domenica 23 novembre 2014

GRAF VON KANITZ

Oggi Rheingau, ma una Rheingau alternativa.
Defilato nell'estremità occidentale di questa regione, Lorch è il punto di transizione tra Rheingau e Mittelrhein. Amministrativamente ancora Rheingau, certo, ma storica fucina di vini stilisticamente più simili a quelli del Mittelrhein (eleganti ma tesi e decisi, in genere con un po' meno struttura e profondità dei migliori Rheingau).
Graf Von Kanitz è l'azienda principale della zona, per storia e qualità dei vini.
 
Da www.weingut-graf-von-kanitz.de
Vigne citate già dal '200 e azienda di proprietà dei Conti (Grafen) Von Kanitz dal 1926.
Azienda che flirta col Bio dalla fine degli anni '60 e certificata "Ecovin" da oltre venti anni.
Lorch si trova tra Loreley e Rüdesheim, suoli di ardesia, quarzite e rocce scistose. Qui l'azienda (diretta da Kurt Gabelmann dal 2004) possiede circa 14 ettari di vigne a picco sul Reno, di riesling ma anche di pinot nero e con piccole quote di pinot grigio e gewurztraminer per 60.000 bottiglie annue.
L'azienda ha vigne praticamente in tutti i Cru di Lorch, compreso Pfaffenwies, di cui parliamo oggi attraverso una mini-verticale del kabinett trocken: due annate recuperate grazie alla curiosità di Emilio del Bar Elena (Piacenza), sempre a caccia di vini tedeschi e francesi (e italiani) tra i meno noti e convenzionali.
 

 
Rheingau Lorcher Pfaffenwies kabinett trocken 2009
Approccio olfattivo preciso e nitido, di piacevole semplicità fruttata (agrumi, mela verde) con lieve sfondo di roccia bagnata. Palato morbido, per essere un trocken, rotondo e un po' piacione, con acidità smorzata dal residuo zuccherino, ma saldo. Rassicurante e ben fatto.

 
Rheingau Lorcher Pfaffenwies kabinett trocken 2010
Olfatto minerale ingentilito da sensazioni fruttate (frutti bianchi, pera, ma anche ananas). Nel complesso profilo gustativo più austero del 2009, zuccheri meno evidenti, sviluppo e finale che concedono meno alla morbidezza. Attacco leggermente più alcolico, poi piacevole freschezza acida che allunga il vino nel (bel) finale.
 
Vittorio Barbieri

giovedì 13 novembre 2014

NUONE ANIME - Vigne dei Boschi

Ne avevamo parlato qui, di Paolo Babini, di Vigne dei Boschi (quindi anche della di lui moglie, Katia Alpi, sua partner a 360°) e del 16 Anime, luminoso outsider rieslingoso nato ai margini, anzi proprio al di fuori, delle zone più storicamente rinomate per il nostro vitigno: Valpiana, Brisighella, ovvero Appennino romagnolo al confine con la Toscana.
Paolo Babini, grande sensibilità unita a una solida preparazione tecnica, ha intuito le potenzialità della Vigna del Pozzo (320-330 metri slm, terreni calcareo-marnosi) impiantandola a Guyot nel 1998. Una delle vigne incastonate, quasi immerse, nei boschi brisighellesi a disposizione di Paolo.

La vigna del 16 Anime
 
Le vigne di Paolo Babini (in rosso quella di riesling)
 
L'avevamo definito come uno dei più stimolanti, curiosi e difficilmente inquadrabili Riesling nazionali, il 16 Anime, osservandone l'evoluzione attraverso una bella verticale che non aveva previsto l'assaggio della versione 2012 (all'epoca ancora in vasca).
Ora, grazie alla degustazione delle eccellenze de I Vini d'Italia 2015 dell'Espresso presso la fiorentina Stazione Leopolda, abbiamo colmato la lacuna.
 
Stazione Leopolda, Firenze
 
Diciamo subito che siamo di fronte ad una delle migliori riuscite del 16 Anime, forse proprio la migliore, che lo conferma tra i più personali Riesling nazionali.

16 Anime 2012 - Vigne dei Boschi
Forse non ha l'esuberanza e l'avvolgenza sapida rassicurante dei migliori altoatesini e langaroli, ma si sposta su un versante differente riuscendo a trovare un proprio, altro, carattere centrato su un verace e nervoso timbro austero.

 
Naso agrumato e sassoso con appena accennate sfumature balsamiche; palato scalpitante e salato, grintoso con sviluppo succoso e saporito. Finale teso, lungo e profondo.
Da provare e riprovare nei prossimi quindici anni.
 
Vittorio Barbieri

lunedì 3 novembre 2014

SI...PUÒ...FARE...

Calatroni è, tra i "nuovi" marchi oltrepadani, quello più sensibile al tema Riesling.
Avevamo apprezzato la versione 2010 qui e, prima ancora, nell'agriturismo aziendale avevamo ospitato la prima e (nel nostro piccolo) storica degustazione del rieslinGarten dedicata a J.J. Prüm.
Dopo due anni di grandine, finalmente nel 2013 Stefano e Cristian sono tornati a produrre un Riesling.
 
 
Non solo, nel 2014 hanno iniziato a vendere la selezione del 2007, che inaugura la serie di vendemmie tardive (prodotte in poche centinaia di bottiglie) provenienti da una selezione di uve dello stesso vigneto della versione "normale".
Una bella sfida: uscire sul mercato dopo sette anni con un Riesling oltrepadano.
E una bella soddisfazione: poter dire che la sfida è stata vinta.

 
Oltrepo' Pavese Riesling 2013
4.300 bottiglie prodotte.
Naso nitido, pulito, con scie agrumate e leggermente balsamiche. Palato reattivo, fresco e compatto con sviluppo efficace e un finale in cui emergono note di frutti bianchi maturi ed erbe aromatiche.
L'annata vendemmiale fresca amplifica il profilo nervoso, comunque ben contrastato dalla polpa, regalando una beva relativamente semplice e molto godibile.
Particolare non da poco, l'ottimo rapporto qualità/prezzo (bottiglia che si trova intorno ai 10 euro, o meno, in enoteca). Eccellente Riesling quotidiano.

 
Oltrepo' Pavese Riesling Riserva 2007
Poco meno di 400 bottiglie per questa selezione "tardiva" proveniente da un'annata calda e vinificata dopo sei ore di macerazione pre-fermentativa.
Colore paglierino carico/dorato. Naso misuratamente ossidativo con note di camomilla e agrumi canditi, confettura di rabarbaro, poi miele e croccante alla nocciola.
La materia trova uno sviluppo alcolico equilibrato e relativamente contenuto che snellisce l'insieme, anche perché innervato da una freschezza sapida molto compatta ed equilibrata.
Secco e asciutto, saldo nello sviluppo. Unisce complessità e facilità di beva.
 
Vittorio Barbieri