martedì 4 febbraio 2014

DYNAMITE

Enkirch, nella Media Mosella a nord di Traben-Trarbach e Bernkastel, è sede di una tra le più antiche aziende tedesche (e non solo), visto che addirittura le origini risalgono al 908 (cioè, non al 1908, al 908 proprio!), epoca in cui i terreni passano di mano da un re carolingio alla Chiesa. L'edificio principale è del IX secolo D.C., ma nel XVI secolo e agli inizi del XX secolo vengono completati significativi ampliamenti.
Stiamo parlando di Immich-Batterieberg, che vanta pure una tra le più belle etichette della zona, dove il retro-kitsch-style del XVI secolo (periodo a cui risale il logo con i putti e il cannone a forma di renana che spara il nome “Batterieberg” nel cielo) incontra soluzioni grafiche più attuali.
 
 
Il nome non deriva dall'unione di due cognomi come spesso capita, ma dall'unione di un cognome (Immich, la famiglia che dal 1495 al 1989, quasi 500 anni, ha diretto l'azienda) e di un vigneto (Batterieberg, Grand Cru monopole).
E i vini?
Dopo un periodo in cui i Riesling aziendali erano molto fruttati e prodotti in stile riduttivo, dal 2009 l'azienda è gestita da Gernott Kollmann con il supporto di due soci e i vini hanno ritrovato essenzialità, aderenza al territorio e in generale uno slancio più spontaneo. Gernott, con passate esperienze da Dr. Loosen e da Van Volxem, ha rivoluzionato la gestione tecnica e commerciale e sta cercando con successo di riportare l'azienda ai fasti delle epoche passate. Una vera e propria ripartenza, quindi, che fa di Immich-Batterieberg al tempo stesso una tra le più antiche e tra le più recenti aziende tedesche.
 
Gernott Kollmann
5,5 ettari di proprietà più 7 ettari per acquisto uve. L'80% delle vigne non sono innestate e l'età media dei vigneti è di circa 60 anni.
I Cru aziendali, tutti attorno ad Enkirch e già considerati al top nella classificazione prussiana del 1868 sono: Ellergrub, Steffensberg, Zeppwingert e naturalmente Batterieberg.
Parte delle vinificazioni avvengono in acciaio inox, ma la prevalenza viene svolta in legno (barriques usate, dove vengono vinificati i Cru, e botti grandi) con lieviti indigeni, lunghe fermentazioni fino a dieci mesi di durata talvolta precedute da brevi (da 3 a 24 ore) macerazioni sulle bucce. Nessun uso di enzimi, né di proteine per stabilizzare, nessuna chiarifica.
 
 
Il risultato sono vini essenziali e precisi, squillanti, affilati e quasi esclusivamente secchi, con acidità vivide che possono necessitare di tempo per armonizzarsi con gli altri elementi.
Abbiamo assaggiato in prevalenza vini del 2012, annata di scarsissima produzione (circa 20 Hl/ettaro nelle vigne di proprietà) e di ottima qualità, con acidità vibranti paragonabili a quelle del 2010.
Vendemmia iniziata il 20 ottobre e terminata il 10 novembre, imbottigliamenti dei Cru ad agosto 2013.
 
 
C.A.I. 2012
Dalle iniziali di Carl August Immich, proprietario dell'azienda nel XIX secolo.
Proveniente da uve acquistate in diversi Comuni della zona (90%) e di proprietà (il rimanente 10%, dalla parte bassa del Batterieberg) vinificate in acciaio.
Naso agrumato semplice e lineare, contrasto morbido-acido che vive in un corpo molto fresco, vigoroso e snello, ulteriormente ravvivato dal finale ancora agrumato.
 
Escheburg 2012
Da una selezione di grappoli declassati dei Cru Batterieberg, Ellergrub e Steffensberg che non entrano negli imbottigliamenti dei Cru.
Fresco e deciso, quasi citrino, ancora compresso e in debito d'espressione rispetto al precedente (come è giusto che sia), più secco e minerale, con uno slancio acido fresco e schioccante che vorremmo risentire tra qualche anno.
 
