetelo subito senza indugi).


Brand Grand Cru 2013 – Zind Humbrecht
Infine si chiude con l'accoppiata “Brand”, zona calda e precoce capace di regalare vini di complessità calorosa e minerale al tempo stesso.
Il 2013 (Vielles Vignes sotto mentite spoglie perché prodotto anche dalle piante solitamente usate per il Vielles Vignes vero e proprio) ha una mineralità sulfurea austera associata a sfumature floreali. La bocca è piena e carnosa, ma anche nervosa e tesa. Vino complesso e profondo, con un naso selvatico che cambia in continuazione, fatto d'una eleganza scapigliata e istintiva che lo rende affascinante.
Brand Grand Cru 2011 Vielles Vignes – Zind Humbrecht
Una Vendange Tardive sotto mentite spoglie. Grassezza e accenni surmaturi, 18 gr/l di zuccheri con toni “solari” di marmellata di arance e miele, anche slanci tropicali, ma uno sviluppo ampio molto lungo e molto saldo, per niente pesante (possente, semmai) e reso più complesso dalla salinità che emerge nel finale.


venerdì 16 dicembre 2016

RIESLING VIDEO-SCHULE 24

Viaggio virtuale in un giorno di vendemmia nel Rangen de Thann (celebre Grand Cru alsaziano, l'unico su suoli vulcanici) con Hervé Schwendenmann, Presidente della Cooperativa Viticola Wolfberger: Riesling e Pinot Grigio, un suolo unico e pendenze da alpinista.
In francese, dura 4 minuti e 40 secondi.
Buone vacanze a tutti, ci rivediamo nel 2017.
 


venerdì 4 novembre 2016

CLOS MATHIS 2013

Nuovo su queste pagine, André Ostertag porta con sé la fama di eretico (usa le barriques in una zona, l'Alsazia, in cui sono praticamente bandite), di intellettuale-filosofo-pittore ma, soprattutto, di bravo vignaiolo. Aldilà delle definizioni ci troviamo di fronte ad uno dei più stimolanti interpreti dei terroir alsaziani, da tempo con certificazione Biodinamica, che ha ormai abbondantemente superato le trenta vendemmie.
André ha ereditato l'azienda di famiglia, fondata nel 1966 dal padre, nel 1980 a soli 21 anni. Le vigne (tra cui 1,5 ettari nel Grand Cru Muenchberg) si trovano principalmente ad Epfig e Nothalten.

André Ostertag, da www.domaine-ostertag.fr
Il Clos Mathis prende nome dal proprietario che, dal 1997, ha iniziato a collaborare con Ostertag dopo anni di conferimento ad altre aziende; si tratta di soli 0,6 ettari cinti da un muretto a secco nei pressi di Ribeauvillé, in un ideale prolungamento dei Grand Cru Geisberg e Kirchberg. Le vigne terrazzate a causa della forte pendenza poggiano su suoli aridi di granito e gneiss, con esposizione a sud est.

Clos Mathis 2013 – Domaine Ostertag
Annata tardiva con clima fresco fino a giugno (Ostertag dice che nel 2013 l'inverno s'è mangiato la primavera), vini carichi di finezza ed eleganza come ai vecchi tempi, quelli pre-riscaldamento climatico. Di contro, però, il freddo s'è portato via qualche grappolo che ha sofferto particolarmente il clima rigido, assottigliando le rese finali.


 
Naso già abbastanza complesso, nonostante la gioventù, che si muove tra frutti bianchi, sensazioni floreali e vegetali (erbe aromatiche), poi una lieve sensazione di sasso e pietra; la bocca è piena, strutturata e salata. Lunga e ben equilibrata tra potenza e tensione.
Già godibile, da aspettare al prossimo varco tra quattro-cinque anni.

