Visualizzazione post con etichetta Mosella. Mostra tutti i post
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lunedì 26 aprile 2021

1999

Da una delle dinastie viticole più importanti della Media Mosella, con base a Urzig ma proprietà storiche anche a Zeltingen, una spatlese di 22 anni ancora fresca e scattante.
La famiglia Berres ha radici molto antiche a Urzig, anche se oggi il cognome è quasi scomparso dai radar dell’attualità vitivinicola. Resta giusto l’azienda C.H. Berres e altri marchi legati in qualche modo alla famiglia grazie a matrimoni avvenuti nel passato. La storia della famiglia, ad esempio, si è intrecciata con un altro importante marchio storico ancora esistente come quello di Peter Nicolay.


Zeltinger Himmelreich spatlese 1999 – C.H. Berres
Lime, erbe mentolate, idrocarburi. Con l’aria emergono il cedro e la confettura di susina. Naso integro e sfaccettato.
Bocca lieve e agrumata. Dolcezza appena accennata all’inizio, chiusura viva, tra il secco e il semi-secco. Grande bevibilità, grande tenuta.

lunedì 5 aprile 2021

1998

Si va in Mosella Centrale e si torna a Zeltingen per un altro viaggio nel passato.
Selbach-Oster è da tempo tra i nomi di riferimento del Riesling. Viticoltori da 400 anni oggi vedono in carica Barbara e Johannes Selbach che gestiscono 24 ettari quasi esclusivamente piantati a Riesling (in molti casi si tratta di viti a piede franco, talvolta ultracentenarie) tra Zeltingen, soprattutto, Wehlen, Graach e Bernkastel.


Zeltinger Schlossberg spatlese trocken 1998 – Selbach Oster
Annata inizialmente sottovalutata in Mosella, la 1998, ma che nel tempo è stata rivalutata per la sottile eleganza capace di esprimere.
A circa 23 anni dalla vendemmia questa bottiglia si esprime su toni di pompelmo candito, pesca, tabacco, confettura di susine, lieve zafferano con un tocco di caramello.
Il palato si apre con un carattere fruttato, succoso, poi trova uno sviluppo sottile, non particolarmente complesso ma con un bel finale secco e fresco.

giovedì 4 febbraio 2021

GESSINGER

Nuova azienda su queste pagine, Weingut Gessinger in realtà è una storica realtà fondata nel 1680 a Zeltingen (Mittel Mosel) da una famiglia di origini altoatesine che si era trasferita in Mosella nel secolo precedente.
Oggi è una piccola azienda da 25.000 bottiglie all’anno che dispone di 3.2 ettari tutti a Zeltingen, compresi 2 ettari nel “Grand Cru” Zeltinger Sonnenuhr, su suoli di ardesia grigiastra, confinante con il Wehlener Sonnenuhr. Dal 2013 Sarah Gessinger ha via via preso il posto del padre, Alfred, nella conduzione aziendale.
Fermentazioni svolte con lieviti indigeni nei classici fuder da 1.000 litri.

Dalla pagina Facebook di Weingut Gessinger



Zeltinger Sonnenuhr Auslese** 1992 – Gessinger
Un Auslese aereo e dinamico dell’era pre-cambiamento climatico.
Crema di limone, arancia matura, erbe balsamiche. Colpiscono soprattutto la leggerezza e la freschezza, che non sembrano quelle di un vino di quasi 30 anni.
Scorrevole e beverino, ha un tocco di cremosità ravvivato da un lato più aspro. Finale semi-secco, più che dolce. Ci vuole autocontrollo per non finire la bottiglia in cinque minuti.

lunedì 5 ottobre 2020

IN VERTICALE

Finalmente tornano le verticali nel RieslinGarten. Protagonista Willi Schaefer con il suo Graacher Domprobst Kabinett degustato in sette annate (comprese tra la 2017 e la 2007) nella bellissima Villa Barattieri di Albarola (Vigolzone, Pc). L’azienda ormai gestita da Cristoph Schaefer, figlio di Willi, ha già trovato spazio diverse volte su queste pagine (come qui) e giustamente gode ormai della fama di fuoriclasse imprescindibile per capire ciò che la Mittel Mosel può offrire: il concetto di intensità senza peso espresso in forma liquida. La combinazione di aerea leggerezza ed energia propulsiva che trovano la quadratura del cerchio.



GRAACHER DOMPROBST KABINETT - Willi Schaefer

2017 
Partenza col botto, con un grande Kabinett di altissimo livello, molto giovane, contratto e parzialmente chiuso al naso, ma veramente di alto lignaggio. Sotto toni di lieve chiusura sulfurea emerge un lato agrumato di lime e mandarino, più toni di pesca gialla. Intenso e scalpitante al palato, quasi potente a dispetto della sua bassa % alcolica e della sua leggerezza, regala un’articolazione dinamica e ricca di sprint. 
Finale molto lungo con colpo di coda energico e affilato, preciso e rinfrescante. Gran vino. Elettrizzante. 

2016 
Più aperto e quieto del precedente. Il naso esibisce già lievi cenni idrocarburici, ma si apre comunque a un profilo abbastanza complesso tra pera, pompelmo e spezie. Sviluppo gustativo ben bilanciato con un lato delicatamente morbido e composto che però, a confronto con il vino che lo precede, appare quasi rilassato.
Rassicurante. 



2015 
Si risale di tono grazie a una versione che combina la leggerezza del Kabinett con l’intensità e la complessità di una Spätlese. Apertura su scie floreali, di pesca bianca ed erbe aromatiche (anice, melissa), agrumi, cera d’api e zafferano. L’attacco gustativo è quasi grasso, ma trova subito una grande succosità e una freschezza notevole. Finale molto lungo.
Completo. 

2014 
Il lato idrocarburico è ben integrato con i toni di fiori bianchi, pompelmo e mandorla, più un tocco di croccante alle nocciole che emerge con l’ossigenazione. Bocca relativamente semplice, ariosa e vivida, anche se più corta dei vini precedenti.
Gustoso. 



2013 
Altro anno dispari, altra annata pimpante e luminosa. Pesca gialla, ribes ed erbe aromatiche a dominare il quadro aromatico con un lieve fondo di zafferano. Il palato ha una buona presenza al palato, subito rinfrescata da toni agrumati. Finale lungo, reattivo e scattante che fa danzare il vino sulla lingua. Elegante. 

2009 
Si salta qualche vendemmia e si scavalla il confine dei dieci anni. Altra grande bottiglia. L’approccio al naso è subito minerale e si divide tra sensazioni di polvere da sparo, gesso e pietra focaia, più tocchi di idrocarburi, pesca bianca, erbe secche e spezie. Dinamico e scattante con un tocco di crema pasticcera che contrasta la viva acidità. Finale fresco molto succoso, speziato e preciso.
Complesso. 



