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lunedì 29 gennaio 2018

ENOLAB MONZA/2

Con la seconda tappa del viaggio all'interno del Riesling (Enolaboratorio organizzato da ONAV Monza presso il Teatro Binario 7, qui il racconto della prima) si va in Mosella, la patria di alcuni tra i vini più freschi ed eleganti in assoluto, capaci – nei casi migliori – di ribaltare i canoni della degustazione del vino (meglio ancora Il canone e Il concetto di Vino) ai quali molti di noi, per cultura e tradizioni, sono abituati.
In degustazione due vini trocken e cinque con residuo zuccherino, di annate che hanno spaziato dal 2016 al 1999. Un po' come sulle montagne russe, perché si è passati dalla forza citrina del primo, giovanissimo, kabinett trocken all'equilibrio complesso del più maturo secondo, per poi affrontare vari praedikats e vari residui zuccherini, il tutto declinato in annate giovani e meno giovani. Dal frutto spesso esuberante degli esemplari recenti, al classicismo più rarefatto di quelli più datati.
Appunto, un viaggio, anzi due: nei sensi e nel tempo.
Grazie ad ONAV Monza per le foto.




Niedermenniger Herrenberg kabinett trocken 2016 – Hofgut Falkenstein
Si parte con un vino della Saar, di un'azienda (più che) emergente ancora poco nota in Italia.
Il N. Herrenberg è vigna piuttosto estesa, ma qui vengono utilizzati solo grappoli della rinomata parcella “Zuckerberg” (ai vertici della mappa prussiana del 1868). Annata tendenzialmente fresca e si sente. Il vino è una sferzata di energia: diritto e affilato (citrino), decisamente rinfrescante. Il quadro aromatico è giocato su toni di mela verde molto fresca, quasi balsamica, pesca bianca, anice, lime e bergamotto.

Maximiner Grunhaus Abstberg kabinett trocken 2008 – Maximin Grunhaus
Dalla Ruwer altra annata fresca, classica, ma con otto anni in più sulle spalle.
Dopo i vari assaggi degli ultimi dodici mesi, si conferma ancora all'apice del proprio apogeo: naso multiforme che alterna idrocarburi, confettura di susina gialla, poi scie agrumate e di erbe aromatiche. Bocca articolata e armonica, salata e fresca. Un vino che vive su di un'eleganza d'altri tempi: sulle sottigliezze, più che sull'impatto.

Graacher Domprobst spatlese fuder 5 2016 – Willi Schaefer
Primo vino con residuo zuccherino e primo dei cinque vini della Mosella Centrale.
Il fuder 5 viene solitamente destinato ad una selezione di Domprobst spatlese che spesso (come il caso in questione) tende quasi ad un'auslese. Frutto nitido rinfrescato da toni di zenzero; c'è volume ma anche slancio e grande sprint nel finale molto lungo, dove si riverberano note di frutti gialli (pesca) e fiori. Una grande spatlese.

Graacher Himmelreich spatlese 2007 – Kerpen
Un'altra chicca ad un ottimo rapporto qualità/prezzo per questa piccola azienda di Wehlen.
Gli oltre 10 anni di affinamento hanno permesso alla dolcezza di fondersi alla perfezione con gli altri elementi gustativi, ma anche il naso è entrato in una fase affascinante in cui la confettura di susina gialla si fonde con quella di rabarbaro e con sfumature idrocarburiche. Complessità e piacevolezza.

Urziger Wurzgarten auslese fuder 10 2016 – Merkelbach
L'auslese fuder 10 ha impatto terpenico e floreale al naso, ma dà spazio a caratteri tropicaleggianti e di pera; in bocca sembra quasi placido all'attacco, ma presto si rivela supportato da una sapidità che ne rinfresca il peso e la dolcezza. Setoso, avanza inesorabile in souplesse.

Riolite dell'Urziger Wurzgarten

Erdener Pralat auslese Gold Kapsel 2016 (0,375 lt) – Dr. Hermann
Grande vino dolce, ricco, concentrato ma molto elegante. Esplosivo, esuberante (in questo molto “Pralat”) al naso (pesca, albicocca disidratata); attacca grasso e denso in bocca tirando un colpo di coda finale da fuoriclasse. Chiude infatti preciso e scattante, unendo purezza e grande nitidezza.

