mercoledì 20 dicembre 2017

Meyer-Fonnè

Prima di tutto auguri di buon anno! Con questo post il rieslinGarten chiude il suo quinto anno di vita e riprenderà direttamente nel 2018. A presto, dunque.
Vi lascio con un breve racconto alsaziano.

Meyer Fonnè è gestita da tre generazioni dalla famiglia Meyer, di origine svizzera.
Félix Meyer, il fondatore, nel 1960 ha iniziato ad imbottigliare. Dal 1992 il nipote Felix ha preso le redini del Domaine, oggi esteso su dodici ettari suddivisi in sette comuni: Katzenthal (dove ha sede la cantina), Ammerschwihr, Ingersheim, Riqueuwhir, Kientzheim, Colmar e Bennwihr, con ben 5 Grand Cru a disposizione.
Per ovvie ragioni i terreni variano parecchio, dai depositi alluvionali (Colmar) ai suoli profondi di arenaria argillosa (Riqueuwhir), al granito (Katzenthal). Così come assai variano le pendenze: dal quasi piatto di Colmar ai pendii scoscesi di Katzenthal.
L'azienda, pur non essendo certificata, lavora seguendo i precetti dell'Agricoltura Biologica in vigna e con fermentazioni spontanee in cantina. Generalmente i vini affinano poi sulle fecce in botti grandi. Produzione media annua di 75-80.000 bottiglie.
Lo Schoenenbourg (dove Meyer-Fonné coltiva solo riesling) è un Grand cru di Riquewihr poggiante su suoli marno-calcareo-gessosi che vedono la presenza di arenaria rosa e sabbie glaciali. Particolare la presenza di marne verdognole del Keuper, una unità litostratigrafica dell'AltoTriassico, 230-200 milioni di anni fa.

Un dettaglio del G.C. Schoenenbourg

Schoenenbourg G.C. 2013 - Meyer Fonnè
Colore paglierino carico; profilo olfattivo che alterna cenni di frutta polposa a toni freschi: arancia (succo e buccia), pesca bianca, poi selce, lievi idrocarburi e accenni speziati.
La bocca attacca abbastanza grassa, ha struttura, ma progredisce e finisce con deciso slancio sapido e acido. Qua e là si intravedono quasi accenni di opulenza, però subito rinfrescati da scie saline e bella acidità che sostengono il vino fino alla fine. Un carattere intrigante per un vino di razza.
Felix Meyer, da www.meyer-fonne.com


martedì 12 dicembre 2017

RIESLING VIDEO-SCHULE 34

Altro che montagne russe, la monorotaia del Bremmer Calmont (le vigne più ripide d'Europa, non solo della Mosella, ne avevamo parlato qui) andrà anche piano, ma regala paesaggi mozzafiato e sconsigliati per chi soffre di vertigine.
Dura 6 minuti circa. Buona visione


martedì 5 dicembre 2017

HOFGUT FALKENSTEIN

Il nome è molto simile a quello di una gloria altoatesina, ma Hofgut Falkenstein ha sede nella Saar, in Germania. Praticamente sconosciuta in Italia, e in generale nel resto d'Europa, negli U.S.A. - dove è importata da svariati anni - gode di un piccolo culto sempre più in via di consolidamento. Per fortuna il benemerito Francesco Agostini, con la collaborazione di Marco Roccarino, sta iniziando a farne circolare qualche bottiglia nel nostro Paese.
Erich Weber ha acquistato l'azienda nel 1981 ed oggi ne è al timone insieme al figlio Johannes, forte di studi a Geisenheim proprio come il padre. La famiglia Weber possiede circa 8 ettari di vigneto, situati in una ampia vallata che confluisce nella Saar, appena a sud di Trier.
Dall’originale appezzamento nel Niedermenniger Herrenberg i Weber sono riusciti ad acquistare vigne nel Krettnacker Euchariusberg, utilizzato per i vini con residuo zuccherino, nel Krettnacher Altenberg (in particolare nella sua sezione più prestigiosa, l'Ober Schäferhaus) e nell’Oberemeller Karlsberg. L’età media delle viti è di circa 50 anni, con picchi fino ad 80 anni ed una elevata percentuale (40%) su piede franco.

credit: Francesco Agostini

Poco interventismo sia in vigna che in cantina; la vinificazione viene fatta trasferendo le uve per gravità nella pressa pneumatica. Dopo una sedimentazione naturale, il mosto viene trasferito - sempre per gravità - in vecchi fuder da 1.000 litri dove avviene la fermentazione con i lieviti indigeni. Il vino resta sui lieviti fino all'imbottigliamento, effettuato separatamente fuder per fuder.
Il 2016 è stata un'annata difficile per Hofgut Falkenstein e per la Saar in genere: in primavera tempo perturbato, elevata pressione fitosanitaria e conseguenti mal di pancia per i produttori, costretti a tempistiche d'intervento in campo perfette, senza possibilità d'errore.
Un'annata di vigna, in cui la corretta gestione del vigneto è stata fondamentale, persino più del solito. Ed un'annata di vini affilati e vibranti.
Per i Weber vendemmia del riesling iniziata il 4 ottobre e terminata il 6 novembre. Rese di 35-40 hl/ha, Oechsle moderati, solo 83°-94°, ma con uve mature. Nel complesso quindi zuccheri e alcol bassi con acidità elevate (pH 2,6-2,7 su alcune partite).