2007 
Con la bottiglia più datata si va indietro di tredici anni. Il naso, elegante e stratificato, si apre su toni di pera, limone, pesca gialla, cumino e canfora, con contorno balsamico e lievemente fumè. 
Il palato incede con bella vitalità gustativa, ma con andamento apparentemente compassato, per lo meno più morbido rispetto al 2009, animato da scie sapide vivaci e forse senza lo sprint del campione. Prossimo all’apice della sua parabola espressiva.
Composto.

lunedì 9 marzo 2020

KARL ERBES

Erbes è un cognome storico della viticoltura in Mosella, ma l’azienda “Karl Erbes” è stata fondata dall’enologo omonimo solo nel 1967. Dopo esperienze giovanili in altre realtà e un’attività di consulenza presso molte aziende di Erden e Ürzig (proseguita anche dopo aver fondato la propria azienda), Karl è partito in proprio con soli 1.000 (!) metri quadrati di vigna a disposizione. 
Nel corso degli anni ha ampliato la superficie acquistando piccole parcelle nell’Ürziger Würzgarten e in particolare nell’area della sottozona Kranklay, accanto all’Erdener Prälat. Stefan Erbes, che lavora col padre dal 1984 e dal 2002 gestisce l’azienda, nel tempo ha ulteriormente ingrandito la superficie vitata fino ai circa 5 ettari attuali sparsi tra Ürzig, dove ha sede l’azienda, ed Erden, compresa una minuscola sezione in affitto nell’Erdener Prälat . 


Il 2017 è stata un’annata di rese molto basse (35 hl/ha) come nel resto della Mosella, principalmente a causa delle gelate di aprile, ma di eccellente qualità. Per Stefan Erbes vendemmia dall’1 al 16 ottobre, con i primi giorni riservati ai vini base, ai trocken e ai vini dei predicati più bassi, mentre l’ultima settimana – anche grazie all’arrivo della botrytis - è stata riservata ai predicati più alti e ai vini dolci. 
In cantina fermentazioni con lieviti indigeni e affinamenti sulle fecce fino all’imbottigliamento, che viene effettuato nella primavera successiva alla vendemmia. 
I due vini di cui ho scelto di parlarvi provengono dalla stessa azienda, dalla stessa annata e dalla stessa tipologia, ma da vigneti diversi (anche se attigui). Un faccia a faccia didattico che mette in luce le differenze, soprattutto pedologiche, tra diversi territori.


Erdener Treppchen spätlese trocken 2017 – Karl Erbes 
Da settori del Treppchen prossimi al Prälat. 
Il naso esordisce con note minerali e di fumo, poi agrumate, infine esprime una fine austerità floreale e di erbe (anice). Il palato è vivo, secco e austero, ma non duro, con un incedere dinamico e diritto anche se tutto sommato semplice e lineare. Bottiglia che probabilmente necessita ancora di un anno o due per aprirsi, ma che già ora costituisce una bevuta piacevole. 

Ürziger Würzgarten spätlese trocken 2017 – Karl Erbes 
Rispetto al precedente è più aperto, di lettura più immediata, con sensazioni olfattive di frutti gialli (pesca) e agrumi (pompelmo), ma anche di spezie dolci. La bocca ha più peso e un’avvolgenza che lo arrotonda facendolo virare verso la categoria halbtrocken (semi-secco), con una polpa morbida e cremosa che tuttavia trova un finale adeguatamente teso.

martedì 20 agosto 2019

ERBEN VON BEULWITZ (VINO D'ASTA)

Oggi vi parlo di un’azienda poco nota con sede a Mertesdorf, il comune più vitato della Ruwer (sottozona della Mosella), nata nel 1867 e gestita dalla famiglia Weis dal 1982: Erben von Beulwitz.
7.5 gli ettari a disposizione, compresi 2.5 ettari nel prestigioso Kaseler Nies’chen, “Grand Cru” esposto a sud-sud ovest su suoli di ardesia blu e marrone e pendenze che si spingono fino al 60%. Le vigne sono in parte centenarie. 

Kaseler Nies'chen. Credit: www.von-beulwitz.de

Kaseler Nies’chen spatlese Alte Reben 2015 (vino d’asta) – Erben von Beulwitz 
L’azienda fa parte della storica associazione Bernkasteler Ring, che ogni anno in settembre organizza un’asta con le selezioni più rare dei soci. E proprio dall’asta 2016 proviene questa bottiglia prodotta in soli 360 esemplari. 
Naso di integra e raffinata maturità con toni di pesca, cassis e lampone, ma anche scie floreali di rosa e di erbe aromatiche. La bocca vive di un equilibrio mirabile tra una polpa dolce e succosa moderatamente ricca ed un lato sapido-acido, che innerva piacevolmente la struttura. L’effetto finale – rinforzato da una chiusura precisa e a fuoco - è di un vino con tratti persino freschi e beverini.


domenica 26 maggio 2019

RIESLING VIDEO-SCHULE 41

Torna la Video-Scuola con una intervista effettuata dallo staff di James Suckling a Katharina Prum, erede di una delle saghe viticole famigliari più importanti del vino europeo.
Si parla della mitica azienda J.J. Prum (oggi diretta da Katharina), dell'annata 2013, di Mosella e del mercato del vino ad Hong Kong.
In inglese, dura 4 minuti. Buona visione.


martedì 5 febbraio 2019

SONNENFEUER: IL RIESLING RENANO

Inizio febbraio scoppiettante all’insegna del Riesling Renano. Siamo tornati a Villa Barattieri (Albarola, Pc) per una carrellata emozionante dedicata ad uno dei grandi vitigni mondiali tradotto in dodici versioni provenienti da diversi territori europei.
Ottimo l'accompagnamento gastronomico preparato dalla famiglia Barattieri per i vini, tutti secchi, o trocken, ad esclusione dell’ultimo, che ha fatto storia a sé ed è stato servito a bottiglia scoperta a differenza dei primi undici, serviti alla cieca. 
Semplificando, per livello di maturità delle uve e di residuo zuccherino quasi tutti i vini equivalevano più o meno alla tipologia spätlese trocken, tranne una sorta di auslese trocken ed un kabinett trocken (quest’ultimo appartenente in senso letterale alla categoria).
Perché questi vini e queste tipologie? Perché questi Riesling in particolare vanno bevuti come fossero dei Barolo, vanno degustati con calma ed alcuni di loro danno il meglio scaldandosi nel bicchiere, come i migliori bianchi di Borgogna. Vini sempre cangianti e multiformi, talvolta imprevedibili e selvatici che rifuggono le definizioni di comodo, perché non esiste IL Riesling, esistono I Riesling, ciascuno con il proprio carico di luci, respiri, fiammate e chiaroscuri caratteriali.
"Sonnenfeuer, Sternengold, kuehlen Mondlichtschein", cioè "il fuoco del sole, l'oro delle stelle, il freddo del chiaro di luna", come sintetizzato tanto tempo fa da un oscuro poeta della Mosella.
Nota a margine: eccezionalmente il post verrà pubblicato in contemporanea qui e sul blog Viniconleali, da me gestito insieme all'amico Luca Bersani.
Un ringraziamento a Dr. Buerklin-Wolf e a Nicola Libelli - attuale kellermeister dell'azienda di Wachenheim - per la foto del grappolo di riesling.
Tre batterie da quattro. Si parte.





