Non si vive di sola
Mosella...così, sabato 1° giugno, siamo andati a scovare un
Riesling dalla zona che non ti aspetti. Quindi eccoci a Campiume,
nella Valle del Lamone, sulle colline del brisighellese, in una parte
di Romagna ravennate che guarda già alla Toscana (il confine è a
pochi chilometri) per l'incontro di presentazione dei BioViticultori.
Chi sono i
Bioviticultori? Sei produttori “bio” (biologici e biodinamici)
della zona che nel 2011 si sono riuniti in una associazione: Andrea
Bragagni, Paolo Francesconi, Il Pratello, Vigne di San Lorenzo, Fondo
San Giuseppe e Vigne dei Boschi.
Campiume
non è solo la casa privata di Filippo Manetti (alias Vigne di
San Lorenzo) e quella comune dei sei, è anche un luogo bellissimo,
fuori dal tempo, un antico borgo medievale trasformato in agriturismo
di classe e sostanza. Ci sono anche una chiesa sconsacrata
trasformata in biblioteca e l'antico cimitero trasformato in
giardino di erbe aromatiche. Noi del Rieslingarten andiam matti per
queste cose!
Campiume |
Cosa
c'entra tutto questo con il nostro blog? Due Bioviticultori, Fondo
San Giuseppe e Vigne dei Boschi, producono Riesling Renano. Noi ci
soffermeremo su quello di Vigne dei Boschi, di cui sabato abbiamo avuto la
fortuna di provare una verticale di tutte le annate prodotte fino ad ora.
L'AZIENDA
La
storia di Vigne dei Boschi inizia nel 1989, quando Paolo Babini
acquista un piccolo
corpo di vigneti poco a sud di Brisighella, a Valpiana, in una
zona alta poco vitata.
Dopo un periodo di
conferimento delle uve alla locale cantina sociale, inizia a
vinificare in proprio dal 2000. Nel frattempo, nel 1994, abbandona i
trattamenti chimici in vigna e intraprende la via del biologico per
approdare, nel 2002, alla
biodinamica (attualmente l'azienda è in conversione), secondo
un'attitudine razionale che cerca di adattare le teorie steineriane
alla pratica contadina. Nella gestione aziendale, Paolo è affiancato
dalla moglie Katia Alpi, enologa.
Il dinamizzatore di Paolo Babini |
LE VIGNE
Gli oltre 6 ettari a Valpiana
sono disposti su pianelli sovrapposti, tra 300 e 450 metri d'altezza
in una zona fresca e ventilata su suoli di marne grigie e arenaria,
immersi nei boschi, con qualche ulivo a punteggiare il paesaggio. Le
vigne sono inerbite con sovescio e trattate solo con rame e zolfo.
Notevole la vigna del
Poggio Tura, piantata nel 1999 ad alberello romagnolo (con pali e
fili) utilizzando quindici biotipi di sangiovese ricavati da piante
in parte novantenni.
E proprio la grande
variabilità clonale in vigna è tra gli elementi alla base delle
attenzioni verso la difesa della biodiversità, che si concretizza in
una continua, sensibile, esplorazione del territorio.
16 ANIME
Poco distante e poco più
in basso del Poggio Tura, percorrendo un breve sentiero nel bosco,
sbuca all'improvviso la quindicina di filari di riesling renano
allevati a Guyot. La Vigna Pozzo è stata piantata nel 1999 con una
densità di 5.333 piante/ettaro.
Qui, dal 2004, viene
prodotto il 16 Anime, che prende nome da un antico censimento
riguardante la parrocchia di Valpiana, dove appunto, nell'Alto
Medioevo, risiedevano “16 anime”.
