sabato 22 aprile 2017

RIESLING VIDEO-SCHULE 27

Torniamo a Brauneberg (Mosella Centrale), stavolta per un'incursione nelle vigne di Rainer Heil e per osservare varie fasi della produzione: dalla potatura alla vendemmia, dalla pressatura all'imbottigliamento. Attenti a non scivolare giù mentre potate e mettetevi comodi: dura circa 27 minuti e, ahimé, è in lingua tedesca. Ma ne vale la pena.
Buona visione.
 


sabato 8 aprile 2017

ENOLABORATORIO RIESLING/4

Si è chiusa la bella esperienza dell'Enolaboratorio Riesling, fatto e pensato insieme ad ONAV Piacenza. Prima di tutto un grande grazie a tutta la delegazione, mix di competenza, disponibilità e simpatia. Bravi.
Nell'ultima tappa del viaggio siamo andati a spasso nel tempo - dal 2005 al 1977 - e nello spazio, limitandoci in realtà a due sole aree della Germania: Rheingau – primi due vini - e Mosella – i successivi sei, tra cui un vino della Ruwer ed uno della Saar. Un viaggio utile non tanto e non solo per avere la conferma che i migliori Riesling sono vini parecchio longevi, quanto per seguirne idealmente lo sviluppo e l'evoluzione nel corso degli anni, osservarne la trasformazione dopo averne colto – nella prima serata del corso – il lato più giovanile.





Di seguito il racconto degli 8 vini, in un percorso degustativo rocambolesco su e giù tra i decenni e le tipologie.
Grazie ancora una volta a Luca Cannizzaro per le foto.

Rauenthaler Nonnenberg trocken 2005 – Georg Breuer
Naso sul versante floreale e fruttato, non propriamente “caldo” ma comunque “carnoso”. La bocca attacca ampia e potente, si articola con buon bilanciamento e chiude con finale fresco e sapido.
Il vino è giovane anche se già molto piacevole e di buon equilibrio, ma lo aspettiamo al varco per risentirlo tra 3-4 anni.


Hochheimer Holle auslese trocken 2002 - Kunstler
Rispetto al precedente gli aromi sono più evoluti e centrati su un registro terziario più pronunciato tra confetture e toni di cenere/fumo. Palato molto bello, sferzante e pieno, con un'acidità guizzante e salata che attraversa il vino dall'inizio alla fine rinfrescando una struttura importante.


Urziger Wurgarten spatlese 1977 – Benedict Loosen Erben
Qui si sale sulle montagne russe con una spatlese non trocken di 40 anni che sembra quasi trocken. Naso d'impatto scontroso, quasi fungino e fortemente iodato e torbato. Con l'aria poi si rivelano anche note di agrumi confit. Bocca sottile e piccola (figlia dell'annata) ravvivata da una acidità citrina e sgrassante. Vino disarmonico dal fascino irregolare e turbolento.


Scharzhofberger spatlese 2001 – Von Kesselstatt
Dalla Saar. Si torna a un registro più accogliente e rassicurante con il primo dei vini con residuo zuccherino più evidente. Pesca, albicocca, pera, mango, camomilla: naso didattico e di gradevole immediatezza; bocca vellutata e fresca al tempo stesso. Impeccabile ed esemplare.


Wehlener Sonnenuhr auslese 1997 – J.J. Prum
Uno dei 3 imbottigliamenti (lo 09 00) di Wehlener Sonnenuhr auslese proposti da Prum in questa annata.
Dopo l'eleganza classica e sottile, appena austera, dell'eccellente auslese 2004 assaggiato nella prima serata dell'Enolaboratorio, si passa ad un altro fuoriclasse che si annuncia con un colore molto chiaro e tenue. Frutto agrumato (buccia d'arancia matura) ed erbe aromatiche (salvia, basilico) in grande evidenza; lievi sbuffi sulfurei che restano sullo sfondo a completare il quadro. Bocca elegantissima e succosa, salda e molto lunga. Un vino che sembra ancora all'inizio del proprio lungo cammino: grande complessità in totale scioltezza e, ancora una volta, grande bevibilità.


Maximiner Grunhaus Abstberg kabinett 1989 – Maximin Grunhaus/Von Schubert
Dalla Ruwer. Lieve sfondo iodato con buon frutto e note di torrefazione ad ammorbidire l'impatto iniziale. La bocca, molto viva, è innervata da un'acidità salata che dà sprint e trova armonia con un residuo zuccherino che arrotonda e “scalda” un vino comunque fresco e pimpante.