Batteria N°1 

Loibenberg Smaragd 2017 – ALZINGER (Wachau, Austria) 
Nel tempo Alzinger ha imposto uno stile meno opulento rispetto a quello dei suoi vicini, grazie a vini più fini e gentili, raramente espliciti in gioventù.Vibranti e decisi, più che ricchi, decisi ma senza bisogno di alzare la voce. 
La maggior parte delle uve utilizzate per questa etichetta, affinata in grandi botti di legno, proviene da una parcella chiamata “Rauenheck” (cioè “luogo difficile”), dal microclima fresco. 
Vino dai tratti ancora compressi e giovanili, con toni agrumati e di mela verde balsamica, sviluppo gustativo sottile, fresco e lineare. Probabilmente il vino più semplice della serata per articolazione, una bottiglia gustosa e quasi “beverina” in questo contesto, in pieno stile Alzinger.


Alto Adige Val Venosta Untertortl 2016 – CASTEL JUVAL (Val Venosta, Italia) 
L’azienda è nota, oltre che per essere uno dei punti di riferimento del Riesling in Italia, anche per essere di proprietà dell’alpinista Reinhold Messner che, insieme a Gisela e Martin Aurich (che gestiscono l’azienda) l’ha fondata nel 1992. Le uve per l’etichetta denominata “Unterortl” crescono in una zona ventosa e soleggiata a 650 metri s.l.m., prevalentemente da una parcella di 0.5 ettari piantata nel 1992 e parzialmente dal Cru Windbichel. In cantina tutte le lavorazioni vengono svolte in acciaio inox con controllo della temperatura in fase fermentativa ed il vino affina sui lieviti fino all’imbottigliamento. 
Bottiglia che esprime al meglio la capacità di unire polpa ed eleganza tipica dei migliori vini della Val Venosta. Naso relativamente già aperto su toni nitidi di pesca gialla, pompelmo e sasso bagnato, con rimandi idrocarburici e tropicali. Palato di medio corpo, compatto e saporito, animato da una piacevole spina acido-sapida.

Hermannshohle 2016 – DÖNNHOFF (Nahe, Germania) 
L’azienda di punta della Nahe, piccola regione viticola portata alla notorietà internazionale proprio da Helmut Dönnhoff, che, seppur ancora presente in azienda, ha ormai ceduto la gestione al figlio Cornelius. 
Da sempre considerata tra le migliori vigne di tutta Germania, l’Hermannshohle (esteso in tutto per quasi nove ettari) si trova a Niederhäuser. La vigna poggia su un ripido pendio posto proprio in corrispondenza di una curva secca del fiume Nahe, che le dà una esposizione sud/sud ovest. L’impianto dei Dönnhoff - proprietari di 3.5 ettari nel Cru, oltre un terzo del totale - è degli anni '50 e si trova ad una altitudine di 130-175 metri slm con pendenza media del 50%; suolo di ardesia grigio-nera con tessitura a prevalenza argillosa e presenza di rocce ignee estrusive, porfido e calcare. 
Il vino, dopo fermentazione e affinamento in acciaio e grandi botti di legno (1.200 e 2.400 litri di capacità), si mostra arioso e di grande respiro, soprattutto al palato, oggi il lato migliore di questo giovane fuoriclasse. Il naso, pur non esprimendo ancora appieno la sua enorme potenzialità, regala toni di zagara e pesca, mentre la parte gustativa è tonica, potente e sfodera una dinamica complessa che chiude con una lunghissima sensazione quasi di burro salato.

Unendlich Smaragd 2017 – F.X. PICHLER (Wachau, Austria) 
Il produttore simbolo della Wachau, grazie a vini che combinano grande concentrazione, dinamismo ed eleganza. Con l'annata 1998 F.X. Pichler fa uscire la summa della propria filosofia vitivinicola: il Riesling Unendlich (“infinito” in tedesco). L’Unendlich – equivalente ad una auslese trocken - non proviene da un’unica vigna, ma dall’assemblaggio di diversi appezzamenti (di solito la scelta è tra Loibenberg, Steinertal, Kellerberg ed Hohereck) in % diverse in base all’annata, talvolta scegliendo solo due o tre tra questi vigneti, selezionando di volta in volta i grappoli più maturi e concentrati. Il 2017 è stato prodotto solo dai Cru Loibenberg e Kellerberg. Vendemmia a metà novembre e vinificazioni parcellari. Dopo la fermentazione alcolica, le vasche sono state assemblate in botti grandi per un affinamento di sette-otto mesi a contatto con le fecce fini. 
Vino che rischierebbe l’opulenza e l’esagerazione in mano altrui, ma che nelle mani dei Pichler riesce a mantenere vigore e solidità. Colto a pochi mesi dall’imbottigliamento, subito si esprime con sbuffi tropicali (frutto della passione e maracuja) che dominano il quadro aromatico, poi lavanda, salvia e pesca: al naso quasi un incrocio tra un Riesling, un Moscato/Malvasia di Candia aromatica ed un Gewürztraminer. Il palato attacca grasso e denso, l’alcol si fa sentire, ma il finale è sostenuto da una notevole sapidità (più che acidità) che allunga il vino riverberandone le sensazioni aromatiche.


Batteria N°2 


Abstberg kabinett trocken 2008 – MAXIMIN GRUNHAUSER (Ruwer, Germania) 
Tra i Cru monopole che compongono questa storica azienda della Ruwer (valle laterale della Mosella), quello da sempre più importante è l’Abstberg (14 ettari). Vitata da circa un millennio, questa porzione di collina presenta un sottosuolo con ardesia grigio-blu del Devoniano, esposizione sud est-sud ovest e una pendenza che a tratti arriva a toccare il 70%. 
Il 2008 è stata vendemmia fresca e abbastanza tardiva con concentrazioni zuccherine senza eccessi ed acidità ottimali per le categorie kabinett e spatlese. L’Abstberg kabinett trocken 2008 ha fermentato con lieviti indigeni in fuder prodotti da foreste di proprietà, con successivo affinamento sulle fecce fino all’imbottigliamento. 
Un piccolo-grande classico, questa bottiglia, molto Ruwer e specchio fedele dell’annata. Il naso - entrato in fase terziaria – è ispido e complesso: alterna toni fungini e da polvere da sparo, di miele di castagno e confettura di rabarbaro e susine gialle, di camomilla ed idrocarburi, con un sottofondo gassoso-sulfureo. Il palato è ossuto e verticale in confronto agli altri. Attacca con discreta morbidezza, poi si articola affilato e sottile, giocando più sull’acidità che sulla sapidità e chiudendo con freschezza.

Alto Adige Valle Isarco Kaiton 2013 – KUENHOF (Valle Isarco, Italia) 
La prima azienda a valorizzare il Riesling in Valle Isarco, con il primo impianto di due ettari nel 1993 ed i primi imbottigliamenti nel 1996. Il Kaiton è uno dei Riesling italiani più longevi ed essenziali; le vigne si trovano principalmente sul colle Lahner, con tre diversi anni di impianto: 1993, 2003 e 2006. Le due parcelle del 1993 si trovano una a 500 metri dall’azienda con esposizione sud est, mentre l’altra è sulla riva opposta del fiume (esposizione sud ovest). La parte del 2003 è collocata a poche decine di metri dall’azienda, mentre la vigna più recente, del 2006, terrazzata, si trova ad altitudine più elevata – 700 metri – in una zona boscosa che storicamente non fa parte del maso. Suoli: sabbia argillosa e rocce scistose con substrato di ardesia. Vinificazione: fermentazione con lieviti indigeni 80% in acciaio e 20% in acacia, affinamento sui lieviti per 7 mesi. 
Il naso mostra i primi cenni evolutivi sottoforma di maggior apertura e note idrocarburiche e di croccante alle nocciole, completate da toni iodati e sulfurei, di selce, erbe aromatiche e scorze di arancia. Dai tratti austeri e quasi severi, il palato esprime potenza ben controllata da un'adeguata, vigorosa spinta salata.

