domenica 18 febbraio 2018

MOLITOR-ROSENKREUZ

Oggi sul Rieslingarten è la volta di un'azienda poco nota della Mosella Centrale: Molitor Rosenkreuz, già incontrata qui nell'ultima tappa dell'Enolaboratorio Riesling monzese. Achim Molitor la gestisce dal 1995; sede a Minheim-Piesport, poco più di 5 ettari suddivisi principalmente tra tre vitigni: riesling (80%), pinot nero (15%) e dornfelder (circa 5%).
Approccio poco interventista in vigna (no diserbi chimici, no antiparassitari di sintesi) e in cantina (fermentazioni spontanee, nessuna chiarifica, né filtrazioni), dove prevalgnoo gli affinamenti in acciaio inox. 30-35.000 bottiglie prodotte in media ogni anno.

da www.weingut-molitor.eu

L'azienda ha ancora disponibili alcune interessantissime vecchie annate, ma anche quelle più recenti meritano attenzione, come questo Piesporter Falkenberg trocken 2015, da un cru spesso utilizzato per produrre Eiswein.
Il Falkenberg si estende per quasi 50 ettari ad altitudine più elevata rispetto al più prestigioso (e persino più esteso) Goldtropfchen, che vanta un microclima più caldo; così come il Falkenberg arriva a ridosso del bosco sovrastante, tra 170 e 300 metri slm, il Godltropfchen si spinge fin quasi in fondo al pendio, a pochi metri dalla Mosella, da 100 a 200 metri slm.

Piesporter Falkenberg, da www.weinlagen.info


Piesporter Falkenberg trocken 2015 – Molitor Rosenkreuz
Profilo generale di medio peso, diretto e affilato. Naso classico: il frutto fresco si combina con note di selce, poi floreali; accenni di discreta complessità che si faranno più intensi col passar degli anni. La bocca, sottile e verticale, è ancora un po' compressa ma regala un piacevole sviluppo, deciso e vispo.

sabato 10 febbraio 2018

ENOLAB MONZA/4

Si è chiusa la bella esperienza dell'Enolaboratorio Riesling, fatto e pensato insieme ad Onav Monza. Prima di tutto un grande grazie a Daniela Guiducci, a tutta la delegazione ed ai partecipanti, che hanno reso possibile questo variopinto (e, spero, per alcuni sorprendente) viaggio virtuale nei meandri del Riesling.
Nell'ultima tappa siamo andati a spasso nel tempo - dal 2004 al 1985 - e nello spazio, girovagando tra Rheingau, Alsazia e soprattutto Mosella. Tre vini secchi per iniziare, cinque con residuo zuccherino per terminare: il Riesling alle prese con le sue proverbiali longevità ed evoluzioni.




Wintricher spatlese trocken 2001 – Molitor Rosenkreuz
Dalla Mosella Centrale un vino elegante e sottile, fresco.
Naso fine e complesso, in bocca più agilità che muscoli, fila via che è un piacere senza riverberarsi con grande persistenza, ma dove perde in lunghezza guadagna in bevibilità. A livello aromatico regala uno sviluppo cangiante tra lievi idrocarburi, polvere da sparo, selce, erbe aromatiche secche, pesca, cedro e toni fumè. Beverino e complesso.

Winkeler Jesuitengarten trocken 1997 – Wegeler
Ci si sposta in Rheingau, in una vigna “bassa” e precoce attaccata al Reno, con un vino caldo e generoso, già nel colore dorato, poi negli aromi di frutti gialli (tropicali e non, ananas e albicocca) e pasta di mandorla; dopo lunga ossigenazione escono leggere note di solvente; la bocca attacca grassa, ma si sviluppa salda e compatta finendo con buono slancio.

Moenchberg G.C. Vielles Vignes 1986 – Gresser
Alsazia, Basso Reno, uno dei due vini più datati della serata. Partenza con toni fortemente affumicati che evolvono in note di fiori secchi, croccante alla nocciola, chewing gum e asfalto; palato che scalcia e sgomita con acidità viva e non ancora perfettamente integrata (e forse mai lo sarà). Secco, molto secco, ha un carattere di profonda ed ispida eleganza terziaria.

Wehlener Sonnenuhr spatlese 1998 – Baumler Becker
Da un'azienda che ha chiuso i battenti anni fa, il primo vino con residuo zuccherino di stasera. Torniamo nella Mosella Centrale (gli ultimi cinque vini, a parte il successivo, provengono da qui) con una bottiglia gradevole e quasi didascalica al palato, nel suo dolce-non dolce molto ben risolto: un peso medio beverino e armonico. Il naso è un po' semplice, tra frutta in confettura e fiori che con il tempo non trovano grande evoluzione, ma la bocca, vicina al priorio apice, incede con scioltezza invidiabile.

Saarburger Rausch spatlese 1999 (9-00, vino d'asta) – Geltz Zilliken
Un mito della Saar, Zilliken, ed un vino che fu presentato all'asta della V.D.P. nel 2000.
Una selezione di spatlese che spinge sul lato polposo e dolce (quasi un'auslese), sia al naso, un tripudio di agrumi canditi (cedro su tutti), sia in bocca, dove il vino si mostra ampio, ricco e potente, ancora spostato sul lato dolce, seppure molto preciso ed equilibrato dalla grande sapidità.


Urziger Wurzgarten spatlese 1994 – Markus Molitor
Spatlese di eccellente riuscita, complesso e in equilibrio, molto ben fatto. Finezza d'idrocarburi, frutto, confettura di rabarbaro, camomilla; il palato è ricco, il residuo zuccherino si è fuso alla perfezione con la struttura, articolata e multidimensionale. Eleganza e potenza racchiuse in un unico calice.

