lunedì 25 novembre 2013

LE CRONACHE DI NATURNO - PARTE II

All'ottavo Concorso del Riesling (QUI un breve racconto della giornata) anche quest'anno hanno spopolato i vini altoatesini.
Questi i migliori 11 (i primi 5 provengono dall'Alto Adige), tutti dell'annata 2012, in ordine decrescente di apprezzamento da parte dei 23 giurati:

 
1.A.A. Riesling – Laimburg
2.A.A. Valle Isarco Riesling – Koefererhof
3.A.A. Riesling Montiggl – San Michele Appiano
4.A.A. Riesling Pitzon – Nals&Magreid
5.A.A. Riesling Berg – Niedrist
6.Trentino Riesling – Ist. San Michele all'Adige
7.Riesling Praecipuus – Roeno
8.Langhe Riesling Herzu – Germano
9.A.A. Val Venosta Riesling – Pohl
10.A.A. Val Venosta Riesling – Unterortl
11.A.A. Valle Isarco – Strasserhof

47 vini in degustazione, 25 dall'Alto Adige (di questi, 6 dalla Val Venosta e altrettanti dalla Valle Isarco), 7 dal Trentino, 5 dal Piemonte, 4 dall'Oltrepo' Pavese, 2 da Veneto e Friuli, 1 dal Garda e dall'Abruzzo.
Per provare ad andare oltre i freddi numeri e le classifiche, proponiamo qualche nota sui vini che hanno convinto tutti, cioè i primi tre, ma anche su alcuni dei vini finalisti e pure su quelli che non compaiono tra gli 11 preferiti, in particolare su bottiglie per noi interessanti che non hanno trovato consenso unanime e che per questo sono state penalizzate nel risultato finale, ma che ci sono sembrate convincenti.


I ritratti dei vignaioli altoatesini provengono dal sito dell'Associazione Vignaioli dell'Alto Adige.

IL PODIO
Laimburg: profilo polposo basato su una piacevole dolcezza di frutto; sviluppo gustativo voluminoso ma solido e compatto anche se, nel finale, comunque sapido, ci sembra prevalere l'alcol, motivo per cui ci è piaciuto leggermente meno di altri.
Koefererhof: il colore carico lascia intendere peso e potenza. Il naso è floreale, fruttato e mieloso, il palato caldo e strutturato, ma compatto, vivo e salato. Vino di peso che regge bene la potenza e la concentrazione da cui è composto.
San Michele Appiano: semplice, lineare e gradevole, il “Montiggl”. Nitido e immediato, per un carattere che fa della pulizia e della linearità esecutiva due tratti importanti. Palato vivo di buona lunghezza.

TOP TEN – GLI ALTRI
Molto buono il Riesling di Strasserhof, che tiene il frutto ancora un po' disparte (ma lo lascia riverberare nel bel finale), sprigiona già mineralità e soprattutto si slancia grazie a un'acidità citrina e tagliente che ravviva e allunga il sorso. Palato quindi incisivo, più diritto che ampio, energico e di buona progressione.

Hannes Baumgartner (Strasserhof)
Bene Unterortl, pieno e fresco, molto compatto, forse solo senza un grande allungo finale. Comunque nitido nelle note tropicali del naso e ben calibrato tra polpa, avvolgenza e freschezza. Un intrigante viaggio tra la mineralità salata della roccia e la polpa carnosa dei frutti tropicali.
Poi il langarolo (ma sono le Langhe Monregalesi) ”Herzu” di Sergio Germano, con sfumature quasi mielose, poi frutto e mineralità in una sintesi ariosa e molto espressiva. Palato complesso e dinamico, opulento ma saldo. Già ora aperto e molto buono.

l'Herzu del futuro (annata 2013)
Tra gli altri, Martin Pohl, erede di una storica realtà della Val Venosta (a Castelbello), ha presentato una bella versione di Riesling, fresca, agumata, minerale e affilata, dove l'acidità accentuata è comunque ben integrata nella struttura. Ne esce un vino dall'articolazione solida e sicura.

Martin Pohl
DISCHI CALDI - GLI ALTRI ANCORA
Fuori dalla Top Ten ufficiale, ci piace invece segnalare alcune etichette valide e un po' meno note, come quella proposta da un pezzo di storia della Val Venosta, Oswald Schuster (Befehlhof), che con l'aiuto di sua figlia Magdalena conduce appena 12.000 metri quadrati (1,2 ettari) nei pressi di Silandro da cui si ricavano 6-7.000 bottiglie ogni anno (poco più di 1.000 sono di Riesling). Inizialmente lattico, il vino si ripulisce presto facendo uscire un piacevole carattere fruttato e mostrando grinta e tonicità nel palato teso e fresco. Non un campione di finezza, forse, ma il vino c'è tutto.

