venerdì 25 aprile 2014

GLI ORTI

Siamo tornati in Oltrepo' per un approfondimento programmato da tempo: una verticale del Riesling GLI ORTI prodotto da Frecciarossa.
Frecciarossa è un nome che ai meno informati evoca un treno delle Ferrovie dello Stato, ma qui l'Alta Velocità non c'entra niente. Frecciarossa è un'azienda storica di Casteggio fondata su suoli di argille rosse tipiche di queste colline. Fraccia, divenuto poi freccia, significa frana, quindi Frecciarossa=frana rossa, di argille rosse.
Qui sorgeva un'azienda già nel 1770, ma è nel 1919 che Mario Odero acquista i terreni e negli anni '20, con Giorgio Odero, nasce il marchio Frecciarossa. Arriviamo direttamente agli anni '90, quando Margherita Radici Odero da' nuovi impulsi tecnico-agronomici e, nel 1996, l'entrata in scena di Pietro Calvi di Bergolo fornisce invece inediti slanci commerciali.
Nel 1998 gli ettari passano da 18 a 26 ed ora Valeria Radici Kent, figlia di Margherita, gestisce l'azienda (nel frattempo cresciuta a 34 ettari e in conversione all'Agricoltura Biologica) con il supporto di Giuseppecarlo Vercesi, direttore commerciale (nonché geologo, quindi occhio a fargli domande sulla tipologia di suoli presenti in azienda, perché potreste restare intrappolati – più o meno piacevolmente, dipende dai vostri interessi – per ore e ore a sentir disquisire di tettonica delle placche e di micropaleontologia).
Frecciarossa è nota soprattutto per il Pinot Nero Giorgio Odero, tra quelli di riferimento in zona e non solo, ma da decenni produce un Riesling Renano capace di restituire il carattere caldo e generoso del territorio combinandolo all'eleganza filigranata del vitigno.
Il luogo è incantevole, ancora di più nel mite pomeriggio di aprile in cui abbiamo avuto la fortuna di capitarci: l'ottocentesca Villa Odero si trova immersa in un parco di due ettari dove è facile farsi venire la tentazione di stendersi su un'amaca...che però non c'è, così ci dirigiamo quasi subito verso la sala degustazione dove peraltro ci attende un programma invitante: in compagnia di Valeria Radici Kent e di Giuseppecarlo Vercesi, brillanti padroni di casa, ci apprestiamo ad assaggiare otto annate de GLI ORTI, dal 2012 al 2006, con la sorpresa del 1997 in coda alla degustazione.
GLI ORTI proviene da appezzamenti della prima collina casteggiana (140-200 metri di altitudine) con esposizione fresca nella Valle delle Praielle e viene prodotto mediamente in circa 15.000 bottiglie annue. Le vigne in produzione hanno dai 10 ai 16 anni di età, ma fino al 2010 era ancora in produzione una vigna di quasi 30 anni, poi espiantata.
Va in bottiglia nella primavera successiva all'anno vendemmiale, dopo una vinificazione con lieviti selezionati a temperatura controllata preceduta da una criomacerazione di 60-72 ore, ed esce in commercio dopo circa un anno di bottiglia.
Nella annate assaggiate la percentuale alcolica oscillava tra il 13% e il 13,5% (con una punta di 13,7% nel 2011), mentre le acidità variavano da pH 3,14 a pH 3,35.

2012
Il vino che l'azienda ha appena iniziato a commercializzare (mentre il 2013 è ancora in vasca).
Annata calda, che ora in bottiglia esprime molto frutto, anche tropicale (banana), agrumato (limone) toni floreali. Già abbastanza espressivo, come ci fosse una componente aromatica immediata, subito fruibile, che al momento mantiene l'olfatto su un registro di gradevole semplicità in attesa di futuri sviluppi. Palato sicuro, compatto e solido.
2011
Annata calda, ma nel complesso equilibrata (molto caldo soltanto a fine agosto).
Colore carico, polpa e peso nel complesso, tanto frutto (agrumi maturi), poi un accenno di note idrocarburiche, alcol e potenza ma anche tono e vigore sapido. Vino ancora giovane che, rispetto all'assaggio di inizio 2013, inizia a mostrare più armonia tra le componenti. Il nodo sarà osservarne l'evoluzione sperando emergano ancora di più la complessità e le sfumature facendo fare un passo indietro alla potenza, ai “chili” e all'esuberanza alcolica.

2010
Annata più fresca e profilo più svelto: agrumi freschi e anice, fiori bianchi. Palato diritto e fine. Anche questa bottiglia è ancora un po' indietro nello sviluppo, ma la maggiore agilità ne aiuta la fruibilità anche a “soli” quattro anni dalla vendemmia. Incisivo e già scorrevole, finale nitido.

2009
Vendemmia calda che porta in dote molte sfumature tropicali e una nota quasi di distillato (whisky), con i minuti escono note di miele, sbuffi di calore alcolico. Palato polposo e ricco, ma solido e articolato. Potenza ben controllata, in equilibrio.
2008
Aromi leggermente più evoluti, profilo nel complesso fruttato (maturo) e di peso, pieno, ma comunque reattivo nel finale di bocca. Rispetto al 2009 c'è un po' meno eleganza e se quello sembra migliorare e aprirsi con l'ossigenazione, questo con l'aria accenna a perdere qualche colpo.

2007
Annata di elevate temperature diurne, con importanti escursioni termiche tra giorno e notte. Idrocarburico e minerale, sassoso, esprime anche toni fruttati e leggermente vegetali, con i minuti lievi sfumature di miele. Fresco e sapido al palato, mostra uno sviluppo gustativo dinamico, sciolto e sicuro, con articolazione e profondità notevoli. Con i minuti il naso tiene molto bene, il vino tutto mostra grande sicurezza d'espressione, vivendo di contrasti acido-sapidi che lo mantengono tonico. Gran vino.
2006
Annata fredda e umida per una bottiglia che lì per lì ha la sfortuna di venire degustata dopo uno dei campioni della degustazione. Più ombroso e introverso del 2007 (come il 2007 è luminoso, questo è chiaroscurale), si esprime più lentamente per poi fare emergere note balsamiche e speziate, oltre a toni di banana candita. Palato reattivo e saldo.

1997
Chiusura col botto, grande curiosità per una delle poche bottiglie superstiti dell'annata.

Bel colore, integro. Il naso esordisce con note terziarie di fungo e canfora, poi leggermente iodate.
L'aria gli fa bene, il naso si assesta e l'ossigenazione regala sfumature di cioccolato bianco e di cenere. Bocca ancora fresca, finale elegante che ripulisce il palato.


Vittorio Barbieri e Alberto Alfano


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