Come raccontato QUI, la
giornata alsaziana di Veggiola alla Locanda dei Briganti ha regalato diverse ispirazioni,
troppe per poterle raccontarle in una volta sola.
Quando si parla di
Riesling, della Mosella in particolare, ma anche alsaziano, si
tendono a suggerire accostamenti con cucine e materie prime lontane,
esotiche, ma in realtà anche le più ruspanti (e a volte “povere”)
tradizioni regionali italiane hanno da proporre spunti curiosi.
Da
pane, burro e alici alla frittura di alici, dal lardo con polenta alla salsiccia con
cipolle, dalle paste ripiene di ricotta ed erbette a molti risotti.
Dai crostini con fegatini di pollo a carni bianche speziate e/o
affumicate e a...quello che abbiamo provato a Veggiola: inizio a base di crostini di fegato d'anatra e cipolle, continuazione con veggioletti (impasto di ricotta, uova e Grana
Padano e una forma che ricorda molto vagamente i passatelli) al
tartufo e con ragù di frattaglie di cinghio-maiale.
Intermezzo con fegato di
cinghio-maiale crudo (ovviamente con cipolle) e in versione scottata in padella (sempre con qualche cipolletta ad
addolcire il tutto).
Il piatto principale
erano le cosce del suddetto cinghio-maiale cotte a legna, quindi
leggermente affumicate.
Sì, c'era anche il salame piacentino di rito, provenienza: Alta Val Nure |
Un insieme di suggestioni
territoriali che, alla prova dei fatti, si sono mostrate ottime
compagne di viaggio della sequenza dei vini, a cominciare dai due di
Philippe Kubler (...sempre QUI e anche QUI) e per tutto il resto del percorso:
Vielle Vignes 2009 – Pierre Henri Ginglinger
Profilo più sul frutto
che sulla mineralità, suadente, più che austero. Naso di frutto
maturo, quasi tardivo, poi miele. Grasso, scorre meno diritto di
altri, cerca soprattutto rotondità e avvolgenza, senza sovrappesi.
Gradevole.
Eichberg 2003 – Pierre Henri Ginglinger
TAPPO. Lascia intravedere
grande struttura, idrocarburi e morbidezza polposa, la potenza del
Cru e dell'annata insieme...ma non vale. Da riprovare.
Eichberg 2010 – Paul Ginglinger
Naso floreale e agrumato
elegante, roccioso, anche se ancora non del tutto aperto. Bocca lunga
e compatta, dotata di fresca potenza. Sviluppo slanciato ed
essenziale, finale preciso.
Impeccabile ed elegante austerità.
Two Vineyards 2008 – Inniskillin
Inniskillin è
probabilmente la più nota azienda canadese (celebri i suoi Ice
Wines), è stata co-fondata da un enologo austriaco che si chiama
Kaiser e produce Riesling da tempo. Anzi, agli inizi produceva
addirittura un Metodo Charmat da riesling chiamato “L'Allemand”.
Bel naso, nitido e
pulito, con frutto e mineralità ben combinate, note di pesca e sasso
di fiume. In bocca perde un po' di slancio e sul più bello si
arresta, mancando l'allungo finale.
Silberberg de Rorschwir 2008 –
Rolly Gassmann
Note di buccia di arancio
al naso, sensazioni citrine precise. Acidità e dolcezza ben
combinate. Discretamente grasso, ha un finale rinfrescante che
ripulisce.
Clos St. Hune 1999 – Trimbach
Naso un po' timido, molto
composto, di delicata mineralità idrocarburica, che dà quasi
l'impressione di dover ancora trovare piena espressività. Al palato
grassezza e slancio in un contesto di rigorosa essenzialità, con
finale ben cesellato. Eleganza ed armonia.
Pflaenzerrebben
de Rorschwir 1996 – Rolly Gassmann
Frutti gialli maturi e
toni esotici speziati. Palato largo ma vivo, ammantato di grassezza,
rotondo, ma percorso da una sapidità incisiva che porta a un finale
fresco. Nel suo genere un piccolo capolavoro. Così come
l'abbinamento di questo vino con il fegato scottato.
Poi, extra Alsazia, tre
vini. A partire dal Bruderberg 2007 di Maximin Grunhaus,
petrolioso e agrumato, molto fresco, ma che, come i 2007 dello stesso
produttore già assaggiati QUI, pare essere in una fase, passeggera,
in cui non tutto è ancora completamente a fuoco. Ottimo anch'esso
con il fegato scottato in padella.
Lo Spielerei 2008
di Castel Juval, Riesling della Val Venosta in versione
“spatlese”, è vino dolce di impronta più mediterranea rispetto
ai precedenti (anche nel colore), più caldo e polposo, grasso, ma a
suo modo elegante.
Per ultimo parliamo del
primo vino assaggiato, stappato subito un po' per caso, o meglio, per
l'irrefrenabile sete dei presenti. Era pure il vino più datato del
lotto: 1993!
Abbiamo in pratica
costretto il produttore in questione, Stefano Pizzamiglio, presente
alla degustazione, a stappare per prima la sua rara bottiglia. Che
non era di Riesling, ma di...Malvasia, una Malvasia piacentina.
Che c'entra? Come, che
c'entra? In diverse annate il Sorriso di Cielo (che, se fosse alsaziano si chiamarebbe Sourire de Ciel e se fosse tedesco, Lacheln Himmelreich...più o meno) de La Tosa
ha alsazianeggiato, vuoi per mineralità nelle prime annate, vuoi per
dolcezze di frutto (accentuate da residui zuccherini talvolta spinti)
in anni più recenti. La Malvasia di Candia aromatica, del resto, non
ha solo componenti floreali e fruttate esuberanti, nasconde una
personalità molto più ricca e ancora non del tutto conosciuta.
Questa è una bottiglia
che sprigiona sensazioni terziarie fresche, ovvero nitide note
floreali e agrumate mature rinfrescate da una netta sfumatura di
menta. Bella integrità olfattiva che si ritrova al palato, fresco,
saldo e armonico.
Eccellente bottiglia, che
testimonia come questo sia un vitigno ancora sottovalutato, dai tanti
timbri espressivi, dotato di un'anima calda, generosa e mediterranea
integrata da uno spirito nordico più austero che lo rende unico e
ricco di potenzialità da riscoprire.
Vittorio Barbieri
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