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venerdì 5 ottobre 2018

1981

Ogni tanto è doveroso stappare uno dei piccoli monumenti al tempo che Schmitt-Wagner ci ha consegnato negli ultimi decenni e di cui ho scritto spesso nella breve storia del RieslinGarten (vedi qui, ad esempio). È doveroso, ma soprattutto è un piacere. E allora, approfittando di un pranzo al Ristorante del Voltone di Castell'Arquato (Pc), che qualche raro flacone di Carl Schmitt-Wagner ancora conserva, si è stappata una bottiglia. 
Nonostante la fama non eccelsa della vendemmia 1981, l'occhio - mentre scruta la carta - balza proprio ad una spätlese di quel millesimo, il più vecchio tra quelli presenti in carta. Proviamola. 
1981 dicevo, in Mosella non una grande annata. Tanta pioggia e difficoltà di maturazione delle uve, ricche di acidità e che hanno permesso di ottenere vini sottili ed austeri (persino scontrosi a volte), anche longevi, ma nel complesso magri e senza particolare complessità. Le eccezioni per fortuna non sono mancate. 

Perimetrato in rosso, il Longuicher Maximiner Herrenberg

Longuicher Maximiner Herrenberg spätlese 1981Carl Schmitt Wagner 
Da una vigna che all'epoca aveva 85 anni (piantata su piede franco nel 1896), il vino si apre sulle note olfattive che domineranno per tutto il corso della degustazione, giocate soprattutto su sensazioni di frutto. Frutto in confettura (cedro, susina), ma anche spezie, zafferano, rabarbaro. Frutto e spezie, comunque, più che idrocarburo e mineralità. 
Il palato offre una dolcezza relativamente contenuta, armonica, con acidità matura che regge bene la struttura. Sapidità e acidità concorrono per creare una spina dorsale di buona tenuta, anche se in bocca manca forse lo sprint del fuoriclasse vero (e per questo una temperatura di servizio bassa – 10°-11° - può giovare a rinfrescare il sorso). 
37 anni portati bene, esito felice (una delle eccezioni di cui sopra) di una vendemmia per il resto non indimenticabile nella Mosella Centrale.

giovedì 28 luglio 2016

NUOVI VIAGGI NEL TEMPO

Un altro tassello nella storia del mitico Maximiner Herrenberg di Longuich (qui la storia del vigneto ed il racconto di alcune bottiglie, qui un altro post del rieslinGarten sul tema) grazie ad un nuovo assaggio fatto durante un pranzo al Voltone, bel ristorante a Castell'Arquato, sui colli piacentini, approdo sicuro e consigliato per chi transitasse da quelle parti e tra l'altro, da un po' di tempo a questa parte, molto sensibile al tema Riesling.

In basso a sinistra Longuich, perimetrato in rosso il Longuicher Maximiner Herrenberg

Longuicher Maximiner Herrenberg kabinett 1995 - Carl Schmitt-Wagner
Al primo impatto subito una nota che, leggendo “kabinett” in etichetta, potrebbe sorprendere: zafferano, alias probabile botrytis, in realtà tratto comune in molti Riesling prodotti in Media Mosella nel 1995, anche in categorie “basse” come kabinett. Poi anche sensazioni di menta, camomilla e confettura di susina. Naso terziarizzato e complesso che si muove tra freschezza e maturità di frutto. La bocca indugia più su un carattere marmellatoso e soffice, con acidità matura, ma sapidità che fa chiudere il vino con buono slancio finale e un carattere gustativo relativamente fresco.


sabato 7 dicembre 2013

OLD SCHOOL

Siamo tornati alla Taverna del Gusto di Piacenza, ormai quasi seconda casa del “giardino”, per una degustazione unica.
Fisicamente a Piacenza, nella nebbia e nel gelo padano, idealmente ci trasferiamo per qualche ora nella nebbia e nel gelo della Germania del sud, catapultati a Longuich, 1.300 anime nella parte meridionale della Mosella, una quindicina di chilometri a nord di Trier.
Qui, Carl Schmitt-Wagner è da decenni il nome di riferimento per chi ama il Riesling.
 
