domenica 29 dicembre 2013

BÜRKLIN+WOLF

A volte ritornano, si dice.
Non fa eccezione Nicola Libelli, giovanissimo kellermeister piacentino di Dr. Bürklin-Wolf, a Wachenheim, che dopo averci raccontato il Pfalz lo scorso luglio, poco dopo Natale ci ha fatto fare un piccolo viaggio virtuale tra i Cru della “sua” azienda presso l'accogliente e abituale seconda casa del Giardino, la Taverna del Gusto, eno-tavola di Piacenza guidata da Andrea Libè.
 
 
Dr. Bürklin-Wolf, dunque. 83 ettari di vigneti sparsi tra quattro Comuni: Wachenheim, Forst, Deidesheim e Ruppertsberg, coltivati per l'80% a riesling, da cui si ottengono circa mezzo milione di bottiglie all'anno.
La famiglia Bürklin è attiva in campo vitivinicolo dal 1597, ma il nome e la forma attuale dell'azienda provengono dall'unione in matrimonio di una Wolf con un Bürklin nel 1875.
All'inizio degli anni '90 del secolo scorso, Bettina Bürklin, figlia di Albert Bürklin, prende in gestione l'impresa insieme al marito Christian Von Guradze col quale, tra le varie cose, converte l'azienda all'Agricoltura Biodinamica (certificazione ottenuta nel 2005).
Altra importante innovazione è quella di aver adottato dal 1994 una classificazione interna dei vigneti di ispirazione borgognona e basata sulla classificazione del Regno di Baviera del 1828, con le vigne che vengono sostanzialmente classificate come Grand Cru (G.C. in etichetta) e Premier Cru (P.C.). I “G.C.” riportano in etichetta solo il nome del Cru (es. Kirchenstück), i “P.C.” anche quello del Comune (es. Wachenheimer Böhlig).
 
 
Questo significa che è sparita da tempo l'indicazione del predicato (es. spatlese) in etichetta, ritenuta indicazione non così importante, obsoleta e a volte quasi fuorviante, non sufficientemente indicativa della qualità del vino, tendenza, questa, che si sta generalizzando in Germania.
Quindi, ragazzi, forse tra poco sarà ora di riscrivere i libri alla voce: “le etichette dei vini tedeschi” e a re-imparare a leggere le etichette in questione. Un evento epocale anche per chi era riuscito, dopo anni di studi e frustrazioni, a prendere confidenza con la (apparentemente misteriosa) classificazione dei vini tedeschi e tra qualche anno dovrà forse cancellare tutto e re-imparare da zero.
 
I VINI
Tutti i vini degustati sono più o meno equivalenti della categoria spatlese trocken, nella quale l'azienda eccelle da tempo, con percentuali alcoliche tra 12,5 e 13.
Attualmente vinificazioni in botti grandi, o acciaio, con lieviti indigeni a temperatura controllata.
Viaggio tra alcuni dei principali Cru aziendali (un P.C. e tre G.C.) di diversi Comuni e annate sparse dal 1999 al 2012, senza veri e propri fili conduttori.
Ecco i vini, nell'ordine in cui sono stati assaggiati:
 
Wachenheimer Böhlig 2012
Da un “premier cru” di suoli calcarei, gestito in toto per la prima volta da Nicola Libelli (il 2012 è stata la sua prima vendemmia da kellermeister in sostituzione di Fritz Knorr).
Uva raccolta il 26 ottobre e mosto fermentato con lieviti spontanei in botti di legno quarantenni da 2400 litri di capacità.
Naturalmente ancora giovane e chiuso, o meglio, contratto, comunque caratterialmente preciso, secco e deciso. Note agrumate al naso, acidità sapida ravvivata da una lieve carbonica che accentua la sensazione di vino scalpitante e regala un'idea di leggerezza semplice ed implacabile, potente, lunga e salata.

 
Kalkofen 1999
Il Cru “forno da calce” di Deidesheim si trova in un microclima caldo, come il nome lascia intendere, e nella versione '99 si esprime su un registro ricco e grasso, con frutto (esotico) pieno e un residuo zuccherino più in vista rispetto agli altri vini.
Tratti opulenti, quindi, ma viva freschezza al palato, che fa da contrappeso alla rotondità olfattiva e al volume avvolgente dell'attacco di bocca, con mineralità che emerge con l'ossigenazione insieme a sensazioni balsamiche mature, di erbe aromatiche.
 
 
Reiterpfad 2002
Ultima annata prodotta al momento per questo Cru di Ruppertsberg (vigna espiantata, ripiantata nel frattempo ma ancora troppo giovane per produrre vini) che significa più o meno “il sentiero del cavaliere” e che gode di un microclima caldo, in grado di esaltare caratteri di potenza e apertura olfattiva. Sugli oltre 80 ettari complessivi del Cru, l'azienda vanta ora una proprietà di 0,80 ettari.
Raccolta ai primi di ottobre, pressatura a bassa pressione, fermentazione nella tradizionali botti di legno aziendali e imbottigliamento nel mese di giugno 2003.
Naso di crosta di pane, leggermente ossidativo, speziato. Palato ricco ben bilanciato dall'acidità, in una bella combinazione tra frutto polposo/speziato, rotondità e austerità.
 
