Nuovo tuffo nell’Erdener Prälat (qui il primo post di sette anni fa, a cui vi rimando per un approfondimento sulla storia e le caratteristiche della vigna) presso il ristorante Cà dell’Orso di Torrano (Ponte dell’Olio, Pc).
Stavolta la degustazione ha delineato un pezzo di storia del Prälat attraverso otto rare bottiglie del mitico marchio Christoffel-Berres, tra i massimi interpreti di quest’angolo di Mosella negli ultimi decenni fino al 1997, anno in cui ha cessato l’attività.
Nata alla fine degli anni ’40, è stata l’ultima azienda discendente dall’originale azienda Berres a chiudere i battenti, sotto la guida di Elisabeth Berres – nipote di Peter Jos. Berres – e del marito Otto Christoffel. I consulenti aziendali sono stati Karl e Stefan Erbes, padre e figlio proprietari dell’azienda Karl Erbes, che negli ultimi anni hanno ritirato gli stock di vecchie annate di Christoffel-Berres.
L’azienda possedeva in tutto 1.5 ettari di viti a piede franco nei migliori settori dell’Erdener Prälat, dell’Ürziger Würzgarten e dell’Erdener Treppchen, oltre a una piccola parcella nel Losnicher Fosterlay. I figli non hanno seguito le orme dei genitori e le vigne sono state in seguito affittate a Robert Eymael, manager delle aziende Joh. Jos. Christoffel Erben e Moenchof.
In cantina fermentazioni spontanee e affinamenti in fuder di legno da 1.000 litri, con imbottigliamenti svolti poco prima della vendemmia successiva (fino agli anni '80) e nella primavera successiva alla vendemmia (a partire dagli anni ’90).
Due note prima di iniziare il racconto delle bottiglie. Ancora una volta il Prälat ha dimostrato la capacità di unire una certa esuberanza espressiva con elementi di grande freschezza e, nei migliori casi, finezza. Un carattere unico dove volumetrie ampie e toni tropicali si sposano con uno slancio nordico.
In degustazione vini trocken (secchi) e non, di annate comprese tra il 1988 e il 1996 e di vari predicati compresi tre vini d’asta. A parte i primi due vini trocken, tutti gli altri sfoggiano % alcoliche tra 7% e 8% con residui zuccherini tra 65 gr/l e 75 gr/l a esclusione degli ultimi due vini che oltrepassano i 100 gr/l. Le acidità, misurate all’imbottigliamento (quindi parecchi anni fa), vanno dai 7,5-8 gr/l dei due vini trocken agli 8,5-9,5 gr/l dei sei vini successivi. Tutti i vini, soprattutto i sei con residuo zuccherino, potranno dare ancora tanta soddisfazione nei prossimi dieci anni.
Azzeccati gli abbinamenti con i piatti, che prevedevano tagliolini con acciughe, broccoli e peperoncino (con i due trocken), a seguire anatra all’arancia e per chiudere una selezione di formaggi caprini e vaccini (con gli ultimi due vini).
Erdener Prälat spätlese trocken 1988
Si inizia con il vino più anziano del lotto (32 anni), un vino secco – 5 gr/l di zuccheri residui – vivo e sottile, lineare, che si esprime al naso attraverso note fruttate di susina matura, erbe aromatiche e confettura di rabarbaro. Il palato è nervoso e rasenta la magrezza, ma senza essere severo. Gradevole in generale, è un ottimo compagno per la tavola.
Erdener Treppchen auslese trocken 1992
L’intruso del giorno, dall’Erdenet Treppchen e in particolare dai settori del Treppchen confinanti con il Prälat. Rispetto al precedente mostra volumetrie più ampie (accresciute anche dai 9 gr/l di zuccheri) mantenendo comunque grande tonicità. Naso più contrastato, con il lato fruttato maturo che si unisce a sfumature minerali di zolfo/pietra focaia e a una lieve nota fungina che si riverbera anche nel finale di bocca.
Erdener Prälat spätlese*** 1995
Qui si entra nel campo dei vini dolci-non dolci, dove la magia degli equilibrismi gustativi dei Riesling della Mosella riesce a esprimersi al meglio.
Olfatto ricco con note di marmellata di arancia e pompelmo, poi di susina gialla, frutti tropicali, erbe secche, spezie dolci e rabarbaro. Palato polposo con finale minerale e di pimpante precisione agrumata. Un vino di scalpitante leggerezza e di grande bevibilità. Una grande Spätlese.
Erdener Prälat auslese** 1992
Il naso esordisce con sensazioni di miele di corbezzolo, ananas e tè. Il vino attacca succoso in bocca per allungare dinamico e leggero. Finale fresco e molto lungo. Un’ auslese che punta sulla leggerezza di tocco e sulla finezza, complice anche l’annata per certi versi difficile, che se perde in muscoli e pienezza, nei casi migliori (come questo) guadagna in levità ed eleganza.
Erdener Prälat auslese*** Gold Kapsel 1992 (vino d'asta)
Sempre dalla fresca annata ’92 il primo vino d’asta della giornata. Primo impatto soprattutto floreale (lavanda, viola), con sbuffi idrocarburici che emergono in sottofondo insieme a tocchi di albicocca e miele. Lo sviluppo gustativo è fresco e vitale, con ritorni aromatici di crema pasticcera e qualche tono lievemente balsamico.
Erdener Prälat auslese*** 1995
Aumentano il colore, il volume e il peso, in questa bottiglia che comunque mostra un mirabile equilibrio tra muscoli e freschezza. Note di pera e frutti tropicali, poi pasta di mandorla. Tanto frutto e qualche sfumatura che rimanda alla Botrytis. Il palato è pieno e ricco, ma innervato da un lato acido-sapido sferzante, con finale fresco e complesso che chiude su tonalità di miele e limone.
Erdener Prälat auslese**** Gold Kapsel 1995 (vino d'asta)
Si sale ancora di volume (circa 14,5% di alcol complessivo) e di residuo zuccherino (106 gr/l). Il vino in effetti ha un lato grasso e largo, ma rimane sempre estremamente agile, ravvivato da un’acidità matura eppur decisa. Zafferano, pesca, spezie, ananas e pera si alternano sul fronte aromatico, confermando le stesse sensazioni anche a livello gustativo. Densità quasi oleosa ma dal passo leggero.
Erdener Prälat auslese****Gold Kapsel 1996 (vino d'asta)
Ultimo vino del lotto, ed anche quello con il maggior contenuto di zuccheri (quasi 125 gr/l) e la % di alcol complessivo più elevato (circa 15,5%). Quasi un beerenauslese travestito da auslese.
Naso abbondante anche se forse non di grana finissima: zafferano, frutti disidratati, cocco, crema pasticcera più idrocarburi e lievi screziature di funghi porcini. Il primo impatto gustativo potrebbe quasi farlo apparire monolitico, ma nell’articolazione e soprattutto nel finale di pompelmo sferra il colpo del campione chiudendo fresco e pimpante. Vispo e cremoso.
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