Steffensberg 2011
Da vigne franche di piede di un grosso Cru situato alle spalle di Enkirch, con microclima caldo e ricco di ardesia rossa.
Un anno di vita in più e un'annata più calda. Frutto più aperto, maturo e morbido (cenni di pesca) con aromi speziati leggermente balsamici. Palato saldo e arioso, compatto e con finale floreale.

Batterieberg 2012
Il vigneto è stato creato tra il 1841 e il 1845 da Carl August Immich, che ha usato la dinamite per costruire i terrazzamenti, motivo per cui la vigna è stata ribattezzata “la collina demolita dalla dinamite” (non giurerei sulla correttezza della traduzione, ma più o meno il senso è quello), appunto “Batterieberg”.


Monopole aziendale di 1,25 ettari compreso all'interno del Zeppwingert, un Cru nel Cru, in pratica, con suoli prevalentemente di ardesia grigia e quarzite.
 

 
Solo la metà dell'estensione confluisce in questa etichetta, compresi i grappoli di ceppi ottantenni su piede franco.
Frutto vivo e fresco con note floreali e di erbe aromatiche, delicata mineralità, poi palato complesso e cremoso; è ampio, pieno e profondo con rimandi salati che lo allungano verso un finale sfaccettato.

Ellergrub 2012
100% vigne a piede franco su suoli di ardesia blu scura, di fianco allo Zeppwingert.
Meno cremoso del precedente, più asciutto. Ha complesse note rocciose e di erbe aromatiche, poi emergono toni floreali, agrumati e di pesca, anche speziati; ma è soprattutto al palato dove dimostra la classe di cui è fatto, con una lunga e austera persistenza minerale. Energico e molto elegante.

Zeppwingert 2012
Cru che contiene il Batterieberg, con vigne centenarie.
La bottiglia stappata sapeva di tappo, così Gernott ha proposto di provare una bottiglia aperta...da una settimana.
La non più recente stappatura ha aiutato ad “aprire” il vino, dandogli respiro e ampiezza aromatica, facendo emergere un naso floreale elegante e lievemente affumicato con palato nervoso che unisce polpa e spigoli acido-sapidi di grandi potenzialità espressive.

Batterieberg auslese 1991
Da un'annata considerata “minore”, più piccola e fresca, ma in fase di rivalutazione per la freschezza che, a distanza di oltre un ventennio, riesce ancora ad esprimere.
Naso molto complesso: confettura di susina e zafferano, te' e cioccolato bianco, poi note di liquirizia. Bocca dolce-non dolce, nervosa più che grassa, non opulenta (figlia dell'annata).
Sembra mancare il finale del fuoriclasse ma è un peccato veniale, chiude sicuro, nitido e asciutto, quasi rinfrescante.
 
 
Appoggiato su un davanzale della sala-degustazione abbiamo trovato questo cd...


...spontaneo, allora, il consiglio eno-musicale. La prossima bottiglia di Batterieberg, stappatela con questo sottofondo "apocalittico". Buon ascolto, buona bevuta.

Vittorio Barbieri

martedì 28 gennaio 2014

Z

La Saar è una regione che sforna grandi Riesling da tempo e che, oltre al mito Egon Müller, vanta diversi produttori di livello assoluto.
Uno di questi è Forstmeister Geltz-Zilliken (ormai tra i produttori di riferimento per la Saar e la Mosella tutta), a Saarburg, azienda nata nel 1742 che deve parte del suo nome (Forstmeister) al fatto che il fondatore, Ferdinand Geltz, fosse un ispettore forestale prussiano e l'altra parte, come spesso capita, all'unione di due cognomi, Geltz e Zilliken, avvenuta dopo un matrimonio.

