Kuenhof, ovvero Peter e
Brigitte Pliger, vuol dire tante cose.
Ad esempio vuol dire la
prima azienda a valorizzare il Riesling in Valle Isarco, con il primo
impianto di due ettari nel 1993 e i primi imbottigliamenti nel 1996 (come ci ricorda Peter Dipoli QUI).
Non
solo. I Pliger portano avanti un discorso personale
sull'ecosostenibilità che, al di fuori di certificazioni ufficiali,
fa del buon senso e della perfetta conoscenza delle singole piante
due punti cardine. Semplificando al massimo, di base ad esempio non si usano prodotti chimici di
sintesi in vigna, né lieviti selezionati in cantina, dove in
generale l'approccio è poco interventista.
Kuenhof vuol dire anche
Kaiton, ovvero “Bosco”,
l'antico nome celtico della zona e soprattutto uno dei migliori
Riesling italiani, affinato in botti grandi e acciaio.
Kuenhof
si estende per circa sei ettari vitati complessivi su suoli di rocce
scistose, sabbie e argilla, coltivati a riesling renano, silvaner,
veltliner e gewurztraminer, da cui si ricavano più o meno 30.000
bottiglie all'anno, un terzo delle quali di Riesling Kaiton.
Azienda
e vigne, di proprietà della famiglia Pliger da due secoli (ma
l'azienda è molto più antica e un tempo era di proprietà del
Vescovo di Bressanone), si trovano a Mara, vicino a Bressanone. Le
uve crescono a 600-700 metri sui pendii terrazzati del colle Lahner
esposti a sud-est, dove Peter in questi anni ha svolto un importante
lavoro di sistemazione dei muretti a secco, e fino al 1989 sono state
conferite all'Abbazia di Novacella, mentre dal 1990 vengono
vinificate in proprio.
Abbiamo
deciso di tuffarci virtualmente nella Valle Isarco attraverso una
verticale di Kaiton, dal 2005 al 2012, organizzata alla Taverna del Gusto di Piacenza (c'eravamo già stati in settembre), dove il Kaiton
è di casa e dalla cui cantina sono state sottratte la maggior parte
delle bottiglie assaggiate.
Dall'annata
2007 le bottiglie sono tappate con tappo a vite.
LE ANNATE E I VINI
I dati analitici ci sono
stati forniti direttamente dall'azienda, che ringraziamo per la disponibilità.
2012
Acidità
6,2 g/l, residuo zuccherino 3,9 g/l, estratto 21,5 g/l.
Aromaticamente
poco leggibile (come capita nove volte su dieci al Kaiton molto giovane),
quasi di semplice vinosità, come ogni vino serio rivela al meglio le
proprie doti al palato, dove è elegante e soprattutto incisivo,
progredendo con naturalezza e scioltezza. Nel complesso, profilo
lineare ancora in formazione che deve trovare articolazione e
distensione, soprattutto al naso. Quasi un peccato berlo ora.
2011
Acidità
5,9 g/l, residuo zuccherino 3,8 g/l, estratto 22,6 g/l.
Aromi
fruttati dolci con sfumature leggermente verdi (cappero), più
espansivo e comunicativo, più peso, e ancora, pure in questo caso,
tanta gioventù. In generale sembra comunque più largo e leggermente
più caldo del 2012, quasi generoso e “mediterraneo” al confronto
(e soprattutto a confronto con certe annate precedenti tipo la 2010 e
la 2008). Relativamente rotondo e affusolato, ma lungo e con buona
dinamica interna.
2010
Acidità 7,1 g/l, residuo zuccherino 3,2 g/l, estratto 22,8 g/l.
Ecco, il salto è qui, il
cambio di passo che segna il passaggio tra un prima e un dopo nella
nostra degustazione.
Un vino che inizia a
mostrare una complessità più fatta, più completa, con una vena
salata che ci sembra uno dei caratteri maggiormente riconoscibili nel
Kaiton e che da questa bottiglia inizia ad emergere con forza.
Idrocarburico e minerale, agrumato, roccioso e salato, ha una
struttura ricca, ma diritta e affilata, ravvivata da una leggerissima carbonica.
Con i minuti il frutto lascia spazio alla mineralità e alle
speziature, mentre la struttura resta salda, energica e propulsiva.
Tra i più bei vini della serata.
2009
Acidità
6,2 g/l, residuo zuccherino 3,9 g/l, estratto 23 g/l.
Frutto
e mineralità trovano una buona combinazione, con sfumature olfattive
dai tratti maturi e qua e là dolci (cioccolato bianco). Al tempo
stesso pieno, polposo e fresco, quindi contrastato, anche se, a voler
trovare il pelo nell'uovo e avendo accanto (2010 e 2008) vini più
snelli e nervosi, sembra prevalere appena il peso sullo slancio con
un finale meno trascinante di altri.
2008
Acidità
6,9 g/l, residuo zuccherino 1,5 g/l, estratto 20,9 g/l.
Naso
minerale, con toni di sasso bagnato, intriganti rimandi affumicati e
speziati, infine agrumati. Palato lungo e piccante, deciso e nervoso, sapido, o meglio, salato. Sgomita,
finendo amarognolo e quasi scontroso.
Agile
e dinamico, ha grande beva.
2007
(dati
analitici non disponibili)
Altra
eccellente riuscita, naso che alterna scie verdi, idrocarburiche e
minerali a elementi fruttati (pesca) con una nota quasi di cenere e fumé. Sviluppo gustativo
pieno e progressivo che unisce con armonia ritmo e grassezza,
ampiezza e nervosismo, vicino alla quadratura del cerchio. Completo.
2006
Acidità
6,3 g/l, residuo zuccherino 3,8 g/l, estratto 23 g/l.
Sa'
di tappo, maledetto sughero!
2005
Acidità
6,8 g/l, residuo zuccherino 2,3 g/l, estratto 20,9 g/l.
Il
naso più terziarizzato del lotto, ed anche il più Moselliano (può
ricordare una Spatlese della Media Mosella di metà anni '90). Cambia lo scenario olfattivo, qui su toni di
confettura di cedro e di susina gialla, poi quasi di rabarbaro,
idrocarburi sullo sfondo. Ci sembra vicino al massimo
dell'espressività, entrato in una fase terziaria accattivante, come
in un lungo e intrigante autunno, dove la freschezza (appena slegata
dal contesto) permane nel bel finale leggermente salmastro.
Vittorio Barbieri
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