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giovedì 16 maggio 2019

ITALIA-GERMANIA

Nuova degustazione del ciclo realizzato con Slow Food Piacenza e l'amico Luca Bersani (ciclo quasi giunto al termine, in giugno l’ultimo appuntamento dedicato ai Fiano campani). 
Un confronto ridotto alle sole Italia e Germania: sei vini di altrettanti territori, tre contro tre. Anzi sette, compreso un intruso tedesco inizialmente non previsto. 
Ospiti a La Tosa di Vigolzone, patria della Malvasia di Candia aromatica, abbiamo sondato il lato “secco”, o trocken, della faccenda, pressoché d’obbligo quando si parla di Riesling Renano prodotti in Italia, ma tutt’altro che scontato quando si va in Germania, nazione della quale abbiamo provato - tra gli altri - due Grosses Gewaechs ed un Erstes Gewaechs, equivalenti ad ipotetici Grand Cru vinificati secchi.


Le prime citazioni scritte sul vitigno, a metà del ‘300, si trovano in Rheingau e sempre in questa regione (ad ovest di Francoforte) nella prima metà del ‘700 avviene la svolta per la valorizzazione del riesling in Germania, con la totale riconversione varietale di Schloss Johannisberg ed in contemporanea il decreto del Principe di Fulda che obbliga i proprietari viticoli del Rheingau a piantare riesling. Da qui in poi quasi tutte le attenzioni si concentrano su questa varietà. 
E in Italia? In quegli anni il riesling non è ancora pervenuto, bisognerà attendere circa 150 anni. 
Nel frattempo il vitigno in Germania assume sempre più importanza, arrivando a vivere – dalla seconda metà dell’800 – una vera e propria epoca d’oro in cui i vini di Rheingau e Mosella si collocano nel gotha dei vini europei. Più o meno in quegli stessi anni, finalmente, il riesling arriva anche in Italia (nel sud Tirolo, in realtà, all’epoca non ancora “Italia”) e per alcuni decenni si tenta di comprendere come gestire l’oggetto misterioso arrivato da nord. I risultati non sembrano dei più incoraggianti, visti i commenti degli enologi dell’epoca, che paragonano i Riesling sud tirolesi ai Marsala, più che ai vini renani. 
Poi arrivano in rapida successione la fillossera e le Guerre Mondiali. Dopo, la ripartenza sarà difficile per tutti e l’epoca d’oro del Riesling tedesco termina, arrivando a toccare il fondo (di qualità e immagine) negli anni ’70-’80 del secolo scorso in particolare proprio nella regione del Rheingau. Grazie ad alcune aziende private finalmente la situazione inizia a cambiare e, nel giro di quindici-venti anni, torna florida. Oggi, dall’inizio degli anni ’00 il Riesling teutonico sta vivendo una seconda epoca d’oro.


Anche in Italia - Alto Adige e Piemonte - all’inizio degli anni ’90 del '900 qualcosa di importante inizia a muoversi. In particolare si assiste ai primi, veri tentativi di piantare vigneti progettati per produrre Riesling di elevata qualità (per 100 anni in Alto Adige, il “nostro” vitigno è presente solo come varietà da taglio). Per un approfondimento sul tema vi rimando qui
L’Italia dunque vive un netto ritardo nella valorizzazione del riesling, che però - pur non appartenendo del tutto alla tradizione del Bel Paese - continua ad affascinare i viticoltori per la grande sfida che esso rappresenta. 
Prima di raccontare i Riesling degustati, un doveroso, seppur fugace, cenno ad una bottiglia del padrone di casa Stefano Pizzamiglio, la Malvasia Sorriso di Cielo 2009, degustata a fine serata, ennesima conferma di quanto questo vitigno solo con gli anni riesca ad esprimere davvero tutte le proprie potenzialità.
Vi ricordo che questo post viene pubblicato in contemporanea qui e su www.viniconleali.blogspot.it.
Buona lettura.


BATTERIA N.1: ITALIA

VAL VENOSTA UNTERORTL 2017 – CASTEL JUVAL
Una delle aziende italiane di riferimento quando si parla di Riesling (sono ben quattro le etichette rieslingose prodotte, tutte di alto livello), ma anche una delle prime in Alto Adige e in Val Venosta – all’inizio degli scorsi anni ’90 – a credere nelle potenzialità del vitigno. 
Il vino più giovane, ed anche il più contratto, tra i sette degustati, ma tra gli italiani è probabilmente quello con le maggiori potenzialità. Al naso è ampio: subito agrumato, si allarga verso note di mela verde, fiori di sambuco e pesca gialla, in un contesto lievemente balsamico con rimandi rocciosi. Ha palato strutturato ma elegante, diritto e cristallino, con una propulsione gustosa, salata e fresca.