 
Dopo varie vicissitudini e dopo i bombardamenti subiti durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947 viene ricostruita la cantina e rinnovato il parco botti tuttora parzialmente in auge.
Hans-Joakim Zilliken, detto Hanno, nel 1977 eredita dal padre l'attività che ora gestisce insieme alla figlia Dorothee, prossima responsabile aziendale.
Undici ettari interamente coltivati a riesling per una produzione media annua di circa 85.000 bottiglie. Due i Lage in produzione:
Rausch, che gode del rango di Grosses Gewachs (Grand Cru) e si trova a Saarburg, venti ettari totali di cui l'azienda ne possiede dieci su suoli di ardesia devoniana rossa e grigia e “diabas”, una roccia basaltica verdastra di origine vulcanica, con pendenze tra quaranta e sessanta gradi;
 
I confini del Rausch
Bockstein, a Ockfen, dove l'azienda possiede un solo ettaro, con terreno ricco di quarzo, minerali vulcanici e ardesia Devoniana.
Vinificazioni in botti da 1.000 litri usate (non tostate, da legno di provenienza locale), tanto che attualmente le più giovani hanno circa 10 anni, mentre le più vecchie, quasi settantenni, risalgono all'epoca della ricostruzione post-bellica e sono state portate in cantina dal padre di Hanno.

 
Il vino fermenta generalmente con lieviti indigeni (ma in caso di “emergenza” si ricorre ai lieviti selezionati) e affina nelle botti, toccando acciaio solo per travasi e decantazioni.
Il tutto avviene in cantine con umidità altissime (le pareti sono ricoperte da una variegata popolazione fungina) che, tra l'altro, riducono al minimo il lavoro di colmatura delle botti.
 

Nello stile aziendale la proverbiale leggerezza dei vini di queste parti acquisisce lunghezza, polpa e profondità da fuoriclasse. Vini precisi e cristallini capaci di unire forza propulsiva, eleganza e profondità.
Una potenza perfettamente bilanciata dove la pure proverbiale acidità dei vini della Saar (a volte, in passato, fuori scala) trova qui perfetta integrazione con gli altri elementi.
Tutti vini assaggiati provengono dal Rausch, parola che in tedesco ha due significati: dopo-sbronza (l'hangover inglese), oppure collina o montagna scavata nella pietra.
I dati analitici, purtroppo non disponibili per tutti i vini, ci sono stati forniti dall'azienda.

 
Zilliken trocken 2012
9 gr zucchero, 7,8 gr acidità, 12% alcol
Preciso e sottile, semplice e snello. Buona sapidità per un vino “base” che profuma di mela verde e agrumi.
 
Saarburger Alte Reben trocken 2011
9 gr zucchero, 7 gr acidità, 11,5% alcol
Da viti di oltre quarant'anni, in parte ultracentenarie e non innestate.
Più pieno e rotondo, ha struttura, slancio e profondità, combina buona complessità olfattiva (note floreali e lievemente affumicate) e gustativa. Sviluppo di buona articolazione e in souplesse con finale nitido.
 
Rausch GG 2011
12,5% alcol
Più ricco, alcolico e concentrato dei precedenti. Deve ancora trovare pieno slancio e distensione, anche se l'annata più calda ed espressiva gli permette di comunicare già parte del suo vigore agrumato e speziato, supportato da una bella e decisa progressione gustativa.

Rausch “Diabas” 2012
18 gr zucchero, 8,5 gr acidità, 12% alcol
Mostra un naso fruttato di pesca bianca e susina gialla, anche floreale (camomilla), esibendo un impatto aperto ed espressivo; setosità all'attacco di bocca, una morbida eleganza che lo percorre fino al finale fresco.

Rausch kabinett 2011
64,7 gr zucchero, 7,5 gr acidità, 8% alcol
Questo è il primo picco della degustazione. Da qui in avanti si sussegue una serie di grandi vini dove gli equilibri gustativi iniziano a farsi più sottili e delicati, più intriganti e difficili (da realizzarsi).
Minerale sassoso al naso con delicate sfumature fruttate di albicocca, erbe aromatiche e lime che lo rendono di immediata leggibilità. Attacco dolce e rotondo seguito da una progressione dove si incontrano tensioni sapide e arrotondamenti zuccherini, per arrivare a un finale nitido e vivo.
Immediato e complesso al tempo stesso, da riprovare tra qualche anno.