L'ardesia dell'Erdener Pralat

Wehlener Sonnenuhr 1999 (0,5 lt) – Meulenhof
Un anticipo dell'ultima serata del corso, che sarà dedicata alle vecchie annate.
Il 1999 è stata un'annata calda e a tratti nel bicchiere si sente, ma tutto in un contesto armonico e pluri-dimensionale che trova sensazioni olfattive rarefatte e intriganti (l'idrocarburo accennato, le spezie essiccate). Dolcezza presente, ma molto ben integrata, e sapidità che supporta l'acidità nel vivacizzare un bicchiere molto appagante.


domenica 6 dicembre 2015

PICCOLA SCUOLA DI GIARDINAGGIO - II ANNO

ONAV Piacenza e RieslinGarten tornano ad incrociare le rispettive strade a distanza di un paio di anni. Dopo la serata alla Cascinotta nel 2013 (vedi qui) per un’introduzione generale al tema, questa volta, a Piacenza, si è parlato più che altro di Mosella e degustato esclusivamente Mosella. Un mondo che, nonostante da diversi anni ormai veda bottiglie e produttori di spessore importati in Italia, resta pur sempre un oggetto misterioso per molti appassionati, un pianeta strano, ma accogliente, da scoprire passo dopo passo.


Bella partecipazione di pubblico (degustatori ONAV, produttori, appassionati), organizzazione impeccabile ed una sequenza di sette vini provenienti dai più rappresentativi siti della Media Mosella, il cuore dell’area, e da produttori di comprovato valore.
Di seguito il racconto dei vini degustati. Un grazie a Luca Cannizzaro per le belle foto.


Wehlener Sonnenuhr kabinett trocken 2012 - Kerpen
Unico vino trocken (secco) della serata, che ha il compito di far da ponte tra il concetto di vino bianco così come lo intendiamo abitualmente dalle nostre parti e così come lo intendono storicamente in Mosella.
Naso inizialmente un po’ chiuso, ma che si apre subito su toni di mela verde e roccia per poi muoversi tra sbuffi gassosi e note erbose. In bocca è tagliente e nervoso, verticale e un po’ stretto, come fosse compresso e attorcigliato su sé stesso senza ancora riuscire a trovare una distensione ariosa; finale leggermente amarognolo. Ancora molto giovane (ha solo tre anni di vita), sprigiona un’energia sapida vigorosa che è un invito a riprovarlo tra quattro-cinque anni.


Erdener Treppchen kabinett 2013 - Dr. Loosen
Primo kabinett con residuo zuccherino della degustazione, didattico nel rappresentare la propria categoria. Naso dove si alternano sensazioni di frutto (pesca, pera, agrumi) e minerali, con una vaga componente affumicata.
Bocca sottile dove gli equilibri tra acidità, zuccheri e alcol non sono ancora perfettamente compiuti, ma riescono a costruire un’impalcatura semplice già di buona gradevolezza.

Bernkasteler Doctor kabinett 2013 - Dr. Thanisch/Erben Thanisch
Secondo kabinett 2013 degustato e primo picco della serata. Si sale di tono, di peso e di complessità, emerge la potenza del Doctor. Colore più carico e, in generale, una concentrazione quasi da spätlese.
Gli aromi spaziano da note di frutti gialli (pesca, albicocca e ananas) quasi in confettura a sfumature “dolci” (miele, mandorla). Palato in bilico tra frutto e mineralità, ricco e polposo, profondo grazie al contrasto tra dolcezza e tensione acido-sapida.


Piesporter Goldtröpfchen spätlese 2011 - St. Urbanshof
L’ariosa potenza quasi tropicaleggiante del Goldtröpfchen si esprime nei toni di confettura di pesca, mango e susina gialla. Palato avvolgente, grasso e tondo, con retrogusto di zenzero che ravviva il finale. Nel complesso, come per molti altri vini della stessa annata prodotti in zona, un vino più spostato sul versante della maturità e della grassezza, con acidità relativamente contenuta.