TERRE LARIANE SOLESTA 2015 – LA COSTA
Dal territorio che non ti aspetti, Brianza lecchese, Val Curone, a due passi da Monza e Milano, un progetto affascinante e visionario voluto dalla famiglia Crippa, che oltre ad un buon Riesling realizza anche un Pinot Nero sorprendente. 
Da un’annata calda e ricca, un vino che si esprime in toni vanigliati combinati con sensazioni di idrocarburi, gesso, selce, agrumi maturi, miele millefiori ed erbe aromatiche. In bocca si sviluppa pieno e con buona articolazione, animato da una forza salina che allunga la persistenza e torna in un finale elegante e ben risolto.

VALLE ISARCO KAITON 2012 – KUENHOF
Altra azienda di culto del Riesling prodotto in Italia, pioniera nella zona di Bressanone e nella Valle Isarco tutta, apprezzata dagli appassionati per l’etichetta Kaiton, tra i più longevi esempi “nostrani” di Riesling. 
Idrocarburo evidente (il vino più idrocarburico della serata) completato da scie speziate (pepe bianco) e di frutta matura (ananas). Il palato attacca largo, ma è saldo e sapido. Comunque appagante, mostra uno sviluppo più compassato del solito; incide con buona progressione salina anche se senza il consueto, tonico allungo a cui il Kaiton ci ha abituato.


BATTERIA N. 2: GERMANIA

NIEDERHAUSER HERMANNSHÖHLE 2012 – DÖNNHOFF
L’azienda che ha trasformato la Nahe da una Cenerentola in una tra le zone più intriganti e apprezzate della Germania viticola. Dopo Donnhoff, nulla è stato più come prima, soprattutto a partire dalla fine degli anni ’90-inizio anni ’00. L’Hermannshohle è il più importante vigneto della regione, in grado di generare alcuni tra i più grandi bianchi europei.
Appena stappato sprigiona note di lychee quasi da gewurztraminer, ma l’ossigenazione fa emergere altre sfaccettature e nel complesso, rispetto ad un assaggio risalente a due anni fa, la dolcezza di frutto ha fatto un passo indietro per cedere spazio ad un più austero lato minerale, gessoso e sassoso, completato da una sfumatura quasi balsamica che sfiora la canfora e da rimandi agrumati e tropicali. Palato ricco e potente, ma anche articolato: molto saporito, ravvivato da una acidità viva e armonica, chiude con un finale lungo e profondo.

FORSTER UNGEHEUER 2010 – MOSBACHER
Da uno dei “Grand Cru” di Forst, nel Pfalz, paesino con una concentrazione impressionanti di grandi vigne. L’Ungeheuer è il sito in cui i coniugi Mosbacher esprimono probabilmente il meglio della loro produzione, contrassegnata da vini precisi e territoriali.
Bottiglia che vive di contrasti e di tratti quasi schizofrenici, nel senso che il naso sprigiona principalmente toni caldi (frutti giallo-arancioni maturi, dall’albicocca secca all’ananas) con una appena accennata sensazione idrocarburica sullo sfondo, ma in bocca – dopo un attacco pieno e avvolgente – libera un’acidità sferzante quasi violenta, rinforzata da sensazioni di lime, che deve ancora integrarsi al meglio. Nervoso e stimolante, rappresenta al meglio gli estremi della vendemmia 2010.

HOCHHEIMER KIRCHENSTÜCK 2005 – KÜNSTLER
Un classico del Rheingau, Kunstler, che nelle vigne situate accanto alla chiesa di Hochheim, in una zona relativamente calda, realizza vini di immediata espressività ma che possono durare (e migliorare) nel tempo.
Impatto olfattivo “caldo”, su toni di miele di castagno e persino accenni di dattero e fico secco, poi chinotto candito e lieve liquirizia, per virare infine su toni di pasticceria e pietra focaia. Bocca glicerinosa e potente, ma compatta e salina (più che acida) e con finale ben risolto. Bottiglia più rassicurante della precedente, anch'essa fedele traduzione del territorio e dell’annata.


VINO A SORPRESA...


RUDESHEIMER BERG ROSENECK KABINETT 1986 – BREUER
La famiglia Breuer è un pezzo di storia del Riesling trocken tedesco e Bernhard – papà di Theresa, attuale proprietaria - in particolare è stato tra i promotori di Charta, pionieristica associazione nata negli anni ’80 che ha dato il la alla rinascita dei Riesling “secchi” tedeschi.
Una bottiglia che compirà presto 33 anni. Bel colore, tanto per cominciare, appena dorato con riflessi vivi e luminosi. Naso giustamente evoluto, che dalle lievi sensazioni fungine avvertite nei primi  secondi post stappatura, si sposta presto su sensazioni di agrumi maturi/canditi (bergamotto), poi croccantino, confettura di rabarbaro ed infine lievi note balsamiche. Il palato sfoggia grande equilibrio: esile e agile, oggi si muove con movenze leggiadre grazie ad una acidità e ad un ormai appena avvertibile residuo zuccherino perfettamente integrati nella struttura. Chiude salino e, ancora, con cenni agrumati. Complesso e di disarmante bevibilità. Solo i grandi ci riescono.

sabato 13 aprile 2019

SUMMA 2019 - SECONDO TEMPO

Seconda parte del report sui Riesling degustati a Summa 2019 (qui la prima parte); stavolta andiamo nelle regioni tedesche Rheingau e Pfalz e nel Kamptal (Austria). Buon viaggio.