Oswald Schuster (Befehlhof)
Il “Mitterberg” di Rielinger (Valle Isarco), azienda guidata da Matthias Messner, è molto floreale, fruttato con palato deciso di bello sviluppo, mentre il Riesling di Rebhof (Leo Forcher), Val Venosta, è roccioso, fresco e compatto.

Matthias Messner (Rielinger)
Curioso il Riesling di Marinushof, azienda della Val Venosta che non conoscevamo: inizialmente una sfumatura formaggiosa, poi toni agrumati e albicoccosi, infine leggermente verdi. Esuberante, non va tanto per il sottile. Ricco e un po' caldo, espansivo ma con freschezza che tiene.
Infine, un interessante confronto a distanza di due settimane per il Kaiton (QUI il racconto della verticale piacentina) che anche a Naturno, come a Piacenza, ha pagato l'ancora giovane età che può penalizzarlo particolarmente in situazioni come quella di Naturno, soprattutto nei profumi di semplice vinosità solo parzialmente leggibili e che, seppure nitidi e gradevoli, devono trovare piena apertura ed espressività. Scorrevole il palato, più aperto. Un vino da aspettare e da seguire negli anni.

Torneremo presto con un approfondimento su Schmitt-Wagner (Mosella) e sull'Oltrepo' annata 2012.


Vittorio Barbieri e Alberto Alfano

lunedì 18 novembre 2013

CASA GRANDE

La nuova generazione della famiglia Calatroni, i fratelli Stefano e Cristian, affianca la precedente, Fausto e Marisa, nella gestione dell'omonima cantina e dell'annesso agriturismo (Il Calice dei Cherubini), a Casa Grande di Montecalvo Versiggia, in Oltrepo' Pavese.

 
I Calatroni producono Riesling, sia italico (che per molti in Oltrepo' è IL Riesling), sia Renano (che per tutti gli altri è IL Riesling). L'Italico viene destinato alla produzione di un vino frizzante, il Renano a un vino fermo che in genere esce un anno-un anno e mezzo dopo la vendemmia.
La vigna di renano è stata piantata circa 25 anni fa a 250-260 metri slm, con esposizione fresca ed estensione di 8.000 mq su suoli calcarei.

 
I fratelli Calatroni sono tra i più svegli e vivaci in zona, amano il confronto a viso aperto, si mettono in discussione, insomma, ci piacciono. Oggi dimostrano belle potenzialità soprattutto sul Riesling ed i Metodo Classico; è da queste tipologie (difficili, ma adatte a questo territorio e soprattutto nelle corde dei due fratelli) che ci aspettiamo le cose migliori nei prossimi anni.
Il Riesling 2010 è stato prodotto in sole 2.000 bottiglie, ed è uscito nel 2012, a circa due anni dalla vendemmia, scelta non scontata. A guadagnarne sono la complessità e il dettaglio.
Il naso parte con sensazioni floreali mature, pian piano emergono gli idrocarburi, una soffusa mineralità e note di roccia bagnata, poi uno spettro fruttato e vegetale variegato. Ma è in bocca dove il vino trova una dimensione veramente centrata, un carattere più risolto e disteso. Si apre arioso, progredendo grintoso e salato, diritto e articolato.
Alla fine, una bottiglia dal valido rapporto qualità/prezzo, tra i migliori Riesling oltrepadani.
E un consiglio: provatelo con pane e cipolla.
Purtroppo una grandinata nel 2011 ha fatto sì che, né in quell'anno, né in quello successivo il vino sia stato prodotto. Dovremo aspettare l'anno prossimo per vedere in bottiglia l'annata 2013.

