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martedì 27 ottobre 2020

PECHSTEIN

Bassermann-Jordan è un nome ricorrente su queste pagine (potete leggere qui un approfondimento sull’azienda), nonché una delle aziende di peso del Pfalz. Con sede a Deidesheim, l’azienda ha a disposizione un parco vigneti di prim’ordine gestito secondo la filosofia Biodinamica, che comprende anche 0.75 ettari nel Pechstein, “Grand Cru” di Forst con vene di basalto nero-verdi che si estende per complessivi 15.3 ettari. 



Veduta del Pechstein, da www.bassermann-jordan.de

Pechstein 2015 G.G. – Bassermann-Jordan 
La vendemmia è frutto di quattro diversi passaggi effettuati a inizio ottobre. Fermentazione con lieviti spontanei per metà in acciaio e per metà in botti grandi. 
Ricchezza aromatica che dalla pesca e gli agrumi si sposta verso toni di pietra focaia e di mandorla, con lieve sfondo idrocarburico e balsamico. Naso generoso e multi sfaccettato. 
La struttura è piena, con tanto vigore sapido più che acido. Quindi un Riesling per chi ama la potenza, più che la finezza, ma una bottiglia che comunque non eccede nell’opulenza e incede ben salda e compatta grazie al cuore minerale che la percorre.

giovedì 6 febbraio 2020

PECHSTEIN+BASSERMANN-JORDAN

Bassermann-Jordan è una delle aziende storiche del Pfalz (vecchia conoscenza di questo blog, potete leggere qui un approfondimento), oggi con sede a Deidesheim e un parco vigneti di prim’ordine, tra cui 0.75 ettari nel Pechstein, “Grand Cru” di Forst con vene di basalto nero-verdi.


Questo 2009 trocken (secco) è figlio di un’annata calda che esprime e amplifica il lato potente dei Riesling del Pfalz, che sanno essere spesso ampi, densi e concentrati, ma soprattutto sempre animati da uno sprint minerale che li mantiene salati e vigorosi.



Pechstein G.G. 2009Bassermann Jordan 
Bottiglia che al naso esibisce un frutto maturo (mandarino, pesca), ma senza eccessi da surmaturazione; con i minuti emergono anche scie di idrocarburo, pietra focaia ed erbe balsamiche. L’olfatto ha toni tendenti al “dolce” ben integrati con un carattere minerale che lo rende più complesso. 
In bocca attacca con buona forza sapida, ha volume, larghezza e potenza, forse gli manca un po’ di spinta acida nel finale, ma il lato salato è sufficiente a tonificare la struttura. Vino potente e voluminoso oggi entrato nel suo apice espressivo, ma con un denso cuore minerale che ne dovrebbe prolungare il miglior momento di assaggio per almeno tre-quattro anni ancora.

venerdì 24 marzo 2017

ENOLABORATORIO RIESLING/2

Dopo le montagne russe Moselliane della prima serata si passa alle pienezze (apparentemente) più rassicuranti del Pfalz. Rassicuranti perché strutturalmente dai tratti più meridionali e arrotondati; “apparentemente” perché qua e là spuntano acidità citrine, le sapidità spingono comunque sempre con decisione e poi ci si può imbattere in vini più difficili da catalogare, belli e turbolenti come quelli di Koehler-Ruprecht.
8 vini per raccontare il Pfalz, 4 coppie (annata giovane/annata meno giovane) che traducono al meglio il territorio.
Un grazie per le foto a Luca Cannizzaro.


Gaisbohl 2015/2011 – Dr. Buerklin-Wolf
La serata viene inaugurata da un monopole di Dr. Buerklin-Wolf, il Gaisbohl di Ruppertsberg, con un 2015 che esprime goiventù: naso fruttato e molto floreale, bocca salda e fresca innervata da acidità ben matura con ritorni di lavanda e sfumature quasi balsamiche che escono con l'ossigenazione. Molto preciso, qualcuno scambia la sua attuale linearità giovanile per semplicità, ma è un finto-semplice che farà uscire il suo carattere negli anni; il 2011 invece ha naso più pronto ed evoluto con toni minerali di sassi e pietre; il palato - potente e strutturato – rivela i suoli argillosi del Lage di provenienza, chiudendo con buona freschezza.