RHEINGAU 

BREUER 
Bernhard Breuer nel 1984 è stato tra i fondatori di Charta, associazione che ha avuto un ruolo fondamentale nello scuotere l'allora sonnolenta regione, ma anche nello stimolare la discussione nazionale sul concetto di vino trocken
Oggi Theresa, figlia dello scomparso Bernhard, continua l’attività nel solco tracciato dal padre, valorizzando i Cru di famiglia in etichette che spesso fanno dell’essenzialità il tratto dominante. 
I vini descritti nelle righe sottostanti provengono tutti dalle vigne di Rauenthal, uno dei due poli vitati (l’altro è a Rudesheim) dell’azienda. 


Rauenthal 2017 
Village in cui emergono note di frutti gialli con qualche nuances di fumo; sottile e slanciato, si sviluppa lineare e succoso. 

Nonnenberg 2017 
L’annata più recente del Grand Cru monopole dei Breuer in quel di Rauenthal mostra acidità decisa e grande incisività generale. In questo momento il naso è soprattutto sugli agrumi (lime, limone) con una punta di mineralità. Non ancora pronto, e ci mancherebbe, ma è un’ottima riuscita, con un mix magistrale tra zuccheri e acidità che darà ancor più soddisfazioni quando troverà pieno bilanciamento negli anni. 

Nonneberg 2010 
Roccia e cenere, limone candito e zenzero con lievi note balsamiche. Freschezza acida importante ma ben fusa nella struttura, che risulta diritta e sottile. Finale salatissimo e lungo. 


KUNSTLER 
Oggi è Gunther a guidare l'azienda di famiglia, precedentemente diretta da suo padre, Franz, ma le radici viticole famigliari vanno pescate nel 1648 in Repubblica Ceca. Solo dopo la seconda Guerra Mondiale Frank Künstler fonda l'azienda ad Hocheim, sulle rive del fiume Meno. Specializzata nella produzione di vini trocken (precisi e territoriali), l'azienda gestisce oltre 40 ettari tra Hocheim, Rüdesheim e Kostheim 

Berg Rottland 2017 GG 
Naso già espressivo (fruttato di mela verde, erbaceo fresco) e palato pieno, ricco di estratti ma misurato (senza eccessi alcolici) che viaggia su un’impalcatura acido-sapida vigorosa. Bel frutto succoso, saporito, con un tocco delicato ravvivato dall’acidità nel finale. 

Holle 2017 GG 
Profilo olfattivo in cui al momento prevalgono toni netti di frutti giallo-arancioni. Palato compatto, pieno e potente con finale molto lungo. Quando il lieve residuo zuccherino si integrerà meglio col palato, guadagnerà ulteriormente in precisione. 


Kirchenstuck auslese trocken 1998 (magnum) 
Una delle chicche di Summa 2019. Servito a temperatura ambiente si mostra senza trucco e può permettersi di farlo. Una bottiglia di quasi 21 anni che dimostra grande tenuta, con un frutto dolce ed elegante (a sfociare quasi in note di marzapane), erbe mentose ed un lievissimo tocco di idrocarburi. La dinamica gustativa è salda e compatta, con una piacevole acidità matura a supportare la struttura. 


PFALZ 

VON WINNING 
Azienda di Deidesheim nota principalmente per un uso del legno (piccolo o quasi, nel caso specifico si tratta spesso di tonneaux da 500 litri) più disinvolto rispetto alla media della zona. Ma anche per possedere parcelle vitate in alcuni tra i migliori Lage di Deidesheim e Forst, come Ungeheur, Pechstein, Jesuitengarten e Kirchenstuck. 
Qua e là il legno si fa sentire, ma nei casi migliori il “dosaggio” non sovrasta il frutto, in vini che sono sempre molto salini. 

Maushohle 2017 
Floreale di lavanda, poi arancia, tocchi minerali; vivo in bocca, diritto, eleganza acido-salina 

Reiterpfad 2017 
Naso più ampio e articolato in cui emergono toni di pepe, pompelmo, pesca e frutta esotica. Gusto teso e saporito con rimandi quasi marini. 


Ungeheuer GG 2017 
Il legno ha ancora bisogna di integrarsi al meglio e al naso ora prevalgono note esotiche di mango, cocco e vaniglia, che lasciano in secondo piano i lati floreale e minerale; la bocca, piena e ancora scomposta, esprime una forza acida che ravviva e allunga il vino. 


DR. BUERKLIN-WOLF 
Della storica (per trovarne le radici bisogna andare indietro fino al 1597) azienda con sede a Wachenheim ho scritto tante volte nel corso degli anni, aggiungo solo che l’impressione è di sempre maggiore sicurezza nel gestire l’importante parco vitato di 85 ettari coltivati in Biodinamica e suddivisi tra ben 4 comuni. I vini sono sempre stimolanti, mai banali, seguono un canone proprio che tende a lasciare esprimere in scioltezza il carattere di ogni annata, senza forzature ma sempre con grandi attenzioni in vigna e in cantina. 