Stefano Calatroni
Cristian Calatroni
 
Vittorio Barbieri

martedì 12 novembre 2013

KAITON

Kuenhof, ovvero Peter e Brigitte Pliger, vuol dire tante cose.
Ad esempio vuol dire la prima azienda a valorizzare il Riesling in Valle Isarco, con il primo impianto di due ettari nel 1993 e i primi imbottigliamenti nel 1996 (come ci ricorda Peter Dipoli QUI).
Non solo. I Pliger portano avanti un discorso personale sull'ecosostenibilità che, al di fuori di certificazioni ufficiali, fa del buon senso e della perfetta conoscenza delle singole piante due punti cardine. Semplificando al massimo, di base ad esempio non si usano prodotti chimici di sintesi in vigna, né lieviti selezionati in cantina, dove in generale l'approccio è poco interventista.
Kuenhof vuol dire anche Kaiton, ovvero “Bosco”, l'antico nome celtico della zona e soprattutto uno dei migliori Riesling italiani, affinato in botti grandi e acciaio.
Kuenhof si estende per circa sei ettari vitati complessivi su suoli di rocce scistose, sabbie e argilla, coltivati a riesling renano, silvaner, veltliner e gewurztraminer, da cui si ricavano più o meno 30.000 bottiglie all'anno, un terzo delle quali di Riesling Kaiton.
Azienda e vigne, di proprietà della famiglia Pliger da due secoli (ma l'azienda è molto più antica e un tempo era di proprietà del Vescovo di Bressanone), si trovano a Mara, vicino a Bressanone. Le uve crescono a 600-700 metri sui pendii terrazzati del colle Lahner esposti a sud-est, dove Peter in questi anni ha svolto un importante lavoro di sistemazione dei muretti a secco, e fino al 1989 sono state conferite all'Abbazia di Novacella, mentre dal 1990 vengono vinificate in proprio.
Abbiamo deciso di tuffarci virtualmente nella Valle Isarco attraverso una verticale di Kaiton, dal 2005 al 2012, organizzata alla Taverna del Gusto di Piacenza (c'eravamo già stati in settembre), dove il Kaiton è di casa e dalla cui cantina sono state sottratte la maggior parte delle bottiglie assaggiate.
Dall'annata 2007 le bottiglie sono tappate con tappo a vite.
LE ANNATE E I VINI
I dati analitici ci sono stati forniti direttamente dall'azienda, che ringraziamo per la disponibilità.
2012
Acidità 6,2 g/l, residuo zuccherino 3,9 g/l, estratto 21,5 g/l.
Aromaticamente poco leggibile (come capita nove volte su dieci al Kaiton molto giovane), quasi di semplice vinosità, come ogni vino serio rivela al meglio le proprie doti al palato, dove è elegante e soprattutto incisivo, progredendo con naturalezza e scioltezza. Nel complesso, profilo lineare ancora in formazione che deve trovare articolazione e distensione, soprattutto al naso. Quasi un peccato berlo ora.
2011
Acidità 5,9 g/l, residuo zuccherino 3,8 g/l, estratto 22,6 g/l.
Aromi fruttati dolci con sfumature leggermente verdi (cappero), più espansivo e comunicativo, più peso, e ancora, pure in questo caso, tanta gioventù. In generale sembra comunque più largo e leggermente più caldo del 2012, quasi generoso e “mediterraneo” al confronto (e soprattutto a confronto con certe annate precedenti tipo la 2010 e la 2008). Relativamente rotondo e affusolato, ma lungo e con buona dinamica interna.
2010
Acidità 7,1 g/l, residuo zuccherino 3,2 g/l, estratto 22,8 g/l.
Ecco, il salto è qui, il cambio di passo che segna il passaggio tra un prima e un dopo nella nostra degustazione.
Un vino che inizia a mostrare una complessità più fatta, più completa, con una vena salata che ci sembra uno dei caratteri maggiormente riconoscibili nel Kaiton e che da questa bottiglia inizia ad emergere con forza. Idrocarburico e minerale, agrumato, roccioso e salato, ha una struttura ricca, ma diritta e affilata, ravvivata da una leggerissima carbonica. Con i minuti il frutto lascia spazio alla mineralità e alle speziature, mentre la struttura resta salda, energica e propulsiva. Tra i più bei vini della serata.
2009
Acidità 6,2 g/l, residuo zuccherino 3,9 g/l, estratto 23 g/l.
Frutto e mineralità trovano una buona combinazione, con sfumature olfattive dai tratti maturi e qua e là dolci (cioccolato bianco). Al tempo stesso pieno, polposo e fresco, quindi contrastato, anche se, a voler trovare il pelo nell'uovo e avendo accanto (2010 e 2008) vini più snelli e nervosi, sembra prevalere appena il peso sullo slancio con un finale meno trascinante di altri.

2008
Acidità 6,9 g/l, residuo zuccherino 1,5 g/l, estratto 20,9 g/l.
Naso minerale, con toni di sasso bagnato, intriganti rimandi affumicati e speziati, infine agrumati. Palato lungo e piccante, deciso e nervoso, sapido, o meglio, salato. Sgomita, finendo amarognolo e quasi scontroso.
Agile e dinamico, ha grande beva.

2007
(dati analitici non disponibili)
Altra eccellente riuscita, naso che alterna scie verdi, idrocarburiche e minerali a elementi fruttati (pesca) con una nota quasi di cenere e fumé. Sviluppo gustativo pieno e progressivo che unisce con armonia ritmo e grassezza, ampiezza e nervosismo, vicino alla quadratura del cerchio. Completo.

