Il Mittelhaardt |
Ma se non si vive di sola Mosella, quale potrebbe essere
una valida alternativa restando in Germania? Il Pfalz!
Lunedì 15 luglio scorso, all'Osteria del Giuse di
Stradella (ristorante di cucina pavese-lombarda che si “nasconde”
nella pancia del centrale Hotel Italia), l'enologo emigrante
piacentino Nicola Libelli è tornato vicino a casa per le vacanze
estive portando con sé una decina di bottiglie dalla sua terra
d'adozione e non solo. Con Nicola infatti, dall'anno scorso primo
enologo presso la mitica azienda Dr. Burklin-Wolf, c'erano anche
alcuni ospiti, come Yvonne Lucas, pure lei produttrice nell'azienda
di famiglia, Margaretenhof, e Josef Andres, 25enne anch'esso
produttore nell'azienda del padre, Gebruder Andres. Di contorno,
amici e appassionati di Riesling, tra cui noi due giardinieri.
PFALZ, CHE DIRE?
Pfalz, dunque. Considerando la serata
di Stradella, quindi un punto di vista ridotto e limitato (per il prossimo
viaggio in Germania bisognerà aspettare gennaio 2014), intanto la
cosa strana, e bella, è che sembra che nel Pfalz abbiano tutti
25-27, massimo 28 anni. Almeno quelli che fanno vino. E che siano
tutti svegli, simpatici e pure uniti tra loro.
Sì, lo so, non sembra vero. Detta così sembra un
paradiso. Una specie di favola. Però, ricordando le loro recenti
partecipazioni al Gutturnio Festival di Carpaneto (Pc), si ritrovano
l'energia e la coesione di un gruppo culturalmente omogeneo che si
sta incontrando-scontrando con la generazione precedente facendo
scattare scintille positive.
Il Pfalz quindi ci ha fatto veramente una bella
impressione, per i vini, ma anche per l'energia e il vitalismo senza
pose che alcuni produttori sprigionano.
Vigneti a Forst |
PFALZ, CHE DIRE (2)?
Geograficamente il Pfalz è il proseguimento
dell'Alsazia. Attraversato da quelli che i tedeschi chiamano monti
Haardt (e i francesi Vosges...i Vosgi, insomma) è un territorio
lungo, 85 km, e stretto di grandi e antiche tradizioni dove si
trovano resti di ville rustiche romane, le aziende
agricole-vitivinicole del tempo e dove, negli anni '30, è stata
fondata la prima Strada del Vino europea.
È la maggior regione produttrice di vino tedesca,
oltre che la seconda per dimensioni dopo il Rheinessen, con oltre
23.000 ettari coltivati, e la seconda in termini di ore di sole, dopo
il Baden. Ah, è anche la regione più rieslingosa al mondo, visto
che qui si concentrano circa 5.500 ettari del nostro vitigno
preferito, più della Mosella.
Ma non vige la monocoltura tipica della Mosella, perché le varietà a bacca scura occupano quasi il 40% della
superficie, tra queste: dornfelder, spatburgunder (pinot nero),
portugieser e saint-laurent. Qua e là non manca un pizzico di merlot
e cabernet sauvignon.
Quindi tanto riesling, ma anche la regione più
rossista di Germania. E ci sono pure i vini rosati, altra
prerogativa della zona, prodotti soprattutto dal vitigno portugieser.
Se i Riesling targati Mosel-Saar-Ruwer esprimono
prima di tutto eleganza e leggerezza, quelli del Pfalz sono più
potenti e concentrati, un po' meno acidi, tendenzialmente più secchi
e alcolici: il Riesling spostato su un versante più caldo, panciuto
e pastoso, più meridionale, ma senza perdere di vista le austere agilità
e snellezza teutoniche.
Grappoli di riesling a Forst |
I VINI
Abbiamo assaggiato non alla cieca, con Nicola Libelli impegnato a presentare i vini, in tutto nove, che si sono
susseguiti durante la cena, accompagnati da alcuni piatti e prodotti
proposti dal Giuse. A proposito, molto buona la zuppa a base della rara cipolla di
Breme (paese della Lomellina) gratinata al forno, anche in
abbinamento ai vini della serata (in particolare al primo).
Tutti i Riesling erano trocken (secchi), in buona
parte dell'annata 2011 e di categoria spatlese o equivalente, provenienti da varie zone del Pfalz, ma in
particolare dal Mittel Haardt (più che altro dai Comuni di Forst e
Deidesheim, i due principali della regione). Un percorso, che
raccontiamo rispettando la sequenza di servizio, scelto con
intelligenza da Nicola, alla scoperta di vecchi e nuovi interpreti,
di vecchia e nuova scuola (che molto spesso, per fortuna, si
intrecciano), tenendo i nomi più “pesanti” in coda.
Matteo Bertè, Nicola Libelli, Josef Andres alla stappatura |
Ruppertsberger 2012 – Dr. Burklin-Wolf
Fondata nel 1597 e
ora diretta da Bettina Burklin-Von Guradze. 82 ettari (per
circa mezzo milione di bottiglie) dal 2005 gestiti in Agricoltura
Biodinamica a Forst, nel Mittel Haardt. Sì, avete letto bene: 82
ettari, in Biodinamica.
Questa etichetta proviene da due diverse vigne, da suoli con
elevata componente argillosa che accentua la parte fruttata del vino.
Prima vendemmia gestita da Nicola Libelli. Il 40% della massa ha fermentato con lieviti indigeni in botti grandi di 25-30 anni, il resto in acciaio con lieviti selezionati.
Prima vendemmia gestita da Nicola Libelli. Il 40% della massa ha fermentato con lieviti indigeni in botti grandi di 25-30 anni, il resto in acciaio con lieviti selezionati.