Krettnacher Euchariusberg kabinett alte reben 2016 – Hofgut Falkenstein
Da piante a piede franco dalla sezione Gross Schock del lage (tra i più quotati nelle vecchie mappe fiscali), suoli di ardesia grigia, cristalli di quarzo e arenaria, esposizione sud. 88 gradi Oechsle, zuccheri residui circa 40 gr/l.
Naso agrumato (lime, bergamotto, pompelmo), ma anche di susine, pesca e fiori di gelsomino. Poi, sullo sfondo, escono sensazioni quasi balsamiche di eucalipto e lievi sfumature affumicate.
Il palato è una scossa: un frutto rinfrescante e succoso. Arioso. Luminoso. Una ventata di aria fresca. Teso e preciso, ampio e scattante con finale energico, sapido e molto lungo. Dà grandi soddisfazioni oggi, ma sarei curioso di riprovarlo a più riprese nel corso dei prossimi anni.

mercoledì 22 novembre 2017

RIESLING VIDEO-SCHULE 33

Tappa in Nord America (New York State) nella zona dei Finger Lakes, dove la viticoltura è arrivata nel 1829 e sta emergendo per la qualità dei Riesling prodotti. Le vigne - 340 ettari di riesling - si trovano più o meno all'altezza della sponda sud del Lago Ontario, tra i paralleli nord 42 e 43 (equivalenti al confine franco-spagnolo, tra Perpignan e Barcellona). Clima continentale con estati caldo-umide ed inverni molto freddi. Le piogge medie annue sono di circa 750 mm (come a Trier, in Mosella).
Un viaggio di 4 minuti e mezzo scarsi tra i filari di riesling e i volti dei produttori locali. In inglese, buona visione.



mercoledì 8 novembre 2017

WILTINGER KLOSTERBERG

Azienda nuova su queste pagine e pressoché sconosciuta ai più (e non importata in Italia). Conduzione famigliare in quel di Wiltingen (Saar), socio storico del Bernkasteler Ring, Peter Neu Erben è un marchio nato a fine '800 grazie a Peter Neu, ma la famiglia Neu produce vino da 250 anni.
2.4 ettari vitati tutti nei dintorni di Wiltingen e due parole chiave per descrivere i vini: leggerezza ed eleganza. Tra le parcelle di proprietà spicca quella nel Klosterberg, vigneto oggi sottovalutato e poco conosciuto, all'interno del settore originale accanto al Wiltingen Gottesfuss.

foto prese da www.neu-erben.de

La bottiglia di oggi è stata battuta all'asta 2016 del Bernkasteler Ring, proviene da vigne di 50 anni ed è frutto di fermentazione con lieviti indigeni.

Wiltinger Klosterberg spatlese 2015 (asta)Peter Neu Erben
Il naso è nitido, abbastanza complesso, delicato ma di carattere: si muove tra frutti bianchi, toni floreali e una punta di gesso e selce.
Al momento da' il meglio nello sviluppo gustativo, molto ben bilanciato. Il residuo zuccherino c'è e si sente, deve ancora integrarsi al meglio, ma la parte acido-sapida snellisce e allunga il finale al punto da renderlo quasi lieve, dinamico e di bella bevibilità. Vino arioso, preciso, classico esempio di spatlese della Saar.



venerdì 27 ottobre 2017

RIESLING VIDEO-SCHULE 32

Per una volta tanto andiamo in Austria, Wachau in particolare, territorio di grandi vini bianchi in genere e di grandi Riesling. Il video, tra belle immagini e testimonianze di alcuni produttori di riferimento, sommelier e ristoratori, è una bella introduzione alla zona.
In inglese, dura 4 minuti. Buona visione.


giovedì 19 ottobre 2017

ITALIANO, NON ITALICO

Mercoledì 17 ottobre sono tornato allo Sporting Club di Monza per ITALIANO, NON ITALICO: viaggio tra i Riesling Renani prodotti in territorio italiano. Otto vini degustati alla cieca per provare a comprendere le peculiarità di alcuni tra i migliori Riesling nostrani.
L'Italia è tra le ultime arrivate al mondo in fatto di valorizzazione del riesling renano e fino a pochi anni fa il significato stesso della parola “riesling” era – in parte lo è tuttora - addirittura misterioso e fonte di equivoci (il riesling italico non c'entra nulla con il riesling renano).
In Italia ne sono presenti solo circa 330 ettari, che mettono il nostro paese in una posizione marginale nella mappa mondiale del vitigno. Negli ultimi venti anni l'interesse è aumentato notevolmente, ma dal punto di vista produttivo parliamo di una nicchia di pochi ettari confinata in un ristretto numero di territori.


