lunedì 27 maggio 2013

RIESLING ON TOUR!

 
Palazzo Corsini è un gran bel palazzo fiorentino seicentesco. Inizialmente qui c'era un “casino” (nel senso di piccola casa signorile...), nel tempo sono stati costruiti altri edifici ed oggi chi dovesse visitare questi luoghi avrebbe la fortuna di aggirarsi in saloni e salette, salire e scendere dal magnifico scalone monumentale, passeggiare nel giardino all’italiana e ammirare un po' distratto quadri e affreschi del '600 in un contesto sfarzoso e imponente.
Qui, lo scorso 13 maggio, si è tenuta la prima tappa del Riesling On Tour italiano, organizzata dalla prestigiosa rivista tedesca di enogastronomia Der Feinschmecker con il supporto di Thurner PM (che ci ha fornito le foto).
Madaleine Jakits di Der Feinschmecker
L’occasione per noi giardinieri era molto ghiotta, di quelle da non perdere. Così ci siamo permessi il lusso di un pomeriggio fiorentino, con tanto di spettacolare giornata primaverile di contorno (una rarità, visto il clima delle ultime settimane), all’insegna del nostro nettare preferito.
In programma, oltre alle degustazioni libere presso i banchetti dove i 25 produttori erano presenti di persona, due seminari molto interessanti. Siamo riusciti a seguire solo il primo, condotto da Gian Luca Mazzella. Ahimè, ci siamo persi il seminario di Andrea Gori.
Un momento delle degustazioni libere
Nella degustazione guidata da Mazzella i protagonisti erano dieci vini: una coppia di annate per ciascuno dei cinque produttori presenti, una recente e una più datata.
In realtà per tutti l'annata più recente era la 2011, di belle, anzi, bellissime speranze: qualcuno in Mosella l'ha paragonata alla 2007, per la fioritura anticipata, la raccolta tardiva e le alte densità zuccherine ben bilanciate dall'acidità.
I produttori protagonisti della degustazione sono stati Donnhoff, Bassermann-Jordan, Heymann-Lowenstein, Robert Weil e J.J. Prum.
Il seminario di Gian Luca Mazzella
I VINI E LE AZIENDE

La storica tenuta di Helmut Donnhoff si trova sulle ripide colline che costeggiano il fiume Nahe, un affluente della Mosella, in una delle più piccole regioni vitivinicole di Germania. Di Helmut Donnhoff (dal 1971, era 22enne, alla guida dell'azienda, che oggi conta 25 ettari di vigneti), tra i migliori bianchisti tedeschi e, forse, del mondo abbiamo assaggiato il Riesling Dellchen 2011 e il suo predecessore del 1997.
Il 2011 ha un attacco di naso molto fine, fresco e complesso, pur in assenza di botrytis, dove prevalgono sensazioni floreali e note di pesca bianca. In bocca, acidità e sapidità ben combinate con la struttura e l'alcol, in armonia.
La versione del 1997 ha invece una più immediata e netta presenza di idrocarburi, che fa da apertura a un naso ampio, con note tropicali e agrumate. La bocca è piena, ricca e con una piacevole chiusura decisa e asciutta.