 

Kirchenstück 2007
Tra i Grand Cru a disposizione dell'azienda, il Kirchenstück di Forst è considerato il Montrachet del Pfalz, 3,6 ettari che nella classificazione del 1828 avevano il massimo punteggio e che storicamente sono tra quelli con il massimo valore fondiario in Germania insieme al mitico Doctor di Bernkastel.
Nell'immagine qui sotto i confini della vigna sono delimitati dalla linea rossa.
 
 
Qui Bürklin-Wolf ha una parcella di circa mezzo ettaro (il perimetro nero nella mappa sovrastante), su suoli di arenaria, basalto e quarzo, da cui produce solo 2.000 bottiglie ogni anno.
Il vino più complesso e completo tra i quattro, godibilissimo già ora, ma che dà l'impressione di dovere ancora trovare pieno respiro ed articolazione.
 
 
Frutto dolce e roccia, toni leggermente balsamici e piccanti (zenzero), poi agrumi; palato diritto e ricco, molto succoso e dinamico. Carattere fine ed elegante, ma pieno e potente, talmente ricco, ampio e sfaccettato da riuscire a comunicare già ora con souplesse, pur in una fase di estrema gioventù, parte della sua multidimensionalità.
 
Vittorio Barbieri
 

domenica 15 dicembre 2013

BERG ROSENECK

Salto in Rheingau da Johannishof, realtà specialista in vini trocken (secchi), dal 1999 gestita direttamente da Johannes (responsabile della produzione dal 1989, decima generazione familiare impegnata in azienda) e da Sabine Eser.
 
 
La base è a Johannisberg, a due passi da Geisenheim: 20 ettari in produzione piantati per il 99% a riesling.
Le vigne sono sparse in vari Cru di Rüdesheim (Berg, Berg Roseneck, Berg Rottland), oltre che vicino a Schloss Johannisberg e nel Comune di Winkel.
Il Cru di oggi, Berg Roseneck (che all'incirca significa “l'angolo delle rose”, nome dato alla collina nel XIII secolo per la storica presenza di rose selvatiche), si estende per 29 ettari a ovest di Rüdesheim, è esposto a sud con pendenze non estreme (media del 35%, a tratti con declivi addirittura quasi pianeggianti) ed è compreso tra il Berg Schlossberg, il Berg Rottland (che si trovano sotto il “nostro” vigneto) e il Drachenstein (più in alto, con microclima più fresco, un Cru meno quotato) a mezza collina.
Il drago senza coda dai contorni rossi che vedete qui sotto raffigura i confini del Cru. E visto che qualcuno me l'ha chiesto, per fare queste mappe si rivelano strumento indispensabile: The Atlas of German Wines di Hugh Johnson, The Wine Atlas of Germany di Stuart Pigott e www.weinlagen-info.de
 
 
Zona di vini ricchi, potenti ma eleganti, grazie a terreni più leggeri rispetto a quelli confinanti, dove si alternano marne, loess e argilla, con presenza di ardesia rossa e quarzo.
 
IL VINO
Rüdesheimer Berg Roseneck kabinett trocken 2011 (13,5%)
Naso subito aperto, floreale e fruttato (pesca bianca, pompelmo) prima di tutto; al palato lievissima carbonica che anticipa una polpa piena e succosa, generosa (sensazione accentuata dal leggero residuo zuccherino), ma slanciata, scattante e viva, di beva quasi facile nonostante la carica alcolica e la concentrazione.
Sviluppo preciso e rinfrescante, con finale fruttato, poi salato, ancora succoso. Sintesi tra potenza, peso e slancio.
 
 
 
Vittorio Barbieri

sabato 7 dicembre 2013

OLD SCHOOL

Siamo tornati alla Taverna del Gusto di Piacenza, ormai quasi seconda casa del “giardino”, per una degustazione unica.
Fisicamente a Piacenza, nella nebbia e nel gelo padano, idealmente ci trasferiamo per qualche ora nella nebbia e nel gelo della Germania del sud, catapultati a Longuich, 1.300 anime nella parte meridionale della Mosella, una quindicina di chilometri a nord di Trier.
Qui, Carl Schmitt-Wagner è da decenni il nome di riferimento per chi ama il Riesling.
 
 
L'AZIENDA
L'azienda ha iniziato l'attività nel 1804 acquistando le vigne un tempo di proprietà dell'Abbazia Benedettina “San Massimino” di Trier (a proposito, vi ricorda qualcosa?) e arrivando a produrre circa 35.000 bottiglie annue da un'estensione di circa 4 ettari, divisi in due corpi vitati posti sulla sponda della Mosella opposta all'abitato di Longuich: il Maximiner Herrenberg, esposto a sud/sud ovest su suoli di ardesia blu con inclusioni ferrose e, nella parte alta della collina a 250-300 metri, in un microclima più fresco, l'Herrenberg.
Nell'avveniristica immagine sottostante il perimetro rosso segna i confini del Maximiner Herrenberg, quello giallo del semplice Herrenberg.
 
 
LA VIGNA – viaggio nel tempo
Merita un discorso a sé la parcella vitata aziendale all'interno del Maximiner Herrenberg, forte di una situazione più unica che rara: 6.000 piante con ceppi ultracentenari (del 1896) a piede franco. Un monumento vivente dove si concentra un patrimonio viticolo geneticamente unico, un grande privilegio per chi deve lavorarlo e una grande fortuna per chi può assaggiare i frutti di questa mitica vigna, piantata nell'anno in cui i fratelli Lumière giravano uno dei primissimi film della storia, quello del treno che entra nella stazione di Le Ciotat (e degli spettatori che fuggono per paura di essere investiti dal treno). Decisamente altri tempi.
 