È uno dei Riesling
italiani più stimolanti, curiosi e sfuggenti alle definizioni,
inquieto e difficilmente inquadrabile negli abituali canoni del
Riesling. Visto negli anni lascia trasparire con chiarezza il
percorso di conoscenza e apprendimento del territorio e del vitigno
che il vignaiolo ha percorso e sta percorrendo (il 2012 è ancora in
vasca, non l'abbiamo assaggiato, ma siamo molto curiosi di farlo),
senza ancora mostrarsi nel pieno della sua espressività, viste le
relativamente poche annate disponibili e l'ampio potenziale di
longevità che queste sembrano avere.
La vigna del 16 Anime |
I VINI
2004
Prodotto solo in magnum.
Si stacca dagli altri e
fa storia a sé. Tanta botrytis in fase di raccolta, macerazione
sulle bucce, fermentazione in barriques usate e uso di lieviti
selezionati. Elementi, a parte l'uso delle barriques (che ritroveremo
nell'annata successiva), che non hanno più trovato spazio nella
storia del vino. Un po' per scelte tecniche, un po' per
caratteristiche dell'annata.
Oggi il vino ha un naso
complesso con sensazioni fumè e di croccante alle nocciole, con una
nota quasi rugginosa. In bocca è grasso e potente (una delle annate
più alcoliche, oltre 14,5% di alcol svolto) e mostra un residuo
zuccherino deciso e avvolgente. Un carattere alsazianeggiante e
viscerale. Una mosca bianca nel panorama dei bianchi nazionali.
2005
Inizia il processo di
snellimento del vino. Paolo Babini anticipa la raccolta per ottenere
più acidità in bottiglia e per evitare che la botrytis (non buona
come quella dell'anno precedente) faccia danni.
Aromi terziari con note
balsamiche e idrocarburiche mature, sensazioni gustative più fresche
del precedente, decisamente più secco, ma maggiore slancio acido
avrebbe giovato e portato il vino ancora più lontano.
(2006 annata non imbottigliata e non assaggiata)
2007
L'annata meno alcolica
(circa 12,5%) nonostante il gran caldo stagionale, frutto di un
ulteriore anticipo della raccolta, alla ricerca di un continuo
snellimento del vino. Lo snellimento c'è, anche se, con il senno di
poi, forse fin troppo, ma il vino è intrigante.
Naso gassoso e un po'
sulfureo, idrocarburico; palato più “piccolo”, stretto e sottile
dei precedenti, tagliente, ma un po' corto.
2008
Siamo vicini alla
quadratura del cerchio di questa prima fase. Più completo del
precedente e meglio a fuoco, più compatto. Grassezza e slancio,
eleganza. La parte aromatica oscilla tra note di pompelmo rosa e
idrocarburiche, poi marine, il palato unisce densità e slancio
sapido. Preciso e di bella beva.
2009
Lieve timbro ossidativo,
erbe aromatiche (rosmarino) secche, erba appena tagliata e marmellata
di arance in un naso non prorompente, un po' timido. In bocca,
grassezza e polpa alcolica, ma con articolazione tesa e fresca, anche
se sembra che il vino stia attraversando una fase di transizione e chiusura.
2010
Scontroso e affascinante.
Il naso all'inizio evoca la buccia di limone, lo straccio bagnato,
sembra un problema di tappo. Dopo qualche minuto si ripulisce,
trovando un'espressione aromatica più distesa, con accenni di erbe
aromatiche.
Palato di sostanza,
intrigante nel suo sgomitare giovanile, scontroso, con finale fresco,
profondo e amarognolo.
2011
Forse l'unico vino del
lotto che arriva a sfiorare alcuni canoni di architettura Rieslingosa
più familiare, dalle parti dell'Alto Adige, in qualche modo più
rassicuranti.
Profilo in generale più
lineare, naso preciso e nitido con note di anice e agrumi, più
frutto, spezie e florealità, che idrocarburi. Palato giovane, ma già
di buona scorrevolezza.
Paolo Babini e i suoi "gioielli" |
Se siete interessati al 16 Anime e ai BioViticultori, fate un salto a Campiume il 16 giugno, dalle 11 alle 21 ci sarà un nuovo incontro, aperto al pubblico, con i produttori dell'Associazione.
Vittorio Barbieri
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