Longuicher Maximiner Herrenberg spatlese 1988 – Schmitt Wagner
1° TEMPO
Da un vigna a piede franco piantata nel 1896 (che oggi ha dunque 121 anni e che quando venne prodotto questo vino aveva “solo” 92 anni…).
Naso inizialmente ombroso e reticente che l'aria (il vino è stato servito un paio di ore dopo la stappatura) smuove solo di poco da note terrose e di foglie morte, di muschio-muffe. Chiede pazienza e solo a fine serata inizierà a tirare fuori il frutto, ma lì per lì sembra quasi non volersi far piacere. La bocca però si rivela da subito cristallina, nitida e precisa, persino rinfrescante.
Bottiglia a due facce, che costringe i degustatori ad uno sforzo in più, ma che sa regalare emozioni.
2° TEMPO
Poi succede che qualcuno, un corsista curioso e avveduto, Marco Massari, si porta a casa ciò che resta di una bottiglia (la seconda stappata, perché la prima sa di tappo) e qualche giorno dopo mi scrive:
A 24h di distanza il vino è proprio cambiato tanto, il naso esce in maniera molto fine ed elegante e le note iniziali lasciano il posto al frutto ed a note di grafite e pietra focaia. Avessi portato a casa la bottiglia intera difficilmente mi sarei fermato”.


Urziger Wurzgarten auslese 1985 – Benedict Loosen Erben
Chiusura della serata e del corso con un'auslese di armonia esemplare. Naso di frutti gialli in confettura e fumo. Struttura gustativa ampia e piena, elegante e armonica. Vino completo, piacevolmente pronto (probabilmente vicino al proprio apice espressivo) ma che darà ancora soddisfazioni negli anni.


giovedì 30 marzo 2017

ENOLABORATORIO RIESLING/3

Terza tappa del viaggio nei territori del Riesling (qui e qui le prime due tappe) e delle sue differenti possibilità espressive.
Alsazia, dunque, che secondo uno stereotipo duro a morire è terra di vini morbidi e piacioni, ma che in realtà sa esprimere valori assoluti attraverso vini profondi di rara complessità, con e senza residuo zuccherino.
A seguire il piccolo itinerario emotivo e didattico degli 8 vini che ho scelto per raccontare l'Alsazia.

Geisberg Grand Cru 2014 – Kientzler
Per aprire la serata un vino dal frutto agrumato nitido e giovanile, specchio efficace dell'annata e del Grand Cru di provenienza: bocca citrina ma strutturata, anche se oggi predomina ancora il lato “verticale”. Vino di verve cristallina, da riprovare tra 4-5 anni.


Kitterlé Grand Cru 2012 – Dirler Cadé
Degustati in contemporanea i due GC di Dirler Cadé della stessa annata.
Si parte con il Kitterlé, più discreto e sottile, più semplice, con toni di frutti a polpa bianca (mela), ed uno sviluppo gustativo regolare, sapido, sì, ma senza slanci particolari.
Kessler Grand Cru 2012 -Dirler Cadé
Il Kessler esibisce un frutto più carico e maturo, ma senza eccessi, ingentilito da note floreali. Polpa concentrata, più ricca e grassa del precedente (il carattere del Cru si fa sentire) percorsa da una vena acido-sapida ben cesellata che bilancia il residuo zuccherino.


Kastelberg Grand Cru 2008 – Remy Gresser
Prima delle due accoppiate finali un'escursione nell'ardesia alsaziana e nell'unico Grand Cru 100% rieslng.
Naso dal carattere già parzialmente terziario: frutto maturo con accenni di idrocarburi e pietra focaia. Attacco di bocca tondo e di buon peso con piacevole finale salato, più che acido. Probabilmente entrato nel suo apice espressivo, tra due-tre anni potrebbe iniziare a trovare una affascinante dimensione di più austera rarefazione.


Cuvée Frederic Emile 2009 – Trimbach
Si prosegue con una mini-verticale del Frederic-Emile, proveniente da due Grand Cru (e per questo non etichettato come tale) di Ribeauvillé: Geisberg e Osterberg.
Il 2009, uscito sul mercato prima del 2008, rimanda sensazioni evolutive fumé e di croccante alle mandorle, con una bocca ricca che parte quasi larga ma finisce con buon slancio e vigore. In generale vino dal carattere caldo e accogliente.
Cuvée Frederic Emile 2008 – Trimbach
Eccolo, il grande vino. Quello sorprendente che ti fa saltare dalla sedia e che rischia di far passare in secondo piano i vini precedenti e quelli seguenti.
Agrumato e pepato, è vino di grande complessità ancora incredibilmente giovane. Così come il 2009 è (apparentemente) pronto e comunque già entrato in una fase espressiva terziaria, così questo è roccioso, diritto ed essenziale, ancora in un punto iniziale del proprio sviluppo.
Struttura importante snellita da una acidità decisa e matura che lo rinfresca e ne amplifica la persistenza. Luminoso e guizzante. Da riprovare tra 10 anni (ma se lo trovate, bevetelo subito senza indugi).