 
Bruno Schmitt, oltre 50 vendemmie alle spalle, ha guidato l'azienda fino al 2007 compreso, ma dalla vendemmia successiva ha ceduto le sue vigne a Carl Loewen, al quale spetta ora la responsabilità di tramandare e custodire un prezioso ed insostituibile patrimonio vitato.
Della nuova pagina aperta da Loewen riparleremo prossimamente, per ora concentriamoci sui vini prodotti dalla testa e dalle mani di Herr Schmitt fino a qualche anno fa, frutto di vinificazioni in legno con lieviti indigeni.
 
Dalla pagina Facebook di Carl Loewen: vendemmia nel Maximiner Herrenberg, anno 1902
I VINI
Le bottiglie sono state scovate con la complicità di Francesco Agostini e Marco Roccarino che, tra le varie cose, fanno anche questa cosa qui.

Longuicher Maximiner Herrenberg spatlese 2007
Il vino più giovane, certo, sei anni dalla vendemmia, ma anche quello proveniente da un vigna che all'epoca aveva ormai ha raggiunto la venerabile età di 111 (!) anni.
Nitido e garbato, in questa fase giovanile esprime note di mela verde, agrumi, erba fresca più una tenue mineralità. La delicata eleganza e la (apparente) semplicità di beva ci sembrano oggi dominare, in sintesi, il quadro degustativo, chiuso da un finale armonico e pulito. Paradigmatico ed essenziale, bell'esempio di una bellissima vendemmia, peraltro l'ultima di Bruno Schmitt.

 
Longuicher Maximiner Herrenberg auslese 2002
Il naso si apre su note petroliose e leggermente affumicate, con un sottofondo di citronella, poi sembra quasi perdere un po' di vigore olfattivo con l'ossigenazione, muta, fa emergere il lato fruttato in confettura (agrumi, mela), trova infine una quadratura affascinante dove risalta la componente idrocarburica.
Sviluppo semplice al palato, scorrevole e lineare, vivo, arrotondato dal residuo zuccherino ben integrato con il resto.
 
Longuicher Maximiner Herrenberg auslese 1999
La bottiglia in cui le note di zafferano si fanno più evidenti da subito, legandosi con eleganza ai toni idrocarburici. Tornano anche le note fumè con tratti quasi terrosi, poi fruttati. Naso compatto, il più ricco e complesso tra i primi tre vini.
Polpa e grassezza gustativa ma, come sempre, nella giusta misura. Morbidezza ben controllata da un finale comunque fresco, espressivo e luminoso.
 
Longuicher Maximiner Herrenberg kabinett goldkapsel 1982
Eccolo: 31 anni di vino e vigna che allora non aveva ancora compiuto un secolo (“solo” 86 anni di vita). Il vino più anziano del lotto è un kabinett, categoria che negli anni è diventata il cavallo di battaglia aziendale.
Profumi terziari più sul frutto: marmellata di arance, confettura di susina e di rabarbaro. Frutto quindi maturo e nervoso, screziato da una lieve nota di zucchero caramellato.
Attacco stretto e vivo, spigoloso (è il vino meno dolce dei tre) con articolazione acidulo-amarognola e finale asciutto che ripulisce il palato.
 


Prima di Natale si parlerà di Rheingau dopodiché, ormai, sarà ora di organizzare al meglio la calata di gennaio in Germania.
 
Vittorio Barbieri

lunedì 2 dicembre 2013

PFALZ(!) MINORE(?)

Torniamo in Germania, ripassando per il Pfalz attraverso un vino dell'azienda Werlé Erben, storica realtà di Forst, con vigne a Forst, Deidesheim, Wachenheim e Ruppertsberg.
Otto generazioni familiari all'opera, condotte attualmente dal proprietario Hardy Werlè.
Werlé vanta Cru di primo piano in zona, ma oggi vogliamo concentrarci su un angolo meno noto del Mittel Haardt, Mäushöle, un Cru minore di Deidesheim, certamente non il più celebrato a disposizione dell'azienda che nello stesso Comune ha vigne nel Grainhübel e a Forst vanta parcelle nel Jesuitengarten, nel Kirchenstück e nel Pechstein.
Suoli di argille sabbiose ricche di ferro e arenarie, si estende per poco più di 30 ettari a 130-180 metri slm, al riparo da freddo e piogge grazie alla presenza dei vicini monti Haardt (i Vosgi), anche se una parte della vigna ha una poco felice esposizione a nord est.
Sembra che Mäushöle sia il più antico toponimo viticolo di Deidesheim (se ne parlava già all'inizio del XIII secolo) e pare che il nome non centri coi topi ma con il cognome di un vecchio proprietario.
Werlé Erben tramanda la tradizione delle vinificazioni in legno, botti da 1.200 litri, con lieviti indigeni svolgendo i successivi affinamenti in legno grande e acciaio.
Lo sgorbio rosso qui sopra che sembra un sottomarino delimita i confini del vigneto, ma dimostra anche: 1 l'incapacità grafica di chi gestisce questo blog 2 la vicinanza del cru ai Vosgi (o monti Haardt, si intravedono sulla sinistra) 3 l'esposizione “mattutina” della vigna (in parte esposta a sud est, in parte a nord est).
 