Numeri a parte, i riesling italiani riescono, nei diversi territori di produzione, ad esprimere caratteri chiari, forti e riconoscibili che li possano rendere unici e affascinanti? La risposta è sì, con profili – rigorosamente secchi, trocken - che si muovono tra lampi di freschezza minerale acido-sapida (in genere più sapida, che acida) e soprattutto strutture calde e ariose, a volte balsamiche, di generosità quasi mediterranea e persino...tropicale.
Grazie all'ospitalità ed all'organizzazione, come sempre impeccabile, dei bravi e preparatissimi degustatori di ONAV Monza, guidati dal vulcano Daniela Guiducci, è stato intrigante scoprire nei vari bicchieri tratti caratteriali unici. Talvolta più legati al territorio, altre volte all'annata, in altri casi ancora alle scelte vendemmiali e di cantina, ma sempre sotto il segno inconfondibile del Riesling, re delle sfumature, mutevole e sensibile agli input pedo-climatici come nessun altro.


Più in dettaglio, partenza con il Langhe Riesling 2014 di Poderi Colla, figlio di un'annata “piccola” e sottile che marca a fondo il vino. Il naso si esprime su un versante freddo-minerale, poi agumato e con toni “verdi” di erbe aromatiche, ma con l'ossigenazione perde squillantezza; bocca dal profilo molto sottile e semplice, con finale corto. Bevuta fresca a tavola può dare soddisfazioni, buon rapporto qualità/prezzo (12-14 € in enoteca).



A seguire l'intruso della serata, ovvero l'unico non italiano, il Riesling trocken 2013 di Bassermann-Jordan, il vino-base di questa storica azienda del Pfalz. Iniziale lieve chiusura sulfureo-gassosa, sfondo d'arancia e floreale che con i minuti vira verso il frutto tropicale (ananas); bocca che attacca morbida e trova slancio anche grazie alla lieve carbonica, ma senza trovare una quadratura gustativa armonica.



Con il terzo vino, Riesling 2015 di Befelhof, andiamo agli albori contemporanei della rinascita del Riesling Valvenostano, perché Oswald Schuster è stato il primo in zona a ripiantare riesling nei primissimi anni '90. Sbuffi lievitosi, di paglia, anche qui un tocco agrumato; dinamica gustativa che attacca polposa, si allarga, finisce appena troppo presto mancando un po' di allungo acido, ma chiudendo con buona sapidità.



Con il quarto vino ci spostiamo in Valle Isarco e raggiungiamo il primo picco della serata: Valle Isarco Kaiton 2015 di Kuenhof. Una riuscita particolarmente felice di una tra le etichette di riferimento del Riesling italiano. Rispetto ai tre vini precedenti pare quasi sommesso al naso: grande finezza di tocco tra erbe, roccia bagnata e frutto, ma al momento è soprattutto in bocca dove riesce ad esprimersi al meglio: attacca deciso e si sviluppa inesorabilmente elegante con grande lunghezza; teso, essenziale e salato, ha un finale da fuoriclasse. Anche qui da sottolineare il prezzo, perché difficilmente supera i 18-19 € in enoteca, e li vale veramente tutti.



Ancora Piemonte con il quinto vino, e torniamo nelle Langhe, ma stavolta in quelle Monregalesi e soprattutto in un'annata più calda rispetto a quella di Poderi Colla. Il Langhe Riesling Herzu 2015 di Germano esprime esuberanza fruttata (una mela verde quasi balsamica su tutto) con cenni speziati e floreali (lavanda), senza che con il passare dei minuti il profilo cambi sensibilmente. Bocca vouminosa e calda, grassa ma salata, ancora un po' compressa.



Si prosegue con un altro picco tornando in Val Venosta, con una grande versione del Val Venosta Windbichel 2015 di Unterortl. Così come Kaiton 2015 è essenziale e diritto, questo è apparentemente barocco nei tratti fruttati avvolgenti di pesca e albicocca che sfociano quasi nel mango, molto espansivi e suadenti. Il palato mantiene peso e volume, ma con uno sviluppo deciso e molto saldo che non fa una piega grazie a una sapidità che ravviva il sorso dall'inizio alla fine.



Alla cieca in pochi riconoscono che il vino n. 7 è ancora Valle Isarco Kaiton, ma in versione 2013. Il naso mostra i primi cenni evolutivi sottoforma di maggior apertura e note idrocarburiche, completate da toni affumicati, di selce, pesca bianca e scorze di arancia. Con il passare dei minuti escono anche note leggermente balsamiche. In bocca mostra appena più struttura del 2015 in un contesto che, come il precedente, esprime grande forza e vigore salato.



