giovedì 16 aprile 2020

VON BEULWITZ/2

Torno a parlarvi di Neu Erben (qui il primo post, dove trovate anche info sull’azienda), realtà di Mertesdorf nella Ruwer, ancora con un vino d’asta.
Dunque, la Ruwer. Tra i due affluenti della Mosella (l’altro si chiama Saar e origina l’omonima vallata) è il più corto con soli 46 km di lunghezza e quello racchiuso nella vallata più stretta e meno soleggiata. Territorio segnato da un clima rigido che in passato poteva complicare il raggiungimento della maturazione adeguata delle uve. Eppure i vini pur avendo un'acidità sferzante simile a quelli della Saar, rispetto a quest'ultima zona spesso mostrano un'espressività di frutto più rotonda e intensa. 

Photo credit:  www.von-beulwitz.de

Von Beulwitz lavora 7.5 ettari complessivi (90% riesling), per quasi 50.000 bottiglie prodotte in totale, compresi 2.5 ettari nel prestigioso Kaseler Nies’chen, “Grand Cru” esposto a sud-sud ovest su suoli di ardesia blu e marrone e pendenze che si spingono fino al 60%. Le vigne sono in parte centenarie. 
L’azienda fa parte della storica associazione Bernkasteler Ring, che ogni anno in settembre organizza un’asta con le selezioni più rare dei soci. Proprio dall’asta di settembre 2018 proviene questa etichetta prodotta in soli 300 esemplari.


Kaseler Nies'chen Kabinett Fass Nr. 11 (vino d'asta)  - Erben Von Beulwitz 
(NB: fass significa botte, fass Nr. 11 indica il numero di botte, che in questo caso è stata destinata a una selezione d’asta) 
Il naso è ampio e alterna la generosità della pesca bianca, degli agrumi maturi e dei frutti tropicali con la freschezza delle erbe aromatiche e della mela verde, spingendosi verso un tocco minerale gessoso, ma dà l’impressione di doversi ancora aprire del tutto. 
Il palato esibisce volumetrie da spätlese, più che da kabinett. Avvolgente con persino una punta di grassezza nell’attacco di bocca, incede sicuro con tonicità, in un piacevole contrasto continuo tra carattere dolce-cremoso da un lato e sapido-acido dall’altro. Il finale è teso e molto lungo, anche se i quasi 80 gr/l di zuccheri residui avranno bisogno di tempo per fondersi ancora meglio. 
Oggi è gradevole e seducente, ma tra almeno quattro-cinque anni inizierà a sviluppare le grandi potenzialità olfattive e gustative che ora si intravedono soltanto. Bottiglia più importante di quello che il prädikat lascia intendere.

giovedì 2 aprile 2020

DELLCHEN

Dönnhoff è l’azienda più nota della Nahe - su queste pagine ha trovato spazio tante volte, per esempio qui - quella che ha trasformato la regione (posta un centinaio di km a est dalla Mosella Centrale, tra i fiumi Mosella e Reno) da Cenerentola in una tra le zone più intriganti e apprezzate della Germania viticola. Il principale artefice di ciò è stato Helmut Dönnhoff che, seppur ancora presente in azienda, da anni ha ufficialmente ceduto la gestione al figlio Cornelius. 
Nome viticolo storico, quello della famiglia Dönnhoff (compare infatti già nel 1761), anche se è stato il nonno di Helmut, Hermann, a puntare sul riesling e a imbottigliare per primo i Cru aziendali negli anni ’20 del ‘900.


Helmut è stato alla guida tecnica dal 1971 al 2007, cedendo poi le redini al figlio, in azienda comunque dal 1999. Oggi la realtà viticola consta di una trentina scarsa di ettari (80% riesling) con vigne di 15-65 anni da cui si ottengono vini dolci e trocken di altissimo livello qualitativo. 
I Riesling trocken di punta, da anni nel gotha dei grandi bianchi europei, al pieno delle proprie possibilità esibiscono aromaticità intense e talvolta esplosive ma sempre di profonda complessità, animate da strutture potenti, ma armoniche ed eleganti, percorse da un’impeccabile tensione sapido-acida. 

Immagini del Dellchen, credit: www.vdp.de

Il vino di oggi proviene dal Dellchen (comune di Norheim), piccola vigna di soli 3.2 ettari affacciata sul fiume Nahe tra Norheim e Niederhausen, esposta a sud con tratti molto ripidi (fino al 70% di pendenza) parzialmente terrazzati con muretti a secco e incastonata tra spuntoni di roccia che contribuiscono a creare un microclima unico. Collocata tra 140 e 200 metri slm, poggia su una base di ardesia grigia con importante presenza vulcanica (porfido) ed è stata a lungo negletta per le sue pendenze estreme che ne rendevano troppo complicata la gestione. Il nome deriva da alcune cavità nella roccia, dette “dellchen” in dialetto.


Dellchen Riesling 2016 - Dönnhoff 
Frutto di una bella vendemmia in termini qualitativi, anche se di complicata gestione primaverile-estiva a causa della elevata pressione fito-sanitaria. Le ultimissime settimane prima della vendemmia sono state perfette grazie al clima autunnale diurno mite, ma con buone escursioni termiche notturne. 
Fermentazione parte in acciaio, parte in botti grandi. Affinamento in botti grandi.
Il naso parte con buona espressività agrumata (pompelmo e lime) e di frutta tropicale (ananas), oltre a toni di pesca, rosa, erbe aromatiche quasi balsamiche e pepe bianco, ma mostra anche un importante cuore minerale di pietra focaia che permea l'intero spettro olfattivo insieme a un lieve fondo idrocarburico.
In bocca si rivela profondo e vigoroso, molto saporito e fresco. Teso, strutturato e succoso, ha un finale lungo e rinfrescante che lo rende addirittura quasi beverino.
Setoso e vibrante al tempo stesso, il palato ha un'articolazione di elegante austerità.
Un vino già godibilissimo, ma che probabilmente avrà bisogno ancora di almeno un anno per entrare nella "finestra" espressiva ideale.