Doctor 2013 – WWE. DR. THANISCH/ERBEN THANISCH (Mosella, Germania) 
Storica azienda fondata nel 1636 che ha legato i suoi destini al Doctor, di cui è la realtà di riferimento. Il Doctor è uno dei sei-sette vigneti mitici (e storicamente il più caro per valore fondiario) della Mosella. Uno dei pochi, veri Grand Cru rimasti. Esteso per soli 3.2 ettari dietro il campanile di Berncastel, a 150-200 metri slm, gode di una calda esposizione a sud-sud ovest con pendenze estreme (65%) su suoli ricchi di ardesia blu scuro (quasi nerastra, in certi punti) con buona presenza di argilla che conferisce potenza ai vini. Parte delle vigne sono centenarie e non innestate. 
Dr. Thanisch è uno dei pochissimi fortunati a possedere una o più parcelle nella vigna.
Il Doctor 2013 è stato prodotto in quantità limitatissime (650 bottiglie) e deriva da fermentazione spontanea in fuder (botti di legno da 1.000 litri) di circa 40 anni. Al naso – centrato su un carattere “dolce” a cui sembra mancare un tocco di complessità - emergono netti toni di miele d'acacia e fiori gialli, confettura di albicocca e marzapane. In bocca dà il meglio di sé e lascia presagire un luminoso futuro; essenziale e lungo, si sviluppa compatto fino a un finale in cui trovano spazio eleganti scie minerali.

Marcobrunn 2012 – SCHLOSS SCHÖNBORN (Rheingau, Germania) 
Il Castello di Schönborn, a pochi km da Geisenheim, è un pezzo di storia della regione e della Germania tutta: esiste dal 1349, anno in cui appaiono le prime testimonianze di acquisizioni di vigneti da parte dell’omonima famiglia. Nel corso dei secoli la proprietà si è ingrandita fino ai 50 ettari odierni quasi interamente piantati a riesling. 
Il Marcobrunn è tra i più importanti vigneti di tutto il Rheingau: sette ettari esposti a sud a bassa altitudine e a breve distanza dal Reno (tra 90 e 100 metri slm), su marne terziarie e loess argilloso con presenza di miche. A fine '800 i vini del Rheingau erano tra i più cari al mondo e nei ristoranti londinesi i Marcobrunn venivano venduti al doppio degli Champagne di Cliquot, a poco più di Lafite e al pari del solo Yquem, unico in grado di raggiungere gli stessi prezzi. 
Quasi un tocco di zafferano a circondare un frutto polposo che si spinge verso territori maturi/canditi; palato glicerinoso, accogliente e rassicurante, ma ravvivato da scie sapide. Piacevole anche se un po' carente in termini di tensione.


Batteria N° 3


Clos Sainte Hune 2009 – TRIMBACH (Alsazia, Francia) 
I vini dei Trimabch sono noti per il loro stile secco, elegante e diritto, “gastronomico”, sui Riesling così come sui Gewürztraminer e le etichette prodotte dagli altri vitigni. 
Il Clos St-Hune è un Clos Monopole di 1.67 ettari incastonato nel Grand Cru Rosacker, ad Hunawihr. Di proprietà della famiglia da oltre due secoli, è stata vinificato ed etichettato a parte per la prima volta nel 1919. 
L’esposizione è a sud/sud est con suoli argillo-calcarei pietrosi del Muschelkalk, una sequenza di strati di roccia sedimentaria risalenti a 240-230 milioni di anni fa, sostanzialmente calcare conchilifero e rocce dolomitiche ad alto contenuto di calcio. La vigna – 60 anni l’età media – è stata piantata con densità di 5.500 piante/ettaro ed è potata con il sistema del Guyot doppio. 
Fermentazione alcolica in acciaio inox a temperatura controllata e niente fermentazione malolattica. Tutto l’affinamento viene svolto in acciaio inox. Il vino viene imbottigliato l’anno successivo alla vendemmia, ma affina cinque-sei anni in bottiglia prima dell’immissione al consumo (attualmente è appena uscita l’annata 2013). 
Come spesso capita con il S.te-Hune, il naso non è esattamente la prima cosa che colpisce i sensi. Inizialmente lievi note di solvente, poi agrumi maturi e torroncino, gesso con l’ossigenazione che fa uscire le componenti minerali. Ciò che colpisce da subito, invece, è il palato: misurato ma implacabile, sfodera un'eleganza borgognona (anzi, no, da Clos Ste-Hune) chiusa da un finale interminabile e profondo.

Kirchenstück 2009 – Dr. Bürklin Wolf (Pfalz, Germania) 
Dr. Bürklin-Wolf possiede 84 ettari di vigneti – lavorati in Biodinamica certificata dal 2005 - sparsi tra quattro comuni del Mittel Haardt: Wachenheim, Forst, Deidesheim e Ruppertsberg, coltivati per l'80% a riesling, da cui si ottengono circa mezzo milione di bottiglie all'anno. 
Tra i "Grand Cru" a disposizione, il Kirchenstück di Forst è considerato il Montrachet del Pfalz. 3.67 ettari al top nella classificazione del 1828 e ai vertici della classifica dei valore fondiari in Germania. Qui Buerklin-Wolf possiede una preziosissima parcella di circa mezzo ettaro su suoli di argille sabbiose calcaree con inclusioni di basalto, da cui provengono circa 2.000 bottiglie ogni anno. La vigna, collocata dietro la chiesa di Forst, giace quasi in piano con esposizione a sud est. 
Fermentazione con lieviti indigeni a temperatura controllata e successivo affinamento in botti ovoidali (doppelstuck da 2.400 litri). Colore carico che anticipa aromi fumé e di idrocarburo, seguiti da note di arancio e limone candito. Intenso, il naso, ma non un campione di finezza. In apertura il palato si allarga potente, trova scie saline che lo sostengono, ma chiude senza lo sprint e l'incisività che ci si aspetterebbe. Il tappo non era in gran forma, il che ci fa pensare ad una evoluzione non del tutto corretta per questa bottiglia.