L’azienda Dr. von Bassermann-Jordan, di proprietà di Achim Niederberger, risiede in una delle zone viticole tedesche più calde, il Pfalz, che noi italiani conosciamo come Palatinato, a Deidesheim. Qui Niederberger possiede un’importante tenuta di circa 50 ettari su suoli provenienti da antiche colate laviche, con produzione seguita dall’enologo Ulrich Mell.
Il Jesuitengarten Riesling trocken Grosses Gewachs 2011 proviene da un cru, un tempo di proprietà dei gesuiti, con una estensione di 6 ettari a 170 metri sul livello del mare, su terre argillose e gessose, con tratti leggermente limosi, classificato come uno dei Grand Cru della zona. Il vino ha note calde, floreali, di pesca quasi in confettura. In bocca predomina una acidità viva e austera, violenta, ancora un po' slegata dalle altre componenti.
La versione 2007 ha un naso complesso e un po' maturo, leggermente fumè, con lievi note balsamiche. In bocca è ricco e polposo, apre e chiude con decisione.
Heymann-Lowenstein ci porta in Bassa Mosella, a Winningen, in una vallata protetta dai freddi venti del nord. La zona è caratterizzata da vigne ad alberello su ripidi pendii di ardesia che riflettono i raggi del sole sugli acini e rilasciano calore durante la notte.
Il Riesling Roettgen 2011, fermentato con lieviti indigeni, nasce da un cru ricco di ossidi di ferro con esposizione sud-sud est. Naso non prorompente, ma fine, pulito, netto, con sentori di salvia, rosmarino, pesca, albicocca e zafferano. La bocca è piena, con ottima acidità, agrumata e lunga, e finale asciutto. Ottimo vino da pasto, di importante struttura.
Il Roettgen ‘Alte Reben’ 2002 (annata tardiva caratterizzata da temperature fresche) si apre su un naso complesso ed evoluto. Frutta candita, zafferano, miele, sambuco, che contribuiscono a dare un'idea di...grassezza fresca. Note zuccherine e polposità, accentuate da toni mielosi, sono comunque in equilibrio con una importante vena di acidità. Vino pieno e di sostanza, quasi masticabile, ma slanciato.
Poi l'accoppiata di Robert Weil proveniente dalla vigna Grafenberg (17,5 ettari l'estensione del cru) di Kiedrick, Rheingau. Wilhelm Weil ha una tenuta di circa 65 ettari, dal 1981 parzialmente di proprietà di una multinazionale giapponese.
Il Kiedrich Grafenberg Riesling Spatlese 2011 ha potenti note dolci, tropicali al naso. La bocca presenta un avvolgente residuo zuccherino ben equilibrato dalla componente acida.
Ci sembra però più piacevole e risolta l’annata 2001, che ha una squillante nota di idrocarburo, ampiezza e sensazioni quasi di essenze (nel senso di legni) balsamiche, oltre che di zafferano. In bocca residuo zuccherino meno evidente rispetto al 2011. Acidità, freschezza e nerbo, per un palato dove risaltano sensazioni di agrumi e zafferano affiancate a note più erbacee e vegetali.
Chiudiamo in bellezza con J. J. Prum. Siamo in piena Mosella. Per un approfondimento sull'azienda vi rimandiamo qui.
In degustazione due Wehlener Sonnenuhr Auslese Gold Kapsel, il 2011 e il mitico 1983.
Katharina Prum dice che i vini dell'annata 2011 esprimono molto bene il carattere dei rispettivi Cru, quindi Wehlen è molto Wehlen, Graach è molto Graach e via dicendo.
Il 2011 in questione ha un naso fruttato (pesca e pera, soprattutto), con note mielose e affumicate. La bocca è opulenta e polposa, ma affilata. Densa e di struttura importante, ma supportata dalla vena acida. Nerbo e vigore. E tanto rigore. Wehlen! Anzi, Wehlen+J.J. Prum.
Poi...il 1983, vendemmia dove un magnifico autunno ha contribuito a dare vini freschi e zuccherini, nel complesso senza importanti presenze di botrytis. Ottima annata per gli Eiswein, tra cui alcuni leggendari (quello di Egon Muller e il GK di J. J. Prum). Ma torniamo a noi......agli occhi il colore è oro carico. Naso ancora fresco, complesso, ricco. Zafferano, pietra focaia, tabacco, tartufo, spezie (su tutte, cannella), note balsamiche. Impressionante per ampiezza e nitidezza. La bocca ha tratti flessuosi e cremosi, ma con freschezza e mineralità molto vive. Finale piacevolmente asciutto, preciso e senza cedimenti.
Sorprende la tenuta in freschezza, la grande beva. Grande gioventù. Magari poterlo risentire tra qualche anno...già ora un’emozione!

Foto di gruppo dei produttori
Speriamo presto in nuove tappe italiane del Riesling On Tour...

Alberto Alfano e Vittorio Barbieri

domenica 19 maggio 2013

IL PRELATO



Il nomade RieslingGarten viaggia verso l'ardesia rossa dell'Erdener Pralat, uno dei pochi, veri, Grand Cru della Mosella, e tra questi sicuramente il più piccolo ed omogeneo per caratteri microclimatico-pedologici che originano vini potenti e complessi.
Ancora una volta, per la degustazione, siamo stati ospiti di Matteo Bertè e delle Cantine Francesco Montagna di Broni.
 
IL VIGNETO
L'Erdener Pralat, ovvero il Prelato di Erden (per molto tempo la Chiesa è stata proprietaria di queste vigne), si estende attualmente per soli 1,4 ettari, tra l'Urziger Goldwingert e l'Erdener Treppchen, una striscia di terra nella parte bassa della collina chiusa da rupi rocciose, a ridosso della Mosella sulla sponda opposta all'abitato di Erden, a circa 110-150 metri s.l.m. Le pendenze arrivano anche al 100%!