Gaisbohl 2016 
Da un monopole di Ruppertsberg. Bottiglia che si esprime con un carattere sciolto e quasi verace, vien da dire, ma elegante, fine, con un tocco più lieve del 2015: frutto meno esplosivo (comunque belle note di pesca e di agrumi) e forse più erbe aromatiche, con mineralità in evidenza. Acidità matura che dona souplesse e finale incisivo. Arioso e piacevolmente austero al tempo stesso. 


OEKONOMIERAT REBHOLZ 
È dal 1632 che la famiglia Rebholz bazzica nella sfera viticola, anche se la vera svolta avviene con il mitico Ökonomierat (prestigiosa carica assegnata ai consiglieri agricoli del Ministro dell'Agricoltura) Eduard negli anni '40, epoca dei primi imbottigliamenti aziendali e della creazione dell'etichetta tuttora in auge. Eduard è stato un pioniere dei vini secchi di qualità in zona, siamo nella parte più meridionale del Pfalz, seguito prima dal figlio Hans e poi, dal 1978, dal nipote Hansjörg, attuale anima dell'azienda, ma anche della V.D.P. e della viticoltura del Pfalz in generale. 

Ganz Horn GG 2017 
Il Ganz Horn proviene da alcune parcelle dell'Im Sonneschein. Gesso e leggeri toni fumé, palato appena più rotondo del Kastanienbusch, meno diritto, ma animato da sapidità e acidità ben integrate. 


Kastanienbusch GG 2017 
Suolo atipico per il Pfalz, di ardesia rossa ed arenaria rossa, e altitudine di circa 300 metri (la più alta del Pfalz) per una tra le migliori vigne della zona. 
Frutta bianca (pera) e gialla (agrumi) con erbe aromatiche. Ancora introverso, lancia già qualche guizzo di luce che ci fa immaginare un futuro radioso. Acidità matura ma sferzante, che al momento comprime il vino. Tonico e vigoroso, profondo e lungo, ha grande potenziale e nel tempo guadagnerà in finezza. 


KAMPTAL (Austria) 

BRUNDLMAYER 
Con l’ultima etichetta segnalata ci spostiamo in Austria, nel Kamptal, a nord ovest di Vienna. L’azienda gestisce circa 75 ettari nei dintorni di Langenlois ed è a ragione tra le più importanti realtà austriache in assoluto. In generale i vini (Riesling ma anche Veltliner) sono precisi e lineari, ben calibrati, senza effetti speciali, ma dallo sviluppo sicuro e succoso. 


Zobinger Heiligenstein 2016 
Dal lato ovest della collina in cui l’azienda possiede ben 12 ettari in questo mitico Cru terrazzato, zona arida molto ventilata con accentuate escursioni termiche. Fruttato giallo-arancione (pesca gialla, melone e scorza d’arancia). Articolazione dinamica e viva, atletica, con polpa e agilità molto ben armonizzate.

mercoledì 23 maggio 2018

ENOLAB TRAPANI/2

Continua il percorso trapanese, organizzato dalla locale delegazione ONAV, alla scoperta dei segreti del Riesling. 
Dopo la Mosella è la volta di Pfalz e Rheingau, ovvero la “mediterraneità” tedesca che non ti aspetti da un lato e la proverbiale, austera eleganza teutonica dall'altra, ma con tanti elementi in comune che emergono in vari momenti: una generale, complessa potenza di frutto (arricchita da toni speziati, floreali, idrocarburici ed erbacei di notevole varietà) e grande verve acido-sapida. Due zone di grandissime tradizioni, ormai tornate a livelli qualitativi molto alti.


Presso la sede di SOOD - Sicilian Bistrot nella centrale via delle Arti abbiamo degustato sei vini trocken, tre per regione, con annate comprese tra il 2016 ed il 2003. Aggiungo che il previsto Nonnenberg 2015 di Breuer, inizialmente scelto per aprire la sequenza dei vini del Rheingau, non essendo giunto a destinazione in tempo verrà “recuperato” nella serata dedicata ai vini alsaziani. 
Un grazie per le foto a Domenico “Mimmo” Basciano e a Gianluca Avanzini. Si parte. 
Per il Pfalz apertura con il Reiterpfad 2016 dei fratelli Fusser, dal naso espressivo e aperto che combina frutto (arancia, mela, toni tropicali) e spezie; il palato è potente, ampio e profondo, animato da una bella complessità salina che allunga la persistenza e articola il sorso.


Sempre dal cuore del Mittel Haardt proviene l'Ungeheuer 2014 di Margaretenhof, dove spiccano invece note idrocarburiche. Sullo sfondo sfumature erbacee, agrumate e di pesca bianca. Struttura gustativa lunga, con sviluppo lineare e spedito, dove l'iniziale residuo zuccherino lascia posto – a centro e fine bocca – ad una chiusura molto fresca.