Pechstein 2015/2009 - Dr. Von Bassermann-Jordan
Ci si sposta a Forst con queste due versioni di Pechstein, vigna particolarissima con vene di basalto nero-verdi: il 2015 mostra una ricchezza espressiva che a tratti quasi sfiora l'opulenza con naso di pesca matura e mela e un palato strutturato e dall'attacco rotondo, ma con finale salino; mentre il 2009 esibisce toni di caramello e confettura di pesca e albicocca, naso “dolce”, dunque, anche se con l'aria escono note di pietra focaia; in bocca ha volume, ampiezza e potenza, ma anche compattezza nel finale.


Ungeheuer 2015/2002 – Georg Mosbacher
Restiamo a Forst con l'accoppiata di Mosbacher, che comprende il vino più datato della serata. 2015 agrumato, con acidità citrina che aiuta a sostenere brillantemente una struttura importante. Piazzato nella sequenza dopo i vini di Bassermann-Jordan pare quasi agile e snello ma, così come Gaisbohl 2015 di Buerklin-Wolf è un finto-semplice, questo è un finto-magro di bella precisione espressiva. Il 2002 gioca su un carattere olfattivo di evoluzione integra, con cenni di frutto maturo-in confettura, caramello bruciato-croccante alle nocciole, idrocarburi sullo sfondo. In bocca poi rivela il meglio di sé, grazie ad una impalcatura viva e nervosa, persino spigolosa e dall'energia salata quasi astringente.


Kallstadter Saumagen auslese trocken 2014/2008 – Koehler-Ruprecht
Azienda fuoriuscita dalla VDP, unica della serata a riportare in etichetta i praedikats anche per i vini più importanti. Da questo Lage anticamente cava di gesso, il 2014 offre toni floreali, poi di miele e cera d'api, con attacco di bocca rotondo e ampiezza nello sviluppo che mascherano una bella freschezza di fondo. Vino di classe e personalità. Poi, per ultimo, il vino meno rassicurante della serata, annata 2008, con naso complesso fatto di eleganti sfumature minerali evolute (anche una lontana sensazione di cherosene) e rimandi di frutto maturo; poi il palato: freschissimo e tagliente, una sferzata in contrasto con il naso. Vino selvatico ed emozionante.


mercoledì 4 gennaio 2017

QUOTIDIANO. O QUASI

Per una volta parlerò di un vino “quotidiano”, un Ortswein secondo la classificazione interna della V.D.P., equivalente ad un village borgognone.
L'azienda, Bassermann-Jordan, rappresenta al meglio sia la storia che il presente del Pfalz e per un approfondimento vi rimando qui, racconto di una bellissima visita fatta in azienda ormai quasi 3 anni fa.


Il Forst trocken è prodotto da vigne dell'omonimo paesino (850 abitanti), dove si trova una incredibile concentrazione di Grand Cru quali Kirchenstück, Jesuitengarten, Pechstein e Ungeheuer; il vino in questione invece proviene da parcelle del vigneto Stift, esteso per 56 ettari complessivi su suoli di sabbia limosa e limo sabbioso, per una produzione media annua di circa 6.500 bottiglie.



Forst trocken 2012Dr. Von Bassermann Jordan
Bel frutto polposo, agrumato e di pesca, ma anche lievi note di grafite; bocca semplice e vivida, con acidità al tempo stesso decisa e delicata e con carbonica accennata, ma che si fa sentire (a me piace, ma se non la gradiste, sappiate che nel giro di un giorno dall'apertura se ne va). Finale di discreta persistenza, nitido e rinfrescante. Ottima bottiglia da tutti i giorni...o quasi, visto che costa circa 20 € in enoteca.

lunedì 10 febbraio 2014

THE BJs

Storico peso massimo del Pfalz lato Mittel Haardt, Dr. Von Basserman-Jordan è una delle tre “B” (le altre sono Dr. Bürklin-Wolf e Von Buhl), un tempo le uniche, o quasi, aziende del Pfalz ad essere conosciute al di fuori dei confini nazionali.
Non è nuovo su queste pagine, ne avevamo già parlato QUI e QUI.

 
Attiva dal XVIII secolo (ma l'avvento del doppio cognome risale al 1883 e il nobiliare “von” compare nel 1917) con uomini che hanno fatto la storia del vino tedesco, l'azienda ha sede a Deidesheim, ma a Niederkirchen, dove siamo stati ospitati, si trova una delle due cantine di lavorazione, una è per le uve certificate “Bio”, l'altra per quelle provenienti da agricoltura convenzionale.
46 ettari di proprietà con certificazione Biologica in alcuni tra i principali Lage della zona, con suoli provenienti da antiche colate laviche, più uve acquistate da altri 30 ettari per un totale di circa 450.000 bottiglie medie annue.
Dopo la morte del proprietario Achim Niederberger nell'estate 2013, l'azienda si è trovata a fronteggiare una situazione delicata, ma la produzione è tuttora saldamente nelle mani del mitico Ulrich Mell detto Uli, direttore tecnico dal 1996, coadiuvato da Dominik Leyrer in azienda ormai dal 2006.
 