Rangen de Thann Clos St. Urbain Grand Cru 2011 – ZIND HUMBRECHT (Alsazia, Francia) 
Una delle aziende mitiche in Alsazia, nota a livello internazionale anche per essere stata tra le prime, alla fine degli anni ’90, a passare integralmente all’Agricoltura Biodinamica. 
Il Grand Cru Rangen (22 ettari in tutto tra i comuni di Thann e Vieux Thann) ha suoli di rocce vulcaniche con importante presenza di tufo, esposti a sud con pendenze estreme. Collocato all'inizio di una vallata fresca che ritarda le maturazioni, ha piovosità superiore alla media della zona, ma senza che ciò costituisca un problema perché il suolo è molto arido e le elevate pendenze impediscono l'insorgere di ristagni idrici. 
Il Rangen è il Grand Cru più meridionale di tutta la regione, quello che raggiunge le maggiori altitudini (450 metri) ed il più scosceso (oltre 55° di pendenza); origina vini potenti e concentrati, complessi e longevi. Ricchi, ma non pesanti. Qui l’azienda possiede, in monopole, 5.5 ettari del mitico Clos St. Urbain. L’annata 2011 è stata segnata da una grandinata che, ad inizio agosto, ha falcidiato parte dei ceppi 50enni, con conseguenti rese finali (totali e per pianta) molto basse.
Dopo un anno di fermentazione svolta con i lieviti indigeni il vino si offre con un naso ricco che esprime note di lime candito e pietra focaia e subito dopo di croccante alle nocciole. Con l’ossigenazione si apre ad un frutto quasi tropicaleggiante e a ritorni di cenere: aromi intensi, ma eleganti e complessi con sfumature al tempo stesso calde e minerali. La bocca colpisce per l'attacco grasso e ampio, si sviluppa molto viva e slanciata chiudendo con grande verve sapida. Dinamico e multiforme, è completo come solo i grandi vini sanno essere.

Wachenheimer Luginsland auslese 1988 – MARGARETENHOF (Pfalz, Germania) 
Il Margaretenhof è nato nel 1950, con i giovani Yvonne e Martin che dal 2011 rappresentano la nuova (quarta) generazione familiare impegnata in azienda. Il nome rappresenta un omaggio del fondatore, Gunther - nonno di Yvonne e Martin – alla moglie Margaretha. 
Diciassette ettari a disposizione, tra cui Cru molto importanti come Ungeheuer, Pechstein e Jesuitengarten, ed una clientela costruita in buona parte su una solida base di privati che apprezzano l'ottimo rapporto qualità/prezzo dei vini.
Luginsland è un cru secondario di quasi 30 ettari situato a Wachenheim, ai confini con Forst. Il suo nome deriva dal bel panorama visibile dai vigneti, sebbene in buon parte piani. Il suolo è a tessitura prevalentemente sabbiosa con presenza di ghiaia spessa ed appartiene al Bundsandstein (arenaria). 
Ottima annata in zona, l’88. Da aprile a fine settembre meteo perfetto, un po’ di pioggia in ottobre ma poi ancora bel tempo asciutto in novembre che ha creato un mix adatto alla produzione delle categorie dei vini botritizzati, da auslese in su. 
Bottiglia di oltre trent'anni che regala un naso con nette sensazioni di zafferano, erbe aromatiche essiccate e frutti gialli in confettura (susina su tutti). La bocca è viva e snella, di medio peso e residuo zuccherino contenuto; manca un po’ di lunghezza nel finale, ma si distende armoniosa con scioltezza ed eccellente tenuta.

domenica 4 novembre 2018

KEES-KIEREN D'ASTA

Ancora un vino d'asta nel RieslinGarten. Stavolta tocca ad una rara (solo 48 bottiglie da 0,375 l e 96 da 0,75 l) auslese*** della Mosella, dove gli asterischi (o stelle) in etichetta indicano una maturazione zuccherina a livello di una Beerenauslese, superiore alle auslese classiche. 
Dunque, dall'asta 2016 del Bernkasteler Ring, una bottiglia di Kees-Kieren, azienda storica con sede a Graach, Mosella Centrale, e gestita da Ernst-Josef e Werner Kees che conducono vigneti sparsi tra Graach (Himmelreich e Domprobst), Kinheim (Rosenberg e Hubertuslay), Erden (Treppchen) e Kesten (Paulisnhofberg).

Graacher Domprobst

Graacher Domprobst auslese *** 2015 (vino d'asta, 0,375 l)Kees Kieren 
Residuo zuccherino 151 gr/l, acidità totale 11.2 gr/l, alcol 8% 
Al naso subito toni di zafferano, segno della presenza di molti acini botritizzati in fase di raccolta, poi un frutto speziato intrigante che oscilla tra note agrumate e tropicali; la bocca è un capolavoro di armonia: cremosa, fresca e salata. L'acidità è consona alla tipologia e riesce ad equilibrare il notevole impatto zuccherino iniziale, in un finale di rara precisione. Il tutto poi è percorso da una sapidità vibrante che fa la differenza ed è la vera spina dorsale della struttura. Grande vino dolce.



venerdì 5 ottobre 2018

1981

Ogni tanto è doveroso stappare uno dei piccoli monumenti al tempo che Schmitt-Wagner ci ha consegnato negli ultimi decenni e di cui ho scritto spesso nella breve storia del RieslinGarten (vedi qui, ad esempio). È doveroso, ma soprattutto è un piacere. E allora, approfittando di un pranzo al Ristorante del Voltone di Castell'Arquato (Pc), che qualche raro flacone di Carl Schmitt-Wagner ancora conserva, si è stappata una bottiglia. 
Nonostante la fama non eccelsa della vendemmia 1981, l'occhio - mentre scruta la carta - balza proprio ad una spätlese di quel millesimo, il più vecchio tra quelli presenti in carta. Proviamola. 
1981 dicevo, in Mosella non una grande annata. Tanta pioggia e difficoltà di maturazione delle uve, ricche di acidità e che hanno permesso di ottenere vini sottili ed austeri (persino scontrosi a volte), anche longevi, ma nel complesso magri e senza particolare complessità. Le eccezioni per fortuna non sono mancate. 

Perimetrato in rosso, il Longuicher Maximiner Herrenberg

Longuicher Maximiner Herrenberg spätlese 1981Carl Schmitt Wagner 
Da una vigna che all'epoca aveva 85 anni (piantata su piede franco nel 1896), il vino si apre sulle note olfattive che domineranno per tutto il corso della degustazione, giocate soprattutto su sensazioni di frutto. Frutto in confettura (cedro, susina), ma anche spezie, zafferano, rabarbaro. Frutto e spezie, comunque, più che idrocarburo e mineralità. 
Il palato offre una dolcezza relativamente contenuta, armonica, con acidità matura che regge bene la struttura. Sapidità e acidità concorrono per creare una spina dorsale di buona tenuta, anche se in bocca manca forse lo sprint del fuoriclasse vero (e per questo una temperatura di servizio bassa – 10°-11° - può giovare a rinfrescare il sorso). 
37 anni portati bene, esito felice (una delle eccezioni di cui sopra) di una vendemmia per il resto non indimenticabile nella Mosella Centrale.

giovedì 20 settembre 2018

COPPIA DI MERKELBACH

Nei bicchieri due Riesling di Alfred e Rolf Merkelbach (Ürzig, Mittel Mosel), confronto tra due kabinett dalla stessa vigna, ma di due annate diverse, molto diverse: 2014 e 2015, che rappresentano rispettivamente la 62esima e 63esima vendemmia per la gestione dei due fratelli, in particolare per Alfred, il fratello maggiore 81 enne in azienda dal 1951, quando di anni ne aveva solo 14. 
Il 2014 è stata un'annata meteorologicamente difficile (piogge primaverili-estive, freddo) che ha complicato in particolare la conduzione delle parcelle più impervie (i due fratelli ci tengono ancora oggi a fare quasi tutto loro, sia in vigna che in cantina), il che ha portato alla decisione di lasciare la gestione dell'Erdener Treppchen dall'anno successivo, con conseguente contrazione del numero di bottiglie. 
Di contro il 2015 si è segnalato per il clima diurno secco e caldo e per le buone escursioni termiche, quindi vini con acidità elevate e buone maturità zuccherine. Vendemmia dal 5 al 16 ottobre per una produzione finale di 10 fuder da 1 ettaro di vigna. I vini sono stati imbottigliati l'11 marzo 2016. 