La sua storia più attuale è inscindibilmente connessa a quella della famiglia Berres, non più produttrice, ma la prima, a fine '800, a usare la caratteristica etichetta che mostra un prelato sorridente con un bicchiere di vino in mano (non è difficile immaginare il motivo di tale sorriso), che ancora oggi identifica i vini del Cru ed è, con piccole varianti da un'azienda all'altra, utilizzata da cinque produttori: Moselschild, Dr. Hermann, Dr. Loosen, Weins-Prum e Moenchof.
Nel 1926, alla morte di Peter Josef Berres, il Pralat (all'epoca grande mezz'ettaro) viene suddiviso tra i suoi sette figli, molti dei quali fondano una propria azienda.
Nel 1981 il Cru viene esteso in direzione ovest e la superficie triplicata.
Esposta a sud pieno, è considerata una delle vigne più calde della zona, tra le prime a germogliare e a fiorire, ed il fatto di trovarsi nella parte bassa della collina fa sì che in autunno si sviluppino nebbie mattutine che favoriscono l'instaurarsi della Botrytis.
 
Presenta un suolo che combina l'ardesia grigio-blu del vicino e molto più esteso Erdener Treppchen e gli elementi ferrosi rossastri dell'Urziger Wurzgarten. Quello che si vede in vigna sono prevalentemente lastre o frammenti di ardesia grigio-blu-rossa. La maggior parte delle piante sono allevate a palo singolo, non sono innestate e hanno tra i 60 e i 100 anni di vita.
 
Spesso i vini hanno un carattere di potenza e ricchezza associate all'eleganza. Un po' meno eleganti e più potenti dei vini provenienti dal Wehlenener Sonnenuhr, con parte delle note “esotiche” del vicino Wurzgarten, ma con maggiori sfumature minerali/affumicate (retaggio dei suoli del Treppchen): un carattere unico.
Oggi sono 12 i produttori ad operare qui, tre di questi (Dr. Loosen, Monchof e A. Schmitges) ne possiedono due terzi. Da solo Dr. Loosen ne possiede un terzo (5.000 metri), mentre c'è chi ne ha solo 1.000 metri o addirittura 200 da cui si ricavano poche centinaia di bottiglie.
Le parcelle del Pralat originario sono gestite da quattro aziende: Dr. Loosen, Monchof, Moselschild e Weins-Prum.
 
 
LE AZIENDE
DR. WEINS-PRUM
La nascita dell'azienda va ricercata agli albori della famiglia Prum, quindi della storia di quel Sebastian Alois di cui abbiamo già parlato qui, il capostipite, e dei suoi nipoti. Ricapitolando: Sebastian fa sei figli, uno solo si sposa e figlia a sua volta, Mathias. Quindi, finché Mathias (che fa sette figli) resta in vita l'azienda resta unica e indivisa, ma alla sua morte nel 1911 l'azienda viene divisa tra i figli e le figlie, con rispettive/i mogli e mariti di mezzo. La figlia più giovane, Anna, insieme al marito, un Weins, darà il via all'azienda Weins-Prum.
Incasinato, eh? Non è finita. L'azienda si trova a Wehlen nella stessa via, Uferallee, occupata anche da J.J. Prum e dal 1978 è gestita da Bert Selbach (nel frattempo, via matrimonio, è arrivata in azienda anche la famiglia Selbach).
Quattro ettari a riesling per circa 35.000 bottiglie all'anno. 0,10 ettari (1.000 metri quadrati) nel Pralat, il 60% del quale, acquistato nel 1957, si trova nella parte originaria, mentre la rimanente parte è nel Pralat allargato.
Fermentazione in fuder di legno e in acciaio, parte con lieviti indigeni, parte con lieviti selezionati. Vini eleganti, delicati e leggeri, più che potenti.
 
 
Altro nome storico, attivo dal 1744. La preziosa superficie di Erdener Pralat ammonta a soli 0,26 ettari suddivisi in due parcelle nella parte allargata, la più estesa delle quali ha 50 anni di vita ed è allevata su piede franco. In tutto l'azienda ha una decina di ettari coltivati a riesling (80%), muller thurgau (18%) e pinot bianco (2%) situati prevalentemente a Erden e suddivisi tra i Cru Pralat, Treppchen (soprattutto) e Herrenberg. Produzione media annua di circa 100.000 bottiglie.
Andreas Schmitges gestisce l'azienda insieme alla moglie Waltraud dal 1990, dopo averla ereditata dal padre Heinrich, e in cantina lavora con fermentazioni in vasche di acciaio utilizzando sia lieviti spontanei, sia selezionati.
Stile fatto più di peso e struttura, che di slancio e leggerezza.
 
 
I VINI
Alla degustazione, oltre ai due giardinieri e al padrone di casa, erano presenti Massimo Volpari, Carlo Milani, Marco Bertelegni, Alessio Brandolini, Matteo Bertè e Stefano Calatroni.
Abbiamo degustato i nove vini alla cieca, suddividendoli in due batterie, più un assaggio (l'ultimo) solitario.
La prima batteria era, di fatto, una piccola verticale dell'Erdener Pralat spatlese di Weins-Prum, la seconda, più variegata, un confronto tra due vini di pari annata e categoria, ma di Cru diverso, di Schmitges e una mini-miscellanea di Dr. Loosen. Per ultimo, un auslese goldkapsel di Weins-Prum.