Chiusura con l'unico vino dell'Oltrepò Pavese, territorio dove il Riesling, grazie ad alcuni felici interpreti, sta pian piano ritrovando slancio. L'Oltrepò Pavese Riesling 2010 di Calatroni (che produce anche una bella versione “base” chiamata Campo Dottore, assaggiare il 2016 per credere) è una selezione di uve parzialmente vendemmiate in surmaturazione, scelta che accentua le sfumature mature e calde tipiche dei Riesling oltrepadani. Subito al naso emergono note di mela matura, ma presto si apre un mondo olfattivo più variegato, anche se sempre giocato su sensazioni dolci-mature: croccantino, miele, idrocarburi. Il palato è grintoso, ricco e salato, di buona articolazione.
(Photo Credit: Onav Monza)



venerdì 6 ottobre 2017

HERMANNSHÖHLE 2014

Oggi sul rieslinGarten sarà protagonista uno dei massimi interpreti mondiali del Riesling: Helmut Donnhoff, dalla Nahe (Germania), con la versione 2014 G.G. di Hermannshohle. Qui un breve approfondimento video sulle vigne aziendali.
2014, dunque, annata dall’andamento climatico altalenante con fioritura precoce - quasi un mese di anticipo rispetto alle medie degli ultimi anni - estate fresca, poi caldo e piogge in vendemmia con conseguente rischio botrytis. Una di quelle situazioni che mettono alla prova le capacità (ed il sistema nervoso) dei produttori, chiamati ad essere perfetti in termini di tempistiche e selezioni in vigna.



Hermannshohle, uno dei più importanti vigneti di tutta la Germania, è posizionato nel comune di Niederhauser su suoli di ardesia grigio-nera con presenza di elementi vulcanici (rocce ignee estrusive, ovvero residui solidificati di lava vulcanica) e in parte minore di porfido e calcare. Esposizione sud ad un altitudine media di circa 150 metri slm.


Hermannshohle G.G. 2014 – Donnhoff
Naso ampio in continua evoluzione, dove spiccano note di frutti tropicali e frutti bianchi freschi quasi balsamici, più che caratteri minerali. Palato molto sfaccettato; ci sono potenza e concentrazione ma anche tensione e profondità sapida. Finale molto lungo e ben contrastato.
Vino importante per ampiezza e complessità, ma al tempo stesso lieve e persino quasi aereo nella sua dinamica gustativa che incede con disarmante, ariosa nonchalance.

domenica 24 settembre 2017

RIESLING VIDEO-SCHULE 31

Torniamo in Rheingau per scoprire una delle aziende più antiche di tutta la Germania: Schloss Vollrads, a Oestrich-Winkel, ma soprattutto per un viaggio didattico molto interessante nei diversi aspetti della vendemmia, con focus sui vari stadi di maturazione delle uve riesling.
In tedesco sottotitolato in inglese, dura circa 21 minuti. Buona visione.


domenica 3 settembre 2017

CALMONT

Il Garten riapre i battenti dopo una pausa estiva ospitando un vino inedito su queste pagine.
Siamo in Mosella (Terrassenmosel, esattamente) nel Bremmer Calmont, un costone lungo due km e protetto sulla sommità (300 metri s.l.m.) da boschi che impediscono l'arrivo delle correnti nordiche più fredde, ma soprattutto la vigna più ripida d'Europa - 65° di pendenza -  che continua a vivere anche grazie a spettacolari terrazzamenti che richiedono costanti interventi di manutenzione e ricostruzione. Viticoltura eroica, insomma.
Qui un video precedentemente pubblicato.


Kilian e Angelina Franzen (marito e moglie) gestiscono l'azienda Franzen, con sede a Bremm e vigne a Bremm e Neef, tra i maggiori interpreti di questo angolo di Mosella dove possiedono 5 ettari di Calmont. Kilian ha ereditato l'azienda dal padre, che tra il 1999 ed il 2002 aveva acquistato, rimesso in piedi e ripiantato 1,5 ettari di Bremmer Calmont per un totale di 112 differenti parcelle che si sono aggiunti alle proprietà aziendali.
Oggi la coppia è proprietaria di 10 ettari vitati (90% riesling, 5% elbling e 5% pinot bianco) per circa 60.000 bottiglie annue prodotte.



Bremmer Calmont kabinett 2015 (vino d'asta) – Franzen
Poco meno di 500 bottiglie per questa selezione d'asta (AP 04 16) del Bernkasteler Ring, battuta all'asta del 2016.