 
L'AZIENDA
L'azienda ha iniziato l'attività nel 1804 acquistando le vigne un tempo di proprietà dell'Abbazia Benedettina “San Massimino” di Trier (a proposito, vi ricorda qualcosa?) e arrivando a produrre circa 35.000 bottiglie annue da un'estensione di circa 4 ettari, divisi in due corpi vitati posti sulla sponda della Mosella opposta all'abitato di Longuich: il Maximiner Herrenberg, esposto a sud/sud ovest su suoli di ardesia blu con inclusioni ferrose e, nella parte alta della collina a 250-300 metri, in un microclima più fresco, l'Herrenberg.
Nell'avveniristica immagine sottostante il perimetro rosso segna i confini del Maximiner Herrenberg, quello giallo del semplice Herrenberg.
 
 
LA VIGNA – viaggio nel tempo
Merita un discorso a sé la parcella vitata aziendale all'interno del Maximiner Herrenberg, forte di una situazione più unica che rara: 6.000 piante con ceppi ultracentenari (del 1896) a piede franco. Un monumento vivente dove si concentra un patrimonio viticolo geneticamente unico, un grande privilegio per chi deve lavorarlo e una grande fortuna per chi può assaggiare i frutti di questa mitica vigna, piantata nell'anno in cui i fratelli Lumière giravano uno dei primissimi film della storia, quello del treno che entra nella stazione di Le Ciotat (e degli spettatori che fuggono per paura di essere investiti dal treno). Decisamente altri tempi.
 
 
Bruno Schmitt, oltre 50 vendemmie alle spalle, ha guidato l'azienda fino al 2007 compreso, ma dalla vendemmia successiva ha ceduto le sue vigne a Carl Loewen, al quale spetta ora la responsabilità di tramandare e custodire un prezioso ed insostituibile patrimonio vitato.
Della nuova pagina aperta da Loewen riparleremo prossimamente, per ora concentriamoci sui vini prodotti dalla testa e dalle mani di Herr Schmitt fino a qualche anno fa, frutto di vinificazioni in legno con lieviti indigeni.
 
Dalla pagina Facebook di Carl Loewen: vendemmia nel Maximiner Herrenberg, anno 1902
I VINI
Le bottiglie sono state scovate con la complicità di Francesco Agostini e Marco Roccarino che, tra le varie cose, fanno anche questa cosa qui.

Longuicher Maximiner Herrenberg spatlese 2007
Il vino più giovane, certo, sei anni dalla vendemmia, ma anche quello proveniente da un vigna che all'epoca aveva ormai ha raggiunto la venerabile età di 111 (!) anni.
Nitido e garbato, in questa fase giovanile esprime note di mela verde, agrumi, erba fresca più una tenue mineralità. La delicata eleganza e la (apparente) semplicità di beva ci sembrano oggi dominare, in sintesi, il quadro degustativo, chiuso da un finale armonico e pulito. Paradigmatico ed essenziale, bell'esempio di una bellissima vendemmia, peraltro l'ultima di Bruno Schmitt.

 
Longuicher Maximiner Herrenberg auslese 2002
Il naso si apre su note petroliose e leggermente affumicate, con un sottofondo di citronella, poi sembra quasi perdere un po' di vigore olfattivo con l'ossigenazione, muta, fa emergere il lato fruttato in confettura (agrumi, mela), trova infine una quadratura affascinante dove risalta la componente idrocarburica.
Sviluppo semplice al palato, scorrevole e lineare, vivo, arrotondato dal residuo zuccherino ben integrato con il resto.
 
Longuicher Maximiner Herrenberg auslese 1999
La bottiglia in cui le note di zafferano si fanno più evidenti da subito, legandosi con eleganza ai toni idrocarburici. Tornano anche le note fumè con tratti quasi terrosi, poi fruttati. Naso compatto, il più ricco e complesso tra i primi tre vini.
Polpa e grassezza gustativa ma, come sempre, nella giusta misura. Morbidezza ben controllata da un finale comunque fresco, espressivo e luminoso.
 
Longuicher Maximiner Herrenberg kabinett goldkapsel 1982
Eccolo: 31 anni di vino e vigna che allora non aveva ancora compiuto un secolo (“solo” 86 anni di vita). Il vino più anziano del lotto è un kabinett, categoria che negli anni è diventata il cavallo di battaglia aziendale.
Profumi terziari più sul frutto: marmellata di arance, confettura di susina e di rabarbaro. Frutto quindi maturo e nervoso, screziato da una lieve nota di zucchero caramellato.
Attacco stretto e vivo, spigoloso (è il vino meno dolce dei tre) con articolazione acidulo-amarognola e finale asciutto che ripulisce il palato.
 


Prima di Natale si parlerà di Rheingau dopodiché, ormai, sarà ora di organizzare al meglio la calata di gennaio in Germania.
 
Vittorio Barbieri