 
BATTERIA N.1

Erdener Pralat spatlese 2008 - Dr. Weins-Prum
Maturità più basse e meno gradi Oechsle rispetto al 2009. Annata meno calda, più classica (vendemmia più lunga rispetto al 2009) e, forse, per questo più nelle corde di Selbach. Vagamente simile al 2004, altra annata di grande bevibilità. Siamo comunque di fronte a una spatlese che, per Oechsle (98°), potrebbe valere un'auslese.
Naso semplice e lineare, gradevole, che concede poco ad esuberanze generose, restando nei dintorni dei frutti bianchi (mela, pera), con note sassose, poi anche agrumate. Bocca fresca e sapida vivacizzata da una lieve carbonica. Profilo molto fine, cristallino, da annata fresca. Grande bevibilità.

Erdener Pralat spatlese 2009 - Dr. Weins-Prum
Poco più di 700 bottiglie prodotte. 105° Oechsle e 20% degli acini botritizzati, una specie di auslese battezzato come spatlese. Bert Selbach paragona l'annata al 2005 (ricca di estratti – in media 40 gr/l - e potente), ma con acidità maggiori. Vini più potenti del solito, nella storia aziendale.
Frutto polposo, caldo, tropicale, dolcezza di frutto che arriva a sfiorare note di confettura di albicocca. Zafferano in chiusura, appena anticipata da una nota leggermente mielosa.
Anche il palato è più complesso del 2008. Ricco e polifonico, è reattivo e molto scattante, ma pure vellutato, il tutto in un contesto di grande armonia.

Erdener Pralat spatlese 2007 - Dr. Weins-Prum
Fioritura anticipata, tempo magnifico in estate, grappoli molto sani e pienamente maturi (alte densità dei mosti). Vendemmia anticipata rispetto al solito (6 ottobre, ma qualche collega ha iniziato a metà settembre!). 100° Oechsle.
Bel colore verdolino, naso ancora un po' chiuso, leggermente ridotto. Note sulfuree, floreali e una sfumatura burrosa. Deve aprirsi. Anche il palato, comunque vivo, ricco e dinamico, sembra ancora indietro nel trovare una propria definizione chiara e lineare.

Erdener Pralat spatlese 2006 - Dr. Weins-Prum
Meteorologicamente schizofrenica, un'annata particolare e di complessa gestione che ha portato a una vendemmia record per durata: solo 12 giorni, dal 10 al 22 ottobre. Rese basse: solo 47 Hl/ettaro.
75% di uve botritizzate.
Colore più carico e concentrato rispetto ai tre precedenti. Molto zafferanoso, con toni di confettura di susina e di albicocca. Naso “dolce”, quindi, quasi mielato. Il palato conferma questo profilo dolce, nascondendo solo parzialmente una freschezza decisa che ne amplifica la persistenza e la scorrevolezza.
 
 
BATTERIA N.2
Erdener Pralat spatlese alte reben 2007 – A. Schmitges
(Alte reben=vecchie vigne)
Impalcatura semplice e piacevole. Floreale e fruttato (con note di lychee), mostra un retrogusto sassoso nel finale amarognolo, dopo un attacco gustativo zuccherino rinfrescato da uno sviluppo lineare. Piacevole.

Erdener Treppchen spatlese 2007 – A. Schmitges
Sensazione di burro appena rancido, più peso e meno eleganza del precedente, vino più grosso e “pesante” (anche nel colore più carico). E pure un po' meno vivo, sia gustativamente che olfattivamente (aromi che evocano miele, mela cotogna, canditi).
Il paragone con il precedente permette di leggere con chiarezza la differenza tra il Grand Cru (Erdener Pralat) e il Premier Cru (Erdener Treppchen), la grazia potente del primo e la maggiore rusticità del secondo.

Urziger Wurzgarten spatlese 2006 – Dr. Loosen
Pulito ed elegante al naso: floreale (rosa), note appena balsamiche, lieve zafferano.
In bocca mostra un vigore graffiante che quasi non t'aspetteresti di tale decisione. Bello slancio, soprattutto nel finale fresco, dove il vino sgomita quasi amarognolo. Amichevole, ma non troppo.

Erdener Pralat auslese 2004 – Dr. Loosen
Grande vino che già alla vista fa sperare bene, dotato com'è di un bel colore carico, ma vivo.
Miele, confettura d'agrumi e zafferano, in bocca emergono note un po' fumè e sassose, poi il lychee, la pera. Naso molto complesso, e così il palato, di grande peso e migliore articolazione, finale pulito e asciutto. Potenza, concentrazione e complessità.