IL VINO
Deideshemeir Mäushöle spatlese 2004 (10,5% alcol)
Naso nitido e aperto, generoso, floreale e centrato su un timbro accattivante dolcemente evoluto, tra frutti gialli e agrumi maturi e in confettura; poi emergono le note idrocarburiche, lievi toni di zafferano. Nei minuti seguenti l'olfatto è dominato dal binomio idrocarburo/agrumi, forse senza grande complessità, ma in modo netto, continuo e lineare.
 
 
Palato dolce-sapido, che vive del contrasto tra residuo zuccherino e sapidità (più che acidità). Sviluppo sottile che, raggiunto l'apice, finisce presto, quasi prematuramente, con una chiusura improvvisa. Manca l'allungo finale ma ci accontentiamo, fino a lì dà soddisfazioni. E la bottiglia finisce presto.
 
Vittorio Barbieri

lunedì 25 novembre 2013

LE CRONACHE DI NATURNO - PARTE II

All'ottavo Concorso del Riesling (QUI un breve racconto della giornata) anche quest'anno hanno spopolato i vini altoatesini.
Questi i migliori 11 (i primi 5 provengono dall'Alto Adige), tutti dell'annata 2012, in ordine decrescente di apprezzamento da parte dei 23 giurati:

 
1.A.A. Riesling – Laimburg
2.A.A. Valle Isarco Riesling – Koefererhof
3.A.A. Riesling Montiggl – San Michele Appiano
4.A.A. Riesling Pitzon – Nals&Magreid
5.A.A. Riesling Berg – Niedrist
6.Trentino Riesling – Ist. San Michele all'Adige
7.Riesling Praecipuus – Roeno
8.Langhe Riesling Herzu – Germano
9.A.A. Val Venosta Riesling – Pohl
10.A.A. Val Venosta Riesling – Unterortl
11.A.A. Valle Isarco – Strasserhof

47 vini in degustazione, 25 dall'Alto Adige (di questi, 6 dalla Val Venosta e altrettanti dalla Valle Isarco), 7 dal Trentino, 5 dal Piemonte, 4 dall'Oltrepo' Pavese, 2 da Veneto e Friuli, 1 dal Garda e dall'Abruzzo.
Per provare ad andare oltre i freddi numeri e le classifiche, proponiamo qualche nota sui vini che hanno convinto tutti, cioè i primi tre, ma anche su alcuni dei vini finalisti e pure su quelli che non compaiono tra gli 11 preferiti, in particolare su bottiglie per noi interessanti che non hanno trovato consenso unanime e che per questo sono state penalizzate nel risultato finale, ma che ci sono sembrate convincenti.


I ritratti dei vignaioli altoatesini provengono dal sito dell'Associazione Vignaioli dell'Alto Adige.

IL PODIO
Laimburg: profilo polposo basato su una piacevole dolcezza di frutto; sviluppo gustativo voluminoso ma solido e compatto anche se, nel finale, comunque sapido, ci sembra prevalere l'alcol, motivo per cui ci è piaciuto leggermente meno di altri.
Koefererhof: il colore carico lascia intendere peso e potenza. Il naso è floreale, fruttato e mieloso, il palato caldo e strutturato, ma compatto, vivo e salato. Vino di peso che regge bene la potenza e la concentrazione da cui è composto.
San Michele Appiano: semplice, lineare e gradevole, il “Montiggl”. Nitido e immediato, per un carattere che fa della pulizia e della linearità esecutiva due tratti importanti. Palato vivo di buona lunghezza.

TOP TEN – GLI ALTRI
Molto buono il Riesling di Strasserhof, che tiene il frutto ancora un po' disparte (ma lo lascia riverberare nel bel finale), sprigiona già mineralità e soprattutto si slancia grazie a un'acidità citrina e tagliente che ravviva e allunga il sorso. Palato quindi incisivo, più diritto che ampio, energico e di buona progressione.

Hannes Baumgartner (Strasserhof)
Bene Unterortl, pieno e fresco, molto compatto, forse solo senza un grande allungo finale. Comunque nitido nelle note tropicali del naso e ben calibrato tra polpa, avvolgenza e freschezza. Un intrigante viaggio tra la mineralità salata della roccia e la polpa carnosa dei frutti tropicali.
Poi il langarolo (ma sono le Langhe Monregalesi) ”Herzu” di Sergio Germano, con sfumature quasi mielose, poi frutto e mineralità in una sintesi ariosa e molto espressiva. Palato complesso e dinamico, opulento ma saldo. Già ora aperto e molto buono.

l'Herzu del futuro (annata 2013)
Tra gli altri, Martin Pohl, erede di una storica realtà della Val Venosta (a Castelbello), ha presentato una bella versione di Riesling, fresca, agumata, minerale e affilata, dove l'acidità accentuata è comunque ben integrata nella struttura. Ne esce un vino dall'articolazione solida e sicura.

Martin Pohl
DISCHI CALDI - GLI ALTRI ANCORA
Fuori dalla Top Ten ufficiale, ci piace invece segnalare alcune etichette valide e un po' meno note, come quella proposta da un pezzo di storia della Val Venosta, Oswald Schuster (Befehlhof), che con l'aiuto di sua figlia Magdalena conduce appena 12.000 metri quadrati (1,2 ettari) nei pressi di Silandro da cui si ricavano 6-7.000 bottiglie ogni anno (poco più di 1.000 sono di Riesling). Inizialmente lattico, il vino si ripulisce presto facendo uscire un piacevole carattere fruttato e mostrando grinta e tonicità nel palato teso e fresco. Non un campione di finezza, forse, ma il vino c'è tutto.