Con il terzo ed ultimo vino del Pfalz si resta nello stesso vigneto, ma cambiando annata e produttore. È la volta infatti dell'Ungeheuer 2013 di Mosbacher. Floreale e agrumato, con lievi accenni idrocarburici, mostra una aromaticità delicatamente intensa, con rimandi di ananas e zenzero. Palato pieno e ricco, ma dinamico, ancora giovane e compresso. Potenza e complessità per un vino che guadagnerà eleganza negli anni a venire.


In assenza del Nonnenberg, tocca al Berg Rottland “Hinterhaus” 2013 di Leitz aprire le danze per il Rheingau, l'altro territorio protagonista stasera. Tanto frutto, in questa bottiglia: pesca gialla, albicocca, melone, ananas, mandarino maturo, lime e zenzero candito. Poi zafferano. Il palato è lungo e compatto, potente, con bel finale saporito.


A seguire il Geheimrat "J" spatlese trocken 2011 di Wegeler, con toni di pesca e miele, lieve petrolio e uno sfondo tra l'eucaliptolo e le erbe aromatiche (salvia); palato dall'attacco ampio e rotondo, pieno, innervato da un'adeguata spinta acida che lo sorregge elegantemente e ne accentua il lato fresco.


Chiusura con il vino più datato del lotto, l'Hocheimer Kirchenstuck auslese trocken 2003 di Kunstler. Annata calda e tipologia rara per un vino molto riuscito giocato soprattutto su sensazioni di frutta essicata e in confettura (dattero, fico, susina gialla), con toni di nocciola e torrone a completare il quadro. Il palato apre su volumi quasi opulenti, ma si sviluppa con vigore sapido-acido che lo rende puntuto e vibrante, portando ad un finale asciutto e deciso.


sabato 20 gennaio 2018

ENOLAB MONZA/1

Il 18 gennaio è scattato l'Enolaboratorio Riesling di Monza (a cura di ONAV Monza presso il Teatro Binario 7), un viaggio in quattro tappe per sondare da vicino un mondo complesso (e a volte – vedi leggi e classificazioni tedesche, ufficiali e non – complicato), difficilmente catagolabile e di grande fascino.
Prima tappa in Pfalz e Rheingau, zone di vini trocken in prevalenza, dai profili parzialmente mediterranei i primi, in genere più verticali i secondi, entrambi uniti da un filo comune che accomuna potenza ed eleganza sapida.


In degustazione annate recenti e molto diverse tra loro (la “piccola” 2014, la calda 2015, la fresca ed equilibrata 2016) che esaltano talvolta l'irruenza fruttata (2015), altre volte le florealità speziate o gli slanci minerali (2016) in un continuo cambio di registro che mostra le sfaccettate forme d'espressione del Riesling.
Ecco un breve racconto dei vini - tutti trocken - presentati nell'ordine in cui sono stati serviti. I primi quattro provenivano dal Pfalz (Mittel Haardt), i successivi tre dal Rheingau.
Le foto sono di Daniela Guiducci.


RUPPERTSBERGER HOHEBURG 2015 – Dr. Buerklin Wolf
Unico, tra i sette vini degustati, ad essere classificato come ERSTE LAGE, equivalente ai Premier Cru borgognoni. Naso “aperto”, espansivo, focalizzato su toni di frutti giallo/arancioni (albicocca). La bocca attacca larga, è cremosa, salda e succosa, sapida. Armonica, anche se dall'articolazione un po' semplice.

FORSTER UNGEHEUER 2016 – Georg Mosbacher
Primo tra i sei GROSSE LAGE/G.G. degustati. Naso di agrumi e zenzero, poi camomilla: fresco e complesso. Al palato è un finto magro. Lì per lì pare quasi agile e snello, ma in realtà la struttura è importante ed emerge presto nel bicchiere anche se ben contrastata dalla tensione acida. Nitida precisione espressiva, vino elegante.

RUPPERTSBERGER REITERPFAD 2015 - Fusser
Al naso unisce frutto giallo tropicale (mango), tè e note di pietra focaia con sfumature lievemente affumicate; sintesi intrigante di frutto e mineralità. La bocca è potente e salda, ampia e profonda, con un finale dove si combinano fine acidità e spinta salina. 

KALLSTADTER SAUMAGEN auslese trocken 2014 – Koehler Ruprecht
L'apertura olfattiva offre toni floreali, di caramella al limone, pompelmo e cera d'api; l'attacco di bocca, rotondo e ampio, maschera una buona freschezza di fondo. Il palato si articola con sicurezza ed esprime rimandi di ananas e pasta di mandorle. Forse gli manca un po' di propulsione nell'incedere finale, ma è un peccato veniale. Il carattere dell'annata smorza l'irruenza dei vini di Koehler-Ruprecht, qui in versione docilmente elegante.

