lunedì 3 giugno 2013

ROMAGNA RIESLING

Non si vive di sola Mosella...così, sabato 1° giugno, siamo andati a scovare un Riesling dalla zona che non ti aspetti. Quindi eccoci a Campiume, nella Valle del Lamone, sulle colline del brisighellese, in una parte di Romagna ravennate che guarda già alla Toscana (il confine è a pochi chilometri) per l'incontro di presentazione dei BioViticultori.
Chi sono i Bioviticultori? Sei produttori “bio” (biologici e biodinamici) della zona che nel 2011 si sono riuniti in una associazione: Andrea Bragagni, Paolo Francesconi, Il Pratello, Vigne di San Lorenzo, Fondo San Giuseppe e Vigne dei Boschi.
Campiume non è solo la casa privata di Filippo Manetti (alias Vigne di San Lorenzo) e quella comune dei sei, è anche un luogo bellissimo, fuori dal tempo, un antico borgo medievale trasformato in agriturismo di classe e sostanza. Ci sono anche una chiesa sconsacrata trasformata in biblioteca e l'antico cimitero trasformato in giardino di erbe aromatiche. Noi del Rieslingarten andiam matti per queste cose!
Campiume
Cosa c'entra tutto questo con il nostro blog? Due Bioviticultori, Fondo San Giuseppe e Vigne dei Boschi, producono Riesling Renano. Noi ci soffermeremo su quello di Vigne dei Boschi, di cui sabato abbiamo avuto la fortuna di provare una verticale di tutte le annate prodotte fino ad ora.

L'AZIENDA
La storia di Vigne dei Boschi inizia nel 1989, quando Paolo Babini acquista un piccolo corpo di vigneti poco a sud di Brisighella, a Valpiana, in una zona alta poco vitata.
Dopo un periodo di conferimento delle uve alla locale cantina sociale, inizia a vinificare in proprio dal 2000. Nel frattempo, nel 1994, abbandona i trattamenti chimici in vigna e intraprende la via del biologico per approdare, nel 2002, alla biodinamica (attualmente l'azienda è in conversione), secondo un'attitudine razionale che cerca di adattare le teorie steineriane alla pratica contadina. Nella gestione aziendale, Paolo è affiancato dalla moglie Katia Alpi, enologa.
Il dinamizzatore di Paolo Babini

LE VIGNE
Gli oltre 6 ettari a Valpiana sono disposti su pianelli sovrapposti, tra 300 e 450 metri d'altezza in una zona fresca e ventilata su suoli di marne grigie e arenaria, immersi nei boschi, con qualche ulivo a punteggiare il paesaggio. Le vigne sono inerbite con sovescio e trattate solo con rame e zolfo.
Notevole la vigna del Poggio Tura, piantata nel 1999 ad alberello romagnolo (con pali e fili) utilizzando quindici biotipi di sangiovese ricavati da piante in parte novantenni.
E proprio la grande variabilità clonale in vigna è tra gli elementi alla base delle attenzioni verso la difesa della biodiversità, che si concretizza in una continua, sensibile, esplorazione del territorio.

16 ANIME
Poco distante e poco più in basso del Poggio Tura, percorrendo un breve sentiero nel bosco, sbuca all'improvviso la quindicina di filari di riesling renano allevati a Guyot. La Vigna Pozzo è stata piantata nel 1999 con una densità di 5.333 piante/ettaro.
Qui, dal 2004, viene prodotto il 16 Anime, che prende nome da un antico censimento riguardante la parrocchia di Valpiana, dove appunto, nell'Alto Medioevo, risiedevano “16 anime”.
È uno dei Riesling italiani più stimolanti, curiosi e sfuggenti alle definizioni, inquieto e difficilmente inquadrabile negli abituali canoni del Riesling. Visto negli anni lascia trasparire con chiarezza il percorso di conoscenza e apprendimento del territorio e del vitigno che il vignaiolo ha percorso e sta percorrendo (il 2012 è ancora in vasca, non l'abbiamo assaggiato, ma siamo molto curiosi di farlo), senza ancora mostrarsi nel pieno della sua espressività, viste le relativamente poche annate disponibili e l'ampio potenziale di longevità che queste sembrano avere.