Naso leggermente chiuso-ridotto, lievi note gassose, poi agrumi, pera, sottofondo floreale ed erbaceo. Palato molto beverino e dissetante con decisa presenza di carbonica; residuo zuccherino già contenuto di per sé ed ulteriormente smorzato dalla carbonica. Il risultato, combinato all'acidità, porta ad una sensazione quasi da Halbtrocken.
Profilo elegante e slanciato, arioso, per un vino di grande piacevolezza.

martedì 25 luglio 2017

RIESLING VIDEO-SCHULE 30

L'inverno è lontano? Non nel RieslinGarten, che vi porta direttamente allo scorso 6 gennaio, nella vendemmia 2016/2017 (in etichetta sarà 2016) dell'Eiswein in Hessische Bergstrasse. Si parla di Roter Riesling, dunque non di Riesling propriamente detto, ma gli scenari di questo particolarissimo tipo di vendemmia sono gli stessi.
Dura 2:15 minuti, buona visione.


domenica 9 luglio 2017

RIESLINGATA N. 5: PILLOLE

In un temporalesco mercoledì di fine giugno si è svolta la quinta Rieslingata estiva, ovvero una informale bevuta tra amici (colleghi produttori e ristoratori) a base del nostro vitigno preferito. Per la prima volta è stato il Ristorante Ca' dell'Orso (Torrano di Ponte dell'Olio, Pc) ad ospitare l'evento.
13 le bottiglie stappate, prevalentemente tedesche e quasi interamente trocken, alcune già assaggiate di recente durante l'Enolaboratorio Riesling di Piacenza, come l'Abstberg kabinett trocken 2008 di Maximin Grunhaus/Von Schubert (luminoso esempio classicheggiante di kabinett della Ruwer), la Cuvée Frederic-Emile 2008 di Trimbach (diritta e lunga, segnata da sapide vibrazioni lievemente ossidative) e il Nonnenberg 2005 di Breuer (gran vino, elegante e compatto).
Tra le altre 10 bottiglie assaggiate ne ho scelte due di cui vi parlerò in modo più approfondito, casualmente entrambe del Rheingau: il Rudesheim Estate 2015 di Breuer e il “J” spatlese trocken 2011 di Wegeler, scelte perché inedite su queste pagine, oltre che particolarmente riuscite e con buoni rapporto qualità/prezzo.
Le altre otto, in ordine sparso, a partire dai tedeschi: Schiefer 2014 di Villa Huesgen, in apertura di degustazione, un “base” di razza. Hohenmorgen G.C. 2014 di Dr. Buerklin-Wolf, Hocheim Kirchenstuck GG 2015 di Kunstler, una bomba di intensità, Wolfer Goldgrube spatlese 2009 di Vollenweider (l'unico non trocken del lotto); gli alsaziani Breitenberg 2012 di Kubler e Steinert 2011 di P. Frick; l'oltrepadano Landò 2010 de Le Fracce. E l'intruso a base chenin blanc Les Tris de la Chapelle, botritizzato secco di Chateau de Fosse-Seche, zona Loira ovest.
I due vini scelti, dicevo.
Con ordine, per primo il Rudesheim Estate 2015 di Breuer, un “village” esemplare che vale quasi un Grand Cru, testimonianza della bravura dei Breuer (oggi c'è Theresa alla guida) e, più di tutto, delle potenzialità di quel territorio magico. Costo in enoteca circa 21-23 €.

Immagine tratta da www.georg-breuer.com


Da suoli ricchi di ardesia e quarzo, un'annata con inverno caldo, primavera nella norma, estate calda con poche piogge. Rush finale pre-vendemmia con settembre piovoso e clima che, con l'avvicinarsi della raccolta, si è via via rimesso in sesto, garantendo alla fine una bella annata. Rese di 45 Hl/Ha.

Rudesheim Estate 2015 trocken – G. Breuer
(Alcol 11,5%, zuccheri residui 7,7 gr/l, acidità totale 8,8 gr/l)
Naso ben definito su toni di pera e frutti bianchi, frutti esotici ed erbe aromatiche (finocchietto). Bocca ancora meglio: si sviluppa decisa in scioltezza grazie a una struttura ampia molto sapida, lunga e articolata. Potente ed elegante. Un finto “base” (in effetti un “village”) che raggiunge livelli da Grand Cru.


Il secondo vino è il “J” di Wegeler, “Grand Vin” dell'azienda di Oestrich (Rheingau); Wegeler possiede anche una tenuta in Mosella, a Bernkastel, con tanto di piccola parcella nel Doctor (qui ne avevamo parlato).
Il “J” proviene da 15 parcelle sparse tra Geisenheim e Rudesheim ed è stato prodotto per la prima volta nel 1983. In rete si trova in vendita sui 25 €.


