lunedì 13 luglio 2020

WINDBICHEL

Finalmente prima degustazione condivisa in presenza dopo i mesi di chiusura. Alla Tosa di Vigolzone (sui colli piacentini) è andato in scena il Windbichel di Unterortl-Castel Juval con una quasi-verticale di sei annate. Una rara occasione per mettere alla prova del tempo (che, lo dico, subito, è stata ampiamenti vinta) uno dei migliori Riesling Renano prodotti in Italia.
L’azienda è nota, oltre che per essere tra i punti di riferimento del Riesling nazionale, anche per essere di proprietà dell’alpinista Reinhold Messner che, insieme a Gisela e Martin Aurich (gestori dell’azienda), l’ha fondata nel 1992 ai piedi del Colle Juval in comune di Castelbello/Ciardes, Val Venosta. 
Tra i primi a valorizzare il Riesling nella valle e in Alto Adige, Juval oggi conta su quattro ettari complessivi per 30.000 bottiglie totali annue. 


Tra le varie etichette di Riesling prodotte, Windbichel è quella di punta e proviene da un cru di circa mezz’ettaro piantato nel 1996 ed esposto a sud a 700-750 metri slm. 
Il suolo roccioso ricco di gneiss, la pendenza del versante e la presenza del caldo vento Fohn fanno sì che le uve maturino in un microclima particolare con forti correnti d’aria e sbalzi termici tra giorno e notte. 
Vengono vendemmiati a piena maturazione (a volte in lieve surmaturazione) i primi grappoli di ogni tralcio, la fermentazione avviene in acciaio inox con controllo della temperatura, mentre l’affinamento sui lieviti si protrae fino all’imbottigliamento. Segue circa un anno in bottiglia prima della commercializzazione. 
La produzione media annua è di circa 2.500 bottiglie. 
Alla Tosa i vini sono stati scanditi da tre mini-batterie da due. Tutte le bottiglie erano tappate con chiusura a vite tranne il magnum del 2016 (sughero). 



I VINI

2017 
Approccio olfattivo fresco di mela verde quasi balsamica, frutto agrumato (mandarino) e fiori bianchi. Palato giovane: nervoso, contratto e verticale. Finale salato. Deve trovare distensione, ma c’è profondità. Di bell’avvenire.

2016 (magnum) 
Più apertura e distensione, sia al naso che in bocca. Frutto più maturo e acidità molto fine che percorre il vino dall’inizio alla fine. Gli elementi sono meglio integrati rispetto al 2017, c’è più armonia. Naso con sbuffi di miele e idrocarburi ravvivato da tratti rocciosi di selce. Bocca appagante. 

2015 
Bella maturità di frutto, toni più materici e un po’ meno eleganti rispetto ai due precedenti. Attacco morbido, volume e sale, con un approccio olfattivo che ondeggia tra frutta gialla, note di erbe aromatiche leggermente balsamiche, mandorla e idrocarburi. Il finale mantiene vivacità, ma paga leggermente in termini di slancio. 


2013 
Impatto olfattivo giocato sulla finezza e la complessità. A note minerali di roccia bagnata seguono toni di lime e mandarino, con scie di caramello e idrocarburi. La bocca entra sottile, elegante, ha slancio e lunghezza, con una vena acido-sapida inesorabile che dà sprint al bel finale. 

2010 
Naso fine ma intenso con richiami di zafferano, spezie dolci, frutti canditi e idrocarburi. 
La bocca parte cremosa e avvolgente, quasi grassa, ma trova pimpante freschezza agrumata nell’articolazione e un finale stratificato e molto sapido.

2009 
Idrocarburo e soprattutto roccia spaccata, ma anche lime candito, lieve fumè, menta. 
Palato nervoso, dinamico e profondo con ritorni di erbe aromatiche. Finale importante: fine, appagante, arricchito da una pregevole scia salata.