 
DA SOLO
Erdener Pralat auslese goldkapsel 2006 – Weins-Prum
In mezza bottiglia.
Pera, zafferano, confetture dolci. Naso intrigante. Il palato non spinge troppo sugli zuccheri, anzi, dà sensazioni di erbe officinali con retrogusto di confettura di rabarbaro. Finale di buona freschezza.
 
 


Vittorio Barbieri
 

mercoledì 8 maggio 2013

JUFFER...ZITELLA!


Il Brauneberger Juffer stilizzato, dettaglio delle etichette di Fritz Haag

Stavolta ce la prendiamo comoda, nel senso che parliamo di un solo vino.
Che però è la scusa per parlare, come sempre, di un Cru, di una fetta di Mittel Mosel (tanto per cambiare, ma sono imminenti racconti su altre zone): Brauneberg è il villaggio, il Brauneberger Juffer ne è la vigna più estesa (il “Premier Cru”) e il Brauneberger Juffer Sonnenuhr la parte più pregiata (il “Grand Cru”). È quest'ultimo il protagonista, oggi.
Parliamo di una vigna citata per la prima volta nel 1333 e di una località che, fino al 1925, si chiamava Dusemond, dulcis mons, secondo gli antichi romani, cioè dolce collina, una novantina di anni fa ribattezzata Brauneberg, “collina marrone”, per il colore rosso-mattone tendente al marrone dell'ardesia presente.

LA VIGNA
Sul lato opposto di Brauneberg, per due km lineari circa, si estende il Brauneberger Juffer, che comprende anche il B.J. Sonnenuhr. Esposizione a sud, suoli di ardesia Devoniana (un'antichissima era geologica, il Devoniano, che prende nome da una regione inglese) capaci di marchiare, con il timbro dell'eleganza raffinata, i vini di questa sottozona.
Il B.J. si estende per 32 ettari, il suo cuore, lo Juffer Sonnenuhr, per soli 10,5 ettari che si sviluppano attorno alle rocce di metà collina, con pendenze estreme ed altre più dolci.
Il B.J.S. prende il nome dall'immancabile meridiana e da...un gruppo di zitelle. Infatti, a inizio '700, il ciambellano Wunderlich, che possedeva la maggior parte delle vigne di Dusemond, divenne padre di tre figlie che non si sposarono, dedicando la propria vita e riservando il proprio amore alle vigne di famiglia.
 
Parte del Brauneberger Juffer
 
L'AZIENDA
In questa zona probabilmente l'azienda più nota (e una delle più antiche, citata già nel 1605) è quella di Fritz Haag, che qualcuno chiama anche “Dusemonder Hof”. 12 ettari interamente vitati a riesling, parte dei quali nel B.J.S.
Come sempre, un po' di storia. A 20 anni, nel 1957, a causa della malattia del padre, Wilhelm Haag entra in azienda e, nel corso degli anni, acquista parcelle nel B.S. e nel B.J.S.
Nel 2005, nemmeno 70enne, Wilhelm lascia il timone al figlio Oliver (e alla di lui moglie, Jessica) forte di studi a Geisenheim e di esperienze da Donnhoff, Karthauserhof, Wegeler, ma pure in Sud Africa, che persegue sulla strada del padre.
Fermentazioni con lieviti indigeni in legno e in acciaio e la ricerca dell'eleganza, della leggerezza e della finezza, più che della potenza, come obiettivo primario, detto in altre parole: rispettare i caratteri della vigna di partenza.
 
Il Brauneberger Juffer Sonnenuhr
 
L'ANNATA 2006
Annata difficile in tutta la Germania, che ha fatto tribolare non poco i vignaioli a causa del clima schizofrenico. In Mosella la vegetazione è partita lentamente a causa delle basse temperature primaverili. Estate molto calda e asciutta, sole a settembre, ma tanta pioggia tra fine mese e inizio ottobre, poco prima della vendemmia.
Annata di mosti densi, con importanti dolcezze di frutto, ma anche acidità solide e ben strutturate. Buono sviluppo di Botrytis, vini dalla categoria spatlese in su.
Per Fritz Haag, come per la maggior parte dei produttori della zona, basse produzioni (per lui 45 Hl/ettaro). Vendemmia iniziata il 3 ottobre e finita il 26 dello stesso mese, elevate densità medie del mosto e Botrytis “buona” che ha permesso di produrre in tutte le categorie (TBA compresa).
Nel complesso grande annata per gli Haag (la capacità drenante dei Cru di Brauneberg ha aiutato non poco in un'annata di piogge importanti come questa), con vini rifiniti, polposi e concentrati. C'è chi l'ha paragonata al 2005, ma secondo Wilhelm Haag il 2006 ha una marcia in più.