Rausch spatlese 1995
7,5% alcol.
Grande complessità olfattiva dove si integrano tra loro note speziate di cardamomo, poi balsamiche, anche leggermente torbate, infine di confettura di susina e di rabarbaro. Grasso, ricco e suadente, ha un finale ben sostenuto dall'acidità dove tornano, predominando, le note torbate affumicate.
 
 
Rausch auslese Goldkapsel 2010
150 gr zuccheri, 12,7 gr acidità, 7,5% alcol
È una storia, questo vino, percorsa da tanti capitoli. Multidimensionale, potente e di grande respiro: inizia mieloso e marmellatoso (marmellata di limone) al naso e poi, al palato soprattutto, rivela il suo status di fuoriclasse: avvolgente e rotondo, carezzevole, grazie al contrasto acido-sapido si sviluppa vivo e fresco, stratificato, fino ad arrivare al lunghissimo finale agrumato. Esperienza degustativa da ripetere.

 
Rausch auslese 2012
100 gr zuccheri, 10,2 gr acidità, 7,5% alcol
Frutti gialli (dall'albicocca all'ananas) e bianchi (pera e mela), fico, note di limone e buccia d'arancia, zafferano, camomilla. Palato cremoso, potente e ancora compresso, certo, ma molto polposo e persistente, rinfrescante, con continui rimandi agrumati e speziati. Molto buono già ora ma con un grande potenziale che saprà esprimersi nel tempo. Da provare subito e riprovare negli anni e nei decenni.

 
Rausch auslese lange Goldkapsel 2005
Ananas e mango all'olfatto per un vino dal carattere mieloso e felpato, pieno e di grande volume, inizialmente quasi saturante. Molto concentrato, trova anche dinamismo e ritmo, progressione sfumata, contrastata e non monolitica, fino al lunghissimo finale rinfrescante che ripulisce il palato dagli zuccheri.

 
 
Vittorio Barbieri

venerdì 17 gennaio 2014

TOUR


Il RieslinGarten si trasferisce in Germania fino a fine gennaio. Ci rivediamo tra un paio di settimane, nel frattempo fate buone bevute.

lunedì 6 gennaio 2014

CLOS WINDSBUHL

Ok, Zind-Humbrecht è Zind-Humbrecht e forse non avrebbe bisogno di presentazioni, ma noi non resistiamo alle presentazioni, quindi vi facciamo un brevissimo racconto dell'azienda e soprattutto del vigneto protagonista oggi: il Clos Windsbuhl di Hunawihr.

Nel Clos Windsbuhl
L'AZIENDA
40 ettari tra Thann, Hunahwir, Gueberschwir, Wintznenheim (dove fino a venti anni fa c'era la cantina aziendale) e Turckheim, dove nel sito “Herrenweg”, oltre alla struttura che ospita cantina, uffici e sala d'accoglienza progettata da Yves Pircher lungo la strada che collega Colmar e Turckheim, si trova il maggior nucleo vitato, di 18 ettari.

La sede aziendale in una foto di Stefano Pizzamiglio
Le famiglie Zind e Humbrecht producono vino da secoli, ma l'unione via matrimonio tra Léonard Humbrecht e Geneviéve Zind nel 1959 porta alla nascita dell'azienda nella forma che oggi conosciamo. Léonard Humbrecht ha ormai ceduto le redini al figlio Olivier (aiutato dalla moglie Margaret), comunque all'opera in azienda già dal 1989.
L'azienda ha iniziato le prime sperimentazioni biodinamiche in vigna nel 1997 per inaugurare formalmente il periodo di conversione in toto all'Agricoltura Biodinamica l'anno successivo.
 
LA VIGNA
Windsbuhl è un lieu dit situato appena fuori l'abitato di Hunahwir.
 