Oswald Schuster (Befehlhof)
Il “Mitterberg” di Rielinger (Valle Isarco), azienda guidata da Matthias Messner, è molto floreale, fruttato con palato deciso di bello sviluppo, mentre il Riesling di Rebhof (Leo Forcher), Val Venosta, è roccioso, fresco e compatto.

Matthias Messner (Rielinger)
Curioso il Riesling di Marinushof, azienda della Val Venosta che non conoscevamo: inizialmente una sfumatura formaggiosa, poi toni agrumati e albicoccosi, infine leggermente verdi. Esuberante, non va tanto per il sottile. Ricco e un po' caldo, espansivo ma con freschezza che tiene.
Infine, un interessante confronto a distanza di due settimane per il Kaiton (QUI il racconto della verticale piacentina) che anche a Naturno, come a Piacenza, ha pagato l'ancora giovane età che può penalizzarlo particolarmente in situazioni come quella di Naturno, soprattutto nei profumi di semplice vinosità solo parzialmente leggibili e che, seppure nitidi e gradevoli, devono trovare piena apertura ed espressività. Scorrevole il palato, più aperto. Un vino da aspettare e da seguire negli anni.

Torneremo presto con un approfondimento su Schmitt-Wagner (Mosella) e sull'Oltrepo' annata 2012.


Vittorio Barbieri e Alberto Alfano

lunedì 18 novembre 2013

CASA GRANDE

La nuova generazione della famiglia Calatroni, i fratelli Stefano e Cristian, affianca la precedente, Fausto e Marisa, nella gestione dell'omonima cantina e dell'annesso agriturismo (Il Calice dei Cherubini), a Casa Grande di Montecalvo Versiggia, in Oltrepo' Pavese.

 
I Calatroni producono Riesling, sia italico (che per molti in Oltrepo' è IL Riesling), sia Renano (che per tutti gli altri è IL Riesling). L'Italico viene destinato alla produzione di un vino frizzante, il Renano a un vino fermo che in genere esce un anno-un anno e mezzo dopo la vendemmia.
La vigna di renano è stata piantata circa 25 anni fa a 250-260 metri slm, con esposizione fresca ed estensione di 8.000 mq su suoli calcarei.

 
I fratelli Calatroni sono tra i più svegli e vivaci in zona, amano il confronto a viso aperto, si mettono in discussione, insomma, ci piacciono. Oggi dimostrano belle potenzialità soprattutto sul Riesling ed i Metodo Classico; è da queste tipologie (difficili, ma adatte a questo territorio e soprattutto nelle corde dei due fratelli) che ci aspettiamo le cose migliori nei prossimi anni.
Il Riesling 2010 è stato prodotto in sole 2.000 bottiglie, ed è uscito nel 2012, a circa due anni dalla vendemmia, scelta non scontata. A guadagnarne sono la complessità e il dettaglio.
Il naso parte con sensazioni floreali mature, pian piano emergono gli idrocarburi, una soffusa mineralità e note di roccia bagnata, poi uno spettro fruttato e vegetale variegato. Ma è in bocca dove il vino trova una dimensione veramente centrata, un carattere più risolto e disteso. Si apre arioso, progredendo grintoso e salato, diritto e articolato.
Alla fine, una bottiglia dal valido rapporto qualità/prezzo, tra i migliori Riesling oltrepadani.
E un consiglio: provatelo con pane e cipolla.
Purtroppo una grandinata nel 2011 ha fatto sì che, né in quell'anno, né in quello successivo il vino sia stato prodotto. Dovremo aspettare l'anno prossimo per vedere in bottiglia l'annata 2013.