2006
Acidità 6,3 g/l, residuo zuccherino 3,8 g/l, estratto 23 g/l.
Sa' di tappo, maledetto sughero!
2005
Acidità 6,8 g/l, residuo zuccherino 2,3 g/l, estratto 20,9 g/l.
Il naso più terziarizzato del lotto, ed anche il più Moselliano (può ricordare una Spatlese della Media Mosella di metà anni '90). Cambia lo scenario olfattivo, qui su toni di confettura di cedro e di susina gialla, poi quasi di rabarbaro, idrocarburi sullo sfondo. Ci sembra vicino al massimo dell'espressività, entrato in una fase terziaria accattivante, come in un lungo e intrigante autunno, dove la freschezza (appena slegata dal contesto) permane nel bel finale leggermente salmastro.
Vittorio Barbieri

domenica 3 novembre 2013

LE CRONACHE DI NATURNO

Le Giornate del Riesling” è una bella cosa che ormai da nove anni, tra ottobre e novembre, succede a Naturno, in Val Venosta (Alto Adige).
Visite alle aziende, degustazioni, un concorso enologico che premia i migliori Riesling nazionali, menu dedicati al Riesling nei ristoranti della zona e, ma solo nelle prime edizioni (vogliamo ricordarlo perché speriamo si torni ad organizzarlo), un banco d'assaggio mondiale del Riesling.
Una specie di festival, insomma, ben organizzato dal Presidente del Comitato, Monika Unterthunter e da Margit Feichtinger, le anime gentili dell'organizzazione, insieme al vulcanico Peter Dipoli, Vice-Presidente, l'anima rude e senza peli sulla lingua di cui QUI trovate la storia del Riesling in Alto Adige scritta di suo pugno.
Siamo stati invitati dagli organizzatori a far parte della giuria del concorso enologico per il migliore Riesling italiano 2012 e, ovviamente, abbiamo accettato con grande piacere.
Naturno è un paesino di 5.500 abitanti vicino a Merano, a 554 metri slm, nella bassa Val Venosta, famoso per i suoi 315 giorni di sole all'anno. Ecco, i 315 giorni: noi il primo giorno ci siamo beccati uno degli altri 85.

Di quelli dove, oltre a non esserci il sole, diluvia tra le montagne e gli scenari paesaggistici si fanno gotici, cose che a noi uomini di pianura piacciono tanto e che quindi non ci hanno rovinato la giornata, anzi.
Il mattino della degustazione invece ci accoglie senza pioggia, spunta pure il sole (dunque siamo in uno dei famosi 315 giorni), la luce scalda gli occhi, le montagne si svelano. Siamo pronti.

 
Ciascuno dei 23 giurati (enologi, produttori giornalisti, blogger, sommelier) degusta i 47 vini in concorso sotto la supervisione di Norbert Dibiasi. In degustazione vini di un'annata che, sulla carta, in Alto Adige e non solo, è stata più elegante e scorrevole rispetto alla più calda 2011.
 
Monica Unterthunter e Norbert Dibiasi
La sessione mattutina serve per scremare e individuare gli 11 migliori vini che verranno riassaggiati nelle finali del primo pomeriggio per individuare i tre vincitori.
 
 
Conosceremo i nomi dei finalisti e degli altri vini in concorso solo l'11 novembre, quando a Naturno ci saranno le premiazioni. Quindi di seguito non troverete un mega-elenco di vini con relative descrizioni (qualcosa del genere ci sarà dopo l'11 novembre), ma qualche riflessione generale fatta ispirandosi ai vini assaggiati.

 
Difficile fare ordine tra i vini degustati alla cieca, di cui tuttora ignoriamo l'identità, e a territori mescolati, ma proviamo almeno a dividerli in ipotetiche tre categorie: da un lato vini ariosi ed espansivi, tra frutto dolce e mineralità, quasi esuberanti al naso, a volte tropicaleggianti, magari di peso (anche alcolico) ma non pesanti, perché innervati da freschezza e sapidità e quindi incisivi; poi esempi più stretti, verticali e sottili, qua e là leggermente verdi-vegetali, con acidità taglienti in parte ancora da digerire che comunque ravvivano frutto e struttura.
E infine una terza categoria, quella che ci piace meno, dove il Riesling emerge più sfuocato, perché su toni caldi e maturi che rischiano di appiattirne l'espressività, muscolosi ma un po' flaccidi e stanchi, di peso-ma-pesanti, alla fin fine più rozzi e incapaci di esaltare quelle che secondo noi sono le migliori doti dei Riesling nazionali. Vini che probabilmente traducono territori di provenienza più caldi, meno adatti a mettere il vitigno nelle condizioni di esprimere la sua enorme varietà di caratteri olfattivi e gustativi, i suoi delicati incastri ed equilibri.
Ne riparleremo tra un paio di settimane...
 
Vittorio Barbieri