Wehlener Sonnenuhr auslese 2004 – J.J. Prum
La quintessenza della Mosella Centrale, sintesi di eleganza aerea ed austera. Impatto chiaroscurale e inizialmente un po' ombroso (lievi note sulfuree); esce alla chetichella nelle sue note di confetture, infuso di camomilla e idrocarburi per svelarsi in tutta la sua eleganza. Palato di grandissima finezza, molto “classico”.

Urziger Wurzgarten auslese 1985 – Benedict Loosen Erben
Chiusura della serata e del corso con un'auslese di armonia esemplare. Naso di frutti gialli in confettura, fumo, zenzero, molto “Wurzgarten”. Struttura gustativa piena, elegante con nervosa chiusura agrumata. Vino completo, piacevolmente pronto (nel proprio apice espressivo) ma che darà ancora soddisfazioni negli anni.


venerdì 2 febbraio 2018

ENOLAB MONZA/3

Terza tappa del viaggio nei territori del Riesling (qui e qui le prime due tappe) in svolgimento a Monza grazie alla locale delegazione di ONAV. Si va in Alsazia, che ancora si porta sul groppone lo stereotipo duro, durissimo a morire di terra di vini morbidi e piacioni, ma che in realtà sa esprimere valori assoluti attraverso vini profondi e molto complessi, con o senza residuo zuccherino, aldilà di ogni tentativo di catalogazione.
A seguire il racconto dell'itinerario emotivo e didattico dei 7 vini che ho scelto per raccontare l'Alsazia.



SCHLOSSBERG G.C. 2016 – Albert Mann
Apertura della serata con un vino in bottiglia da pochi mesi che inevitabilmente esprime gioventù da tutti i pori. All'olfatto per ora si limita – per modo di dire – a toni, nitidi e precisi, di glicine, mela ed agrumi (limone, bergamotto); palato fresco e ancora compresso (l'annata si fa sentire) deciso e teso, con finale lungo. Elegante, di medio peso, molto piacevole, da riprovare tra un paio di anni.


SCHOENENBOURG G.C. 2013 – Meyer Fonné
Cambio di Cru, si inizia anche ad andare indietro nel tempo. Profilo olfattivo che alterna cenni di frutta polposa a toni freschi: arancia (succo e buccia), pesca bianca, poi selce, lievi idrocarburi e accenni speziati. La bocca attacca abbastanza grassa, ha struttura e peso, ma progredisce e finisce con deciso slancio salino e acido. Un vino di razza.


SCHOENENBOURG G.C. 2012 – Bott Geyl
Ancora Schoenenbourg, ma annata più calda e interpretazione in stile ossidativo. Vino che esce dai canoni dell'ortodossia enologica, ma senza cadere in ciò che la stessa definisce “difetto” ed in cui la fermentazione spontanea unita al basso dosaggio di solforosa “apre” il vino su note di fieno, paglia, erbe e fiori secchi, cotognata. Un'espressione rustica e potente del Cru, con tanta sapidità a sostenere una bocca piena e ampia.



CUVÈE FREDERIC-EMILE 2009 – Trimbach
A seguire una mini-verticale del “secondo” Riesling di Trimbach, dai GC Geisberg e Osterberg di Ribeauvillé. Si inizia con il 2009, annata calda, che rimanda a sensazioni evolutive leggermente fumé, di croccante alle mandorle e di caramella mu con cenni di zabaione; la bocca è ricca e potente, accogliente, parte larga ma finisce con slancio e vigore in un finale molto saldo.

CUVÈE FREDERIC-EMILE 2008 – Trimbach
Un fuoriclasse assoluto che si conferma in grandissima forma. Agrumato e pepato, è vino di grande complessità ancora incredibilmente giovane. Così come il 2009 è (apparentemente) pronto e senz'altro più aperto, così questo è roccioso, diritto ed essenziale, ancora in un punto iniziale del proprio sviluppo. Struttura importante snellita da una acidità decisa e sferzante che lo rinfresca e ne amplifica la persistenza. Luminoso e guizzante.


CLOS WINDBUHL 2009 – Zind Humbrecht
La chiusura della serata è dedicata a due diversi Cru di Zind-Humbrecht.
Annata calda, il 2009, per il Cru più tardivo di ZH. Naso con toni di croccante, ma pure frutti bianchi, agrumi, ciottoli di fiume e qualche sfumatura balsamica. Mix di tonalità chiaroscurali, tra maturità e freschezza: complesso e cangiante. Attacco di bocca ampio, sviluppo preciso e sciolto, elegante e salato, con residuo zuccherino molto ben integrato. Mix di potenza ed eleganza.


BRAND G.C. VIELLES VIGNES 2011 – Zind Humbrecht
Dalla sezione del GC Brand nota come Schneckelbourg, un vino giocato su grassezza, possanza ed accenni surmaturi; 18 gr/l di zuccheri ben fusi nella struttura, ma anche il dubbio che il vino sia in una fase di inquietudine e chiusura o che forse, semplicemente, le bottiglie di stasera non siano particolarmente felici. Il naso apre su toni leggermente caseosi e di solvente, senza raggiungere lo slancio generoso e solare trovato in precedenti assaggi. Resta un palato dallo sviluppo ampio, saldo e molto lungo, per niente pesante e reso dinamico dalla salinità che emerge nel finale.