Enkirch, nella Media
Mosella a nord di Traben-Trarbach e Bernkastel, è sede di una tra le
più antiche aziende tedesche (e non solo), visto che addirittura le
origini risalgono al 908 (cioè, non al 1908, al 908 proprio!), epoca
in cui i terreni passano di mano da un re carolingio alla Chiesa.
L'edificio principale è del IX secolo D.C., ma nel XVI secolo e agli
inizi del XX secolo vengono completati significativi ampliamenti.
Stiamo parlando di
Immich-Batterieberg, che vanta pure una tra le più belle etichette
della zona, dove il retro-kitsch-style del XVI secolo (periodo a cui
risale il logo con i putti e il cannone a forma di renana che spara
il nome “Batterieberg” nel cielo) incontra soluzioni grafiche più
attuali.
Il nome non deriva
dall'unione di due cognomi come spesso capita, ma dall'unione di un
cognome (Immich, la famiglia che dal 1495 al 1989, quasi 500 anni, ha
diretto l'azienda) e di un vigneto (Batterieberg, Grand Cru
monopole).
E i vini?
Dopo un periodo in cui i
Riesling aziendali erano molto fruttati e prodotti in stile
riduttivo, dal 2009 l'azienda è gestita da Gernott Kollmann con il
supporto di due soci e i vini hanno ritrovato essenzialità, aderenza
al territorio e in generale uno slancio più spontaneo. Gernott, con
passate esperienze da Dr. Loosen e da Van Volxem, ha rivoluzionato la
gestione tecnica e commerciale e sta cercando con successo di
riportare l'azienda ai fasti delle epoche passate. Una vera e propria
ripartenza, quindi, che fa di Immich-Batterieberg al tempo stesso una
tra le più antiche e tra le più recenti aziende tedesche.
Gernott Kollmann |
5,5 ettari di proprietà
più 7 ettari per acquisto uve. L'80% delle vigne non sono innestate
e l'età media dei vigneti è di circa 60 anni.
I Cru aziendali, tutti
attorno ad Enkirch e già considerati al top nella classificazione
prussiana del 1868 sono: Ellergrub, Steffensberg, Zeppwingert e
naturalmente Batterieberg.
Parte delle vinificazioni
avvengono in acciaio inox, ma la prevalenza viene svolta in legno
(barriques usate, dove vengono vinificati i Cru, e botti grandi) con
lieviti indigeni, lunghe fermentazioni fino a dieci mesi di durata
talvolta precedute da brevi (da 3 a 24 ore) macerazioni sulle bucce.
Nessun uso di enzimi, né di proteine per stabilizzare, nessuna
chiarifica.
Il risultato sono vini
essenziali e precisi, squillanti, affilati e quasi esclusivamente
secchi, con acidità vivide che possono necessitare di tempo per
armonizzarsi con gli altri elementi.
Abbiamo assaggiato in
prevalenza vini del 2012, annata di scarsissima produzione (circa 20
Hl/ettaro nelle vigne di proprietà) e di ottima qualità, con
acidità vibranti paragonabili a quelle del 2010.
Vendemmia iniziata il 20
ottobre e terminata il 10 novembre, imbottigliamenti dei Cru ad
agosto 2013.
C.A.I. 2012
Dalle iniziali di Carl
August Immich, proprietario dell'azienda nel XIX secolo.
Proveniente da uve
acquistate in diversi Comuni della zona (90%) e di proprietà (il
rimanente 10%, dalla parte bassa del Batterieberg) vinificate in
acciaio.
Naso agrumato semplice e
lineare, contrasto morbido-acido che vive in un corpo molto fresco,
vigoroso e snello, ulteriormente ravvivato dal finale ancora
agrumato.
Escheburg 2012
Da una selezione di
grappoli declassati dei Cru Batterieberg, Ellergrub e Steffensberg
che non entrano negli imbottigliamenti dei Cru.
Fresco e deciso, quasi
citrino, ancora compresso e in debito d'espressione rispetto al
precedente (come è giusto che sia), più secco e minerale, con uno
slancio acido fresco e schioccante che vorremmo risentire tra qualche
anno.
Steffensberg 2011
Da vigne franche di piede
di un grosso Cru situato alle spalle di Enkirch, con microclima caldo
e ricco di ardesia rossa.
Un anno di vita in più e
un'annata più calda. Frutto più aperto, maturo e morbido (cenni di
pesca) con aromi speziati leggermente balsamici. Palato saldo e
arioso, compatto e con finale floreale.
Batterieberg 2012
Il
vigneto è stato creato tra il 1841 e il 1845 da Carl August Immich,
che ha usato la dinamite per costruire i terrazzamenti, motivo per
cui la vigna è stata ribattezzata “la collina demolita dalla
dinamite” (non giurerei sulla correttezza della traduzione, ma più
o meno il senso è quello), appunto “Batterieberg”.
Monopole aziendale di 1,25 ettari compreso all'interno del Zeppwingert, un Cru nel Cru, in pratica, con suoli prevalentemente di ardesia grigia e quarzite.
Monopole aziendale di 1,25 ettari compreso all'interno del Zeppwingert, un Cru nel Cru, in pratica, con suoli prevalentemente di ardesia grigia e quarzite.
Solo la metà dell'estensione confluisce in questa etichetta,
compresi i grappoli di ceppi ottantenni su piede franco.
Frutto vivo e fresco con
note floreali e di erbe aromatiche, delicata mineralità, poi palato
complesso e cremoso; è ampio, pieno e profondo con rimandi salati
che lo allungano verso un finale sfaccettato.
Ellergrub 2012
Ellergrub 2012
100% vigne a piede franco
su suoli di ardesia blu scura, di fianco allo Zeppwingert.
Meno cremoso del
precedente, più asciutto. Ha complesse note rocciose e di erbe
aromatiche, poi emergono toni floreali, agrumati e di pesca, anche
speziati; ma è soprattutto al palato dove dimostra la classe di cui
è fatto, con una lunga e austera persistenza minerale. Energico e
molto elegante.
Zeppwingert 2012
Zeppwingert 2012
Cru che contiene il
Batterieberg, con vigne centenarie.
La bottiglia stappata sapeva di tappo, così Gernott ha proposto di provare una
bottiglia aperta...da una settimana.
La non più recente
stappatura ha aiutato ad “aprire” il vino, dandogli respiro e
ampiezza aromatica, facendo emergere un naso floreale elegante e
lievemente affumicato con palato nervoso che unisce polpa e spigoli
acido-sapidi di grandi potenzialità espressive.
Batterieberg auslese 1991
Batterieberg auslese 1991
Da un'annata considerata
“minore”, più piccola e fresca, ma in fase di rivalutazione per
la freschezza che, a distanza di oltre un ventennio, riesce ancora ad
esprimere.
Naso molto complesso:
confettura di susina e zafferano, te' e cioccolato bianco, poi note
di liquirizia. Bocca dolce-non dolce, nervosa più che grassa, non
opulenta (figlia dell'annata).
Sembra mancare il finale
del fuoriclasse ma è un peccato veniale, chiude sicuro, nitido e asciutto, quasi
rinfrescante.
...spontaneo, allora, il consiglio eno-musicale. La prossima bottiglia di Batterieberg, stappatela con questo sottofondo "apocalittico". Buon ascolto, buona bevuta.
Vittorio Barbieri
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