Geheimrat J spatlese trocken 2011 – Wegeler
(alcol 12,5%, zuccheri residui 8,3 gr/l, acidità totale 7,8 gr/l)
Al naso spiccano note di idrocarburo ben integrate con sensazioni di pera e pesca, poi anche di erbe. In bocca lo stile è rigoroso ma non troppo austero: salato, persistente, compatto. Bilanciato tra acidità e zuccheri, risulta molto scorrevole e non banale. In una parola “classico”.

mercoledì 28 giugno 2017

RIESLING VIDEO-SCHULE 29

In attesa del resoconto sulla quinta Rieslingata estiva, ecco a voi un video (4 minuti, in inglese) su Koehler-Ruprecht, azienda del Pfalz autrice di alcuni tra i più intriganti e complessi Riesling tedeschi, prima con il mitico Bernd Philippi, ora con Dominik Sona. Il video è stato realizzato prima della polemica fuoriuscita dell'azienda dalla V.D.P.
Buona visione.


domenica 11 giugno 2017

BADSTUBE

Torniamo a Dr. Thanisch-Erben Thanisch (ne avevamo già parlato, ad esempio, qui e qui) con un Berkasteler Badstube, denominazione di un Grosslage. In generale il termine indica un'area vitata che raggruppa alcune singole vigne e che non ha limiti di superficie; alcuni si estendono addirittura su più comuni con significative variabilità di suoli ed esposizioni.
Dunque in genere è meglio evitarli, i Grosslage, ma il Badstube (nome che ci ricorda l'antica presenza di bagni termali romani nell'area), che raggruppa sei singole vigne di Bernkastel, è tra quelli più piccoli ed omogenei e che hanno mantenuto un livello qualitativo medio di buon livello, persino con qualche punta di eccellenza.

La parte di B. Badstube confinante con il mitico Doctor
Come è il caso di questo kabinett della vendemmia 2014, annata che in Media Mosella è stata segnata da piogge ed alte temperature a inizio ottobre, soprattutto fra il 7 e l'8, che hanno complicato le operazioni di raccolta, costringendo le aziende ad essere rapide (ci sono stati pochi giorni buoni per raccogliere e andavano sfruttati al massimo, motivo per cui Thanisch ha ampliato il numero abituale dei vendemmiatori) e molto selettive.
Alla fine in casa Thanisch - 30% di rese medie, ma una batteria di tutto rispetto.



Berkasteler Badstube kabinett 2014 – Dr. Thanisch/Erben Thanisch
Naso di mandorla, pesca ed erbe aromatiche (anice, finocchietto). La bocca attacca cremosa, poi si sviluppa leggiadra e sottile, con finale armonico e rinfrescante. Vino molto ben calibrato; leggero, sì (come dovrebbe essere un kabinett classico), sottile, ma non ossuto e tagliente. Semplicemente da bere a secchiate. Vino che oltretutto promette un buon potenziale di invecchiamento, pur essendo già oggi molto godibile.


lunedì 29 maggio 2017

RIESLING VIDEO-SCHULE 28

Il German Wine Institute ci porta in Rheingau, una tra le regioni più stimolanti da sempre per la produzione di Riesling trocken. Video dal taglio istituzionale, in inglese. Dura tre minuti.
Buona visione.


lunedì 8 maggio 2017

PODERI COLLA

I Colla sono una famiglia di lunga tradizione vitivinicola (vignaioli da inizio '700), anche se l'azenda, così come la conosciamo oggi, nasce nel 1994 e – pur essendo maggiormente nota per i suoi Barolo e Barbaresco - è tra gli esponenti del rinascimento rieslingoso italiano.
Le vigne di riesling dei Colla si trovano nelle Langhe vere e proprie, infatti il vino proviene da un impianto del 1987 (Cascine Drago-San Rocco Seno d'Elvio-Alba, 350 metri slm, esposizione est-nord est) e da un altro del 2009 a Barbaresco (cru Roncaglie, 240 metri slm, esposizione ovest).


Langhe Riesling 2014 – Poderi Colla
5.700 bottiglie. Fermentazione in acciaio.
Il naso si esprime su un versante freddo-minerale (rocce bagnate, pietra focaia), con toni “verdi” di erbe aromatiche; bocca dal profilo sottile e fresco, semplice e lineare, solo con acidità ancora un po' “cruda”. Semplicità e bevibilità racchiuse in una buona bottiglia.

sabato 22 aprile 2017

RIESLING VIDEO-SCHULE 27

Torniamo a Brauneberg (Mosella Centrale), stavolta per un'incursione nelle vigne di Rainer Heil e per osservare varie fasi della produzione: dalla potatura alla vendemmia, dalla pressatura all'imbottigliamento. Attenti a non scivolare giù mentre potate e mettetevi comodi: dura circa 27 minuti e, ahimé, è in lingua tedesca. Ma ne vale la pena.
Buona visione.
 


sabato 8 aprile 2017

ENOLABORATORIO RIESLING/4

Si è chiusa la bella esperienza dell'Enolaboratorio Riesling, fatto e pensato insieme ad ONAV Piacenza. Prima di tutto un grande grazie a tutta la delegazione, mix di competenza, disponibilità e simpatia. Bravi.
Nell'ultima tappa del viaggio siamo andati a spasso nel tempo - dal 2005 al 1977 - e nello spazio, limitandoci in realtà a due sole aree della Germania: Rheingau – primi due vini - e Mosella – i successivi sei, tra cui un vino della Ruwer ed uno della Saar. Un viaggio utile non tanto e non solo per avere la conferma che i migliori Riesling sono vini parecchio longevi, quanto per seguirne idealmente lo sviluppo e l'evoluzione nel corso degli anni, osservarne la trasformazione dopo averne colto – nella prima serata del corso – il lato più giovanile.