lunedì 14 marzo 2016

L'ALTRO HUMBRECHT

In Mosella ci sono i Prüm, in Alsazia gli Humbrecht: saghe famigliari e nomi ricorrenti che hanno fatto e fanno la storia del vino nei rispettivi territori. Gli Humbrecht sono vignaioli dal 1620, ma è innegabile che in Alsazia sia oggi Zind-Humbrecht il “marchio” per antonomasia, anche se non è l'unico, perché a Pfaffenheim Marc Humbrecht guida oggi il Domaine Paul Humbrecht (certificazione “biodinamica” dal 2001, mentre la più nota azienda di Turckheim ha ottenuto la certificazione due anni dopo).
Gli “altri” Humbrecht attualmente gestiscono 6 ettari dopo che Paul (colui che dà il nome all'azienda) a inizio '900 era stato il primo in famiglia ad imbottigliare; Pierre-Paul a fine anni '90 ha ufficializzato il passaggio all'Agricoltura Biologica prima ed alla Biodinamica poi.
Tra i vari Riesling prodotti in azienda ne abbiamo provato uno, il Prestige 2007 ottenuto da vigne di 60 anni, acquistato a Vini di Vignaioli (Fornovo) nel 2013.
Per conoscere virtualmente Marc Humbrecht e i suoi vigneti date un occhio a questo video.



Riesling Prestige 2007 – Domaine Paul Humbrecht
Impatto olfattivo idrocarburico, l'aerazione dà spazio a note di pietra focaia e ad un frutto “bianco” polposo che resta sullo sfondo. Quadro olfattivo generale dai lievi e molto ben controllati toni maturi; più minerale che fruttato, ha un'espressività verace e senza fronzoli ma nitida, pulita, di eleganza un po' austera.
La bocca ha buona struttura e grassezza innervate da un nerbo fresco-sapido intrigante (più sapido che acido), con finale deciso ed efficace. Buona bottiglia.


venerdì 27 novembre 2015

RIESLING VIDEO-SCHULE 10

Colpevolmente poco presente su queste pagine, l'Alsazia è protagonista del decimo video della nostra video-scuola. Un video della Michelin dedicato al Clos Sainte Hune e alla famiglia Trimbach; come a dire, in un colpo solo, uno dei vigneti più importanti in assoluto per il Riesling ed una tra le aziende che meglio interpretano il nostro vitigno preferito. Qui il link ad un assaggio del Clos Sainte Hune 1999.
Qui sotto il video. Buona visione.


giovedì 22 agosto 2013

CI VUOLE FEGATO

Come raccontato QUI, la giornata alsaziana di Veggiola alla Locanda dei Briganti ha regalato diverse ispirazioni, troppe per poterle raccontarle in una volta sola.
Quando si parla di Riesling, della Mosella in particolare, ma anche alsaziano, si tendono a suggerire accostamenti con cucine e materie prime lontane, esotiche, ma in realtà anche le più ruspanti (e a volte “povere”) tradizioni regionali italiane hanno da proporre spunti curiosi.
 
 
Da pane, burro e alici alla frittura di alici, dal lardo con polenta alla salsiccia con cipolle, dalle paste ripiene di ricotta ed erbette a molti risotti. Dai crostini con fegatini di pollo a carni bianche speziate e/o affumicate e a...quello che abbiamo provato a Veggiola: inizio a base di crostini di fegato d'anatra e cipolle, continuazione con veggioletti (impasto di ricotta, uova e Grana Padano e una forma che ricorda molto vagamente i passatelli) al tartufo e con ragù di frattaglie di cinghio-maiale.
Intermezzo con fegato di cinghio-maiale crudo (ovviamente con cipolle) e in versione scottata in padella (sempre con qualche cipolletta ad addolcire il tutto).
Il piatto principale erano le cosce del suddetto cinghio-maiale cotte a legna, quindi leggermente affumicate.
 
Sì, c'era anche il salame piacentino di rito, provenienza: Alta Val Nure
Un insieme di suggestioni territoriali che, alla prova dei fatti, si sono mostrate ottime compagne di viaggio della sequenza dei vini, a cominciare dai due di Philippe Kubler (...sempre QUI e anche QUI) e per tutto il resto del percorso:

Vielle Vignes 2009 – Pierre Henri Ginglinger
Profilo più sul frutto che sulla mineralità, suadente, più che austero. Naso di frutto maturo, quasi tardivo, poi miele. Grasso, scorre meno diritto di altri, cerca soprattutto rotondità e avvolgenza, senza sovrappesi. Gradevole.

Eichberg 2003 – Pierre Henri Ginglinger
TAPPO. Lascia intravedere grande struttura, idrocarburi e morbidezza polposa, la potenza del Cru e dell'annata insieme...ma non vale. Da riprovare.

