Torniamo in Oltrepò, a
Mairano di Casteggio, in quel bellissimo posto che è Le Fracce,
azienda vitivinicola ma anche tanto altro: sede locale del F.A.I.,
della Fondazione Bussolera Branca, di un bel museo di carrozze
antiche e di un'affascinante collezione di auto d'epoca. Il tutto
immerso in un parco di alberi secolari. Andateci senza indugi, è un
posto arioso e rilassante sulle prime colline sopra Casteggio: una
boccata d'aria fresca e una valida possibilità per fuggire dal caos.
E ci torniamo per una
verticale (parziale, sei annate) del Riesling "Landò", tra
i Riesling di riferimento in zona.
Non è la prima volta che
Le Fracce compare su queste pagine, ne avevamo infatti già parlato
qui, descrivendo l'annata 2010 del Landò, vino prodotto dal 1993
anche se solo dal 2001 porta il nome attuale, che indica un antico
modello di carrozza.
Il Landò proviene da due
diverse sottozone, Mairano (argille rosse) e San Biagio (argille e
sabbie con vene calcaree), anche se negli anni la provenienza delle
uve si è sempre più concentrata su San Biagio, dove si trova il più
alto vigneto di Casteggio, esteso per 1,40 ettari a 350 metri s.l.m.,
prima del bosco ai piedi del Monte Ceresino.
Il vino viene prodotto da
vigne piantate tra la fine degli anni '80 (Mairano) e i primi anni
'90 (San Biagio) con cloni alsaziani.
In cantina macerazione a
freddo prima della pressatura e successivo affinamento sulle fecce in
acciaio nel periodo pre-imbottigliamento. Produzione annua che in
genere varia dalle 9.000 alle 14.000 bottiglie, anche se in alcune
annate passate (vedi '96) si è sfondato il tetto dei 18.000 pezzi.
Alla verticale di sei
annate (tre recenti, tre più stagionate) oltre ai due giardinieri
hanno partecipato il direttore di produzione Pietro Dilernia, in
azienda dal 1992, e il direttore tecnico Roberto Gerbino, qui dal
1999, che ringraziamo per l'ospitalità e la grande disponibilità.
Roberto Gerbino, a sinistra, e Pietro Dilernia, a destra |
2014
Imbottigliato ad inizio
aprile 2015.
Nonostante il recente
imbottigliamento il naso è già su buoni livelli di espressione. Bel
frutto agrumato nitido con sensazioni di arancia e caramella al
limone, poi floreali e di erbe aromatiche con sfumature quasi
balsamiche (citronella, menta). Al palato polpa e freschezza (tra le
due prevale la freschezza, qua e là quasi citrina) che lasciano
pensare ad un buon potenziale di invecchiamento.
2012
Note più evolute, o
meglio, di espressività più matura con carattere idrocarburico che
ha iniziato a prendere il sopravvento, ma anche toni agrumati e di
sasso bagnato; palato sapido, pieno, ma un po' meno compatto del
precedente, più caldo e con qualche sbuffo alcolico che tende a
sbilanciare l'armonia generale.
2010
Riassaggio a distanza di
due anni per una delle migliori riuscite in casa Le Fracce sul
versante Riesling, figlio di un'annata più fresca rispetto al
campione del 2012, che ha reso più lenta e graduale l'evoluzione
gusto-olfattiva. Agrumi e scie elegantemente tropicaleggianti al
naso, ma soprattutto una trascinante vigoria salata in bocca che dà
sprint e allunga la progressione gustativa. Dinamico, saporito e
roccioso.
2001
Salto nel tempo, fino
alla prima annata che ha avuto il privilegio di chiamarsi Landò.
All'inizio note di
confettura di albicocca e di susina, poi fiori macerati, idrocarburi,
lievi toni canforati; naso complesso. Bocca diritta e integra, di
impatto e sviluppo ancora freschi.
2000
Annata in cui, a causa di
una grandinata che ha colpito la zona di S. Biagio, il Landò è stato prodotto più che altro con le uve di Mairano.
Colore dorato carico
evoluto; lì per lì al naso note torbate e leggermente fumè, poi
miele di castagno, panettone, croccante alla nocciole. Bell'impatto
ai primi sorsi, perché se il colore "caldo"/evoluto può
lasciar presagire meno sprint, il palato è invece fresco e giocato
su più dimensioni (polpa rotonda, sapidità, acidità, ritorni
aromatici) che lo articolano.
1996
Dopo quasi venti anni di
vino il tappo può fare la differenza, le diversità tra bottiglia e
bottiglia possono essere significative ma, come dice Gerbino
riferendosi al campione di 1996 stappato oggi: "stasera è
bravo".
Colore dorato molto
carico, simile a quello del 2000. Appena versato lieve nota di crosta
di formaggio presto surclassata da aromi che spaziano dalla
confettura di rabarbaro, al bergamotto candito e a sfumature da
distillato, poi cappero sotto sale. Bocca viva con tratti di salinità
felpata molto incisiva che si riverbera nel finale.
Profilo che in generale
alterna tratti ossidativi a tanta salinità, per quello che oggi è
diventato un intrigante e piacevolissimo vino da meditazione sui
generis.
Vittorio Barbieri (ha
collaborato Alberto Alfano)
Nessun commento:
Posta un commento