Di seguito il racconto degli 8 vini, in un percorso degustativo rocambolesco su e giù tra i decenni e le tipologie.
Grazie ancora una volta a Luca Cannizzaro per le foto.

Rauenthaler Nonnenberg trocken 2005 – Georg Breuer
Naso sul versante floreale e fruttato, non propriamente “caldo” ma comunque “carnoso”. La bocca attacca ampia e potente, si articola con buon bilanciamento e chiude con finale fresco e sapido.
Il vino è giovane anche se già molto piacevole e di buon equilibrio, ma lo aspettiamo al varco per risentirlo tra 3-4 anni.


Hochheimer Holle auslese trocken 2002 - Kunstler
Rispetto al precedente gli aromi sono più evoluti e centrati su un registro terziario più pronunciato tra confetture e toni di cenere/fumo. Palato molto bello, sferzante e pieno, con un'acidità guizzante e salata che attraversa il vino dall'inizio alla fine rinfrescando una struttura importante.


Urziger Wurgarten spatlese 1977 – Benedict Loosen Erben
Qui si sale sulle montagne russe con una spatlese non trocken di 40 anni che sembra quasi trocken. Naso d'impatto scontroso, quasi fungino e fortemente iodato e torbato. Con l'aria poi si rivelano anche note di agrumi confit. Bocca sottile e piccola (figlia dell'annata) ravvivata da una acidità citrina e sgrassante. Vino disarmonico dal fascino irregolare e turbolento.


Scharzhofberger spatlese 2001 – Von Kesselstatt
Dalla Saar. Si torna a un registro più accogliente e rassicurante con il primo dei vini con residuo zuccherino più evidente. Pesca, albicocca, pera, mango, camomilla: naso didattico e di gradevole immediatezza; bocca vellutata e fresca al tempo stesso. Impeccabile ed esemplare.


Wehlener Sonnenuhr auslese 1997 – J.J. Prum
Uno dei 3 imbottigliamenti (lo 09 00) di Wehlener Sonnenuhr auslese proposti da Prum in questa annata.
Dopo l'eleganza classica e sottile, appena austera, dell'eccellente auslese 2004 assaggiato nella prima serata dell'Enolaboratorio, si passa ad un altro fuoriclasse che si annuncia con un colore molto chiaro e tenue. Frutto agrumato (buccia d'arancia matura) ed erbe aromatiche (salvia, basilico) in grande evidenza; lievi sbuffi sulfurei che restano sullo sfondo a completare il quadro. Bocca elegantissima e succosa, salda e molto lunga. Un vino che sembra ancora all'inizio del proprio lungo cammino: grande complessità in totale scioltezza e, ancora una volta, grande bevibilità.


Maximiner Grunhaus Abstberg kabinett 1989 – Maximin Grunhaus/Von Schubert
Dalla Ruwer. Lieve sfondo iodato con buon frutto e note di torrefazione ad ammorbidire l'impatto iniziale. La bocca, molto viva, è innervata da un'acidità salata che dà sprint e trova armonia con un residuo zuccherino che arrotonda e “scalda” un vino comunque fresco e pimpante.


Longuicher Maximiner Herrenberg spatlese 1988 – Schmitt Wagner
1° TEMPO
Da un vigna a piede franco piantata nel 1896 (che oggi ha dunque 121 anni e che quando venne prodotto questo vino aveva “solo” 92 anni…).
Naso inizialmente ombroso e reticente che l'aria (il vino è stato servito un paio di ore dopo la stappatura) smuove solo di poco da note terrose e di foglie morte, di muschio-muffe. Chiede pazienza e solo a fine serata inizierà a tirare fuori il frutto, ma lì per lì sembra quasi non volersi far piacere. La bocca però si rivela da subito cristallina, nitida e precisa, persino rinfrescante.
Bottiglia a due facce, che costringe i degustatori ad uno sforzo in più, ma che sa regalare emozioni.
2° TEMPO
Poi succede che qualcuno, un corsista curioso e avveduto, Marco Massari, si porta a casa ciò che resta di una bottiglia (la seconda stappata, perché la prima sa di tappo) e qualche giorno dopo mi scrive:
A 24h di distanza il vino è proprio cambiato tanto, il naso esce in maniera molto fine ed elegante e le note iniziali lasciano il posto al frutto ed a note di grafite e pietra focaia. Avessi portato a casa la bottiglia intera difficilmente mi sarei fermato”.