Il bicchiere si apre su note agrumate di caramella
al limone, mostrando un accattivante profilo, facile e fruttato,
svelto, immediato e molto gradevole. Si rivelerà tra i vini più azzeccati,
probabilmente il più adatto, alla zuppa di cipolle.
I Doppelstuck (2.400 litri di capacità ciascuno) di Dr. Burklin-Wolf |
Forster Jesuitengarten spatlese 2011 –
Margaretenhof
Azienda di 16 ettari che vanta un rapporto
qualità/prezzo commovente e che produce in stile trocken da due
anni, vinificando in acciaio con lieviti selezionati.
Da uno dei principali cru di Forst, con suolo
vulcanico ad alta percentuale di argilla e presenza di basalto e
arenaria che accentuano la mineralità. Naso sassoso, con l'ossigenazione emergono
sensazioni di fumo e cenere, ma anche di frutti bianchi (pera) che
persistono col passar dei minuti. Succoso e profondo, compatto nel lungo
finale.
Konigsbacher Olberg 2011 – A. Christmann
20 ettari gestiti in biodinamica, in una zona con suoli più
limosi e calcarei rispetto ai precedenti.
Macerazione sulle bucce per una decina di ore,
lieviti spontanei in fermentazione e successiva maturazione sulle
fecce fini fino all'imbottigliamento.
Un po' chiuso e scontroso nei primi minuti, ha bisogno di ossigeno per aprirsi; le note di
gasolio al naso si combinano con cenni floreali; al palato ha peso, estrazione e calore alcolico, ma anche nervosismo e sapidità.
Langenmorgen 2010 GG (Grosses Gewachs) – Von Winning
Azienda con sede a Deidesheim che vinifica in
tonneaux in parte nuovi, in parte usati.
Da un “Grand Cru” di Deidesheim già documentato alla
fine del '400, estensione del confinante Paradiesgarten.
Unico vino della serata che fa un uso “sfacciato”
del legno. Al naso note esotiche, di cocco e vaniglia, che lasciano
in secondo piano frutto e mineralità; in bocca, pur ancora
scomposta, emerge una forza acida sferzante (prerogativa dell'annata)
che lì per lì quasi spiazza, ma ravviva e allunga il vino,
lasciando ben sperare per il futuro.
Kallstadter Saumagen spatlese 2011 –
Koehler-Ruprecht
Altra mosca bianca, per motivi diversi del
precedente.
Azienda storica che si dedica a fermentazioni
lunghissime in piccole, vecchissime botti, ovviamente con lieviti
spontanei e poi...praticamente più nulla fino all'imbottigliamento. Approccio
estremo poco o niente interventista. E una curiosità: il motto
dell'azienda è “Il vino è la poesia della terra” di soldatiana
(nel senso di Mario Soldati) memoria.
Cru di suoli calcarei che dà un vino floreale, con
sensazioni di limone candito, erbe secche e pane tostato. Caldo e
alcolico, selvatico e spontaneo, più largo che diritto, non lascia
indifferenti.
Deidesheimer Herrgottsacker 2012 – Gebruder Andres
Da una parcella su suoli limosi situata molto vicino
alla foresta.
Prima vendemmia aziendale in cui il confronto
generazionale tra Josef Andres (che, ad esempio, ha inaugurato la
pratica dell'inerbimento in vigna) e il padre inizia a farsi più
serrato e stimolante.
Una parte del vino fermenta in tonneaux di 25 anni.
Il bicchiere offre un piacevole e vivo frutto
agrumato, con note quasi di pino silvestre e una generale freschezza
all'interno di un quadro nitido e preciso, ma non banale, di buona
profondità. Buono, ben fatto e con un bel rapporto qualità/prezzo.
Birkweiler Kastanienbusch 2011 – Rebholz
Suolo atipico, unico per il Pfalz, di ardesia
rossa, e altitudine di circa 300 metri (la più alta del Pfalz) per
una tra le migliori vigne della zona, protetta dai venti freddi
grazie alla presenza della vicina foresta.
Azienda storica, Bio dal 2009, qui alle prese con un
Cru molto importante. Ancora molto giovane e un po' introverso, ma
emerge con vigore una mineralità leggermente affumicata, poi agrumi,
note appena verdi e soprattutto, in questa fase, un bellissimo
attacco di bocca, che si sviluppa profonda, potente e lunga.
Finale polposo con acidità ben integrata.
Forster Jesuitengarten GG 2011 –
Basserman-Jordan
Altro storico peso massimo della zona, attivo da
fine '700, con a disposizione circa 50 ettari, tra i quali una parte in questo Grand
Cru di Forst, un tempo di proprietà del monastero gesuita di
Neustadt.
Naso floreale e di pesca. Palato spedito, lungo,
affilato e diritto. Una lama ben affilata con bellissimo finale.
Complessità ancora compressa, ma molto promettente e già piacevole.
Pechstein 2007 – Dr. Burklin-Wolf
(In magnum)
Gran finale con il vino più maturo (in realtà
ancora giovane), "firmato" dallo storico direttore di cantina aziendale.
Affinato in botti grandi.
Da un cru (in azienda considerato un “Grand Cru”)
vulcanico, sassoso e ricco di basalto nero che gli dà nome.
Naso complesso e nitido dove si intrecciano note
zafferanose e di idrocarburi. Con i minuti escono eleganti note
leggermente mielose, che si uniscono a sensazioni vagamente iodate
e di erbe mediterranee. Finale armonico e compatto. Gran vino.
Il RieslinGarten non va in vacanza, si rifarà vivo qui e su Facebook (cercate IL GIARDINO DEL RIESLING), a presto!
Vittorio Barbieri
Nessun commento:
Posta un commento