Eichberg 2010 – Paul Ginglinger
Naso floreale e agrumato elegante, roccioso, anche se ancora non del tutto aperto. Bocca lunga e compatta, dotata di fresca potenza. Sviluppo slanciato ed essenziale, finale preciso.
Impeccabile ed elegante austerità.

Two Vineyards 2008 – Inniskillin
Inniskillin è probabilmente la più nota azienda canadese (celebri i suoi Ice Wines), è stata co-fondata da un enologo austriaco che si chiama Kaiser e produce Riesling da tempo. Anzi, agli inizi produceva addirittura un Metodo Charmat da riesling chiamato “L'Allemand”.
Bel naso, nitido e pulito, con frutto e mineralità ben combinate, note di pesca e sasso di fiume. In bocca perde un po' di slancio e sul più bello si arresta, mancando l'allungo finale.


Silberberg de Rorschwir 2008 – Rolly Gassmann
Note di buccia di arancio al naso, sensazioni citrine precise. Acidità e dolcezza ben combinate. Discretamente grasso, ha un finale rinfrescante che ripulisce.

Clos St. Hune 1999 – Trimbach
Naso un po' timido, molto composto, di delicata mineralità idrocarburica, che dà quasi l'impressione di dover ancora trovare piena espressività. Al palato grassezza e slancio in un contesto di rigorosa essenzialità, con finale ben cesellato. Eleganza ed armonia.


Pflaenzerrebben de Rorschwir 1996 – Rolly Gassmann
Frutti gialli maturi e toni esotici speziati. Palato largo ma vivo, ammantato di grassezza, rotondo, ma percorso da una sapidità incisiva che porta a un finale fresco. Nel suo genere un piccolo capolavoro. Così come l'abbinamento di questo vino con il fegato scottato.
 
Poi, extra Alsazia, tre vini. A partire dal Bruderberg 2007 di Maximin Grunhaus, petrolioso e agrumato, molto fresco, ma che, come i 2007 dello stesso produttore già assaggiati QUI, pare essere in una fase, passeggera, in cui non tutto è ancora completamente a fuoco. Ottimo anch'esso con il fegato scottato in padella.
Lo Spielerei 2008 di Castel Juval, Riesling della Val Venosta in versione “spatlese”, è vino dolce di impronta più mediterranea rispetto ai precedenti (anche nel colore), più caldo e polposo, grasso, ma a suo modo elegante.
 
 
A PARTE
Per ultimo parliamo del primo vino assaggiato, stappato subito un po' per caso, o meglio, per l'irrefrenabile sete dei presenti. Era pure il vino più datato del lotto: 1993!
Abbiamo in pratica costretto il produttore in questione, Stefano Pizzamiglio, presente alla degustazione, a stappare per prima la sua rara bottiglia. Che non era di Riesling, ma di...Malvasia, una Malvasia piacentina.
 
 
Che c'entra? Come, che c'entra? In diverse annate il Sorriso di Cielo (che, se fosse alsaziano si chiamarebbe Sourire de Ciel e se fosse tedesco, Lacheln Himmelreich...più o meno) de La Tosa ha alsazianeggiato, vuoi per mineralità nelle prime annate, vuoi per dolcezze di frutto (accentuate da residui zuccherini talvolta spinti) in anni più recenti. La Malvasia di Candia aromatica, del resto, non ha solo componenti floreali e fruttate esuberanti, nasconde una personalità molto più ricca e ancora non del tutto conosciuta.
Questa è una bottiglia che sprigiona sensazioni terziarie fresche, ovvero nitide note floreali e agrumate mature rinfrescate da una netta sfumatura di menta. Bella integrità olfattiva che si ritrova al palato, fresco, saldo e armonico.
Eccellente bottiglia, che testimonia come questo sia un vitigno ancora sottovalutato, dai tanti timbri espressivi, dotato di un'anima calda, generosa e mediterranea integrata da uno spirito nordico più austero che lo rende unico e ricco di potenzialità da riscoprire.
 
 
Buon fine agosto...presto il primo appuntamento LIVE del RieslinGarten!

Vittorio Barbieri