Urziger Wurzgarten auslese 1985 – Benedict Loosen Erben
Chiusura della serata e del corso con un'auslese di armonia esemplare. Naso di frutti gialli in confettura e fumo. Struttura gustativa ampia e piena, elegante e armonica. Vino completo, piacevolmente pronto (probabilmente vicino al proprio apice espressivo) ma che darà ancora soddisfazioni negli anni.


giovedì 30 marzo 2017

ENOLABORATORIO RIESLING/3

Terza tappa del viaggio nei territori del Riesling (qui e qui le prime due tappe) e delle sue differenti possibilità espressive.
Alsazia, dunque, che secondo uno stereotipo duro a morire è terra di vini morbidi e piacioni, ma che in realtà sa esprimere valori assoluti attraverso vini profondi di rara complessità, con e senza residuo zuccherino.
A seguire il piccolo itinerario emotivo e didattico degli 8 vini che ho scelto per raccontare l'Alsazia.

Geisberg Grand Cru 2014 – Kientzler
Per aprire la serata un vino dal frutto agrumato nitido e giovanile, specchio efficace dell'annata e del Grand Cru di provenienza: bocca citrina ma strutturata, anche se oggi predomina ancora il lato “verticale”. Vino di verve cristallina, da riprovare tra 4-5 anni.


Kitterlé Grand Cru 2012 – Dirler Cadé
Degustati in contemporanea i due GC di Dirler Cadé della stessa annata.
Si parte con il Kitterlé, più discreto e sottile, più semplice, con toni di frutti a polpa bianca (mela), ed uno sviluppo gustativo regolare, sapido, sì, ma senza slanci particolari.
Kessler Grand Cru 2012 -Dirler Cadé
Il Kessler esibisce un frutto più carico e maturo, ma senza eccessi, ingentilito da note floreali. Polpa concentrata, più ricca e grassa del precedente (il carattere del Cru si fa sentire) percorsa da una vena acido-sapida ben cesellata che bilancia il residuo zuccherino.


Kastelberg Grand Cru 2008 – Remy Gresser
Prima delle due accoppiate finali un'escursione nell'ardesia alsaziana e nell'unico Grand Cru 100% rieslng.
Naso dal carattere già parzialmente terziario: frutto maturo con accenni di idrocarburi e pietra focaia. Attacco di bocca tondo e di buon peso con piacevole finale salato, più che acido. Probabilmente entrato nel suo apice espressivo, tra due-tre anni potrebbe iniziare a trovare una affascinante dimensione di più austera rarefazione.


Cuvée Frederic Emile 2009 – Trimbach
Si prosegue con una mini-verticale del Frederic-Emile, proveniente da due Grand Cru (e per questo non etichettato come tale) di Ribeauvillé: Geisberg e Osterberg.
Il 2009, uscito sul mercato prima del 2008, rimanda sensazioni evolutive fumé e di croccante alle mandorle, con una bocca ricca che parte quasi larga ma finisce con buon slancio e vigore. In generale vino dal carattere caldo e accogliente.
Cuvée Frederic Emile 2008 – Trimbach
Eccolo, il grande vino. Quello sorprendente che ti fa saltare dalla sedia e che rischia di far passare in secondo piano i vini precedenti e quelli seguenti.
Agrumato e pepato, è vino di grande complessità ancora incredibilmente giovane. Così come il 2009 è (apparentemente) pronto e comunque già entrato in una fase espressiva terziaria, così questo è roccioso, diritto ed essenziale, ancora in un punto iniziale del proprio sviluppo.
Struttura importante snellita da una acidità decisa e matura che lo rinfresca e ne amplifica la persistenza. Luminoso e guizzante. Da riprovare tra 10 anni (ma se lo trovate, bevetelo subito senza indugi).


Brand Grand Cru 2013 – Zind Humbrecht
Infine si chiude con l'accoppiata “Brand”, zona calda e precoce capace di regalare vini di complessità calorosa e minerale al tempo stesso.
Il 2013 (Vielles Vignes sotto mentite spoglie perché prodotto anche dalle piante solitamente usate per il Vielles Vignes vero e proprio) ha una mineralità sulfurea austera associata a sfumature floreali. La bocca è piena e carnosa, ma anche nervosa e tesa. Vino complesso e profondo, con un naso selvatico che cambia in continuazione, fatto d'una eleganza scapigliata e istintiva che lo rende affascinante.
Brand Grand Cru 2011 Vielles Vignes – Zind Humbrecht
Una Vendange Tardive sotto mentite spoglie. Grassezza e accenni surmaturi, 18 gr/l di zuccheri con toni “solari” di marmellata di arance e miele, anche slanci tropicali, ma uno sviluppo ampio molto lungo e molto saldo, per niente pesante (possente, semmai) e reso più complesso dalla salinità che emerge nel finale.