Mercoledì
17 ottobre sono tornato allo Sporting Club di Monza per ITALIANO, NON
ITALICO: viaggio tra i Riesling Renani prodotti in territorio
italiano. Otto vini degustati alla cieca per provare a comprendere le
peculiarità di alcuni tra i migliori Riesling nostrani.
L'Italia
è tra le ultime arrivate al mondo in fatto di valorizzazione del
riesling renano e fino a pochi anni fa il significato stesso della
parola “riesling” era – in parte lo è tuttora - addirittura
misterioso e fonte di equivoci (il riesling italico non c'entra nulla
con il riesling renano).
In
Italia ne
sono
presenti solo
circa
330
ettari,
che mettono
il nostro paese in una posizione marginale nella
mappa mondiale del vitigno.
Negli
ultimi venti
anni l'interesse
è aumentato notevolmente,
ma dal punto di vista produttivo parliamo
di una
nicchia di
pochi ettari
confinata in
un ristretto numero di territori.
Numeri
a parte, i riesling italiani riescono, nei diversi territori di
produzione, ad esprimere caratteri chiari, forti e riconoscibili che
li possano rendere unici e affascinanti? La risposta è sì, con
profili – rigorosamente secchi, trocken - che si muovono tra
lampi di freschezza minerale acido-sapida (in genere più sapida, che
acida) e soprattutto strutture calde e ariose, a volte balsamiche, di
generosità quasi mediterranea e persino...tropicale.
Grazie
all'ospitalità ed all'organizzazione, come sempre impeccabile, dei
bravi e preparatissimi degustatori di ONAV Monza, guidati dal vulcano
Daniela Guiducci, è stato intrigante scoprire nei vari bicchieri
tratti caratteriali unici. Talvolta più legati al territorio, altre
volte all'annata, in altri casi ancora alle scelte vendemmiali e di
cantina, ma sempre sotto il segno inconfondibile del Riesling, re
delle sfumature, mutevole e sensibile agli input pedo-climatici come
nessun altro.
Più
in dettaglio, partenza con il Langhe Riesling 2014 di Poderi
Colla, figlio di un'annata “piccola” e sottile che marca a
fondo il vino. Il naso si esprime su un versante freddo-minerale, poi
agumato e con toni “verdi” di erbe aromatiche, ma con
l'ossigenazione perde squillantezza; bocca dal profilo molto sottile
e semplice, con finale corto. Bevuta fresca a tavola può dare
soddisfazioni, buon rapporto qualità/prezzo (12-14 € in enoteca).
A
seguire l'intruso della serata, ovvero l'unico non italiano, il
Riesling trocken 2013 di Bassermann-Jordan, il
vino-base di questa storica azienda del Pfalz. Iniziale lieve
chiusura sulfureo-gassosa, sfondo d'arancia e floreale che con i
minuti vira verso il frutto tropicale (ananas); bocca che attacca
morbida e trova slancio anche grazie alla lieve carbonica, ma senza
trovare una quadratura gustativa armonica.
Con
il terzo vino, Riesling 2015 di Befelhof, andiamo agli
albori contemporanei della rinascita del Riesling Valvenostano,
perché Oswald Schuster è stato il primo in zona a ripiantare
riesling nei primissimi anni '90. Sbuffi lievitosi, di paglia, anche
qui un tocco agrumato; dinamica gustativa che attacca polposa, si
allarga, finisce appena troppo presto mancando un po' di allungo
acido, ma chiudendo con buona sapidità.
Con
il quarto vino ci spostiamo in Valle Isarco e raggiungiamo il primo
picco della serata: Valle Isarco Kaiton 2015 di
Kuenhof. Una riuscita particolarmente felice di una tra le
etichette di riferimento del Riesling italiano. Rispetto ai tre vini
precedenti pare quasi sommesso al naso: grande finezza di tocco tra
erbe, roccia bagnata e frutto, ma al momento è soprattutto in bocca
dove riesce ad esprimersi al meglio: attacca deciso e si sviluppa
inesorabilmente elegante con grande lunghezza; teso, essenziale e
salato, ha un finale da fuoriclasse. Anche qui da sottolineare il
prezzo, perché difficilmente supera i 18-19 € in enoteca, e li
vale veramente tutti.
Ancora
Piemonte con il quinto vino, e torniamo nelle Langhe, ma stavolta in
quelle Monregalesi e soprattutto in un'annata più calda rispetto a
quella di Poderi Colla. Il Langhe Riesling Herzu 2015 di
Germano esprime esuberanza fruttata (una mela verde quasi
balsamica su tutto) con cenni speziati e floreali (lavanda), senza
che con il passare dei minuti il profilo cambi sensibilmente. Bocca
vouminosa e calda, grassa ma salata, ancora un po' compressa.
Si
prosegue con un altro picco tornando in Val Venosta, con una grande
versione del Val Venosta Windbichel 2015 di Unterortl.
Così come Kaiton 2015 è essenziale e diritto, questo è
apparentemente barocco nei tratti fruttati avvolgenti di pesca e
albicocca che sfociano quasi nel mango, molto espansivi e suadenti.
Il palato mantiene peso e volume, ma con uno sviluppo deciso e molto
saldo che non fa una piega grazie a una sapidità che ravviva il
sorso dall'inizio alla fine.
Alla
cieca in pochi riconoscono che il vino n. 7 è ancora Valle Isarco
Kaiton, ma in versione 2013. Il naso mostra i primi
cenni evolutivi sottoforma di maggior apertura e note idrocarburiche,
completate da toni affumicati, di selce, pesca bianca e scorze di
arancia. Con il passare dei minuti escono anche note leggermente
balsamiche. In bocca mostra appena più struttura del 2015 in un
contesto che, come il precedente, esprime grande forza e vigore
salato.
Chiusura
con l'unico vino dell'Oltrepò Pavese, territorio dove il Riesling,
grazie ad alcuni felici interpreti, sta pian piano ritrovando
slancio. L'Oltrepò Pavese Riesling 2010 di Calatroni
(che produce anche una bella versione “base” chiamata Campo
Dottore, assaggiare il 2016 per credere) è una selezione di uve
parzialmente vendemmiate in surmaturazione, scelta che accentua le
sfumature mature e calde tipiche dei Riesling oltrepadani. Subito al
naso emergono note di mela matura, ma presto si apre un mondo
olfattivo più variegato, anche se sempre giocato su sensazioni
dolci-mature: croccantino, miele, idrocarburi. Il palato è
grintoso, ricco e salato, di buona articolazione.
(Photo Credit: Onav Monza)
(Photo Credit: Onav Monza)
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