Il Clos Windsbuhl delimitato dal perimetro rosso, a sud ovest di Hunahwir
 
Poco meno di 5,5 ettari con vista sulla chiesa del villaggio, a 330-360 metri, altitudine elevata per l'Alsazia. Per questo e per il microclima fresco e “tardivo”, spesso è l'ultima parcella ad essere vendemmiata in azienda. Ufficialmente non è un Grand Cru, anche se potenzialmente (e spesso pure nella pratica) vale questo rango. Esposto a sud, sud est, con pendenza dal 15% al 40%, è collocato tra i Grand Cru Rosacker e Schoenenbourg e geologicamente è più simile al primo. Suoli del giurassico di calcare conchilifero, ricchi d'argilla e rocce calcaree in parte affioranti.
 
La teca dedicata al suolo del Clos, nella sala degustazione aziendale
 
Citato per la prima volta nel XIII secolo, ha assunto l'attuale configurazione nel 1760, epoca in cui i vini di Windsbuhl erano tra i più cari e ricercati d'Alsazia.
Oltre al riesling (0,9 ettari con età media di 35 anni) ci sono anche parcelle di pinot gris, in realtà il vitigno più rappresentato, gewurtraminer e chardonnay.
Zind-Humbrecht ha acquisito l'intero Clos Windsbuhl (che dunque è un monopole) nel 1987, effettuando la prima vinificazione l'anno successivo.
 
 
L'ANNATA - 2009
Inverno secco e dal clima mite, con temperature a tratti primaverili che hanno portato al pianto delle gemme anticipato (intorno al 10 aprile). Caldo anche in primavera, alla fine di maggio si è fatto notare il giorno più caldo mai registrato nel corso di questo mese in Alsazia, con 37,5°.
Fioritura anticipata a fine maggio nei siti più precoci (Herrenweg, accanto alla cantina), ma a fine giugno un brusco cambio del clima ha rallentato la fioritura nei siti più tardivi (Clos Windsbuhl compreso, in ritardo di oltre due settimane rispetto a Herrenweg).
Giugno e luglio nella norma, caldo con qualche pioggia ma senza eventi estremi, agosto molto secco e caldo, settembre e ottobre (i due mesi in cui si è vendemmiato) con bel tempo. Annata complessivamente calda, con uve sane, buone maturità di frutto e acidità in media non molto alte.
Il microclima più fresco del clos ha preservato l'eleganza del vino permettendo di raccogliere uva pienamente matura e ricca di zuccheri, ma con pH basso (non scontato in un'annata calda come questa).
 
La cantina, con le botti di legno termoregolate
 
IL VINO
ALSACE RIESLING CLOS WINDSBUHL 2009
Per orientare il consumatore, dal 2001 l'azienda ha introdotto un indice di dolcezza riportato in etichetta. Un numero da 1 a 5 dove 1 indica vini secchi e 5 vini molto dolci, più o meno.
Questo è un Indice 2, ovvero vino all'incirca (semi)secco, cioè con residuo zuccherino ben presente (16 gr./l), ma non così avvertibile da considerarlo “vino dolce”.
Affinamento sulle fecce fino all'imbottigliamento, avvenuto nel mese di febbraio 2011.
Il naso sembra possa ancora esprimersi e distendersi, ma già ora sprigiona sensazioni eleganti, quasi delicate, che spaziano tra note marine, di gesso e ghiaia, leggermente fumè ed altre che insistono su un frutto agrumato (limone) quasi candito, poi uno sfondo mandorlato.
 
 
Il palato è oggi più rivelatore e comunicativo: attacca avvolgente, grasso e pieno, si sviluppa saldo e compatto per finire con buona lunghezza e slancio. Unione riuscita tra frutto dolce accattivante e tensione gustativa, con finale dove la rotondità del frutto e del residuo zuccherino si incontra con un'acidità saporita e salata.
Vino stratificato, leggibile su più livelli: facile e godibile per chi vuole coglierne solo la superficie, affascinante e complesso per chi vuole andare più in profondità godendone dei chiaroscuri (e in questo caso consiglio l'attesa di un altro paio di anni prima di stappare).
 
Vittorio Barbieri