mercoledì 25 marzo 2020

GAISBÖHL 2011

Un altro piccolo capitolo dedicato a Dr. Bürklin-Wolf (qui uno dei vari racconti, relativo alla prima visita in cantina, a cui vi rimando per approfondimenti sull'azienda), realtà storica di riferimento del Pfalz, o Palatinato, territorio del meridione viticolo tedesco, nonché regione tra le più interessanti e dinamiche in Germania. 
Dr. Bürklin-Wolf, la cui data di nascita ci riporta addirittura alla fine del ‘500, ha sede a Wachenheim, ma gli 85 ettari vitati di proprietà - gestiti in Biodinamica da ormai quindici anni - sono sparsi in quattro comuni.
I vini, soprattutto nelle ultime vendemmie, sono stimolanti e mai banali; seguono un canone proprio che tende a lasciare esprimere in scioltezza il carattere di ogni annata, senza forzature ma sempre con grandissime attenzioni in vigna e in cantina. 


Il vigneto Gaisböhl, un monopole di Bürklin-Wolf, si estende in tutto per 8 ettari nel comune di Ruppertsberg, ma solo 5.2 ettari sono considerati alla stregua di un Grand Cru già dai tempi della classificazione del Regno di Baviera risalente al 1828. Gaisböhl si sviluppa ai piedi dei monti Haardt (la prosecuzione settentrionale dei Vosgi alsaziani) su suoli argillosi con presenza di ghiaia e arenaria, un mix che origina vini con strutture potenti (a volte più muscolosi che eleganti), acidità decise e ottimo potenziale di invecchiamento. 


Le uve dell’annata 2011, nel complesso calda, sono state raccolte manualmente il 29 e 30 settembre. Fermentazione a temperatura controllata con lieviti indigeni seguita da affinamento in botti grandi da 2.400 litri (chiamate doppelstuck). 
Ultima nota non da poco. Questa è stata l’ultima vendemmia dello storico kellermeister aziendale Fritz Knorr, scomparso poco prima della vendemmia 2012, che ha in seguito ceduto il posto al piacentino Nicola Libelli. 


Gaisböhl 2011 – Dr. Bürklin-Wolf 
Il naso mostra un buon livello di apertura evolutiva con toni di pompelmo maturo, ananas, confettura di pera, erbe aromatiche e idrocarburi, completati da scie minerali di sassi e gesso. 
Il palato – di viva impronta sapida – svela il carattere argilloso del Cru e la generosità dell’annata. Se il colore intenso, il naso e l’attacco di bocca esprimono concentrazione e grassezza, lo sviluppo è saldo e tonico e ravviva l’insieme, con un finale allungato dall’acidità elegante e precisa. 
Robusto, ampio e vigoroso, non sarà forse un campione di finezza, ma va dritto per la sua strada trovando bell’equilibrio tra acidità (matura) e zuccheri (contenuti in circa 6.5 gr/l).

domenica 15 marzo 2020

BERND PHILIPPI

Dietro l’apparentemente misterioso progetto denominato “Saumagen Riesling” si cela il mitico Bernd Philippi, colui che a lungo è stato proprietario del marchio Koehler-Ruprecht (sede a Kallstadt, nel Pfalz) e che, anche grazie alle doti del cru Saumagen, ha prodotto grandi auslese trocken con uno stile d’altri tempi. Qui un approfondimento


Una volta venduta l’azienda nel 2009 non è stato con le mani in mano e, dopo aver collaborato fino al 2012 con Koehler-Ruprecht, è stato coinvolto come co-proprietario e consulente per aziende portoghesi e sudafricane, ma soprattutto ha acquistato un piccolo appezzamento di viti vecchie nella sua vigna preferita di Kallstadt, naturalmente il Saumagen. Qui dal 2013 produce una vera rarità: 700-800 bottiglie all’anno di un’unica etichetta, della quale sono uscite al momento solo tre annate: le prime due (2013 e 2014) come spätlese trocken, mentre l’ultima (2015) come auslese trocken. Di recente ha ampliato la proprietà vitata a 0.5 ettari e continua ad appoggiarsi a una cantina della zona per le vinificazioni. 

I confini del Kallstadter Saumagen. Credit: www.weinlagen.info

Il vino di Philippi non ha una vera e propria distribuzione e viene venduto senza rispettare tempistiche canoniche (il 2014 e il 2015 per esempio sono stati rilasciati a breve distanza l’uno dall’altro nel 2019). Le bottiglie sono importate in Italia dal “benefattore” Francesco Agostini (per contatti: onewinelover@gmail.com). 


Kallstadter Saumagen spätlese trocken 2013 - Saumagen Riesling (Bernd Philippi) 
Fermentazione con lieviti indigeni e affinamento sulle fecce in botte grande. 
Il naso, complesso, esordisce su toni di pietra focaia e frutti giallo-arancioni (limone candito, melone), liberando poi note di pera, spezie (zenzero), burro d'arachidi e un carattere leggermente iodato. Il palato ha un lato grasso ma è percorso da una vena piccante; mostra volumi ampi e generosi contrastati dal lato sapido e da un’acidità matura. L’estrazione è importante, ma senza barocchismi, l’insieme è tonico e potente e conduce a un finale lungo, saldo e compatto dove emergono scie di pompelmo e di burro salato. 
Sta iniziando a entrare nella sua (lunga) fase di apice espressivo, quindi bevetelo adesso o dimenticatelo in cantina.