HOCHEIMER KIRCHENSTUCK 2016 - Kunstler
Primo tra i tre vini del Rheingau, qui in particolare siamo sul lato est a due passi dal Meno (affluente del Reno). Floreale e terpenico nei suoi toni di pesca, all'olfatto regala poi cenni speziati, di anice e frutti bianchi (pera). La prima sorsata denota una lieve presenza di carbonica che ravviva l'attacco di bocca cremoso e avvolgente. Centro e fine bocca innervati e allungati dalla sapidità. Chiusura in equilibrio.

JOHANNISBERGER HOLLE 2015 - Johannishof
Il naso si ripulisce presto da una lieve, iniziale, chiusura riduttiva, per poi aprirsi su cenni floreali e fruttati; l'articolazione gustativa è giocata soprattutto sulla finezza. Struttura elegante e di medio peso che si sviluppa con regolarità. Finale preciso.

OESTRICHER DOOSBERG 2015 – Peter Jakob Kuhn
Chiusura con un vino selvatico di grande fascino. Colore carico, naso aperto, potente ed espressivo dove, sotto ad una speziatura da legno non invadente, emergono toni di frutti maturi (mela cotogna), quasi canditi (ananas), erbe secche e scie affumicato/minerali. Bocca di grandissimo vigore salato e acido, ancora compressa. Sgomita e scalcia con grande energia quasi oggi fosse ancora allo stadio di abbozzo, di schizzo, in vista di un futuro molto promettente da scoprire negli anni a venire.


sabato 8 aprile 2017

ENOLABORATORIO RIESLING/4

Si è chiusa la bella esperienza dell'Enolaboratorio Riesling, fatto e pensato insieme ad ONAV Piacenza. Prima di tutto un grande grazie a tutta la delegazione, mix di competenza, disponibilità e simpatia. Bravi.
Nell'ultima tappa del viaggio siamo andati a spasso nel tempo - dal 2005 al 1977 - e nello spazio, limitandoci in realtà a due sole aree della Germania: Rheingau – primi due vini - e Mosella – i successivi sei, tra cui un vino della Ruwer ed uno della Saar. Un viaggio utile non tanto e non solo per avere la conferma che i migliori Riesling sono vini parecchio longevi, quanto per seguirne idealmente lo sviluppo e l'evoluzione nel corso degli anni, osservarne la trasformazione dopo averne colto – nella prima serata del corso – il lato più giovanile.





Di seguito il racconto degli 8 vini, in un percorso degustativo rocambolesco su e giù tra i decenni e le tipologie.
Grazie ancora una volta a Luca Cannizzaro per le foto.

Rauenthaler Nonnenberg trocken 2005 – Georg Breuer
Naso sul versante floreale e fruttato, non propriamente “caldo” ma comunque “carnoso”. La bocca attacca ampia e potente, si articola con buon bilanciamento e chiude con finale fresco e sapido.
Il vino è giovane anche se già molto piacevole e di buon equilibrio, ma lo aspettiamo al varco per risentirlo tra 3-4 anni.


Hochheimer Holle auslese trocken 2002 - Kunstler
Rispetto al precedente gli aromi sono più evoluti e centrati su un registro terziario più pronunciato tra confetture e toni di cenere/fumo. Palato molto bello, sferzante e pieno, con un'acidità guizzante e salata che attraversa il vino dall'inizio alla fine rinfrescando una struttura importante.


Urziger Wurgarten spatlese 1977 – Benedict Loosen Erben
Qui si sale sulle montagne russe con una spatlese non trocken di 40 anni che sembra quasi trocken. Naso d'impatto scontroso, quasi fungino e fortemente iodato e torbato. Con l'aria poi si rivelano anche note di agrumi confit. Bocca sottile e piccola (figlia dell'annata) ravvivata da una acidità citrina e sgrassante. Vino disarmonico dal fascino irregolare e turbolento.


Scharzhofberger spatlese 2001 – Von Kesselstatt
Dalla Saar. Si torna a un registro più accogliente e rassicurante con il primo dei vini con residuo zuccherino più evidente. Pesca, albicocca, pera, mango, camomilla: naso didattico e di gradevole immediatezza; bocca vellutata e fresca al tempo stesso. Impeccabile ed esemplare.


Wehlener Sonnenuhr auslese 1997 – J.J. Prum
Uno dei 3 imbottigliamenti (lo 09 00) di Wehlener Sonnenuhr auslese proposti da Prum in questa annata.
Dopo l'eleganza classica e sottile, appena austera, dell'eccellente auslese 2004 assaggiato nella prima serata dell'Enolaboratorio, si passa ad un altro fuoriclasse che si annuncia con un colore molto chiaro e tenue. Frutto agrumato (buccia d'arancia matura) ed erbe aromatiche (salvia, basilico) in grande evidenza; lievi sbuffi sulfurei che restano sullo sfondo a completare il quadro. Bocca elegantissima e succosa, salda e molto lunga. Un vino che sembra ancora all'inizio del proprio lungo cammino: grande complessità in totale scioltezza e, ancora una volta, grande bevibilità.


