Siamo tornati in Oltrepo'
per un approfondimento programmato da tempo: una verticale del
Riesling GLI ORTI prodotto da Frecciarossa.
Frecciarossa è un nome
che ai meno informati evoca un treno delle Ferrovie dello Stato, ma
qui l'Alta Velocità non c'entra niente. Frecciarossa è un'azienda
storica di Casteggio fondata su suoli di argille rosse tipiche di
queste colline. Fraccia, divenuto poi freccia,
significa frana, quindi
Frecciarossa=frana rossa, di argille rosse.
Qui sorgeva un'azienda
già nel 1770, ma è nel 1919 che Mario Odero acquista i terreni e
negli anni '20, con Giorgio Odero, nasce il marchio Frecciarossa.
Arriviamo direttamente agli anni '90, quando Margherita Radici Odero
da' nuovi impulsi tecnico-agronomici e, nel 1996, l'entrata in scena
di Pietro Calvi di Bergolo fornisce invece inediti slanci
commerciali.
Nel 1998 gli ettari
passano da 18 a 26 ed ora Valeria Radici Kent, figlia di Margherita,
gestisce l'azienda (nel frattempo cresciuta a 34 ettari e in
conversione all'Agricoltura Biologica) con il supporto di
Giuseppecarlo Vercesi, direttore commerciale (nonché geologo, quindi
occhio a fargli domande sulla tipologia di suoli presenti in azienda,
perché potreste restare intrappolati – più o meno piacevolmente,
dipende dai vostri interessi – per ore e ore a sentir disquisire di
tettonica delle placche e di micropaleontologia).
Frecciarossa è nota
soprattutto per il Pinot Nero Giorgio Odero, tra quelli di
riferimento in zona e non solo, ma da decenni produce un Riesling
Renano capace di restituire il carattere caldo e generoso del
territorio combinandolo all'eleganza filigranata del vitigno.
Il luogo è incantevole,
ancora di più nel mite pomeriggio di aprile in cui abbiamo avuto la
fortuna di capitarci: l'ottocentesca Villa Odero si trova immersa in
un parco di due ettari dove è facile farsi venire la tentazione di
stendersi su un'amaca...che però non c'è, così ci dirigiamo quasi
subito verso la sala degustazione dove peraltro ci attende un
programma invitante: in compagnia di Valeria Radici Kent e di
Giuseppecarlo Vercesi, brillanti padroni di casa, ci apprestiamo ad
assaggiare otto annate de GLI ORTI, dal 2012 al 2006, con la sorpresa
del 1997 in coda alla degustazione.
GLI ORTI proviene da
appezzamenti della prima collina casteggiana (140-200 metri di
altitudine) con esposizione fresca nella Valle delle Praielle e viene
prodotto mediamente in circa 15.000 bottiglie annue. Le vigne in
produzione hanno dai 10 ai 16 anni di età, ma fino al 2010 era
ancora in produzione una vigna di quasi 30 anni, poi espiantata.
Va in bottiglia nella
primavera successiva all'anno vendemmiale, dopo una vinificazione con
lieviti selezionati a temperatura controllata preceduta da una
criomacerazione di 60-72 ore, ed esce in commercio dopo circa un anno
di bottiglia.
Nella annate assaggiate
la percentuale alcolica oscillava tra il 13% e il 13,5% (con una
punta di 13,7% nel 2011), mentre le acidità variavano da pH 3,14 a
pH 3,35.
2012
Il vino che l'azienda ha
appena iniziato a commercializzare (mentre il 2013 è ancora in
vasca).
Annata calda, che ora in
bottiglia esprime molto frutto, anche tropicale (banana), agrumato
(limone) toni floreali. Già abbastanza espressivo, come ci fosse una
componente aromatica immediata, subito fruibile, che al momento
mantiene l'olfatto su un registro di gradevole semplicità in attesa
di futuri sviluppi. Palato sicuro, compatto e solido.
2011
Annata
calda, ma nel complesso equilibrata (molto caldo soltanto a fine
agosto).
Colore
carico, polpa e peso nel complesso, tanto frutto (agrumi maturi), poi
un accenno di note idrocarburiche, alcol e potenza ma anche tono e
vigore sapido. Vino ancora giovane che, rispetto all'assaggio di inizio 2013, inizia a mostrare più armonia tra le componenti. Il
nodo sarà osservarne l'evoluzione sperando emergano ancora di più
la complessità e le sfumature facendo fare un passo indietro alla
potenza, ai “chili” e all'esuberanza alcolica.
2010
2010
Annata più fresca e
profilo più svelto: agrumi freschi e anice, fiori bianchi. Palato
diritto e fine. Anche questa bottiglia è ancora un po' indietro
nello sviluppo, ma la maggiore agilità ne aiuta la fruibilità anche
a “soli” quattro anni dalla vendemmia. Incisivo e già
scorrevole, finale nitido.
2009
Vendemmia calda che porta
in dote molte sfumature tropicali e una nota quasi di distillato
(whisky), con i minuti escono note di miele, sbuffi di calore
alcolico. Palato polposo e ricco, ma solido e articolato. Potenza ben
controllata, in equilibrio.
2008
Aromi leggermente più
evoluti, profilo nel complesso fruttato (maturo) e di peso, pieno, ma
comunque reattivo nel finale di bocca. Rispetto al 2009 c'è un po'
meno eleganza e se quello sembra migliorare e aprirsi con
l'ossigenazione, questo con l'aria accenna a perdere qualche colpo.
2007
Annata di elevate
temperature diurne, con importanti escursioni termiche tra giorno e
notte. Idrocarburico e minerale, sassoso, esprime anche toni fruttati
e leggermente vegetali, con i minuti lievi sfumature di miele. Fresco
e sapido al palato, mostra uno sviluppo gustativo dinamico, sciolto e
sicuro, con articolazione e profondità notevoli. Con i minuti il
naso tiene molto bene, il vino tutto mostra grande sicurezza
d'espressione, vivendo di contrasti acido-sapidi che lo mantengono
tonico. Gran vino.
2006
Annata fredda e umida per
una bottiglia che lì per lì ha la sfortuna di venire degustata dopo
uno dei campioni della degustazione. Più ombroso e introverso del
2007 (come il 2007 è luminoso, questo è chiaroscurale), si esprime
più lentamente per poi fare emergere note balsamiche e speziate,
oltre a toni di banana candita. Palato reattivo e saldo.
1997
1997
Chiusura col botto,
grande curiosità per una delle poche bottiglie superstiti
dell'annata.
Bel colore, integro. Il
naso esordisce con note terziarie di fungo e canfora, poi leggermente
iodate.
L'aria gli fa bene, il
naso si assesta e l'ossigenazione regala sfumature di cioccolato
bianco e di cenere. Bocca ancora fresca, finale elegante che
ripulisce il palato.
Vittorio Barbieri e Alberto Alfano
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