Stefano Calatroni
Cristian Calatroni
 
Vittorio Barbieri

martedì 12 novembre 2013

KAITON

Kuenhof, ovvero Peter e Brigitte Pliger, vuol dire tante cose.
Ad esempio vuol dire la prima azienda a valorizzare il Riesling in Valle Isarco, con il primo impianto di due ettari nel 1993 e i primi imbottigliamenti nel 1996 (come ci ricorda Peter Dipoli QUI).
Non solo. I Pliger portano avanti un discorso personale sull'ecosostenibilità che, al di fuori di certificazioni ufficiali, fa del buon senso e della perfetta conoscenza delle singole piante due punti cardine. Semplificando al massimo, di base ad esempio non si usano prodotti chimici di sintesi in vigna, né lieviti selezionati in cantina, dove in generale l'approccio è poco interventista.
Kuenhof vuol dire anche Kaiton, ovvero “Bosco”, l'antico nome celtico della zona e soprattutto uno dei migliori Riesling italiani, affinato in botti grandi e acciaio.
Kuenhof si estende per circa sei ettari vitati complessivi su suoli di rocce scistose, sabbie e argilla, coltivati a riesling renano, silvaner, veltliner e gewurztraminer, da cui si ricavano più o meno 30.000 bottiglie all'anno, un terzo delle quali di Riesling Kaiton.
Azienda e vigne, di proprietà della famiglia Pliger da due secoli (ma l'azienda è molto più antica e un tempo era di proprietà del Vescovo di Bressanone), si trovano a Mara, vicino a Bressanone. Le uve crescono a 600-700 metri sui pendii terrazzati del colle Lahner esposti a sud-est, dove Peter in questi anni ha svolto un importante lavoro di sistemazione dei muretti a secco, e fino al 1989 sono state conferite all'Abbazia di Novacella, mentre dal 1990 vengono vinificate in proprio.
Abbiamo deciso di tuffarci virtualmente nella Valle Isarco attraverso una verticale di Kaiton, dal 2005 al 2012, organizzata alla Taverna del Gusto di Piacenza (c'eravamo già stati in settembre), dove il Kaiton è di casa e dalla cui cantina sono state sottratte la maggior parte delle bottiglie assaggiate.
Dall'annata 2007 le bottiglie sono tappate con tappo a vite.
LE ANNATE E I VINI
I dati analitici ci sono stati forniti direttamente dall'azienda, che ringraziamo per la disponibilità.
2012
Acidità 6,2 g/l, residuo zuccherino 3,9 g/l, estratto 21,5 g/l.
Aromaticamente poco leggibile (come capita nove volte su dieci al Kaiton molto giovane), quasi di semplice vinosità, come ogni vino serio rivela al meglio le proprie doti al palato, dove è elegante e soprattutto incisivo, progredendo con naturalezza e scioltezza. Nel complesso, profilo lineare ancora in formazione che deve trovare articolazione e distensione, soprattutto al naso. Quasi un peccato berlo ora.
2011
Acidità 5,9 g/l, residuo zuccherino 3,8 g/l, estratto 22,6 g/l.
Aromi fruttati dolci con sfumature leggermente verdi (cappero), più espansivo e comunicativo, più peso, e ancora, pure in questo caso, tanta gioventù. In generale sembra comunque più largo e leggermente più caldo del 2012, quasi generoso e “mediterraneo” al confronto (e soprattutto a confronto con certe annate precedenti tipo la 2010 e la 2008). Relativamente rotondo e affusolato, ma lungo e con buona dinamica interna.
2010
Acidità 7,1 g/l, residuo zuccherino 3,2 g/l, estratto 22,8 g/l.
Ecco, il salto è qui, il cambio di passo che segna il passaggio tra un prima e un dopo nella nostra degustazione.
Un vino che inizia a mostrare una complessità più fatta, più completa, con una vena salata che ci sembra uno dei caratteri maggiormente riconoscibili nel Kaiton e che da questa bottiglia inizia ad emergere con forza. Idrocarburico e minerale, agrumato, roccioso e salato, ha una struttura ricca, ma diritta e affilata, ravvivata da una leggerissima carbonica. Con i minuti il frutto lascia spazio alla mineralità e alle speziature, mentre la struttura resta salda, energica e propulsiva. Tra i più bei vini della serata.
2009
Acidità 6,2 g/l, residuo zuccherino 3,9 g/l, estratto 23 g/l.
Frutto e mineralità trovano una buona combinazione, con sfumature olfattive dai tratti maturi e qua e là dolci (cioccolato bianco). Al tempo stesso pieno, polposo e fresco, quindi contrastato, anche se, a voler trovare il pelo nell'uovo e avendo accanto (2010 e 2008) vini più snelli e nervosi, sembra prevalere appena il peso sullo slancio con un finale meno trascinante di altri.

2008
Acidità 6,9 g/l, residuo zuccherino 1,5 g/l, estratto 20,9 g/l.
Naso minerale, con toni di sasso bagnato, intriganti rimandi affumicati e speziati, infine agrumati. Palato lungo e piccante, deciso e nervoso, sapido, o meglio, salato. Sgomita, finendo amarognolo e quasi scontroso.
Agile e dinamico, ha grande beva.

2007
(dati analitici non disponibili)
Altra eccellente riuscita, naso che alterna scie verdi, idrocarburiche e minerali a elementi fruttati (pesca) con una nota quasi di cenere e fumé. Sviluppo gustativo pieno e progressivo che unisce con armonia ritmo e grassezza, ampiezza e nervosismo, vicino alla quadratura del cerchio. Completo.

2006
Acidità 6,3 g/l, residuo zuccherino 3,8 g/l, estratto 23 g/l.
Sa' di tappo, maledetto sughero!
2005
Acidità 6,8 g/l, residuo zuccherino 2,3 g/l, estratto 20,9 g/l.
Il naso più terziarizzato del lotto, ed anche il più Moselliano (può ricordare una Spatlese della Media Mosella di metà anni '90). Cambia lo scenario olfattivo, qui su toni di confettura di cedro e di susina gialla, poi quasi di rabarbaro, idrocarburi sullo sfondo. Ci sembra vicino al massimo dell'espressività, entrato in una fase terziaria accattivante, come in un lungo e intrigante autunno, dove la freschezza (appena slegata dal contesto) permane nel bel finale leggermente salmastro.
Vittorio Barbieri

domenica 3 novembre 2013

LE CRONACHE DI NATURNO

Le Giornate del Riesling” è una bella cosa che ormai da nove anni, tra ottobre e novembre, succede a Naturno, in Val Venosta (Alto Adige).
Visite alle aziende, degustazioni, un concorso enologico che premia i migliori Riesling nazionali, menu dedicati al Riesling nei ristoranti della zona e, ma solo nelle prime edizioni (vogliamo ricordarlo perché speriamo si torni ad organizzarlo), un banco d'assaggio mondiale del Riesling.
Una specie di festival, insomma, ben organizzato dal Presidente del Comitato, Monika Unterthunter e da Margit Feichtinger, le anime gentili dell'organizzazione, insieme al vulcanico Peter Dipoli, Vice-Presidente, l'anima rude e senza peli sulla lingua di cui QUI trovate la storia del Riesling in Alto Adige scritta di suo pugno.
Siamo stati invitati dagli organizzatori a far parte della giuria del concorso enologico per il migliore Riesling italiano 2012 e, ovviamente, abbiamo accettato con grande piacere.
Naturno è un paesino di 5.500 abitanti vicino a Merano, a 554 metri slm, nella bassa Val Venosta, famoso per i suoi 315 giorni di sole all'anno. Ecco, i 315 giorni: noi il primo giorno ci siamo beccati uno degli altri 85.