IL VINO

Brauneberger Juffer Sonnenuhr auslese 2006 – FRITZ HAAG
20% di Botrytis per un vino che si apre su un naso “dolce” e molto nitido di pesca gialla e agrumi mielati, poi zafferano. Sullo sfondo una nota sassosa.
In bocca profilo lineare, compatto e sottile, immediato ma molto articolato. Struttura aerea, di leggiadria disarmante, che si sviluppa flessuosa e con armonia tra il residuo zuccherino evidente e la freschezza acida, per finire con grande lunghezza.
Tutto fin troppo bello e perfetto? Sì, forse sì...ma meno male. Comunque aspettiamo ad aprire la prossima bottiglia fra almeno cinque-sei anni, meglio se di più. Il vino è ancora estremamente giovane e ha tutto da guadagnare in sfumature.



ABBINAMENTO?
Sarebbe stato più figo abbinarlo (o dire di averlo abbinato) ad un formaggio giusto, magari caprino, invece il formaggio giusto-magari-caprino non c'era, però c'era una ciambella con limone e cioccolato...



...e andava molto bene.


Imminente: Erdener Pralat!
 
Vittorio Barbieri


mercoledì 1 maggio 2013

VULCANO



Il RieslingGarten si trasferisce nelle terre rosse vulcaniche di Urzig, Mosella, Germania, nell'Urziger Wurzgarten, patria di vini aromaticamente generosi, quasi tropicaleggianti, dove la componente terpenica e Gewurztraminerosa del Riesling sa farsi sentire più che altrove.
Stavolta, per la degustazione delle bottiglie, siamo stati ospiti delle cantine Francesco Montagna, interessante realtà bronese in crescita guidata dalle famiglie Bertè e Cordini e dal brillante, e giovanissimo, enologo Matteo Bertè, nostro complice di turno in fase organizzativa.

IL VIGNETO
L'Urziger Wurzgarten, che ha uno dei nomi più belli che un vigneto possa avere: il Giardino delle spezie, sovrasta il villaggio di Urzig e confina con l'Erdener Treppchen e l'Erdener Pralat.
Cru unico per geologia e conformazione, è in pratica uno strapiombo di roccia vulcanica rossa (riolite) proveniente da un'antichissima eruzione, la cui lava, nel tempo, si è trasformata in pietre come quella che vedete qui sotto. Vi è anche presenza di ardesia rossa e grigia e di arenaria rossa.
 
Riolite dell'U.W...in cattività
Il colore rosso è conseguenza dell'alterazione della roccia dovuta all'azione degli agenti atmosferici che hanno portato alla formazione di ossido di ferro (ematite).
Atipico in zona per la tipologia vulcanica del suolo che tende a dare caratteri unici ai vini (aromi speziati e tropicali, strutture che combinano freschezza ed opulenza), spesso ben riconoscibili in mezzo agli altri, il vigneto oltre alle note pendenze estreme, ha esposizione sud-sud est e si spinge fino a 320 metri s.l.m.
Il Cru è piuttosto ampio (56 ettari) e vario, con parcelle di qualità inferiore che però non lo fanno decadere al di sotto dell'ipotetico rango di Grand Cru. In mezzo al Wurzgarten, troviamo un'altra vigna dal nome quasi bondiano (nel senso di James Bond...): Goldwingert, 0,3 ettari che molti produttori tendono a vinificare come “Wurzgarten”.
 
L'insegna "hollywoodiana" dell'U.W.
LE AZIENDE

Ernst, detto “Ernie”, guida l'azienda di famiglia (sede appena fuori Bernkastel) dal 1987, ma prima, dopo studi enologici a Geisenheim, si butta momentaneamente sull'archeologia deciso a mollare il vino e l'azienda. Suo padre però si ammala nel 1986, così Ernie abbandona gli studi archeologici e si tuffa definitivamente nell'avventura enologica nel 1987.
Sui suoi inizi si racconta una storia. Prima vendemmia, che Ernie si ritrova tra capo e collo: l'azienda ha uve in diversi vigneti. In uno di questi possiede 36 diverse parcelle, ma Ernie non sa esattamente dove siano. Allora, con grande rischio, aspetta che gli altri viticoltori raccolgano le proprie uve...quelle rimaste saranno le sue.
Nel frattempo, dagli 8 ettari iniziali, l'azienda passa a 25 ettari. Le vigne si trovano nei villaggi di Bernkastel, Graach, Wehlen, Urzig e Erden, dove è il principale proprietario nel Pralat di cui possiede mezz'ettaro (cioè circa un terzo del totale) diviso in 20 parcelle, un quinto del quale nel Pralat originale, quello pre-allargamento.
Lo stile enologico è preciso e pulito. Anche grazie a fermentazioni lente e lunghe, i vini sono espressivi, generosi e immediati, armoniosi ed eleganti, talvolta più avvolgenti che slanciati, ma senza perdere mai di vista lo sprint. Una sicurezza.
 