Graacher Domprobst spätlese 2001 - Von Kesselstatt
Altro picco della serata. Profilo snello ed elegante, forse più in bocca che al naso, dove il frutto in confettura (anche lievi sensazioni di rabarbaro) e le erbe secche (timo) creano comunque un quadro di gradevoli sfumature terziarie.
Palato di grande bevibilità: sviluppo continuo e regolare, ben contrastato, e finale deciso e sicuro,  molto vivo, allungato da una acidità quasi sferzante.


Erdener Treppchen spätlese 1994 - Meulenhof
Per molti il vino più sorprendente della degustazione: 21 anni di vita racchiusi in un quadro che, a partire dal colore, esprime gioventù ed energia.
Naso che alterna scie di cherosene a toni di selce, camomilla e frutti gialli in confettura. Ampio e fine, complesso. Il palato parte deciso, innervato dalla freschezza acida, sembra quasi danzare sulle punte per poi sorprendere con un finale deciso e compatto, fresco e ricco di propulsione, che lascia presagire ulteriori, felici sviluppi negli anni a venire.

Ürziger Würzgarten auslese 1997 - Schwaab/Kiebel
Per questo vino la serata non inizia nel migliore dei modi: la prima bottiglia stappata delle tre disponibili sa di tappo, potenziale segno di sventura. Le restanti due bottiglie sembrano mostrare qualche differenza l’una dall’altra; nel mio bicchiere escono note di frutto dolce-maturo tendente all’ossidativo, miele e qualche sensazione fungina, quasi di muffa, poi caramella mu. Bocca piena, ma un po’ corta, come tronca, intensa all’inizio, ma che non trova slancio nel finale dando l’impressione di un vino dal carattere un po’ greve.


giovedì 17 ottobre 2013

PICCOLA SCUOLA DI GIARDINAGGIO

Il RieslinGarten per una volta prova a darsi alla didattica organizzando, insieme all'ONAV Piacenza, una serata dedicata al Riesling (ma và?).
Il tutto grazie alla complicità della Cascinotta di Rizzolo, azienda Biologica del piacentino che non produce Riesling ma, per ora, solo rossi fermi. E dove uno dei due giardinieri, quello con gli occhiali, passa la maggior parte delle sue ore diurne guadagnandosi da vivere.
 
 
L'idea, visto il taglio didattico, era quella di compiere un breve viaggio tra diversi territori di produzione della nostra varietà preferita, spaziando in aree europee, guardando e commentando insieme foto di vigneti, toccando letteralmente con mano l'ardesia e le rocce vulcaniche dei Cru moselliani e soprattutto degustando buoni vini. Il tutto accompagnato da alcuni assaggi di preparazioni semplici ma gustose e, in generale, adatte all'abbinamento con i vini proposti: pane, burro e alici; torta di patate (un classico della piacentina Val Nure); polenta fritta con salmone; polenta fritta con caciotta fresca.
 
Saletta e, di conseguenza, utenza dai numeri confidenziali per facilitare la comunicazione diretta, stufa a legna accesa per riscaldare una serata fredda, cinque Riesling italiani e tedeschi in un percorso pensato per evidenziare le differenze territoriali.

 
Partenza con il Riesling 2010 di Monsupello, già raccontato QUI, nitido e fruttato, con scie minerali che si inseriscono in un profilo che alterna tratti grassi e quasi caldi ad altri, vedi il bel finale, sapidi e freschi. Nel complesso una impeccabile precisione esecutiva, per uno dei migliori Riesling oltrepadani.

 
Già con il successivo Riesling, il Kaiton 2010 di Kuenhof (a proposito, ne riparleremo grazie a una verticale che gli dedicheremo presto), ci si sposta su un versante dove il frutto lascia in parte spazio a speziature e mineralità più accentuate, anche a sensazioni quasi verdi, poi agrumate, e a un palato diritto e affilato con lieve carbonica a ravvivare la struttura, salato, energico e propulsivo. Complesso e ancora giovane.
 