Di quelli dove, oltre a non esserci il sole, diluvia tra le montagne e gli scenari paesaggistici si fanno gotici, cose che a noi uomini di pianura piacciono tanto e che quindi non ci hanno rovinato la giornata, anzi.
Il mattino della degustazione invece ci accoglie senza pioggia, spunta pure il sole (dunque siamo in uno dei famosi 315 giorni), la luce scalda gli occhi, le montagne si svelano. Siamo pronti.

 
Ciascuno dei 23 giurati (enologi, produttori giornalisti, blogger, sommelier) degusta i 47 vini in concorso sotto la supervisione di Norbert Dibiasi. In degustazione vini di un'annata che, sulla carta, in Alto Adige e non solo, è stata più elegante e scorrevole rispetto alla più calda 2011.
 
Monica Unterthunter e Norbert Dibiasi
La sessione mattutina serve per scremare e individuare gli 11 migliori vini che verranno riassaggiati nelle finali del primo pomeriggio per individuare i tre vincitori.
 
 
Conosceremo i nomi dei finalisti e degli altri vini in concorso solo l'11 novembre, quando a Naturno ci saranno le premiazioni. Quindi di seguito non troverete un mega-elenco di vini con relative descrizioni (qualcosa del genere ci sarà dopo l'11 novembre), ma qualche riflessione generale fatta ispirandosi ai vini assaggiati.

 
Difficile fare ordine tra i vini degustati alla cieca, di cui tuttora ignoriamo l'identità, e a territori mescolati, ma proviamo almeno a dividerli in ipotetiche tre categorie: da un lato vini ariosi ed espansivi, tra frutto dolce e mineralità, quasi esuberanti al naso, a volte tropicaleggianti, magari di peso (anche alcolico) ma non pesanti, perché innervati da freschezza e sapidità e quindi incisivi; poi esempi più stretti, verticali e sottili, qua e là leggermente verdi-vegetali, con acidità taglienti in parte ancora da digerire che comunque ravvivano frutto e struttura.
E infine una terza categoria, quella che ci piace meno, dove il Riesling emerge più sfuocato, perché su toni caldi e maturi che rischiano di appiattirne l'espressività, muscolosi ma un po' flaccidi e stanchi, di peso-ma-pesanti, alla fin fine più rozzi e incapaci di esaltare quelle che secondo noi sono le migliori doti dei Riesling nazionali. Vini che probabilmente traducono territori di provenienza più caldi, meno adatti a mettere il vitigno nelle condizioni di esprimere la sua enorme varietà di caratteri olfattivi e gustativi, i suoi delicati incastri ed equilibri.
Ne riparleremo tra un paio di settimane...
 
Vittorio Barbieri

lunedì 28 ottobre 2013

L'ORA DI STORIA

Durante le Giornate del Riesling 2013 di Naturno ho avuto il piacere di conoscere personalmente Peter Dipoli, che non è solo un produttore di vino, ma una figura di riferimento per molti vignaioli ed altro ancora. Tra le varie cose, mi piace segnalare la sua grande, instancabile sete di conoscenza viticola e la sua voglia di far conoscere l'Alto Adige (in generale, non solo quello vitivinicolo) e il Riesling (lui che non lo produce). Qualcuno l'ha definito un “promotore culturale”, espressione che in fondo ci pare azzeccata.
Peter ha ricostruito puntigliosamente la storia del Riesling in Alto Adige. Ci sono numeri precisi ed eloquenti, più che riflessioni (che comunque ci sono, un po' nascoste tra le righe, scarne...ma a buon intenditor...), in un documento prezioso, con dati abbastanza aggiornati, che Peter ci ha consegnato e che vi proponiamo.
Serve anche per capire e per ricordarci come la storia del Riesling in Alto Adige (soprattutto in Val Venosta e Valle Isarco, le zone in crescita, più mediatizzate e che danno i vini più interessanti) sia al tempo stesso antica e recente e come riguardi tuttora numeri confidenziali, poche decine di ettari in tutto, quasi nulla sul totale regionale.
Considerate queste righe come introduzione alle Cronache di Naturno, i racconti delle Giornate del Riesling (in particolare del Concorso Enologico) che pubblicherò nei prossimi giorni, e alla imminente verticale del Riesling Kaiton di Kuenhof.

Peter Dipoli
IL RIESLING - di Peter Dipoli
STORIA
Origine: Valle del Reno;
incrocio tra Weisser Heunisch e Vitis Silvestris x Traminer;
prima citazione: nel 1435 a Rüsselsheim sul Reno;
dal Medio Evo fino alla secolarizzazione è la chiesa a disporre sulla coltivazione della vite;
fine 18° e inizio 19° secolo: inizia l’epoca di massimo splendore del Riesling;
attraverso un risoluto impegno qualitativo il Riesling raggiunge una alto prestigio mondiale con prezzi superiori ai più famosi Bordeaux, Borgogna e Champagne;
dopo il crollo della nobiltà europea e la fine della prima guerra mondiale inizia il tramonto del Riesling;
la fine della seconda guerra mondiale segna un ulteriore momento negativo sostenuto anche attraverso la legge viticola tedesca del 1971;
soltanto verso la fine degli anni ’80 si registra una sensibile ripresa qualitativa;
questa ripresa continua tutt’ora e viene denominata “Il rinascimento del Riesling”.