 
CHRISTOFFEL JR.
Storica azienda di Urzig (i Christoffel sono a Urzig dal 1600) fondata nel 1890 da Josef Christoffel che decise di aggiungere il “jr” al nome dell'azienda per distinguersi dalla pletora di fratelli e cugini viticoltori omonimi. Da sempre la famiglia possiede vigne a Urzig e a Erden, ma dopo il matrimonio con una Prum, nel 1955, è arrivato in gestione un ettaro tra Graach e Wehlen.
Oggi l'azienda lavora 3,2 ettari complessivi coltivati a riesling. Il cuore sta nell'Erdener Pralat (0,12 ettari), nell'Erdener Treppchen (0,25 ettari, parte dei quali prossimi al Pralat) e soprattutto nell'Urziger Wurzgarten (1,8 ettari).
Le viti hanno un'età che va da 30 a 100 anni, molte sono allevate a palo singolo. Le fermentazioni vengono svolte nei tradizionali Fuder da 1.000 litri usando lieviti indigeni.
I vini sono rustici e non sempre immediati, danno un'idea di rustica austerità e, come altri Riesling della Mosella, tra i tre-quattro e i cinque-sei anni dalla vendemmia, possono vivere una fase di chiusura che rischia di penalizzarli all'assaggio. Più o meno quello che è successo a Broni.
 
 
MERKELBACH
Storica (te pareva...) e piccola azienda, ancor più piccola di Christoffel jr, visto che sono meno di due gli ettari in produzione, tutti coltivati a riesling e parzialmente su viti non innestate. Circa 20.000 bottiglie prodotte in media all'anno dai fratelli Rolf e Alfred, accompagnati dalla temibile e comprovata fama di accogliere i visitatori tra le 7 e le 7,30 del mattino!
Fondata nel 1867, l'azienda vanta alcune tra le migliori parcelle nel Wurzgarten e nel Treppchen. La vinificazione avviene nei tradizionali fuder di legno (sulle etichette i Merkelbach indicano il fuder di provenienza), incarnando ancora oggi una tradizione fatta di vini essenziali e senza fronzoli, verrebbe da dire “alla buona” nel senso migliore del termine. Eleganza, nitidezza e semplicità. Punto.
Ah, e uno tra i migliori rapporti qualità/prezzo in tutta la Mosella.
 
Urziger Sonnenuhr...ebbene sì, c'è una meridiana anche qui
I VINI E LE ANNATE
 
LE ANNATE
2008
Visto che gli unici 2008 della degustazione erano di Dr. Loosen, che dice Ernie della vendemmia in questione? Dice che è una vendemmia classica, matura ma non troppo, non stramatura, senza grandi accumuli zuccherini e con buona mineralità. Acidità alte, al punto che Ernie ha ritardato gli imbottigliamenti, lasciando i vini a contatto con le proprie fecce fini per dare modo all'acidità di integrarsi al meglio con la struttura.
La vendemmia da Dr. Loosen è iniziata il 3 ottobre, presto, ma è finita il 16 novembre (tra gli ultimi a raccogliere, Eiswein a parte).
In generale qualcuno ha fatto paragoni con il 2004, s'è parlato di “Retro-Vintage”, una vendemmia come ce n'erano spesso negli anni '80 e '90. Tanti vini di categoria Kabinett, anche Spatlese, molto poco del resto. Un'annata “classica” per vini classici.
Tra Urzig e Erden qualcuno (Christoffel jr.) ha addirittura iniziato a raccogliere a fine ottobre, perché gli accumuli zuccherini sono stati lenti a causa del clima stagionale fresco e alcune aziende hanno terminato la vendemmia con vini Spatlese il 20 novembre (tardi).
2007
Qui le note sull'annata

2005
Elevate gradazioni zuccherine dei mosti e ottime acidità, vini ricchi e concentrati. Ideale sviluppo di Botrytis “buona”, che ha consentito importanti produzioni di vendemmie tardive, al punto che qualcuno ha parlato di “vendemmia del secolo”.
Clima perfetto da fine agosto a tutto ottobre: nebbie la mattina presto, sole di giorno, fresco la sera. Nei ricordi vendemmiali di Johannes Selbach (Selbach-Oster) rimarranno due inconsuete grigliate all'aperto, una delle quali a fine ottobre durante la raccolta di uve per Beerenauslese e Trockenberrenauslese.
Annata da Spatlese in su, anche se qualcuno ha comunque prodotto Kabinett (spesso con densità da Spatlese) per soddisfare le relative quote di mercato.
Il caldo è proseguito anche in inverno e per questo si sono prodotti pochi Eiswein.