Ürziger Würzgarten kabinett 2015 – Merkelbach 
Frutto nitido e composto, con delicate note floreali, poi di pera e frutti gialli. Lo sviluppo è lineare e armonioso, il finale elegante con il residuo zuccherino molto ben integrato e poco avvertibile. Esemplare e didattico, oggi è ancora leggermente compassato e necessita ancora di un anno o due per aprirsi definitivamente. Nonostante ciò è comunque molto succoso, ha bella lunghezza gustativa ed una purezza espressiva che rappresenta al meglio l'annata. 

Ürziger Würzgarten kabinett 2014 – Merkelbach 
Rispetto al 2015 il colore si carica di toni che sfiorano il dorato ed il naso si apre verso lidi più affumicati e petroliosi, con qualche rimando al rabarbaro, al cedro ed all'arancia matura. Un naso più marcato, più evoluto e meno nitido rispetto al vino precedente. La bocca, con carattere da halb-trocken, è meno compatta e più scontrosa, con un finale persino sferzante. Forse avrà meno vita del 2015, ma oggi regala una buona beva e può dare grande soddisfazione a tavola.


domenica 22 luglio 2018

DR. HERMANN+EISWEIN

Oggi Eiswein, grazie all'assaggio di un vino prodotto nel 2016 da Dr. Hermann, azienda con sede ad Erden che vanta 8 ettari sparsi tra Erden ed Ürzig, principalmente nei Grand Cru del territorio. 
Dopo la gestione di Rudi Hermann, attualmente l'azienda è gestita da suo figlio Christian e sta diventando celebre soprattutto per i vini da Prädikat alti (Auslese GK, Eiswein, BA, TBA), da qualche anno tra i migliori in assoluto. 
Nel 2016 la vendemmia è iniziata il 10 ottobre per terminare il 7 novembre, con l'appendice di ben due Eiswein raccolti tra fine novembre ed inizio dicembre, tra cui quello ottenuto dall'Erdener Herrenberg, vigna alta e fresca situata sopra il Treppchen e che nella parte più elevata sfiora quasi i 300 metri slm. Non un Grand Cru in assoluto, visto il clima, ma una vigna adatta a produrre Eiswein.

Erdener Herrenberg, da www.weinlagen.info


Erdener Herrenberg Eiswein 2016 – Dr. Hermann 
Raccolta il 30/11/2016 a 123° Oechsle; acidità totale 10.2 g/l; residuo zuccherino 170 g/l 
Colto in questa fase giovanile esprime un lato fruttato molto nitido, tra agrumi (cedro, limone), frutti tropicali e ribes. In bocca si esprime con una disinvoltura incredibile e una semplicità disarmante; l'attacco avvolgente e polposo trova uno sviluppo succoso e rinfrescante, con finale ricco di sprint. Un Eiswein esemplare e “beverino”, ottimo in abbinamento ad un Castelmagno d'alpeggio di 9 mesi.


domenica 8 aprile 2018

WEINS-P. 2014

Quasi un habituè, Bert Selbach con la sua azienda Weins-Prüm su queste pagine (vedi qui, ad esempio), anche se non ne avevamo più parlato dopo la cessione dell'attività post vendemmia 2015. Le bottiglie per fortuna sopravviveranno all'azienda, quindi ne riparleremo ancora, così come le vigne sono state spartite: in parte vendute a JJ Prüm, in parte affittate a Dr. Loosen, quindi il piccolo, ma significativo patrimonio vitato non andrà disperso.
Recentemente mi sono divertito a provare due vini della stessa annata, appartenenti allo stesso praedikat (kabinett, anche se con volumetrie quasi da spätlese), con dati analitici praticamente uguali, provenienti da vigne confinanti. Il risultato? Piccole-grandi differenze, due grandi vini. 

Nel Domprobst; sullo sfondo a destra il W. Sonnenuhr

Graacher Domprobst kabinett 2014 – Weins-Prüm 
89 Oechsle, 53 zuccheri, 8 acidità 
Frutto agrumato al naso, poi note di pasta di mandorle. In bocca lo sviluppo è piacevole e ben bilanciato anche se meno dirompente dell'altro, più quieto; gli zuccheri si fanno sentire maggiormente, nonostante un'acidità viva e matura, solo meno innervata dalle sensazioni saline. Il risultato è un vino elegante e molto piacevole, più pronto e con un po' meno spinta. 

Wehlener Sonnenuhr kabinett 2014 - Weins-Prüm 
89 Oechsle, 55 zuccheri, 8.1 acidità 
Naso complesso, che al frutto (pesca, albicocca) unisce note minerali, poi di mandorla. In bocca lievissima carbonica iniziale che smorza la rotondità voluminosa degli zuccheri, accentuando una sensazione fresco-salata che si fa via via quasi piccante. Nonostante un residuo zuccherino ben presente, è un vino di raffinatezza quasi austera e di propulsione energica, grande già oggi, ma da aspettare cinque-sei anni almeno per iniziare ad assaporarlo in una fase più matura.




venerdì 17 marzo 2017

ENOLABORATORIO RIESLING/1

Prima tappa dell'Enolaboratorio Riesling di Piacenza organizzato da ONAV al Circolo dell'Unione.
Virtualmente si va in Mosella. 9 vini per provare a raccontare quello che per molti versi è IL territorio del Riesling, quello classico, quello dei vini con gli equilibrismi gustativi più spericolati. Ed anche quello che, per chi scrive, è stata la porta di accesso al magico mondo del Riesling.
9 vini, si diceva: 3 trocken e 6 con residuo zuccherino, tipologia quest'ultima in cui tuttora credo vada ricercato il meglio della Mosella, che sulla tipologia trocken perde ancora qualche colpo rispetto a regioni come Rheingau e Pfalz, per citarne solo due.
A parte i primi due vini, della Ruwer, tutti gli altri provengono dalla Mosella Centrale.
Ecco i vini, raccontati nell'ordine in cui sono stati serviti.


Maximin Grunhauser Absterg kabinett trocken 2008 – Maximiner Grunhaus
Ci tenevo ad inaugurare il corso con un kabinett trocken vecchio stile della Ruwer come questo. Didattico e molto buono. Sottile e slanciato, nervoso e senza fronzoli. Buona la complessità olfattiva, dove alle note di frutta in confettura (anche tropicali) si uniscono sensazioni minerali, agrumate e di erbe aromatiche. Bello e deciso il finale di bocca.
Entrato nel suo apice espressivo, che probabilmente durerà ancora alcuni anni.