Weisser Heunisch

RIESLING, una varietà con carattere
Influenzata da:
origine-zona di coltivazione-microclima: pone esigenze elevate per essere veramente buono;
cresce in modo ottimale in zone privilegiate e protette di regioni viticole fresche;
importante è una lunga e lenta maturazione che nelle zone classiche va dai 120 ai 150 giorni;
in zone calde il Riesling raggiunge troppo presto il suo punto di maturazione, il vino risulta grossolano e banale (petrolio);
terreno: preferisce sicuramente terreni ben drenati di natura acida quali Schiefer, scisti ecc. anche se si possono trovare alcuni ottimi Riesling cresciuti su terreni calcarei, come ad esempio il CRU Fürstentum della Domaine M Blanck in Alsazia.
RIESLING NEL MONDO
Circa 50.000 ettari coltivati

Germania 22.500 ha
Australia
4.400 ha
Francia
3.500 ha
Austria
1.900 ha
Nuova Zelanda
920 ha
Italia
300 ha (57 in Alto Adige)
Sud Africa


  

215 ha
RIESLING IN ALTO ADIGE 
Storia
Introduzione a livello sperimentale dall’ass. agricola del Tirolo e Vorarlberg (fondata nel 1838) con il determinante sostegno del arciduca Giovanni d’Austria;
nell’edizione 1885 del Calendario Agricolo Tirolese, Mader consiglia il Riesling in terreni permeabili, sassosi e in media collina;
nel 1894 E. Mach pubblica un quaderno con il titolo “la Viticoltura e Vini del Tirolo Tedesco” dove viene citato il vitigno Riesling presente a Bressanone, Bolzano e Merano. Nello stesso opuscolo possiamo trovare anche le analisi di vini Riesling prodotti dal 1878 al 1892;
nel 1896 alla prima edizione della mostra mercato dei vini di Bolzano vengono presentati i primi Riesling.
Ci sono voluti quasi 100 anni perché il Riesling venisse scoperto nel suo potenziale qualitativo. Come tutti i vini introdotti a metà ‘800 il Riesling ebbe fino all’ultima decade del ‘900 soltanto un ruolo secondario nell’economia viticola Alto Atesina.
Evoluzione della superficie coltivata      


    Le DOC Alto Adige


1975


Alto Adige
Terlano
1975


Alto Adige
Venosta
1995


Alto Adige
Valle Isarco





Val Venosta
2003

   
   
1995
2000
2005
2010
Alto Adige
41,77
37,70
25,16
37,43
Alto Adige Valle Isarco
0,00
0,00
5,26
12,38
Alto Adige Terlano
1,32
0,58
0,22
0,12
Alto Adige Venosta
0,90
1,59
2,75
7,62
 







Totale Riesling
43,99
39,87
33,39
57,55 ettari
Totale Doc Alto Adige
4.900
4.940
5.120
5.180 ettari
Situazione Attuale
Val Venosta – Vinschgau
I primi

1990
Oswald Schuster
1000 mq
primo impianto
1995
Oswald Schuster


primo imbottigliamento





Oswald Schuster



1991 Hubert Pohl
400 mq
primo impianto
1994


Hubert Pohl


primo imbottigliamento
Le aziende leader


primo impianto
1992
  superficie 1 ha
primo imbottigliamento
1994


Unterortl


Terreno: umo-sabbioso con molto scheletro (Gneis), acido
Periodo di vendemmia: dal 2 al 20 ottobre
Valori medi mosto: 18,5 – 20,7 babo.
5,6 – 10,5 acidità.
2,8 – 3,26 Ph.



primo impianto
1993
superficie 7 ha
primo imbottigliamento
 
1995
  




Falkenstein


     
Terreno: sabbioso umoso di origine morenica, poco scheletro, acido
Periodo di vendemmia: dal 05 al 15 ottobre
Valori medi mosto 18,9 – 19,7 Babo
6,8 – 7,9 acidità
Valle Isarco – Eisacktal 
 
Le aziende leader

primo impianto
1993
superficie 2 ha
primo imbottigliamento
1996


Venduto fino introduzione della DOC (2003) come vino da tavola con il nome KAITON, nel 1999 ottiene 3 bicchieri Gambero Rosso


primo impianto
1999
superficie 1 ha
primo imbottigliamento
2003


Terreno: permeabile di origine morenica con presenza di scisti e graniti
Periodo di vendemmia: dal 15 al 22 ottobre ( dal ’07 – 2 vendemmie)
Valori analitici: 18,5 – 20,0 babo
8,0 - 9,0 acidità
2,8 – 3,0 Ph
Considerazioni sul Riesling in Alto Adige
Il Vino

Gradi alcool: 12,5 – 13,5
Acidità 6,8 – 7,5 gr/litro
Zucchero residuo: 5 – 7 gr/litro

In parte simili ai valori dei Riesling tedeschi della Mosella nella versione “TROCKEN”, si differenziano da questi per un contenuto superiore in alcool, una maturazione più precoce dei profumi e per l’equilibrio in bocca.
Anche il potenziale di invecchiamento è di conseguenza più limitato.
                                                                                                                 Peter Dipoli