2004
Qui le note sull'annata

I VINI
Alla degustazione (che si è svolta il 29 marzo) oltre ai due giardinieri e ai padroni di casa, erano presenti Marco Bertelegni, Stefano Pizzamiglio, Stefano Calatroni e Alessio Brandolini.
Abbiamo degustato alla cieca, suddividendo i vini in tre batterie e inserendo due intrusi appartenenti a un Cru (Erdener Treppchen) confinante con l'U.W., ma con caratteristiche diverse.

Da sinistra a destra: Pizzamiglio, Bertè sr., Calatroni, Bertè jr., Alfano, Brandolini, Bertelegni+Barbieri dietro l'obiettivo
BATTERIA N. 1

Urziger Wurzgarten kabinett 2008 – Dr. Loosen
Colore più tenue rispetto ai due successivi. Profilo immediato e diretto, semplice, preciso. Classico.
Pietra focaia, leggera affumicatura, poi agrumi e mela verde. Sviluppo agile e lineare ma polposo, finale citrino.
Molto piacevole.

Erdener Treppchen spatlese 2008 - Dr. Loosen
Toni che oscillano tra fiori, frutta quasi in confettura, lievi sensazioni mielate, poi escono gli idrocarburi e qualche nota di cenere. Vino contrastato, quasi un po' slegato, ma è un contrasto dolce/acido gradevole che lo slancia e lo ravviva (amplificato oltretutto dalla carbonica ancora presente). Profilo che, nonostante gli zuccheri evidenti, si rivelerà più “duro” e austero rispetto al successivo, nel rispetto del carattere dei due diversi Cru.

Urziger Wurzgarten spatlese 2008 – Dr. Loosen
Pieno e polposo. Naso leggermente tropicale, dove emergono anche lo zafferano, la pesca bianca e l'anice, che si apre con generosità e calore maturo. La struttura ha peso, avanza in souplesse, cremosa, e con meno contrasto del precedente, sviluppandosi in un timbro dolce e sinuoso, avvolgente e accattivante. Armonioso.

BATTERIA N. 2

Erdener Treppchen spatlese 2007 – Christoffel jr.
Naso oggi sovrastato da note di burro e di lieve straccio bagnato. Sotto le sensazioni lattiche si muove un po' a fatica una polpa ricca e rustica, minerale e leggermente floreale, che richiede un approccio più meditato. Ora quasi chiuso in sé stesso.

Urziger Wurzgarten spatlese 2007 – Christoffel jr.
“C'è una fuga di gas?”, esclama qualcuno appena annusa il bicchiere. Gassoso e potente, con note di pietra focaia, quasi leggermente terrose, benzina. Insomma, naso persino violento, anche se affascinante e, col passar dei minuti, variegato. Finale amarognolo. In generale, meglio attendere qualche anno prima di risentirlo.

Urziger Wurzgarten Auslese 2007 – Christoffel jr.
Torna la sensazione lattico-burrosa, insieme a toni di miele, o meglio, di frutti mielosi. Profilo austero e rustico, sviluppo nervoso, con leggera sensazione tannica.

Urziger Wurzgarten auslese fuder 16 2007 – Merkelbach
Più composto rispetto al precedente. Note di grafite, di sasso bagnato, salmastre anche (che a qualcuno ricordano vecchie gite alle Cinque Terre...). Il finale è più armonioso del precedente, anche se non lunghissimo e un po' semplice, ma molto piacevole.

Stefano Pizzamiglio
BATTERIA N. 3

Urziger Wurzgarten spatlese fuder 15 2005 - Merkelbach
Bella e lineare combinazione di frutto maturo e mineralità, come è nello stile del produttore, che qui regala una piacevole balsamicità con sfumature di salvia. Vino non particolarmente complesso, ma appagante e di ottima bevibilità.

Urziger Wurzgarten auslese fuder 18 2005 - Merkelbach
Più polpa, più frutto, e sempre quella lieve balsamicità, qui un po' timida, ma presente. Facilità di beva e precisione. Finale armonioso che chiude su sensazioni di agrumi.

Urziger Wurzgarten auslese fuder 18 2004 – Merkelbach
Torna lo zafferano, il frutto sta tra il maturo e lo stramaturo, si muove in mezzo a sensazioni di frutti gialli nostrani, albicocca, e non, maracuja, che ci trasportano in una dimensione molto Wurzgarten, anche nell'inconfondibile timbro del lychee, che lo porta a sfiorare elementi di somiglianza con certi Gewurztraminer. Sviluppo gustativo compatto e piacevole.

 
 
Vittorio Barbieri