 
Il salto in Germania avviene grazie al Wehlener Sonnenuhr spatlese Alte Reben trocken 2010 di Kerpen, valido e affidabilissimo produttore di Wehlen qui alle prese con alcune delle sue vigne più vecchie (Alte Reben=Vecchie Vigne). Ed è anche un salto tipologico importante. Colore più carico dei precedenti, naso che vira verso sensazioni di frutti gialli (albicocca) in confettura, ananas, cedro, lieve Botrytis; attacco polposo amplificato dal frutto maturo e dall'appena accennata dolcezza (è un trocken, con meno di 9 grammi/litro di zuccheri residui), finale sapido e vivo che rinfresca la struttura importante e il 13% di alcol.
 
 
L'ulteriore salto avviene grazie a due esempi dell'Old Style (di cui QUI avevamo già parlato), non solo perché si parla di vecchie annate, ma anche perché si parla della tipologia classica della Media Mosella, con alcol intorno all'8%, acidità molto alta e zuccheri ben presenti.
L'Erdener Treppchen spatlese 1992 di Meulenhof ancora una volta si conferma paradigmatico nella sua mirabile semplicità e nell'armonia di incastri ed equilibrismi tra alcol, zuccheri e acidità, con un colore che si stenta, da quanto è giovanile, ad associare ad un vino più che ventenne. Grande bevibilità.

 
L'Urziger Wurzgarten auslese 1990 di Oster, il vino più complesso della serata, è un ponte di passaggio verso tipologie più “dolci”. Naso terziarizzato che esplora sensazioni di frutta gialla matura e cedro candito, spezie e zafferano quasi con opulenza, per poi svilupparsi in un palato lì per lì ricco e rotondo, ma misurato e ancora fresco, dolce ma non troppo, scorrevole.

 
Oltre a nuovi approfondimenti moselliani in novembre, nelle prossime settimane il RieslinGarten dedicherà spazio all'Alto Adige: verticale di Kaiton e Giornate del Riesling di Naturno.
 
Vittorio Barbieri

venerdì 6 settembre 2013

OLD STYLE

Succede che anche i giardinieri si sposino rinunciando all'invidiabile (?) status di scapolo e che, prima della fatidica data, vogliano bersi un bicchiere (ok, qualcuno in più...) in buona compagnia.
Così, visto l'imminente sposalizio di uno dei due, insieme ad alcuni amici i giardinieri si son ritrovati alla Taverna del Gusto di Piacenza per una bicchierata a base di vecchi Riesling della Mosella.
La Taverna del Gusto di Andrea Libè (aiutato dai due insostituibili bracci destri, Raffaella Pinotti e Sergio Libè) è un posto dove, fino a pochi anni fa, c'erano in carta oltre 50 Riesling di varia provenienza. Ora le referenze rieslingose sono “solo” 40, ma la Taverna resta un approdo più che sicuro per provare non solo Riesling, soprattutto tedeschi e altoatesini, ma anche Champagne, Barolo, vini di Borgogna e pure piacentini, per dire, il tutto abbinato ai migliori salumi e formaggi italiani. Tutto ciò di cui una persona normale ha bisogno per vivere un'esistenza serena, insomma.
 
 
I VINI
Buona parte delle bottiglie assaggiate sono importate da Teatro del Vino, che ha scovato rari flaconi di aziende non più esistenti, fantasmi viventi che ci hanno fatto compiere un viaggio negli anni '80 e '90 tra vigne mitiche ed altre di secondo piano.
Il tutto è stato accompagnato da pane, burro e acciughe (del Cantabrico) e da crostini con lardo di Colonnata.
Alcune foto sono state scattate dalla Taverna del Gusto.
 
 
Erdener Treppchen spatlese 1992 – Meulenhof
QUI avevamo fatto cenno a questo Cru, che in alcune parcelle confinanti con l'Erdener Pralat vale l'ipotetico rango di Grand Cru, ma che lungo la sua ampia estensione ha alti e bassi qualitativi.
Meulenhof è una delle realtà più antiche in zona, esiste infatti dal 13° secolo.
La famiglia Justen è entrata in azienda via matrimonio nel 1919 (prima di allora la proprietà era di un ramo della famiglia Schmitges). Dal 1990 è Stefan Justen a gestire i vigneti nei Cru: Urziger Wurzgarten, Erdener Treppchen ed Erdener Pralat, dove l'azienda vanta da generazioni una piccola e preziosa parcella di 500 mq nella parte allargata del Cru, con vigne di circa 80 anni.
Bel colore, ancora giovanile, che introduce a un profilo di accattivante e integra semplicità. Ecco, con Meulenhof si va sempre sul sicuro: difficile trovare bottiglie straordinarie, molto più facile trovarne di livello medio-alto e sempre a buoni prezzi. Una garanzia.
Qui il frutto esprime una freschezza (relativa) che si spinge quasi fin verso note leggermente verdi/vegetali, per lasciare poi spazio alla confettura di susina gialla e agli idrocarburi. Palato che si sviluppa con buona propulsione e piacevolezza.
 