Uli
Dopo che fino al 1996 veniva prodotto solo Riesling, attualmente l'85% dei vigneti vede la presenza del nostro vitigno preferito, interpretato in diverse linee tuttora vestite con le bellissime etichette storiche, in parte ottocentesche, in parte di inizio '900.

Da sinistra: etichetta dei vini con residuo, etichetta dei Riesling secchi, etichetta delle "borgognotte"
La continua tensione alla sperimentazione coinvolge vitigni (es. goldmuskateller), contenitori (vasche di cemento non vetrificate, anfore spagnole per prove a base pinot grigio e gewurztraminer) e tecniche di vinificazione (macerazioni sulle bucce, in anfora e non), ma anche la gestione della vigna, dove da tempo l'azienda segue il calendario di Maria Thun e mette in pratica i concetti della Biodinamica.


Dominik e le anfore
In cantina prevalentemente acciaio e botti di legno da 13 o 26 ettolitri, poi barriques e tonneaux. Fermentazioni con lievi indigeni e/o selezionati a seconda delle situazioni, delle annate, dei vini.

 
Abbiamo avuto il privilegio di assaggiare alcune vasche dell'annata 2013, vendemmia breve, convulsa e complicata a causa del clima, iniziata, per il Riesling, nella seconda settimana di ottobre e che ha portato a rese basse e a vini nervosi con acidità spiccate.
Abbiamo provato anche tanto altro, vasche e botti di Pinot Bianco, Sauvignon, Gewurztraminer, Moscato Giallo, Pinot Nero e, durante il pranzo “al sacco” nella sala-macchine della cantina con Uli e Dominik, il vino in anfora e il Riesling Ancestrale 2011, non in commercio, da uve del Hohenmorgen: una barrique frutto di fermentazione spontanea con residuo zuccherino di 20 gr./l.
Ma qui ci concentreremo sui Riesling destinati al commercio.
Dai “Village” (i cosiddetti “Ortswein” secondo la classificazione del VDP, battezzati con il nome del villaggio di provenienza), ai Premier Cru (Erste Lage) e ai Grand Cru (Grosses Gewachs).
Tutti i vini assaggiati sono trocken, secchi.

ORTSWEIN

Deidesheim
Dall'Hergottsacker.
Stile kabinett trocken. Succoso e fruttato, struttura decisa e nervosa, finale amarognolo.

Ruppertsberg
Dal Reiterpfad.
Appena meno potente del precedente, leggermente più morbido e gentile. Sviluppo lineare con finale floreale e acidità ben integrata.

Forst
Dallo Stift.
Il più minerale tra i “Village” assaggiati: note di grafite, poi quasi terrose. Buona complessità, scie agrumate nel finale preciso ed efficace.

 
ERSTE LAGE

Forster Ungeheuer Ziegler (due campioni da contenitori diversi)
Da una parcella (chiamata “Ziegler”) del celeberrimo Ungeheuer.
Ampiezza fruttata (tropicale) e floreale, buona complessità gustativa con dinamica articolata e sfaccettata.
Lo stesso vino prelevato da una botte da 13 Hl mostra un frutto che si spinge su un versante più pieno, rotondo e cremoso rispetto all'esemplare in acciaio.

Deidesheimer Kieselberg
Da suoli ghiaiosi. Frutto agrumato, mineralità, freschezza e articolazione sapida, quasi salata.

GROSSE LAGE – GROSSES GEWACHS

Hohenmorgen
Da Deidesheim. Vigna di circa tre ettari per due terzi di proprietà di Basserman, con suoli argillo-sabbiosi e di arenaria rossa.
Respiro fruttato (pesca e sfumature quasi tropicali) caratteristico del Lage, cenni floreali e speziati. Palato molto succoso e preciso, cremoso, struttura ricca e lunga.

Jesuitengarten
Da Forst. Il “Giardino dei Gesuiti” (queste terre erano di proprietà del Monastero Gesuita di Neustadt) presenta suoli argillo-sabbiosi con presenza di alterazioni basaltiche e tratti leggermente limosi.
 