La vigna del 16 Anime
I VINI

2004
Prodotto solo in magnum.
Si stacca dagli altri e fa storia a sé. Tanta botrytis in fase di raccolta, macerazione sulle bucce, fermentazione in barriques usate e uso di lieviti selezionati. Elementi, a parte l'uso delle barriques (che ritroveremo nell'annata successiva), che non hanno più trovato spazio nella storia del vino. Un po' per scelte tecniche, un po' per caratteristiche dell'annata.
Oggi il vino ha un naso complesso con sensazioni fumè e di croccante alle nocciole, con una nota quasi rugginosa. In bocca è grasso e potente (una delle annate più alcoliche, oltre 14,5% di alcol svolto) e mostra un residuo zuccherino deciso e avvolgente. Un carattere alsazianeggiante e viscerale. Una mosca bianca nel panorama dei bianchi nazionali.

2005
Inizia il processo di snellimento del vino. Paolo Babini anticipa la raccolta per ottenere più acidità in bottiglia e per evitare che la botrytis (non buona come quella dell'anno precedente) faccia danni.
Aromi terziari con note balsamiche e idrocarburiche mature, sensazioni gustative più fresche del precedente, decisamente più secco, ma maggiore slancio acido avrebbe giovato e portato il vino ancora più lontano.

(2006 annata non imbottigliata e non assaggiata)

2007
L'annata meno alcolica (circa 12,5%) nonostante il gran caldo stagionale, frutto di un ulteriore anticipo della raccolta, alla ricerca di un continuo snellimento del vino. Lo snellimento c'è, anche se, con il senno di poi, forse fin troppo, ma il vino è intrigante.
Naso gassoso e un po' sulfureo, idrocarburico; palato più “piccolo”, stretto e sottile dei precedenti, tagliente, ma un po' corto.

2008
Siamo vicini alla quadratura del cerchio di questa prima fase. Più completo del precedente e meglio a fuoco, più compatto. Grassezza e slancio, eleganza. La parte aromatica oscilla tra note di pompelmo rosa e idrocarburiche, poi marine, il palato unisce densità e slancio sapido. Preciso e di bella beva.

2009
Lieve timbro ossidativo, erbe aromatiche (rosmarino) secche, erba appena tagliata e marmellata di arance in un naso non prorompente, un po' timido. In bocca, grassezza e polpa alcolica, ma con articolazione tesa e fresca, anche se sembra che il vino stia attraversando una fase di transizione e chiusura.

2010
Scontroso e affascinante. Il naso all'inizio evoca la buccia di limone, lo straccio bagnato, sembra un problema di tappo. Dopo qualche minuto si ripulisce, trovando un'espressione aromatica più distesa, con accenni di erbe aromatiche.
Palato di sostanza, intrigante nel suo sgomitare giovanile, scontroso, con finale fresco, profondo e amarognolo.

2011
Forse l'unico vino del lotto che arriva a sfiorare alcuni canoni di architettura Rieslingosa più familiare, dalle parti dell'Alto Adige, in qualche modo più rassicuranti.
Profilo in generale più lineare, naso preciso e nitido con note di anice e agrumi, più frutto, spezie e florealità, che idrocarburi. Palato giovane, ma già di buona scorrevolezza.
Paolo Babini e i suoi "gioielli"

Se siete interessati al 16 Anime e ai BioViticultori, fate un salto a Campiume il 16 giugno, dalle 11 alle 21 ci sarà un nuovo incontro, aperto al pubblico, con i produttori dell'Associazione.

 
 
Vittorio Barbieri

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