Karthauserhofberg alte reben spatlese trocken 2015 – Karthauserhof
Ancora Ruwer per un vino che, a differenza del precedente, vive sul lato fruttato-maturo (cotognata) e speziato dolce; struttura quasi opulenta per la tipologia e la zona, anche se in bocca recupera slancio e compattezza, ma pur sempre mantenendosi su un versante rotondo.


Batterieberg trocken 2013 – Immich-Batterieberg
Terzo e ultimo vino trocken della serata. Il naso esprime toni fruttati, speziati (zenzero) e floreali ma sembra quasi in una fase di passaggio verso sensazioni minerali più complesse. In bocca scalpita e chiude compresso, quasi con durezza: avrà bisogno di tempo per distendere la materia che oggi a tratti appare quasi “cruda”.

Graacher Domprobst kabinett 2013 – Willi Schaefer
Si passa ai vini con residuo zuccherino e si parte col botto. Grande kabinett dal carattere ampio e ricco, con volumetrie e ricchezze olfattive quasi da spatlese. Il bello è che, seppur pieno, mantiene linearità e scorrevolezza, una sorta di eleganza polposa. Pesca gialla e scie agrumate al naso per un vino molto gradevole oggi, ma che darà grandi soddisfazioni anche negli anni a venire.

Bernkasteler Doctor spatlese 2015 – Wwe. Thanisch/Erben Thanisch
Naso al momento un po' chiuso, lento ad aprirsi, che fatica ad esprimere il grande potenziale ma che regala comunque piacevoli note di anice ed erbe aromatiche; è in bocca però dove il vino si rivela realmente lasciando intuire la sua grandezza: esplode ampio, grasso e fresco al tempo stesso. Molto succoso, finisce con lunghezza importante e complessi ritorni aromatici da fuoriclasse.


Urziger Wurzgarten auslese fuder 8 2015 – Merkelbach
Nitido, preciso e lineare, sia al naso che in bocca. Pesca, albicocca, ananas, pasta di mandorle. Già ora molto godibile anche grazie all'acidità molto ben integrata nella struttura zuccherina. Carattere gustativo lungo e fresco. I fratelli Merkelbach al meglio in un vino che è anche fortemente paradigmatico di ciò che questa vigna può dare nelle migliori annate: immediatezza e profondità.

Erdener Pralat auslese 2010 – Dr. Loosen
Naso esplosivo e ricco, potente, con toni di frutto della passione e miele. Al palato subito un po' di carbonica che, lì per lì, maschera un residuo zuccherino più presente rispetto al vino precedente. Quasi opulento, esprime il lato ricco del Pralat, innervato però, come nei migliori esemplari, da una verve acido-sapida che lo ravviva.

Wehlener Sonnenuhr auslese 2004 – JJ Prum
La quintessenza della Mosella Centrale, sintesi mirabile di eleganza aerea ed austera (di quelle truffaldine: la bottiglia finisce in una amen). Come il vino precedente è solare e ciarliero, così questo è chiaroscurale e inizialmente un po' ombroso (lievi note sulfuree che spariscono dopo pochi minuti); esce alla chetichella nelle sue note di confettura di rabarbaro, infuso di camomilla e idrocarburi per svelarsi in tutta la sua eleganza. Classicismo Prum al meglio in un'annata dal taglio classico.


Erdener Pralat auslese Gold Kapsel 2015 – Dr. Hermann
Unico vino realmente “dolce” della serata, che probabilmente nella sequenza degustativa odierna paga un po' questo staccarsi dal dolce-non dolce dei precedenti. Si dichiara apertamente denso e dolce già dal naso: albicocca candita, miele, fiori dolci. Un "Pralatone": bocca grassa e ricca di polpa compensata da adeguato slancio.


sabato 24 settembre 2016

RIESLING VIDEO-SCHULE 21

Mentre in alcune zone d'Italia la vendemmia è già finita, manca poco all'inizio della vendemmia del Riesling in Germania. Godetevi 5 minuti di relax (audio musicale, sottotitoli in inglese) per vedere come si svolge la vendemmia in Mosella. Buona visione.


giovedì 19 maggio 2016

RIESLING VIDEO-SCHULE 17

Torna la Video-Schule con un bel video dedicato ai vigneti della Mosella e del Rheingau, a cura della Guild of Sommeliers con la partecipazione di Geoff Kruth che vi guiderà su e giù per i nostri amati ripidi pendii.
In inglese.


domenica 15 febbraio 2015

ESPANSIONE DELLA MEMORIA

A distanza di oltre un anno torniamo a parlare dei vini di Bruno Schmitt-Wagner (produttore ed ex-presidente del Bernkasteler Ring, storica associazione di produttori di Bernkastel e dintorni fondata nel 1899), in particolare delle annate pre-2007 e quindi pre-cessione delle vigne a Carl Loewen.

Bruno Schmitt-Wagner e signora, da www.cswagner.com
Continuiamo in sostanza il nostro piccolo e frammentario viaggio nel tempo e negli ormai 119 anni del mitico vigneto Maximiner Herrenberg, piantato a piede franco nel 1896 a Longuich, pochi chilometri a nord di Trier, Mosella. Qui trovate maggiori dettagli sulla vigna e sull'azienda.
Per questo nuovo aggiornamento della memoria devo dire grazie a Marco Roccarino e a Francesco Agostini che, grazie alla loro passione ed esperienza e al loro girovagare per le terre del Riesling, mi hanno permesso di recuperare le bottiglie.
Ecco i vini.
PS purtroppo la foto del 2004 si è smarrita nei meandri del pc, scusatemi
Longuicher Maximiner Herrenberg Spatlese 2004
Un'annata che in generale ci piace, che continua a darci soddisfazioni e della quale in questa bottiglia ritroviamo l'eleganza e la linearità, la leggerezza, la classicità moselliana che la contraddistingue. Non uso spesso l'aggettivo "cristallino" per descrivere un vino, ma stavolta ci sta.
Naso con toni di agrumi, mela verde, pesca, erbe, sasso/selce, spezie; palato molto scorrevole, lieve ma non inconsistente, aereo e leggiadro. La grandezza della semplicità. 

Longuicher Maximiner Herrenberg Auslese 2001 
Va bene i residui di carbonica da imbottigliamento, ma purtroppo questa bottiglia ci pare proprio rifermentata. Peccato. Tappo che tra l'altro sembra non avere tenuto alla perfezione (su uno sfondo floreale emerge qualche sensazione ossidativa).
La bottiglia si può comunque bere, ha palato fresco e austero con residuo zuccherino leggero (tratti accentuati dalla carbonica) con centro bocca cremoso, ma non è il caso di dare una vera e propria valutazione. 



Longuicher Maximiner Herrenberg Auslese 1999
Impatto fruttato di buona complessità (melone bianco maturo, mango, arancia matura) con scie di erbe aromatiche (alloro), zafferano, idrocarburi e confettura di rabarbaro. Naso che alterna caratteri "caldi" e ricchi ben contrastati da toni più "freddi".
Polpa e grassezza gustativa, dolcezza intrigante senza eccessi. Complesso e molto gradevole.