Jesuitengarten


Peso, polpa e ricchezza, ma anche tanta articolazione e profondità. Austera eleganza agrumata e fruttata, acidità vivida con finale succulento e rinfrescante.

Ungeheuer (3 campioni da contenitori diversi)
Da Forst. Cru di 40 ettari parzialmente confinante con il Jesuitengarten: suolo di basalto scuro nerastro, arenaria rossa, argille sabbiose e calcare. “Hungeheuer” significa “mostro” e deriva dal poco rassicurante nome di un segretario comunale locale del '600.
 
 
Il campione della botte da 13 ettolitri esibisce un frutto aperto, intenso e disteso (pesca, lime, mango), grassezza, profondità e dinamismo.
Il campione del tonneau nuovo ha un colore più carico con note di cera d'api e di vaniglia, mentre il campione del tonneau usato ha un profilo elegante e misurato, finemente strutturato, compatto.
 
 
Vittorio Barbieri

lunedì 27 maggio 2013

RIESLING ON TOUR!

 
Palazzo Corsini è un gran bel palazzo fiorentino seicentesco. Inizialmente qui c'era un “casino” (nel senso di piccola casa signorile...), nel tempo sono stati costruiti altri edifici ed oggi chi dovesse visitare questi luoghi avrebbe la fortuna di aggirarsi in saloni e salette, salire e scendere dal magnifico scalone monumentale, passeggiare nel giardino all’italiana e ammirare un po' distratto quadri e affreschi del '600 in un contesto sfarzoso e imponente.
Qui, lo scorso 13 maggio, si è tenuta la prima tappa del Riesling On Tour italiano, organizzata dalla prestigiosa rivista tedesca di enogastronomia Der Feinschmecker con il supporto di Thurner PM (che ci ha fornito le foto).
Madaleine Jakits di Der Feinschmecker
L’occasione per noi giardinieri era molto ghiotta, di quelle da non perdere. Così ci siamo permessi il lusso di un pomeriggio fiorentino, con tanto di spettacolare giornata primaverile di contorno (una rarità, visto il clima delle ultime settimane), all’insegna del nostro nettare preferito.
In programma, oltre alle degustazioni libere presso i banchetti dove i 25 produttori erano presenti di persona, due seminari molto interessanti. Siamo riusciti a seguire solo il primo, condotto da Gian Luca Mazzella. Ahimè, ci siamo persi il seminario di Andrea Gori.
Un momento delle degustazioni libere
Nella degustazione guidata da Mazzella i protagonisti erano dieci vini: una coppia di annate per ciascuno dei cinque produttori presenti, una recente e una più datata.
In realtà per tutti l'annata più recente era la 2011, di belle, anzi, bellissime speranze: qualcuno in Mosella l'ha paragonata alla 2007, per la fioritura anticipata, la raccolta tardiva e le alte densità zuccherine ben bilanciate dall'acidità.
I produttori protagonisti della degustazione sono stati Donnhoff, Bassermann-Jordan, Heymann-Lowenstein, Robert Weil e J.J. Prum.
Il seminario di Gian Luca Mazzella
I VINI E LE AZIENDE

La storica tenuta di Helmut Donnhoff si trova sulle ripide colline che costeggiano il fiume Nahe, un affluente della Mosella, in una delle più piccole regioni vitivinicole di Germania. Di Helmut Donnhoff (dal 1971, era 22enne, alla guida dell'azienda, che oggi conta 25 ettari di vigneti), tra i migliori bianchisti tedeschi e, forse, del mondo abbiamo assaggiato il Riesling Dellchen 2011 e il suo predecessore del 1997.
Il 2011 ha un attacco di naso molto fine, fresco e complesso, pur in assenza di botrytis, dove prevalgono sensazioni floreali e note di pesca bianca. In bocca, acidità e sapidità ben combinate con la struttura e l'alcol, in armonia.
La versione del 1997 ha invece una più immediata e netta presenza di idrocarburi, che fa da apertura a un naso ampio, con note tropicali e agrumate. La bocca è piena, ricca e con una piacevole chiusura decisa e asciutta.

