Il Brauneberger Juffer stilizzato, dettaglio delle etichette di Fritz Haag |
Stavolta ce la prendiamo comoda, nel senso che parliamo di un solo vino.
Che però è la scusa per
parlare, come sempre, di un Cru, di una fetta di Mittel Mosel (tanto
per cambiare, ma sono imminenti racconti su altre zone): Brauneberg è
il villaggio, il Brauneberger Juffer ne è la vigna più estesa (il
“Premier Cru”) e il Brauneberger Juffer Sonnenuhr la parte
più pregiata (il “Grand Cru”). È quest'ultimo il protagonista,
oggi.
Parliamo di una vigna
citata per la prima volta nel 1333 e di una località che, fino al
1925, si chiamava Dusemond, dulcis mons, secondo gli antichi romani,
cioè dolce collina, una novantina di anni fa ribattezzata
Brauneberg, “collina marrone”, per il colore
rosso-mattone tendente al marrone dell'ardesia presente.
LA VIGNA
Sul lato opposto di
Brauneberg, per due km lineari circa, si estende il Brauneberger
Juffer, che comprende anche il B.J. Sonnenuhr. Esposizione a sud,
suoli di ardesia Devoniana (un'antichissima era geologica, il
Devoniano, che prende nome da una regione inglese) capaci di
marchiare, con il timbro dell'eleganza raffinata, i vini di questa
sottozona.
Il B.J. si estende per
32 ettari, il suo cuore, lo Juffer Sonnenuhr, per soli 10,5 ettari
che si sviluppano attorno alle rocce di metà collina, con pendenze
estreme ed altre più dolci.
Il B.J.S. prende il
nome dall'immancabile meridiana e da...un gruppo di zitelle. Infatti,
a inizio '700, il ciambellano Wunderlich, che possedeva la maggior
parte delle vigne di Dusemond, divenne padre di tre figlie che non
si sposarono, dedicando la propria vita e riservando il proprio amore
alle vigne di famiglia.
Parte del Brauneberger Juffer |
In questa zona
probabilmente l'azienda più nota (e una delle più antiche, citata
già nel 1605) è quella di Fritz Haag, che qualcuno chiama anche
“Dusemonder Hof”. 12 ettari interamente vitati a riesling, parte
dei quali nel B.J.S.
Come sempre, un po' di
storia. A 20 anni, nel 1957, a causa della malattia del padre,
Wilhelm Haag entra in azienda e, nel corso degli anni, acquista
parcelle nel B.S. e nel B.J.S.
Nel 2005, nemmeno 70enne,
Wilhelm lascia il timone al figlio Oliver (e alla di lui moglie,
Jessica) forte di studi a Geisenheim e di esperienze da Donnhoff,
Karthauserhof, Wegeler, ma pure in Sud Africa, che persegue sulla
strada del padre.
Fermentazioni con lieviti
indigeni in legno e in acciaio e la ricerca dell'eleganza, della
leggerezza e della finezza, più che della potenza, come obiettivo
primario, detto in altre parole: rispettare i caratteri della vigna
di partenza.
Il Brauneberger Juffer Sonnenuhr |
Annata difficile in tutta
la Germania, che ha fatto tribolare non poco i vignaioli a causa del
clima schizofrenico. In Mosella la vegetazione è partita lentamente
a causa delle basse temperature primaverili. Estate molto calda e
asciutta, sole a settembre, ma tanta pioggia tra fine mese e inizio
ottobre, poco prima della vendemmia.
Annata di mosti densi,
con importanti dolcezze di frutto, ma anche acidità solide e ben
strutturate. Buono sviluppo di Botrytis, vini dalla categoria
spatlese in su.
Per Fritz Haag, come per
la maggior parte dei produttori della zona, basse produzioni (per lui
45 Hl/ettaro). Vendemmia iniziata il 3 ottobre e finita il 26 dello
stesso mese, elevate densità medie del mosto e Botrytis “buona”
che ha permesso di produrre in tutte le categorie (TBA compresa).
Nel complesso grande
annata per gli Haag (la capacità drenante dei Cru di Brauneberg ha
aiutato non poco in un'annata di piogge importanti come questa), con
vini rifiniti, polposi e concentrati. C'è chi l'ha paragonata al
2005, ma secondo Wilhelm Haag il 2006 ha una marcia in più.
IL VINO
Brauneberger Juffer Sonnenuhr
auslese 2006 – FRITZ HAAG
20% di Botrytis per un
vino che si apre su un naso “dolce” e molto nitido di pesca
gialla e agrumi mielati, poi zafferano. Sullo sfondo una nota
sassosa.
In bocca profilo lineare,
compatto e sottile, immediato ma molto articolato. Struttura
aerea, di leggiadria disarmante, che si sviluppa flessuosa e con
armonia tra il residuo zuccherino evidente e la freschezza acida, per
finire con grande lunghezza.
Tutto fin troppo bello e
perfetto? Sì, forse sì...ma meno male. Comunque aspettiamo ad
aprire la prossima bottiglia fra almeno cinque-sei anni, meglio se di
più. Il vino è ancora estremamente giovane e ha tutto da guadagnare
in sfumature.
ABBINAMENTO?
Sarebbe stato più figo
abbinarlo (o dire di averlo abbinato) ad un formaggio giusto, magari
caprino, invece il formaggio giusto-magari-caprino non c'era, però
c'era una ciambella con limone e cioccolato...
...e andava molto bene.
Imminente: Erdener
Pralat!
Vittorio Barbieri
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