Brand Grand Cru 2013 – Zind Humbrecht
Infine si chiude con l'accoppiata “Brand”, zona calda e precoce capace di regalare vini di complessità calorosa e minerale al tempo stesso.
Il 2013 (Vielles Vignes sotto mentite spoglie perché prodotto anche dalle piante solitamente usate per il Vielles Vignes vero e proprio) ha una mineralità sulfurea austera associata a sfumature floreali. La bocca è piena e carnosa, ma anche nervosa e tesa. Vino complesso e profondo, con un naso selvatico che cambia in continuazione, fatto d'una eleganza scapigliata e istintiva che lo rende affascinante.
Brand Grand Cru 2011 Vielles Vignes – Zind Humbrecht
Una Vendange Tardive sotto mentite spoglie. Grassezza e accenni surmaturi, 18 gr/l di zuccheri con toni “solari” di marmellata di arance e miele, anche slanci tropicali, ma uno sviluppo ampio molto lungo e molto saldo, per niente pesante (possente, semmai) e reso più complesso dalla salinità che emerge nel finale.


venerdì 24 marzo 2017

ENOLABORATORIO RIESLING/2

Dopo le montagne russe Moselliane della prima serata si passa alle pienezze (apparentemente) più rassicuranti del Pfalz. Rassicuranti perché strutturalmente dai tratti più meridionali e arrotondati; “apparentemente” perché qua e là spuntano acidità citrine, le sapidità spingono comunque sempre con decisione e poi ci si può imbattere in vini più difficili da catalogare, belli e turbolenti come quelli di Koehler-Ruprecht.
8 vini per raccontare il Pfalz, 4 coppie (annata giovane/annata meno giovane) che traducono al meglio il territorio.
Un grazie per le foto a Luca Cannizzaro.


Gaisbohl 2015/2011 – Dr. Buerklin-Wolf
La serata viene inaugurata da un monopole di Dr. Buerklin-Wolf, il Gaisbohl di Ruppertsberg, con un 2015 che esprime goiventù: naso fruttato e molto floreale, bocca salda e fresca innervata da acidità ben matura con ritorni di lavanda e sfumature quasi balsamiche che escono con l'ossigenazione. Molto preciso, qualcuno scambia la sua attuale linearità giovanile per semplicità, ma è un finto-semplice che farà uscire il suo carattere negli anni; il 2011 invece ha naso più pronto ed evoluto con toni minerali di sassi e pietre; il palato - potente e strutturato – rivela i suoli argillosi del Lage di provenienza, chiudendo con buona freschezza.


Pechstein 2015/2009 - Dr. Von Bassermann-Jordan
Ci si sposta a Forst con queste due versioni di Pechstein, vigna particolarissima con vene di basalto nero-verdi: il 2015 mostra una ricchezza espressiva che a tratti quasi sfiora l'opulenza con naso di pesca matura e mela e un palato strutturato e dall'attacco rotondo, ma con finale salino; mentre il 2009 esibisce toni di caramello e confettura di pesca e albicocca, naso “dolce”, dunque, anche se con l'aria escono note di pietra focaia; in bocca ha volume, ampiezza e potenza, ma anche compattezza nel finale.


Ungeheuer 2015/2002 – Georg Mosbacher
Restiamo a Forst con l'accoppiata di Mosbacher, che comprende il vino più datato della serata. 2015 agrumato, con acidità citrina che aiuta a sostenere brillantemente una struttura importante. Piazzato nella sequenza dopo i vini di Bassermann-Jordan pare quasi agile e snello ma, così come Gaisbohl 2015 di Buerklin-Wolf è un finto-semplice, questo è un finto-magro di bella precisione espressiva. Il 2002 gioca su un carattere olfattivo di evoluzione integra, con cenni di frutto maturo-in confettura, caramello bruciato-croccante alle nocciole, idrocarburi sullo sfondo. In bocca poi rivela il meglio di sé, grazie ad una impalcatura viva e nervosa, persino spigolosa e dall'energia salata quasi astringente.


Kallstadter Saumagen auslese trocken 2014/2008 – Koehler-Ruprecht
Azienda fuoriuscita dalla VDP, unica della serata a riportare in etichetta i praedikats anche per i vini più importanti. Da questo Lage anticamente cava di gesso, il 2014 offre toni floreali, poi di miele e cera d'api, con attacco di bocca rotondo e ampiezza nello sviluppo che mascherano una bella freschezza di fondo. Vino di classe e personalità. Poi, per ultimo, il vino meno rassicurante della serata, annata 2008, con naso complesso fatto di eleganti sfumature minerali evolute (anche una lontana sensazione di cherosene) e rimandi di frutto maturo; poi il palato: freschissimo e tagliente, una sferzata in contrasto con il naso. Vino selvatico ed emozionante.