Siamo tornati alla
Taverna del Gusto di Piacenza, ormai quasi seconda casa del
“giardino”, per una degustazione unica.
Fisicamente a Piacenza,
nella nebbia e nel gelo padano, idealmente ci trasferiamo per qualche
ora nella nebbia e nel gelo della Germania del sud, catapultati a
Longuich, 1.300 anime nella
parte meridionale della Mosella, una quindicina di chilometri a nord
di Trier.
Qui, Carl Schmitt-Wagner
è da decenni il nome di riferimento per chi ama il Riesling.
L'AZIENDA
L'azienda ha iniziato
l'attività nel 1804 acquistando le vigne un tempo di proprietà
dell'Abbazia Benedettina “San Massimino” di Trier (a proposito,
vi ricorda qualcosa?) e arrivando a produrre circa 35.000
bottiglie annue da un'estensione di circa 4 ettari, divisi in due
corpi vitati posti sulla sponda della Mosella opposta all'abitato di
Longuich: il Maximiner Herrenberg, esposto a sud/sud ovest su suoli
di ardesia blu con inclusioni ferrose e, nella parte alta della
collina a 250-300 metri, in un microclima più fresco, l'Herrenberg.
Nell'avveniristica
immagine sottostante il perimetro rosso segna i confini del Maximiner
Herrenberg, quello giallo del semplice Herrenberg.
LA VIGNA – viaggio
nel tempo
Merita un discorso a sé
la parcella vitata aziendale all'interno del Maximiner Herrenberg,
forte di una situazione più unica che rara: 6.000 piante con ceppi
ultracentenari (del 1896) a piede franco. Un monumento vivente dove
si concentra un patrimonio viticolo geneticamente unico, un grande
privilegio per chi deve lavorarlo e una grande fortuna per chi può
assaggiare i frutti di questa mitica vigna, piantata nell'anno in cui
i fratelli Lumière giravano uno dei primissimi film della storia,
quello del treno che entra nella stazione di Le Ciotat (e degli
spettatori che fuggono per paura di essere investiti dal treno).
Decisamente altri tempi.
Bruno Schmitt, oltre 50
vendemmie alle spalle, ha guidato l'azienda fino al 2007 compreso, ma
dalla vendemmia successiva ha ceduto le sue vigne a Carl Loewen, al quale spetta ora la responsabilità di tramandare e
custodire un prezioso ed insostituibile patrimonio vitato.
Della
nuova pagina aperta da Loewen riparleremo prossimamente, per ora
concentriamoci sui vini prodotti dalla testa e dalle mani di Herr
Schmitt fino a qualche anno fa, frutto di vinificazioni in legno con
lieviti indigeni.
Dalla pagina Facebook di Carl Loewen: vendemmia nel Maximiner Herrenberg, anno 1902 |
I VINI
Le bottiglie sono state
scovate con la complicità di Francesco Agostini e Marco Roccarino
che, tra le varie cose, fanno anche questa cosa qui.
Longuicher Maximiner
Herrenberg spatlese 2007
Il vino più giovane,
certo, sei anni dalla vendemmia, ma anche quello proveniente da un
vigna che all'epoca aveva ormai ha raggiunto la venerabile età di
111 (!) anni.
Nitido e garbato, in
questa fase giovanile esprime note di mela verde, agrumi, erba fresca
più una tenue mineralità. La delicata eleganza e la (apparente)
semplicità di beva ci sembrano oggi dominare, in sintesi, il quadro
degustativo, chiuso da un finale armonico e pulito. Paradigmatico ed
essenziale, bell'esempio di una bellissima vendemmia, peraltro
l'ultima di Bruno Schmitt.
Longuicher Maximiner
Herrenberg auslese 2002
Il
naso si apre su note petroliose e leggermente affumicate, con un
sottofondo di citronella, poi sembra quasi perdere un po' di vigore
olfattivo con l'ossigenazione, muta, fa emergere il lato fruttato in
confettura (agrumi, mela), trova infine una quadratura affascinante
dove risalta la componente idrocarburica.
Sviluppo
semplice al palato, scorrevole e lineare, vivo, arrotondato dal
residuo zuccherino ben integrato con il resto.
Longuicher Maximiner
Herrenberg auslese 1999
La
bottiglia in cui le note di zafferano si fanno più evidenti da
subito, legandosi con eleganza ai toni idrocarburici. Tornano anche
le note fumè con tratti quasi terrosi, poi fruttati. Naso compatto,
il più ricco e complesso tra i primi tre vini.
Polpa
e grassezza gustativa ma, come sempre, nella giusta misura.
Morbidezza ben controllata da un finale comunque fresco, espressivo e
luminoso.
Longuicher Maximiner
Herrenberg kabinett goldkapsel 1982
Eccolo: 31 anni di vino e
vigna che allora non aveva ancora compiuto un secolo (“solo” 86
anni di vita). Il vino più anziano del lotto è un kabinett,
categoria che negli anni è diventata il cavallo di battaglia
aziendale.
Profumi terziari più sul
frutto: marmellata di arance, confettura di susina e di rabarbaro.
Frutto quindi maturo e nervoso, screziato da una lieve nota di
zucchero caramellato.
Attacco stretto e vivo,
spigoloso (è il vino meno dolce dei tre) con
articolazione acidulo-amarognola e finale asciutto che ripulisce il
palato.
Prima di Natale si
parlerà di Rheingau dopodiché, ormai, sarà ora di organizzare al
meglio la calata di gennaio in Germania.
Vittorio Barbieri
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