Urziger Wurzgarten auslese 1990 – Reinhold Oster
Del “Giardino delle spezie di Urzig” abbiamo già parlato QUI. Per la prima volta, invece, parliamo di questa azienda.
Dopo la morte di Reinhold Oster nel 2005, i 5 ettari di vigne tra Urzig ed Erden che costituivano l'azienda erano stati prima ceduti in affitto a S.A. Prum e, in seguito, a Monchof e a J.J. Christoffel Erben, mentre dall'inizio di quest'anno sono state acquistate da Markus Molitor.
All'epoca il 1990 è stata definita come la miglior annata dal 1971, per frutto e acidità ben combinati.
Nel complesso il frutto maturo e il peso, la rotondità, hanno la meglio sul lato fresco, ma senza perdere troppo in vitalità. Naso con sensazioni fumè, poi speziate e di cioccolato bianco; attacco al palato ricco, lì per lì opulento e quasi oleoso, che progredisce recuperando slancio nel finale.
 
 
Neumagener Laudamusberg auslese 1989 – Erben Burgermeister Lauer
Neumagen è un paesino stretto tra Trittenheim e Piesport, nella Mosella Centrale, in pratica appena prima che inizi la fascia collinare di maggiore pregio. In questo villaggio gode di ottima considerazione il Cru “Rosengartchen”, mentre il Laudamusberg (esteso per 38 ettari) è considerata vigna di importanza secondaria.
Annata di difficile gestione causa condizioni meteorologiche, tanta Botrytis, ma non tutta buona, concentrazioni e maturità non troppo elevate.
Primo impatto agrumato (pompelmo e cedro), timbro citrino fin dal naso, confermato da un palato diritto dalla spiccata freschezza. Sensazioni dunque vive, schioccanti e dolcezza contenuta che accentuano la facilità di beva. Profilo di sobria austerità, poco generoso, quasi magro rispetto al precedente, tutto giocato sulla freschezza e con una buona sapidità finale che ripulisce il palato.
Per chi ama il genere (come noi) una bottiglia da cercare.
 
 
Wehlener Sonnenuhr auslese 1995 GK – J.J. Prum
Con J.J. Prum ed il Wehlener Sonnenuhr abbiamo inaugurato il RieslinGarten proprio QUI, ma mai, fino ad ora, avevamo scritto di una Gold Kapsel, o GK, categoria speciale che indica una selezione della selezione dei migliori vigneti (in genere con raccolta tardiva in presenza di Botrytis), contrassegnata da una capsula dorata che sigilla la bottiglia.
Annata di estratti importanti e di Botrytis, il 1995, di potenza e complessità (dalle vigne di Wehlen Prum ha raccolto solo uva dalla categoria auslese in su).
Si cambia passo, altra categoria. Nel senso che, oltre ad essere molto buono, è proprio un' altra tipologia di vino. Si entra nel mondo dei grandi vini da meditazione europei.
Grande impatto olfattivo dove spiccano lo zafferano e la confettura di albicocca, più che gli idrocarburi, generosità e polpa, insomma, con una sfumatura quasi iodata tra le righe.
Il naso si apre mostrando la complessità di cui è dotato, tendendo a sprigionare comunque sempre note “dolci”, anche di miele e pasta di mandorle. Palato potente e persistente, di peso e concentrazione (e zuccheri) ma ravvivato dall'acidità e, ebbene sì, da un'ancora percettibile carbonica che pizzica il palato.
 
 
 
 
 
Vittorio Barbieri