mercoledì 8 maggio 2013

JUFFER...ZITELLA!


Il Brauneberger Juffer stilizzato, dettaglio delle etichette di Fritz Haag

Stavolta ce la prendiamo comoda, nel senso che parliamo di un solo vino.
Che però è la scusa per parlare, come sempre, di un Cru, di una fetta di Mittel Mosel (tanto per cambiare, ma sono imminenti racconti su altre zone): Brauneberg è il villaggio, il Brauneberger Juffer ne è la vigna più estesa (il “Premier Cru”) e il Brauneberger Juffer Sonnenuhr la parte più pregiata (il “Grand Cru”). È quest'ultimo il protagonista, oggi.
Parliamo di una vigna citata per la prima volta nel 1333 e di una località che, fino al 1925, si chiamava Dusemond, dulcis mons, secondo gli antichi romani, cioè dolce collina, una novantina di anni fa ribattezzata Brauneberg, “collina marrone”, per il colore rosso-mattone tendente al marrone dell'ardesia presente.

LA VIGNA
Sul lato opposto di Brauneberg, per due km lineari circa, si estende il Brauneberger Juffer, che comprende anche il B.J. Sonnenuhr. Esposizione a sud, suoli di ardesia Devoniana (un'antichissima era geologica, il Devoniano, che prende nome da una regione inglese) capaci di marchiare, con il timbro dell'eleganza raffinata, i vini di questa sottozona.
Il B.J. si estende per 32 ettari, il suo cuore, lo Juffer Sonnenuhr, per soli 10,5 ettari che si sviluppano attorno alle rocce di metà collina, con pendenze estreme ed altre più dolci.
Il B.J.S. prende il nome dall'immancabile meridiana e da...un gruppo di zitelle. Infatti, a inizio '700, il ciambellano Wunderlich, che possedeva la maggior parte delle vigne di Dusemond, divenne padre di tre figlie che non si sposarono, dedicando la propria vita e riservando il proprio amore alle vigne di famiglia.
 
Parte del Brauneberger Juffer
 
L'AZIENDA
In questa zona probabilmente l'azienda più nota (e una delle più antiche, citata già nel 1605) è quella di Fritz Haag, che qualcuno chiama anche “Dusemonder Hof”. 12 ettari interamente vitati a riesling, parte dei quali nel B.J.S.
Come sempre, un po' di storia. A 20 anni, nel 1957, a causa della malattia del padre, Wilhelm Haag entra in azienda e, nel corso degli anni, acquista parcelle nel B.S. e nel B.J.S.
Nel 2005, nemmeno 70enne, Wilhelm lascia il timone al figlio Oliver (e alla di lui moglie, Jessica) forte di studi a Geisenheim e di esperienze da Donnhoff, Karthauserhof, Wegeler, ma pure in Sud Africa, che persegue sulla strada del padre.
Fermentazioni con lieviti indigeni in legno e in acciaio e la ricerca dell'eleganza, della leggerezza e della finezza, più che della potenza, come obiettivo primario, detto in altre parole: rispettare i caratteri della vigna di partenza.
 
Il Brauneberger Juffer Sonnenuhr
 
L'ANNATA 2006
Annata difficile in tutta la Germania, che ha fatto tribolare non poco i vignaioli a causa del clima schizofrenico. In Mosella la vegetazione è partita lentamente a causa delle basse temperature primaverili. Estate molto calda e asciutta, sole a settembre, ma tanta pioggia tra fine mese e inizio ottobre, poco prima della vendemmia.
Annata di mosti densi, con importanti dolcezze di frutto, ma anche acidità solide e ben strutturate. Buono sviluppo di Botrytis, vini dalla categoria spatlese in su.
Per Fritz Haag, come per la maggior parte dei produttori della zona, basse produzioni (per lui 45 Hl/ettaro). Vendemmia iniziata il 3 ottobre e finita il 26 dello stesso mese, elevate densità medie del mosto e Botrytis “buona” che ha permesso di produrre in tutte le categorie (TBA compresa).
Nel complesso grande annata per gli Haag (la capacità drenante dei Cru di Brauneberg ha aiutato non poco in un'annata di piogge importanti come questa), con vini rifiniti, polposi e concentrati. C'è chi l'ha paragonata al 2005, ma secondo Wilhelm Haag il 2006 ha una marcia in più.

IL VINO

Brauneberger Juffer Sonnenuhr auslese 2006 – FRITZ HAAG
20% di Botrytis per un vino che si apre su un naso “dolce” e molto nitido di pesca gialla e agrumi mielati, poi zafferano. Sullo sfondo una nota sassosa.
In bocca profilo lineare, compatto e sottile, immediato ma molto articolato. Struttura aerea, di leggiadria disarmante, che si sviluppa flessuosa e con armonia tra il residuo zuccherino evidente e la freschezza acida, per finire con grande lunghezza.
Tutto fin troppo bello e perfetto? Sì, forse sì...ma meno male. Comunque aspettiamo ad aprire la prossima bottiglia fra almeno cinque-sei anni, meglio se di più. Il vino è ancora estremamente giovane e ha tutto da guadagnare in sfumature.



ABBINAMENTO?
Sarebbe stato più figo abbinarlo (o dire di averlo abbinato) ad un formaggio giusto, magari caprino, invece il formaggio giusto-magari-caprino non c'era, però c'era una ciambella con limone e cioccolato...



...e andava molto bene.


Imminente: Erdener Pralat!
 
Vittorio Barbieri


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