L’azienda Dr. von Bassermann-Jordan, di proprietà di Achim Niederberger, risiede in una delle zone viticole tedesche più calde, il Pfalz, che noi italiani conosciamo come Palatinato, a Deidesheim. Qui Niederberger possiede un’importante tenuta di circa 50 ettari su suoli provenienti da antiche colate laviche, con produzione seguita dall’enologo Ulrich Mell.
Il Jesuitengarten Riesling trocken Grosses Gewachs 2011 proviene da un cru, un tempo di proprietà dei gesuiti, con una estensione di 6 ettari a 170 metri sul livello del mare, su terre argillose e gessose, con tratti leggermente limosi, classificato come uno dei Grand Cru della zona. Il vino ha note calde, floreali, di pesca quasi in confettura. In bocca predomina una acidità viva e austera, violenta, ancora un po' slegata dalle altre componenti.
La versione 2007 ha un naso complesso e un po' maturo, leggermente fumè, con lievi note balsamiche. In bocca è ricco e polposo, apre e chiude con decisione.
Heymann-Lowenstein ci porta in Bassa Mosella, a Winningen, in una vallata protetta dai freddi venti del nord. La zona è caratterizzata da vigne ad alberello su ripidi pendii di ardesia che riflettono i raggi del sole sugli acini e rilasciano calore durante la notte.
Il Riesling Roettgen 2011, fermentato con lieviti indigeni, nasce da un cru ricco di ossidi di ferro con esposizione sud-sud est. Naso non prorompente, ma fine, pulito, netto, con sentori di salvia, rosmarino, pesca, albicocca e zafferano. La bocca è piena, con ottima acidità, agrumata e lunga, e finale asciutto. Ottimo vino da pasto, di importante struttura.
Il Roettgen ‘Alte Reben’ 2002 (annata tardiva caratterizzata da temperature fresche) si apre su un naso complesso ed evoluto. Frutta candita, zafferano, miele, sambuco, che contribuiscono a dare un'idea di...grassezza fresca. Note zuccherine e polposità, accentuate da toni mielosi, sono comunque in equilibrio con una importante vena di acidità. Vino pieno e di sostanza, quasi masticabile, ma slanciato.
Poi l'accoppiata di Robert Weil proveniente dalla vigna Grafenberg (17,5 ettari l'estensione del cru) di Kiedrick, Rheingau. Wilhelm Weil ha una tenuta di circa 65 ettari, dal 1981 parzialmente di proprietà di una multinazionale giapponese.
Il Kiedrich Grafenberg Riesling Spatlese 2011 ha potenti note dolci, tropicali al naso. La bocca presenta un avvolgente residuo zuccherino ben equilibrato dalla componente acida.
Ci sembra però più piacevole e risolta l’annata 2001, che ha una squillante nota di idrocarburo, ampiezza e sensazioni quasi di essenze (nel senso di legni) balsamiche, oltre che di zafferano. In bocca residuo zuccherino meno evidente rispetto al 2011. Acidità, freschezza e nerbo, per un palato dove risaltano sensazioni di agrumi e zafferano affiancate a note più erbacee e vegetali.
Chiudiamo in bellezza con J. J. Prum. Siamo in piena Mosella. Per un approfondimento sull'azienda vi rimandiamo qui.
In degustazione due Wehlener Sonnenuhr Auslese Gold Kapsel, il 2011 e il mitico 1983.
Katharina Prum dice che i vini dell'annata 2011 esprimono molto bene il carattere dei rispettivi Cru, quindi Wehlen è molto Wehlen, Graach è molto Graach e via dicendo.
Il 2011 in questione ha un naso fruttato (pesca e pera, soprattutto), con note mielose e affumicate. La bocca è opulenta e polposa, ma affilata. Densa e di struttura importante, ma supportata dalla vena acida. Nerbo e vigore. E tanto rigore. Wehlen! Anzi, Wehlen+J.J. Prum.
Poi...il 1983, vendemmia dove un magnifico autunno ha contribuito a dare vini freschi e zuccherini, nel complesso senza importanti presenze di botrytis. Ottima annata per gli Eiswein, tra cui alcuni leggendari (quello di Egon Muller e il GK di J. J. Prum). Ma torniamo a noi......agli occhi il colore è oro carico. Naso ancora fresco, complesso, ricco. Zafferano, pietra focaia, tabacco, tartufo, spezie (su tutte, cannella), note balsamiche. Impressionante per ampiezza e nitidezza. La bocca ha tratti flessuosi e cremosi, ma con freschezza e mineralità molto vive. Finale piacevolmente asciutto, preciso e senza cedimenti.
Sorprende la tenuta in freschezza, la grande beva. Grande gioventù. Magari poterlo risentire tra qualche anno...già ora un’emozione!

Foto di gruppo dei produttori
Speriamo presto in nuove tappe italiane del Riesling On Tour...

Alberto Alfano e Vittorio Barbieri