Maximiner Grunhaus Abstberg kabinett 1989 – Maximin Grunhaus/Von Schubert
Dalla Ruwer. Lieve sfondo iodato con buon frutto e note di torrefazione ad ammorbidire l'impatto iniziale. La bocca, molto viva, è innervata da un'acidità salata che dà sprint e trova armonia con un residuo zuccherino che arrotonda e “scalda” un vino comunque fresco e pimpante.


Longuicher Maximiner Herrenberg spatlese 1988 – Schmitt Wagner
1° TEMPO
Da un vigna a piede franco piantata nel 1896 (che oggi ha dunque 121 anni e che quando venne prodotto questo vino aveva “solo” 92 anni…).
Naso inizialmente ombroso e reticente che l'aria (il vino è stato servito un paio di ore dopo la stappatura) smuove solo di poco da note terrose e di foglie morte, di muschio-muffe. Chiede pazienza e solo a fine serata inizierà a tirare fuori il frutto, ma lì per lì sembra quasi non volersi far piacere. La bocca però si rivela da subito cristallina, nitida e precisa, persino rinfrescante.
Bottiglia a due facce, che costringe i degustatori ad uno sforzo in più, ma che sa regalare emozioni.
2° TEMPO
Poi succede che qualcuno, un corsista curioso e avveduto, Marco Massari, si porta a casa ciò che resta di una bottiglia (la seconda stappata, perché la prima sa di tappo) e qualche giorno dopo mi scrive:
A 24h di distanza il vino è proprio cambiato tanto, il naso esce in maniera molto fine ed elegante e le note iniziali lasciano il posto al frutto ed a note di grafite e pietra focaia. Avessi portato a casa la bottiglia intera difficilmente mi sarei fermato”.


Urziger Wurzgarten auslese 1985 – Benedict Loosen Erben
Chiusura della serata e del corso con un'auslese di armonia esemplare. Naso di frutti gialli in confettura e fumo. Struttura gustativa ampia e piena, elegante e armonica. Vino completo, piacevolmente pronto (probabilmente vicino al proprio apice espressivo) ma che darà ancora soddisfazioni negli anni.


martedì 7 marzo 2017

ITALIA-GERMANIA 4-3

Giovedì 23 febbraio a Parma, insieme alla delegazione locale di ONAV guidata da Giacomo Faelli (grazie per l'impeccabile organizzazione), abbiamo rigiocato Italia-Germania 4-3, non prendendo a calci un pallone ma degustando alla cieca 7 bottiglie di Riesling: 4 italiane e 3 tedesche.
La scusa calcistica è servita per confrontare alcune tra le migliori produzioni rieslingose delle due nazioni e farsi un'idea sullo stato dell'arte del lato secco, trocken, del Riesling.
Come è andata, dunque? L'Italia (che, lo ricordo, non vanta propriamente una lunga ed importante tradizione in materia di Riesling, soprattutto se paragonata a quella teutonica), pur avendo espresso valori significativi, ha mostrato di faticare a competere con il meglio della produzione tedesca. I Riesling italiani in linea di massima sono più semplici, ma costano molto meno ed hanno un buon rapporto qualità/prezzo. I Riesling tedeschi invece si esprimono su livelli assoluti.


Detto ciò, era importante compiere questa piccola esplorazione, con un occhio di riguardo alla “nuova” classificazione tedesca del VDP e ai GG (Grosses Gewächs, cioè i “Grand Cru” secchi), che nelle migliori aree d'espressione – Pfalz, Rheingau, Nahe e Rheinhessen (la Mosella dà ancora il meglio nei vini con residuo zuccherino) – riescono a comunicare tutta la complessa energia salata frutto della mirabile combinazione territorio-vitigno-cervello che si verifica in queste zone.
E a proposito di cervelli, i migliori esemplari NON sono vini cerebrali (uno degli stereotipi sul Riesling) e riescono a regalare un carattere caldo ed espansivo, dirompente e immediato, che nel tempo sa farsi più rarefatto, minerale e complesso.


Insomma, il Riesling non finisce mai (...di stupirci, perché le bottiglie, quelle, una volta stappate, finiscono troppo presto).
A seguire le note sui vini, in cui ho rispettato l'ordine di servizio dei vini durante la serata.
PS un grazie a Francesco Agostini del GDA Riesling (info: onewinelover@gmail.com), alla Taverna del Gusto e a Nicola Libelli per avermi fornito le bottiglie.
E un grazie a Giacomo Faelli per le foto.

LANGHE RIESLING HERZU 2015 – Ettore Germano
Vigna a Cigliè, 500 metri slm; suolo limoso, calcareo e pietroso; fermentazione in acciaio per 40 giorni, no malolattica, 6 mesi sui lieviti senza batonnages. Alcol 14%
All'ultima annata in commercio di Herzu il delicato compito di aprire la sequenza. In questa fase di gioventù esprime esuberanza fruttata (mela verde, agrumi) con cenni speziato-balsamici e floreali (lavanda), senza che con il passare dei minuti il profilo cambi sensibilmente. Come se per ora restasse ingessato in un caldo - e comunque molto gradevole - carattere di relativa semplicità. Bocca vouminosa e calda, grassa ma salata, ancora un po' compressa.