Longuicher Maximiner Herrenberg Spatlese 1997
Molto espressivo e preciso negli aromi: camomilla, marmellata di arance dolci, cedrata, confettura di susine, mela verde, pera e melone bianco, flori ed erbe aromatiche. Anche una lieve affumicatura e nel finale di naso una scia di nocciola/arachide tostata.
Palato leggero e ben bilanciato con acidità non troppo marcata e finale che poteva avere più slancio. Comunque facile da bere. Didattico. 


Longuicher Maximiner Herrenberg Auslese 1994 
All'inizio idrocarburi, poi lieve zafferano, scorza d'arancia, cenni di zucchero caramellato.
Bocca poco dolce con finale fresco e vivo che ripulisce e rinfresca; sensazioni gustative quasi da aranciata amara; palato inquieto e vispo che gioca su caratteri fresco-amarognoli.
L'acidità dà lunghezza al finale, anche se forse manca un po' di ampiezza. Più bevibilità che complessità. 
 
Longuicher M. H. auslese '94 e la zuppa inglese alla menta della Trattoria Entrà di Finale Emilia


Longuicher Herrenberg Kabinett 1989 
Il vino più vecchio del lotto (circa 25 anni di vita) viene non dal Maximiner Herrenberg, bensì dal semplice Herrenberg, la parte più alta e fresca della collina. E non tradisce le attese.
Al naso marmellata di limone e cedro candito, più frutto agrumato maturo che idrocarburo; bocca fresca e leggera appena ammorbidita dal lieve residuo zuccherino, sviluppo sciolto e scorrevole, lineare. Bottiglia svuotata in un amen.


Vittorio Barbieri

mercoledì 8 maggio 2013

JUFFER...ZITELLA!


Il Brauneberger Juffer stilizzato, dettaglio delle etichette di Fritz Haag

Stavolta ce la prendiamo comoda, nel senso che parliamo di un solo vino.
Che però è la scusa per parlare, come sempre, di un Cru, di una fetta di Mittel Mosel (tanto per cambiare, ma sono imminenti racconti su altre zone): Brauneberg è il villaggio, il Brauneberger Juffer ne è la vigna più estesa (il “Premier Cru”) e il Brauneberger Juffer Sonnenuhr la parte più pregiata (il “Grand Cru”). È quest'ultimo il protagonista, oggi.
Parliamo di una vigna citata per la prima volta nel 1333 e di una località che, fino al 1925, si chiamava Dusemond, dulcis mons, secondo gli antichi romani, cioè dolce collina, una novantina di anni fa ribattezzata Brauneberg, “collina marrone”, per il colore rosso-mattone tendente al marrone dell'ardesia presente.

LA VIGNA
Sul lato opposto di Brauneberg, per due km lineari circa, si estende il Brauneberger Juffer, che comprende anche il B.J. Sonnenuhr. Esposizione a sud, suoli di ardesia Devoniana (un'antichissima era geologica, il Devoniano, che prende nome da una regione inglese) capaci di marchiare, con il timbro dell'eleganza raffinata, i vini di questa sottozona.
Il B.J. si estende per 32 ettari, il suo cuore, lo Juffer Sonnenuhr, per soli 10,5 ettari che si sviluppano attorno alle rocce di metà collina, con pendenze estreme ed altre più dolci.
Il B.J.S. prende il nome dall'immancabile meridiana e da...un gruppo di zitelle. Infatti, a inizio '700, il ciambellano Wunderlich, che possedeva la maggior parte delle vigne di Dusemond, divenne padre di tre figlie che non si sposarono, dedicando la propria vita e riservando il proprio amore alle vigne di famiglia.
 
Parte del Brauneberger Juffer
 
L'AZIENDA
In questa zona probabilmente l'azienda più nota (e una delle più antiche, citata già nel 1605) è quella di Fritz Haag, che qualcuno chiama anche “Dusemonder Hof”. 12 ettari interamente vitati a riesling, parte dei quali nel B.J.S.
Come sempre, un po' di storia. A 20 anni, nel 1957, a causa della malattia del padre, Wilhelm Haag entra in azienda e, nel corso degli anni, acquista parcelle nel B.S. e nel B.J.S.
Nel 2005, nemmeno 70enne, Wilhelm lascia il timone al figlio Oliver (e alla di lui moglie, Jessica) forte di studi a Geisenheim e di esperienze da Donnhoff, Karthauserhof, Wegeler, ma pure in Sud Africa, che persegue sulla strada del padre.
Fermentazioni con lieviti indigeni in legno e in acciaio e la ricerca dell'eleganza, della leggerezza e della finezza, più che della potenza, come obiettivo primario, detto in altre parole: rispettare i caratteri della vigna di partenza.
 
Il Brauneberger Juffer Sonnenuhr
 
L'ANNATA 2006
Annata difficile in tutta la Germania, che ha fatto tribolare non poco i vignaioli a causa del clima schizofrenico. In Mosella la vegetazione è partita lentamente a causa delle basse temperature primaverili. Estate molto calda e asciutta, sole a settembre, ma tanta pioggia tra fine mese e inizio ottobre, poco prima della vendemmia.
Annata di mosti densi, con importanti dolcezze di frutto, ma anche acidità solide e ben strutturate. Buono sviluppo di Botrytis, vini dalla categoria spatlese in su.
Per Fritz Haag, come per la maggior parte dei produttori della zona, basse produzioni (per lui 45 Hl/ettaro). Vendemmia iniziata il 3 ottobre e finita il 26 dello stesso mese, elevate densità medie del mosto e Botrytis “buona” che ha permesso di produrre in tutte le categorie (TBA compresa).
Nel complesso grande annata per gli Haag (la capacità drenante dei Cru di Brauneberg ha aiutato non poco in un'annata di piogge importanti come questa), con vini rifiniti, polposi e concentrati. C'è chi l'ha paragonata al 2005, ma secondo Wilhelm Haag il 2006 ha una marcia in più.

IL VINO

Brauneberger Juffer Sonnenuhr auslese 2006 – FRITZ HAAG
20% di Botrytis per un vino che si apre su un naso “dolce” e molto nitido di pesca gialla e agrumi mielati, poi zafferano. Sullo sfondo una nota sassosa.
In bocca profilo lineare, compatto e sottile, immediato ma molto articolato. Struttura aerea, di leggiadria disarmante, che si sviluppa flessuosa e con armonia tra il residuo zuccherino evidente e la freschezza acida, per finire con grande lunghezza.
Tutto fin troppo bello e perfetto? Sì, forse sì...ma meno male. Comunque aspettiamo ad aprire la prossima bottiglia fra almeno cinque-sei anni, meglio se di più. Il vino è ancora estremamente giovane e ha tutto da guadagnare in sfumature.



ABBINAMENTO?
Sarebbe stato più figo abbinarlo (o dire di averlo abbinato) ad un formaggio giusto, magari caprino, invece il formaggio giusto-magari-caprino non c'era, però c'era una ciambella con limone e cioccolato...



...e andava molto bene.


Imminente: Erdener Pralat!
 
Vittorio Barbieri