PFALZ LANGENMORGEN 2013 – Dr. Bürklin Wolf
Vigna a Deidesheim, impianto del 1976, 125-150 metri slm; suoli di arenaria rossa, argilla calcarea e argille sabbiose con basalto nel sottosuolo; resa/ettaro 30 Hl, vendemmia in due passaggi, fermentazione con lieviti indigeni in botte di 25 anni da 850 litri, affinamento sulle fecce fini senza batonnages, imbottigliamento ad agosto 2014.
PRODUZIONE: 850 bottiglie, DATI ANALITICI: alcol 12,3% vol, estratto secco 23,5 g/l, zuccheri residui 2,4 g/l, aciditá totale 8,3 g/l
Naso inizialmente chiaroscurale e un po' inquieto, con lievi cenni gassosi che ben presto cedono il passo a toni di susina gialla, erbe secche, sassi di fiume e spezie dolci. Il naso rimarrà cangiante per tutta la serata. Bocca nervosa e snella, verticale e quasi sferzante d'acidità; un corpo sottile innervato da una sapidità molto energica. Scalpita da tutte le parti: così come l'Herzu scalda, questo rinfresca e ravviva.


ALTO ADIGE TERLANO BERG 2013 – Ignaz Niedrist
Appiano Monte (vigna Untersteiner), suolo calcareo; fermentazione in acciaio per tre settimane, no malolattica, affinamento in acciaio. Alcol 13%
Il meno espressivo del primo terzetto e forse dell'intera batteria. Frutto maturo con sfumature lievemente affumicate e minerali (sasso bagnato) e sbuffi alcolici. Ampio al palato, anche compatto, formoso ma tonico al tempo stesso, manca di qualche scossone, di una scintilla. Piacevolmente lineare.

ALTO ADIGE VALLE ISARCO KAITON 2012 - Kuenhof
Vigna a Mara (Bressanone), colle Lahner, 650 metri slm; suolo di sabbia argillosa e rocce scistose; fermentazione con lieviti indigeni 80% in acciaio e 20% in acacia, affinamento sui lieviti per 7 mesi
DATI ANALITICI: acidità 6,3 g/l, residuo zuccherino 3,9 g/l, estratto 21,5 g/l, alcol 12,5%
Lieve idrocarburo e primi accenni di evoluzione verso note terziarie eleganti. Palato fine e saldo, sapido. Di eleganza quasi compassata, austera nel senso che si concede senza effetti speciali, incide con linearità e semplicità progredendo con naturalezza e scioltezza. Sostanza, più che forma. E piace per questo.


ALTO ADIGE VALLE ISARCO KAITON 2013 - Kuenhof
Vigna a Mara (Bressanone), colle Lahner, 650 metri slm; suolo di sabbia argillosa e rocce scistose; fermentazione con lieviti indigeni 80% in acciaio e 20% in acacia, affinamento sui lieviti per 7 mesi
DATI ANALITICI: acidità 7 g/l, residuo zuccherino 2,2 g/l, alcol 13,5%
Più strutturato e ricco del precedente, ha una marcia in più sul fronte del vigore salato. Carattere minerale, idrocarburico, affumicato con sfumature fruttate: sentori di ardesia, erbe aromatiche, pesca bianca, scorza d'arancia e toni lievemente balsamici.

NAHE HERMANNSHOHLE 2012 - Dönnhoff
Vigna a Niederhäuser, impianto degli anni '50, altitudine 130-175 metri slm; suolo di ardesia grigio-nera, rocce ignee estrusive, porfido e calcare; fermentazione e affinamento in acciaio e botti di legno. Alcol 13,5%
Un fuoriclasse che al naso adesso esprime soprattutto fiori (zagara, camomilla) e frutti (pesca, quasi albicocca, arancia), poi zafferano. Il naso oggi vive di toni “dolci”, con la parte minerale sullo sfondo; la bocca è vivida e potente, strutturata, molto articolata e complessa. Da risentire negli anni.


RHEINGAU BERG ROTTLAND 2012 - Künstler
Vigna a Rüdesheim, suoli di ardesia grigio-rossa e quarzite; fermentazione e affinamento in botti di legno da 1.200 litri.
DATI ANALITICI: alcol 13,5% vol, zuccheri residui 6,9 g/l, aciditá totale 6,6 g/l
Vino di peso come annunciato dai toni olfattivi. Giocato su un carattere più morbido e rotondo dei precedenti, ha bella complessità fruttata (pesca, pera matura, ananas) completata da toni di miele e pasticceria. Bocca ricca e polposa ma non molle. C'è materia, più che slancio, ma la struttura è compatta e darà soddisfazioni negli anni a venire.